I fratelli Bishop

 


Genere: Narrativa
Autore: Bart Yates

Tommy e Nathan Bishop sono due fratelli profondamente diversi. Tommy, imprudente e sconsiderato, è il vincente che seduce un uomo dopo l’altro grazie al suo sorriso e altrettanto velocemente si dimentica di loro. Nessuno riesce a resistergli. E nessuno riesce a controllarlo. Questo aspetto del suo carattere non passa certo inosservato a suo fratello. Nathan è ossessionato dal controllo. A trentun anni è tanto cupo e complicato quanto Tommy è semplice e rilassato, e la sua amarezza è antica.

Tommy è partito verso l’emozionante New York, mentre Nathan è rimasto a casa e insegna inglese nel liceo della cittadina di provincia in cui sono cresciuti, circondato dai ricordi della tragica storia della loro famiglia e dalla rabbia che lo segna come una cicatrice.

Adesso, Tommy è ritornato per passare l’estate nel cottage di famiglia, portandosi dietro un entourage sessualmente instabile ed esplosivo come polvere da sparo. E con lui sono arrivati gli echi lontani del loro tumultuoso passato famigliare.


Warning: presenza di temi forti come incesto, sesso con un ragazzo minorenne, violenza famigliare, suicidio.




Ciao Lettori,
il libro di oggi è il nuovo romanzo di Bart Yates, “I fratelli Bishop”, uscito il 31 marzo per la Triskell Edizioni, che ringrazio per la copia ARC. Parliamo di un libro autoconclusivo, M/M perché si racconta di relazioni anche omosessuali, ma i temi che tratta non li confinerei al mondo LGBTQ+, questo libro parla a tutti noi, drammaticamente.
Devo dire che ho riflettuto molto sulla sua recensione, perché ha avuto un effetto strano su di me. Quando l'ho finito, ma anche mentre lo leggevo, in realtà, il mio cuore e il mio cervello non hanno sentito niente, avevo davanti un foglio bianco, non avevo idea di che cosa scrivere su questo romanzo. Se non fosse stato per la recensione, l'avrei simbolicamente lanciato nel dimenticatoio. Un po’ persa, ho fatto una cosa che non faccio mai quando devo recensire, ho letto le recensioni di alcune colleghe per capire se attraverso le loro parole potessi riconoscere ciò che non riuscivo a elaborare. Non mi sono riconosciuta nei sentimenti e nelle emozioni espresse dalle altre blogger su questo romanzo, anzi al contrario, ma questo esercizio mi è stato utile per capire cosa mi stesse succedendo: la verità è che io non ho sopportato nessuno dei personaggi di questa storia, anzi, il loro comportamento mi ha indignata.
Nathan e Tommy Bishop sono fratelli, non si vedono da diversi anni e all'improvviso Tommy informa Nathan che sarebbe andato a trovarlo per le ferie, portandosi dietro il suo nuovo ragazzo e una coppia di amici. Nathan non è affatto contento della notizia, visto che mal tollera la presenza di altri esseri umani attorno a sé e ancora meno sopporta l'idea di averli in casa, ma Tommy è irremovibile, andrà a trovarlo e si porterà dietro tutta la comitiva.
Nathan vive nella cittadina dove è nato, una cittadina turistica sull'oceano molto quotata. È un insegnante di grammatica inglese nel liceo locale e questo è quanto si possa dire della sua vita, visto che per il resto si limita a vivere isolato nel cottage di famiglia.
Isolato fisicamente, perché il cottage è costeggiato da un lato da un campo di granturco e dall'altro dal bosco, e isolato emotivamente da tutto il resto dell'umanità, non ha amici o altri familiari oltre al fratello. Vive una non vita, trascinandosi, immobile, giorno dopo giorno.
Il fratello vive a New York, dove si è trasferito dopo il college, di lui sappiamo solo che è caratterialmente l'esatto opposto di Nathan, bello come un dio greco e un impenitente libertino.
Gli altri personaggi del libro sono Philip, il ragazzo di Tommy, Kyle e Camille, sposati e suoi carissimi amici, e Simon uno studente di Nathan, quindicenne, appena trasferitosi e che per una serie di vicissitudini si avvicina molto a Nathan. La vacanza sarà l'espediente di Yates per mettere in scena i drammi di tutti loro.
Viviamo la storia in prima persona attraverso gli occhi di Nathan. Sebbene non sia entrata in empatia con il protagonista neanche per un minuto, lo scrittore è riuscito a farmi leggere il mondo attraverso i suoi occhi ed è il suo metro quello con cui guardiamo lui e tutti gli altri. Ed è per questo, perché sono entrata nella sua testa, che ho smesso di usare il mio metro di giudizio e ho messo in stand by il mio cuore e il mio cervello.
Bart Yates ci offre uno spaccato di umanità davvero deprimente, non si salva nessuno. I personaggi rappresentati sono tutti coinvolti in drammi emotivi/familiari che hanno conseguenze devastanti su di loro e su chi li circonda. Sono tutti vittime ma a loro volta carnefici di sé stessi e delle persone loro più vicine.
Camille e Kyle, la coppia sposata, sono umanamente un disastro. Lei innamorata dell'amore, ha avuto solo fidanzati abusivi e decide di sposare il primo che la tratta con un minimo di gentilezza e rispetto anche se è evidentemente gay per tutti, tranne che per lei; Kyle accetta di sposarsi solo per non affrontare una famiglia evidentemente bigotta e razzista.
Nathan e Tommy sono legatissimi e il loro legame nasce a causa di un padre abusivo che li ha privati per tutta la loro infanzia di una qualsiasi forma di affetto, riversando sui due bambini tutto il livore e l'amarezza per la perdita della moglie. È il personaggio che ho disprezzato di più, perché è la vera causa di quello che i due ragazzi sono poi diventati. Per tutto il libro Nathan continua a ripetere che il suo è un giudizio molto parziale del padre, ma intanto è l'unico che abbiamo e quindi l'unico che conta. Quest'uomo, da padre affettuoso si trasforma in una figura crudele e vendicativa che annichilisce i due figli e, in assenza di qualsiasi altra presenza adulta positiva, i due bambini trovano l'uno nell'altro la loro unica fonte di calore umano, di protezione, di amore.
La differenza tra un adulto e un bambino è che l'adulto ha gli strumenti per autodeterminarsi. Il dolore della perdita della moglie non giustifica il comportamento nei confronti di due bambini indifesi, soli, privati nello stesso momento di una madre, un padre, una famiglia. Avrebbe dovuto farsi aiutare da un professionista e invece ha lasciato un vuoto d'affetto in quei due poveri bambini così profondo che questi non hanno trovato altra via che non quella di aggrapparsi l'uno all'altro, fagocitandosi.
È vero che l'incesto in quanto tale è solo menzionato e alluso nel romanzo, ma le conseguenze sui due ragazzini è devastante. Nathan non riuscirà più a intessere una relazione sociale con nessuno, oltre ad essere terrorizzato di essere come il padre, quindi deciderà di isolarsi dal mondo. Alla fine, tuttavia, è proprio come il padre che si comporta non appena messo alla prova.
Tommy non fa altro che passare da un uomo all'altro senza nessun coinvolgimento emotivo, affamato d'amore ma incapace di offrirlo. Lui e il fratello si sono trasformati in un oroboro, inizio e fine. Nel loro comportamento sono speculari.
È uno dei pochissimi libri m/m in cui mi sono fermata a pensare che l'essere gay dei due ragazzi sia stata una conseguenza e non una cosa naturale.
Il mio cuore sanguina per quello che è successo a quei due bambini, ma non per questo giustifico gli adulti che sono diventati, per lo stesso motivo per cui non giustifico il padre di essersi comportato come ha fatto con i figli.
Tommy commette un errore terribile seguito da una decisione altrettanto orribile per i motivi sbagliati, non perché pentito di ciò che ha fatto, ma perché incapace di sopportarne le conseguenze.
Nathan per due volte chiude gli occhi davanti a due crimini, preferendo girare la testa dall'altra parte piuttosto che impedire concretamente che le cose precipitino.
Anche l'assoluzione finale che si offre da solo, alla fine del libro, secondo me non è giustificata. Ciò che è accaduto è accaduto anche per colpa sua.
L'autore riesce a descrivere tutta questa combinazione di eventi nefasti con l'occhio anestetizzato di Nathan, a lui non interessano le tragedie degli altri, vuole solo tornare a chiudere gli occhi e continuare a vivere nell'inerzia, ed è per questo che, almeno nel mio caso, non mi sono accorta della portata di quello che stava succedendo nel libro. Non leggevo con i miei occhi, ma con gli occhi di Nathan, è a causa dei suoi filtri che il mio cuore e il mio cervello sono andati in black out, appena finito il libro non ero io, ero lui. Ho rifocalizzato quando ho riletto il libro con gli occhi delle altre blogger e non ne ho condiviso le parole.
Il mio cuore e il mio cervello avevano un foglio bianco davanti perché non volevano processare quello che invece la recensione mi ha costretto a fare e cioè rendermi conto che i personaggi di questo libro mi hanno schifata.
Quest'anno si festeggia il settecentenario della morte di Dante e a lui ho pensato, riflettendo su questo libro, e alla sua descrizione degli ignavi. È ignavia quella da cui sono affetti tutti i personaggi trattati. Forse gli unici che si differenziano sono Philip e Simon, gli unici due personaggi ad essere solo vittime, a subire e basta, senza colpe.
In un’altra recensione ho scritto che i libri più belli sono quelli che ci colpiscono e fanno riflettere e questo libro mi ha colpito e mi ha fatto molto riflettere.
Nonostante non abbia condiviso nulla di quanto ha scritto l'autore, gli riconosco il talento di aver messo in piedi un'opera difficile e utilizzato un espediente subdolo che ce l'ha fatta leggere tutta, quasi con noia, per poi farcela esplodere in faccia nella sua brutalità.
Non l'ho condiviso, ma apprezzo un libro scritto bene.

Voto Libro - 4,5





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