Deathless


La serie è composta da: 

1. Le guerriere dal sangue d'oro

2. Le guerriere che sfidarono l'oscurità




Genere: Fantasy Young Adult 

Autrice: Namina Forna 

30 Novembre 2021

«È tardo pomeriggio quando arriviamo al tempio. La piazza del villaggio è già gremita: le ragazze, nei loro abiti da cerimonia, si mettono in fila davanti ai gradini del tempio, con i genitori ai lati. Mio padre prende posto accanto a me quando i tamburi iniziano a suonare. Gli jatu marciano solennemente verso i gradini, le loro crudeli maschere da guerra brillano nella luce spenta del pomeriggio. Osservo le mura bianche e spoglie del tempio, il suo tetto rosso. Il rosso è il colore della santità. È il colore del sangue delle ragazze pure che saranno messe alla prova oggi.»

Deka conosce bene l'importanza del rituale della purezza. Sa che da esso dipenderà se potrà o meno diventare membro a tutti gli effetti del suo villaggio ed essere finalmente parte di qualcosa, proprio lei che si è sempre sentita diversa e fuori posto. Ma il giorno della cerimonia, il suo sangue si rivela d'oro, il colore della non purezza. Le conseguenze, Deka lo sa bene, potrebbero essere peggiori della morte. Per questo, quando una misteriosa donna va a trovarla nel luogo in cui è imprigionata e le propone di andarsene dal villaggio per entrare a far parte di un esercito composto da ragazze esattamente come lei, le alaki, non ha dubbi. Pur comprendendo i pericoli che la aspettano, Deka decide di abbandonare la vita che ha sempre conosciuto. Ma già nel viaggio che la conduce alla capitale del regno, e alla più grande battaglia della sua vita, scoprirà presto che la grande città serba molte sorprese. E che niente è davvero come sembra, nemmeno lei.

Salve lettrici e lettori!
Grazie alla Mondadori ho avuto il piacere di leggere in anteprima un libro che desideravo leggere da tempo, dal primo momento in cui ho visto la cover originale (che, ahimè, è stata cambiata nell’edizione italiana) e me ne sono innamorata!
Sto parlando di “Le guerriere dal sangue d’oro” (titolo originale “The Gilded Ones”) di Namina Forna.
Namina Forna è originaria del Sierra Leone, si è trasferita in America a nove anni, e il suo romanzo di esordio è ispirato alla cultura africana.
“Le guerriere dal sangue d’oro” è il primo volume di una trilogia dal titolo “Deathless” (immortali) di genere fantasy young adult.
Nel romanzo, però, vengono affrontati temi come la morte, soprattutto violenta, la tortura, lo stupro, il razzismo e la misoginia.

“Non importa quanto io sia silenziosa e inoffensiva, la mia pelle scura mi segnerà sempre come una meridionale, un membro delle odiate tribù che molto tempo fa conquistarono il Nord e lo costrinsero a unirsi all’Unico Regno, ora conosciuto come Otera. Solo il rituale della purezza può garantirmi un posto qui.”

Otera, o Unico Regno, è un regno in cui gli uomini comandano.
Le Saggezze Infinite, le scritture della divinità Oyomo, vietano alle donne qualsiasi diritto. Non possono lavorare, non sono libere di uscire di casa da sole, non possono neanche usare lame affilate fino a una certa età. Le Saggezze Infinite impongono che tutte le ragazze devono sottoporsi al rituale della purezza: ogni giovane donna viene tagliata sul petto, se il sangue scorre rosso è puro, se scorre dorato è impuro.
Le ragazze con il sangue dorato sono considerate demoni, bestie immonde da torturare, squarciare, uccidere in ogni modo possibile.
Perché le ragazze con il sangue impuro sono alaki, sono discendenti delle quattro guerriere del sangue, quattro donne descritte come mostruose, che hanno ucciso e distrutto un regno dopo l’altro, finché non si sono riuniti tutti per difendersi e, di conseguenza, creare Otera, l'Unico Regno.
Le alaki sono immortali, non muoiono, se uccise, a meno che non subiscano la loro morte definitiva (che cambia da ragazza a ragazza). Possono essere sgozzate, smembrate, annegate, bruciate vive, e sopravvivere, cadono nel sonno dorato e si risvegliano tutte intere, vive, ma spezzate.
Altro nemico del regno sono i gridamorte, bestie dalle sembianze umane ma ricoperte da corazza e aculei appuntiti, terrorizzano i villaggi, massacrando gli uomini e rapendo donne e bambine.

Deka, la protagonista, è sempre stata emarginata nel suo villaggio. Viveva nel Nord dell’impero, eppure il suo era l’aspetto di una meridionale, con i capelli ricci e morbidi e la pelle scura. Con il rituale della purezza sperava di dimostrare, finalmente, di essere una di loro, invece il suo sangue scorre dorato, impuro.
Tradita dal ragazzo a cui pensava di piacere, ma soprattutto dal padre, Deka capisce di quanto dolore e odio l’uomo possa essere capace.
Rinchiusa in un sotterraneo, vive i momenti più dolorosi e traumatici della sua vita, uccisa in modo orribile e doloroso, ancora e ancora, mentre gli uomini, che dichiaravano di odiarla, la dissanguavano per poter rivendere il suo sangue dorato.
Da quel sotterraneo viene salvata da una strana donna che le offre una scelta: aspettare che quegli uomini deprecabili trovino la sua morte finale o andare con lei e diventare un soldato.
L’imperatore ha bisogno di un esercito potente per eliminare definitivamente i gridamorte, e chi se non le fortissime e invincibili, persino di fronte alla morte, alaki per farlo?

«Non puoi insultare un'altra perché è innaturale, quando per gli altri tu sei esattamente la stessa cosa.»

Il primo periodo è davvero difficile da superare: l’intera vita di Deka è stata sconvolta da una rivelazione scioccante dopo l’altra, da torture inimmaginabili e dolore, sia fisico che emotivo, atroce.
Inoltre, tutto quello che sta vivendo, che sta passando, la rabbia, il dolore, si scontrano con la sua fede nelle Infinite Saggezze e in Oyomo.
All’inizio, Deka è convinta di essere un demone, la cattiva, un mostro che deve soffrire per redimersi, per poter ritornare pura e così ottenere la ricompensa dell’Aldilà, così come le era stato inculcato sin da bambina e come l’impero e i suoi sacerdoti proclamano da secoli.
Ma piano piano, grazie agli insulti, all’allenamento intenso e doloroso, alla rabbia e agli insegnamenti delle fredde karmoko (le mentori) del Warthu Bera (il centro di addestramento), Deka cresce, impara e capisce cosa significa essere un’alaki.

Nel suo percorso non è sola, al Warthu Bera (uno dei centri di addestramento creato per allenare i nuovi eserciti di alaki e guidato completamente da donne), Deka incontra la dolce Britta, la dura Belcalis, le sorelle Adwapa e Asha, e tante altre giovani donne spezzate dagli uomini al di fuori di quelle mura. Giovani donne che tra di loro trovano quello che gli è stato ingiustamente negato: una famiglia, delle sorelle di sangue.
E forse, Deka, potrebbe trovare anche l’amore, ma non vuole sperare in così tanto.

«Karmoko Thandiwe ha detto che siamo sorelle di sangue, quindi aiutiamoci a vicenda. Se vogliamo sopravvivere ai prossimi vent'anni, dobbiamo farlo insieme, non solo come alleate, ma come amiche. Come una famiglia...» Tendo la mano, ho il cuore in gola. «Sorelle di sangue?»

“Le guerriere dal cuore d’oro” è un romanzo ricco di personaggi forti, di argomenti duri, di femminismo, di magia, di mitologia.
Ma a volte ho avuto l’impressione che questa ricchezza si perdesse.
Il libro è diviso in tre parti distinte: la vita prima del rituale della purezza, l’addestramento, la guerra.
La parte dell’addestramento occupa la maggior parte del romanzo e per svilupparla l’autrice ha deciso di ricorrere a salti temporali, il che va bene, non ci poteva raccontare certo giorno per giorno Deka cosa facesse.
Il problema è che pezzi importanti della crescita spirituale ed emotiva di Deka si sono persi in questi salti. In particolare parlo della sua nuova consapevolezza delle Saggezze Infinite e su Oyomo; da devota senza dubbi, capisce che ciò che predicano i sacerdoti è sbagliato, che le donne non dovrebbero essere rinchiuse e limitate, punite e violentate, messe in silenzio e nascoste.
Ho apprezzato molto questa crescita e il fatto che abbia aperto gli occhi sugli orrori perpetrati ad Otera verso le donne, ma tenendo conto della sua fede, avevo bisogno di leggere della sua lotta interiore, dei dubbi che attanagliavano la sua devozione, del terrore scemante che caratterizzava le sue preghiere. Non è un cambio di spirito facile e sarebbe stato molto più emozionante vederlo rappresentato.

Stesso discorso per il suo rapporto con Keita, il suo uruni, la recluta umana che le è stata affidata come compagno d’armi. Si capisce all’istante che Keita diventa l’interesse amoroso, ma sono sentimenti a cui non si può abbandonare perché si suppone che lui la odi. Ma la vicinanza e la dipendenza in battaglia possono creare legami inaspettati, che potrebbero trasformare la diffidenza in amicizia, e poi in qualcos’altro.
Di questi passaggi, però, ci sono stati resi noti solo gli effettivi cambiamenti, non ne abbiamo visto l’evoluzione, quindi la loro relazione perde tutta la bellezza secondo me.
Anche se, a parer mio, l’amore è stato gettato nel primo volume solamente per rispettare il classico trope dello young adult.
Non dico che non doveva esserci, ma si poteva sviluppare nel corso di più tempo, concentrarsi sulla costruzione di una fiducia inattaccabile e di un legame tra guerrieri solido, invece l’autrice ha deciso di correre (ricordiamoci sempre dei salti temporali), togliendo un po’ di magia all’aspetto romantico.

«Prima lezione, neofite: le alaki non si arrendono. Si conquista o si muore. Per un'alaki, per qualsiasi guerriero, la morte dovrebbe essere un'amica, una vecchia compagna che si saluta prima di mettere piede sul campo di battaglia. Non temetela, non evitatela. Abbracciatela, domatela a vostro piacimento. Per questo diciamo sempre "Noi che siamo morte vi salutiamo" ai nostri comandanti prima di andare a combattere.»

Il world building c’è, poteva essere costruito meglio, ma è una trilogia, quindi forse ci saranno più dettagli in seguito. È comunque raccontato in prima persona da Deka, quindi ci viene detto quello che conosce.
Inoltre, a questo riguardo devo aggiungere una ramanzina alla Mondadori: la mappa serve!
La cosa che più mi ha spaesata di questo mondo è che c’erano davvero tante nazionalità diverse molto vicine in un impero che si presumeva enorme e guidato da un unico imperatore.
Quello su cui non mi raccapezzavo era il fatto che, da come parlava Deka, ogni zona del regno aveva villaggi o tribù “più a Nord” o “nelle zone più interne del meridione” che erano più chiusi o non avevano accettato del tutto la religione imposta dal l’imperatore, ecc. Quindi mi chiedevo come, nonostante tutta la buona volontà, un impero così grande e variegato potesse essere ancora unito dopo secoli: potevano bastare odio e il desiderio di sottomettere le donne?
Così sono andata alla ricerca di una mappa, stupita dal fatto che in una trilogia fantasy non ci fosse, sia in italiano ma ancora di più inglese (dove fanno mappe anche delle mappe).
Nell’edizione inglese, in effetti, la mappa c’è e ha chiarito i miei dubbi. Spero che la sua mancanza nell’edizione italiana sia presente solo nel file in anteprima, suppongo lo scopriremo oggi.

Personaggi e storia sono i pilastri di questo romanzo.
Deka, Britta, Belcalis, Adwapa, Asha, Katya, Mani Bianche, le karmoko e le novizie, donne di ogni tipo, dal colore dei capelli alla provenienza, ma che hanno un passato simile. Spaventate, picchiate, insultate, torturate, zittite, maltrattate, rinchiuse, tutte le donne di Otera, chi più chi meno, hanno subito alcune o tutte queste cose. Prima definite demoni e con altri termini terribili, poi sfruttate dall’imperatore per morire e liberare un regno che, se riescono a sopravvivere, continuerà ad opprimerle. Le donne sono le protagoniste di questo romanzo, le loro urla di rivolta silenziose e disperate, il ritmo che mantiene viva la narrazione. È un romanzo che ci ricorda il passato, a volte anche il presente, ma che ci fa sperare per il futuro.
Il cast di protagonisti è estremamente variegato, sia dal punto di vista culturale che morale. L’impero è un regno molto grande, infatti ci sono personaggi di diverse nazionalità, e il colore della pelle varia dal più scuro al più chiaro. Inoltre, c’è una bella rappresentazione LGBTQ+.
Dal punto di vista morale, abbiamo un ventaglio di esempi negativissimi, soprattutto tra gli uomini oppressori, ma, cosa che non bisogna dare per scontata, ci sono anche uomini buoni, accecati da convinzioni secolari ma che, davanti all’evidenza, sono stati capaci di aprire gli occhi e cambiare le loro idee. Gli uomini sono la causa della condizione delle donne, ma alcuni possono essere parte della soluzione insieme ad esse.

“Crescere a Irfut mi ha insegnato cosa voleva dire essere una ragazza umana, credere così profondamente nelle Saggezze infinite per poi finire intrappolata nelle loro innumerevoli regole e tradita infine dagli orrori del mandato di morte.”

Ho adorato la storia delle guerriere dal sangue d’oro, delle alaki e di tutto ciò che ne conseguiva. Avevo intuito cosa si celasse dietro ad alcuni colpi di scena che sono arrivati verso la fine, ma mi hanno comunque colpito e interessato tanto.
Quello che mi è mancato è stata l’emozione; ero interessata dalla trama, ho provato ovviamente rabbia, dolore e profonda tristezza (ma queste sono emozioni ovvie in una lettura che affronta argomenti del genere), ma non ci sono stati eventi che hanno causato un tumulto di emozioni da cui è difficile riprendersi.
Sarà stata la scelta dei salti temporali, come vi ho detto prima, che non mi hanno fatto vivere a pieno la difficoltà dei cambiamenti fisici, mentali e spirituali in Deka.
La domanda che ha tormentato Deka per tutto il romanzo è stata “Chi sono io?”, una domanda sofferente a cui di solito seguono risposte difficili da accettare, solo dopo un percorso tortuoso di comprensione e accettazione. Invece mi sembra di aver fatto un lungo salto fino alla risposta, con brevi saltelli qui e là sulla strada per aggiornarmi sullo stato di Deka.

Insomma, credo che “Le guerriere dal sangue d’oro” avrebbe potuto essere davvero epico ed emozionante. Credo che la causa del suo volare basso sia stata l’attaccamento ai trope dello young adult e alla fedeltà alle storie che l’hanno preceduto. Per me ci sarebbe dovuto essere un utilizzo più approfondito (e un distaccamento avvenuto solo in parte) di quelli che erano davvero gli elementi originali, come l’unicità di Deka, il sangue d’oro, l’ambientazione ispirata all’Africa e al folklore africano.

Questo è semplicemente il mio parere e la motivazione del mio voto. Credo che “Le guerriere dal sangue d’oro” sia un buon primo inizio di trilogia, getta le basi e ci fa affezionare ai personaggi. Ha una storia che attira e che chiede al lettore di essere portata al termine, grazie allo stile dell’autrice che, tranne per i salti temporali, mi è piaciuto e per la prima persona usata molto bene.
Sono davvero curiosa di scoprire cosa aspetta Deka e l’impero di Otera, ma penso che ci toccherà aspettare un po’ prima di poter leggere “The Merciless Ones”.
Nel frattempo, fatemi sapere voi cosa ne pensate se leggerete il romanzo.
Baci



Voto libro - 3.5







Genere: Fantasy Young Adult 

Autrice: Namina Forna 

31 gennaio 2023


Le dee sono vasti corpi eterei fatti di energia e luce di stelle, ognuno così grande da poter contenere un intero universo, eppure così piccolo da stare sul suo trono dorato. Sono illimitate, contraddittorie. E sono le mie madri. Sono passati ormai sei mesi da quando Deka ha liberato da un sonno secolare le antiche divinità di Otera, scoprendo al contempo la verità su di sé e il proprio scopo nel mondo. Ora nel regno imperversa la guerra, ma la battaglia è soltanto all'inizio. Esiste infatti una forza oscura, sinistra e senza pietà, che minaccia l'umanità intera e Deka e le sue sorelle di sangue devono fermarla a tutti i costi. Ma, a mano a mano che sviluppa nuove abilità, la ragazza è costretta a fare i conti con una verità scomoda: lei potrebbe essere al contempo la chiave per la salvezza di Otera ma anche la sua più grande minaccia. E questo non è l'unico segreto che le dee le hanno tenuto nascosto…









 








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