Sotto la porta dei sussurri

 


 Genere: Fantasy

Autore: TJ Klune

17 maggio 2022

Quando un mietitore va a prenderlo al suo stesso funerale, Wallace comincia a sospettare di essere morto.

E quando Hugo, il proprietario di una singolare sala da tè, si offre di aiutarlo ad "attraversare", Wallace capisce che, sì, deve proprio essere morto.

Ma Wallace non si rassegna ad abbandonare una vita che sente di avere a malapena attraversato ed è deciso a vivere fino in fondo anche un piccolo scampolo, anche una breve parentesi di esistenza che, se vissuta pienamente, può farsi intera.
 
Salve lettrici e lettori!
TJ Klune l’ha fatto di nuovo!
Con “Under the Whispering Door” mi ha fatto ridere, innamorare, piangere, mi ha tenuto incollata alle pagine, mi ha fatto emozionare, temere e poi sperare.
“Under the Whispering Door”, uscito questo mese, è completamente diverso da “La casa sul mare celeste” (anche l’autore stesso non risparmia fiato per sottolineare questa cosa), sono due storie molto diverse che hanno in comune solamente i due protagonisti maturi e il tratto distintivo che sto imparando ad amare di TJ Klune: la sua capacità di far ridere un attimo e subito dopo farti pensare o farti piangere.
Come avverte l’autore:

“Questa storia esplora la vita e l’amore, così come la perdita e il dolore. Ci sono discorsi sulla morte in forme diverse: silenziosa, inaspettata, e il suicidio. Per favore, leggi con cautela.”

Wallace Price è uno str***o. È un avvocato senza scrupoli con degli standard molto alti: il lavoro è la sua vita. Non ci possono essere ritardi né distrazioni nel suo ufficio, un solo passo falso ed è finita.
Un comportamento che istiga un clima di paura più che di collaborazione nel suo ufficio, ma lui è l’unico a non accorgersene; finché le cose funzionano bene e tutto scorre liscio come l’olio, allora lui sta svolgendo bene il suo lavoro.
Ma molto presto si rende conto della realtà, nel modo più terribile e nel luogo più inaspettato: al suo funerale.
Wallace Price è morto d’infarto. Al suo funerale hanno partecipato sette persone in tutto: l’ex moglie, i tre soci, un’estranea, il prete e Wallace stesso come fantasma.
Poche ma buone pensa Wallace, e invece no, perché dalle loro parole, anzi dai loro silenzi, si rende conto di quanto poco la sua morte li abbia afflitti.
Poi c’è l’estranea, che si presenta come Mei, una giovane donna in completo che sembra vedere solo lui. Mei è una Mietitrice, è andata a raccogliere la sua anima per portarla in un luogo dove potranno aiutarlo ad accettare l’idea di essere morto e ad andare oltre: Charon’s Crossing (Charon è Caronte, “to cross” è attraversare… potete già farvi un’idea).
Charon’s Crossing è una sala da tè situata in una casa di quattro piani costruita in modo bizzarro. Il proprietario è Hugo, esperto di tè, dei suoi sapori e delle sue preparazioni… ed è anche il traghettatore.
Hugo aiuta le anime che arrivano a Charon’s Crossing, offre loro una tazza di tè (di cui riesce sempre a cogliere l’aroma giusto per ogni ospite), gli spiega che sì, sono morti e che no, non possono tornare indietro, li prepara a quello che c’è dopo (anche se anche lui sa molto poco) e li aiuta ad attraversare la porta per proseguire il proprio cammino.

“La morte non è la fine definitiva, Wallace. È una fine, certo, ma che ti prepara a un nuovo inizio.”

Non serve attraversare subito la porta, ognuno ha i suoi tempi. Charon’s Crossing diventa la nuova casa di Wallace, impara i suoi ritmi e le sue abitudini; all’inizio non ne è contento e il suo comportamento da bas****o impenitente ha la meglio, ma gli abitanti della casa lo mettono subito in riga.
Ci sono Mei, giovane Mietitrice e pasticciera, e Hugo, il bellissimo traghettatore, ma ci sono anche Nelson e Apollo, il nonno e il cane di Hugo, entrambi morti, entrambi spiriti.
È Nelson il primo a far aprire gli occhi a Wallace e a porre una base per il suo cambiamento, è anche colui che insegna a Wallace come vivere da spirito (e da questi tentativi derivano alcune delle scene più divertenti del romanzo).
E poi c’è il Manager, che non abita nella casa, ma è un personaggio molto importante ed estremamente temuto.
Giorno dopo giorno a Charon’s Crossing, Wallace apre gli occhi sulla sua vita e su sé stesso, su chi era, chi era diventato, chi avrebbe potuto essere.
Giorno dopo giorno, diventa un uomo migliore grazie alle persone che sta imparando ad amare come se fossero la sua famiglia.
Giorno dopo giorno, nella morte, ironicamente, Wallace capisce cosa significa vivere, amare, aiutare, condividere.

“Questa vita non è facile. Giorno dopo giorno siamo circondati dalla morte. O impari a conviverci o lasci che ti distrugga.”

Con grande sensibilità e delicatezza, TJ Klune tratta un argomento difficilissimo da affrontare: la morte.
Nessuno vorrebbe pensare alla morte, eppure viviamo in un periodo in cui ovunque ci giriamo, in un modo o nell’altro, il pensiero va sempre a finire lì. Non diventa mai più facile o accettabile, ma c’è ed è inevitabile.
L’autore ha dato una visione della morte che non vuole far paura; la morte non è la fine di tutto, è una tappa verso una nuova avventura, un nuovo inizio di cui però non sappiamo nulla. E a quanto pare è proprio questo il bello.
Ma in questo percorso non si è soli, ci sono i Mietitori, i traghettatori e, se si finisce a Charon’s Crossing, anche un simpaticissimo vecchietto e un dolcissimo cane.
In questo romanzo, TJ Klune parla della vita e della morte, di vite semplici e vite difficili, di depressione e di panico, di morti tranquille e morti violente, causate da soli o dagli altri.
E li affronta facendo parlare i suoi personaggi, con discorsi seri ma anche leggeri, prese di coscienza potenti, ma anche momenti di spensieratezza che restano impressi e smuovono qualcosa dentro di noi.
Ci sono alcuni momenti molto forti in questo romanzo, scene che spezzano il cuore e portano la nostra mente in posti che preferiremmo evitare; ci sono scene di estrema spensieratezza, che fanno ridere e alleggeriscono l’anima; ci sono scene che ci fanno ridere e pensare nello stesso momento. Ma in tutte queste scene non manca mai, neanche per un secondo, la speranza; la speranza permea il romanzo anche nei momenti più difficili.
La speranza sono Hugo e Mei, disposti a tutto pur di aiutare le anime che vengono loro affidate, pronti a rispondere a qualsiasi domanda nei limiti che sono loro concessi, pronti a sfidare un intero universo affinché almeno la morte sia giusta.
TJ Klune offre una visione interessante della morte, dell’universo e di quello che ci aspetta dopo; è una visione difficile, perché resta la consapevolezza di come si è vissuto e di essere morti, eppure è piena di speranza.

“Ho una scelta?”
“In vita? Sempre.”
“E nella morte?”
“È un po’ più… rigido. Ma è per il tuo bene. Lo giuro.”


I personaggi sono… sono incredibili. Il mio preferito è Nelson, ma in realtà si amano tutti egualmente. Hugo è un raggio di sole che riesce ad attraversare anche le nuvole più fitte; ci sono momenti in cui è più fioco, ma con un po’ di fiducia e pazienza riesce a raggiungere la sua massima luminosità.
Mei è una dura dal cuore tenero; ha una sensibilità e delicatezza inaspettate che la rendono perfetta per il suo lavoro, ed è anche molto protettiva verso la sua famiglia.
Apollo è un cane meraviglioso, gioioso, attento, sempre ai piedi di Hugo quando sa che ha bisogno di lui.
Nelson è spettacolare, fa morire dal ridere con le sue battute e le sue interazioni con Wallace, ma è anche una persona molto saggia che farebbe di tutto per suo nipote.
Wallace è un personaggio inaspettato; deve affrontare un percorso difficile che inizia con diversi scossoni (il suo carattere da scorbutico saccente non aiuta), deve accettare a occhi chiusi una realtà incomprensibile, seguire delle regole che nessuno mette in discussione anche se ci sarebbero milioni di domande da porre.
Hugo e Mei hanno i loro dubbi, ma si fidano del sistema, inoltre sanno che sfidare il Manager non è affatto saggio.
Wallace, però, non è mai stato tipo da accettare in silenzio ciò che non gli stava bene, e in seguito ciò che ferisce le persone che ama. Wallace si pone domande, mette in discussione, rifiuta le regole che non reputa corrette, e questo potrebbe causargli dei problemi.
Wallace è un personaggio che si fa amare pagina dopo pagina, cresce, vive da morto la vita che avrebbe dovuto vivere da vivo e questo spezza il cuore.
Incontra Hugo, la sua anima gemella, troppo tardi, o forse nel momento più giusto, ma l’impossibilità di una relazione tra di loro non passa inosservata a nessuno dei due e nemmeno a noi lettori. Viviamo la loro storia, sogniamo il loro amore impossibile consapevoli che in nessun modo si può sconfiggere la morte, che i nostri sogni sono irrealizzabili.
Eppure la speranza non muore mai, nonostante tutto TJ Klune riesce a mantenere la nostra speranza accesa.
Verrà ripagata?
Chissà. Sappiate solo che TJ Klune ha un tocco magico con questo tipo di storie.
Utilizzando le parole di TJ Klune (che ho avuto il piacere di ascoltare nella sua intervista con Victoria Schwab organizzata da An Unlikely Story) “Under the Whispering Door” è un braccio intorno alle spalle, una presenza silenziosa che ci protegge e ci tiene in piedi, un sostegno che ci ricorda che anche nelle situazioni più brutte c’è sempre un leggero raggio di sole che cerca di penetrare l’oscurità.

“La morte ha una certa bellezza. Non lo vediamo perché non vogliamo. E ha un senso. Perché dovremmo volerci concentrare su qualcosa che ci allontana da tutto quello che conosciamo? Come potremmo anche solo iniziare a capire che c’è molto di più di quello che vediamo?”

Non so se c’è la possibilità di vedere l’intervista sopra citata, ma se la trovate ascoltatela: TJ Klune e V. Schwab sono un duo adorabile!
Sono sicura che vedremo questa storia nelle librerie italiane molto presto, dubito che si faranno scappare questo gioiello. E anche se sono storie diverse, anzi magari proprio per questo, lo amerete incondizionatamente proprio come “La casa sul mare celeste.”
Baci 

 
Voto libro - 5 
 

 

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