The Grecian Women Trilogy


La serie è composta da: 
 
1.  Il segreto di Medusa
 
2. La vendetta degli dei
 
3. Il mistero delle amazzoni

4. La maledizione di Persefone



Genere: Retelling

Autrice: Hannah Lynn

2 dicembre 2021

Radiosa, innocente, la più pura tra le sacerdotesse di Atena. La bellezza di Medusa va ben oltre quella dei semplici mortali. Per questo, quando lo sguardo colmo di lussuria del dio Poseidone cade su di lei, l'unico luogo in cui spera di trovare rifugio è il sacro tempio della protettrice dei greci. Ma nessuno può sfuggire a un dio. E la divina Atena, signora delle arti e della guerra, non avrà pietà per colei che ha profanato la sua casa. Poco importa che Medusa, violata nel corpo e nello spirito contro la propria volontà, implori il suo perdono. Da questo momento il male che le è stato inflitto diventerà la sua corazza e abbraccerà l'oscurità, in esilio, perché chiunque altro le ha voltato le spalle. Si trasformerà nel mostro che gli altri hanno deciso che doveva essere. Nel frattempo, un giovane di nome Perseo si appresta a partire con la missione di uccidere Medusa. La storia dell'eroe Perseo e del mostro Medusa è stata raccontata molte volte. Questa è un'altra storia. In un tempo in cui gli dèi camminano tra i mortali, il confine tra la gloria e l'infamia è estremamente labile. Ma ogni mito ha bisogno di eroi e di mostri. Bestseller in Inghilterra La leggenda vuole fosse un mostro, ma la verità è un'altra La storia arriva distorta. Quella di Medusa è rimasta sepolta per lungo tempo. È arrivato il momento di sapere la verità.

Ciao Lettori,
vi terrò compagnia oggi con la rivisitazione del mito di Medusa della scrittrice Hannah Lynn, raccontata nel romanzo “Il segreto di Medusa” edito dalla Newton Compton editori, che ringrazio per la copia digitale del libro.
In originale quest'opera fa parte di una trilogia sulle donne greche, “The Grecian Women Trilogy” appunto, di cui in patria sono già stati pubblicati i primi due volumi, il primo su Medusa, il secondo su Clitennestra.

Nel mito, Medusa è una delle tre Gòrgoni, mostri metà umani, metà bestie, con la testa ricoperta di serpenti velenosi e in grado di pietrificare chiunque con lo sguardo. Molte sono le leggende che circondano queste figure mitologiche, la più famosa riguarda Perseo, colui il quale riuscì a tagliare la testa a Medusa. Ma, mentre le leggende sulla morte di Medusa sono quasi unanimi, diverse sono le versioni circa la loro origine. La Lynn sceglie di riprendere la versione di Ovidio che, ne “Le Metamorfosi”, descrive Medusa come una fanciulla bellissima maledetta dalla dea Atena.

Medusa ha tredici anni, ma la sua bellezza è tale che la sua casa è oggetto di continue visite da parte di ogni tipo di pretendente, che porta offerte e regali magnifici per il dono della sua mano. Dopo l'ultima visita, il padre si persuade che la figlia non può e non deve finire nelle mani di un uomo più vecchio di lui per saziare appetiti immondi e finire come sua sorella e molte altre donne della sua famiglia, uccise o seviziate per mano dei propri mariti. Decide, così, di offrire la figlia alla dea Pallade Atena, la più saggia, la più altera delle dee vergini dell'Olimpo. Medusa offre sé stessa con gioia alla dea e ne diventa, col tempo, la sacerdotessa prediletta, la più bella, la più saggia, colei che meglio riflette la grandiosità della dea in terra. La sua bellezza e il suo orgoglio tuttavia, sebbene intoccabili agli occhi dei mortali, che mai oserebbero profanare un tempio della dea, che sia esso di pietra o di carne, non lo sono altrettanto agli occhi di un dio. Poseidone, conosciuta Medusa, decide di approfittare di lei. Medusa è violata, ferita e ancora sconvolta sui gradini dell'Altare, quando la dea, trovatala, la accusa di aver ceduto alle brame del dio e la maledice. Medusa non si rende conto della sua maledizione se non troppo tardi, quando a dolore si aggiunge altro dolore. Decide di isolarsi dal mondo e, millenni dopo, Perseo la troverà così, immutata nel corpo e nell'anima.

Che splendido personaggio questa Medusa! La scrittrice ci offre una donna dalla bellezza radiosa, tuttavia la vera bellezza della sacerdotessa non è nel suo aspetto, ma nel suo cuore. Nei suoi anni di vita al tempio si fa protettrice degli indifesi, degli abusati, soprattutto donne, che si rivolgono alla dea per qualche ora di sollievo dai soprusi e dalle violenze domestiche. Medusa tenta di salvarle, di allontanarle dai loro aguzzini e rimane sistematicamente delusa quando queste, invece di scegliere una nuova vita, si riconsegnano a loro. Che destino infame quello di essere vittima di ciò che il padre le aveva voluto risparmiare! E il suo cuore non cambia nemmeno dopo la trasformazione; la sua purezza, la sua misericordia rimangono intatte, si isola dal mondo insieme alle sorelle e non prova alcuna gioia quando, in cerca di gloria, gli uomini vanno a scovarla fin nella remota isola dove si nasconde per ucciderla, e trovano, invece, la loro fine.

Gli spunti per questo libro sono infiniti, potrei parlare per ore dei temi sollevati dalla Lynn per descriverci la tragedia di Medusa e dei suoi personaggi, che rappresentano ognuno un mondo a sé. Mi soffermerò su quello che sento più vicino, quello della violenza sulle donne. E non parlo dello stupro, ma della violenza che le donne subiscono DOPO essere state stuprate. Medusa è ancora a terra, ferita e sconvolta quando Atena la trova. Non la ascolta, non le chiede cosa sia successo. Prima la accusa di aver ceduto alle brame del dio e, quando la ragazza nega, di essere comunque lei la causa della lussuria di Poseidone: per la sua ostentata bellezza, per i suoi atteggiamenti provocatori, per la sua innata malizia. Insomma, non è la vittima di una violenza, ma se l'è meritato perché è una sgualdrina. Un po' quello che succede quando, dopo aver subito un abuso sessuale, si chiede alla vittima com'era vestita, se fosse ubriaca, che cosa ci faceva in giro a quell'ora.
Come essere stuprate due volte.
E per Medusa è ancora peggio, perché l'accusa viene da colei che ama e venera, colei che avrebbe dovuto proteggerla, difenderla. Medusa è ripetutamente violentata, prima nella sua innocenza, poi nel suo aspetto, ancora nella sua anima; tradita non solo dalla sua dea protettrice, ma da sua madre e dalle sorelle.

La storia di Medusa riflette in parallelo quello che troppo spesso avviene alle donne vittime di abusi sessuali: la violenza in sé non basta, la vittima è oggetto di illazioni, maldicenze, domande tendenziose, giudizi, i più velenosi dei quali perpetrati proprio da altre donne (che a mio avviso sono molto ben rappresentate proprio dai serpenti che le infestano la testa e che mordono e feriscono soprattutto lei). È infatti questo uno degli aspetti che più mi hanno colpito della sua maledizione: i serpenti che infestano la sua testa e rivolgono la loro cattiveria prima di tutto verso la stessa Medusa. In un passaggio è scritto che lei cerca di non uccidere chi le si presenta davanti chiudendo gli occhi per impedire al suo sguardo di colpire, ma i serpenti la mordono per farle aprire gli occhi di riflesso. Medusa continua a subire la sua punizione senza fine. I serpenti la mordono, l'avvelenano e continuano a ferirla in continuazione, proprio come una vittima di abusi continua ad essere ferita dai suoi stessi pensieri e da chi invece di difenderla, la accusa. Ma come un marmo esposto alle intemperie non viene scalfito, non viene corrotto, la sua anima non marcisce, rimane pura.

La compassione per la sacerdotessa è rappresentata da due figure nel romanzo: dall'amore paterno che vorrebbe proteggerla dalle brutture del mondo alienandola da esso, e dal suo assassino, Perseo, che però giunge sull'isola non per la sua gloria, ma per difendere un'altra donna, sua madre. Perseo non è accecato dalla vanagloria, per questo intuisce che il mostro forse non lo è davvero e si mette in ascolto. Sarà l'unico a comprendere la bellezza di questa donna nonostante le apparenze, a riconoscere in Medusa la vittima che è e non il mostro che si vuole far apparire agli occhi del mondo.

La scrittrice è stata perfetta in questo racconto, il suo narrare è sobrio ed essenziale, lascia parlare gli eventi e i pensieri della sua protagonista.
Il mio giudizio finale non è tanto per la storia in sé, che è comunque pensata e scritta molto bene, ma per tutte le riflessioni che mi ha spinto a fare il mito e l'interpretazione che ne fa l'autrice. Mi auguro davvero che la Newton decida di pubblicare anche il secondo romanzo della trilogia, Clitennestra sarà una protagonista magnifica.
Per concludere, per questo libro vorrei consigliarvi anche una canzone, che mi spezza il cuore ogni volta che ascolto e che è perfetta per quest'opera: “Il mostro” di Samuele Bersani.

Voto libro - 5




Genere: Retelling

Autrice: Hannah Lynn

7 marzo 2022

Regina dal potere sconfinato, moglie assassina e vendicatrice, madre tradita e amorevole, figura capace di slanci e sentimenti di grande intensità o donna crudele e senza cuore? È davvero difficile provare empatia per una donna che tradisce il marito, Agamennone, e che lo uccide al suo ritorno da Troia assieme al proprio amante, senza conoscere fino in fondo le sofferenze a cui è stata sottoposta fin dalla giovane età. Una donna che ha dovuto sopportare l’omicidio del precedente marito e del figlio uccisi brutalmente, l’assassinio della figlia Ifigenia sacrificata con l’inganno agli dei dal padre. Senza contare le umiliazioni pubbliche, i soprusi e gli abusi a cui la regina di Micene deve sottostare per il bene pubblico. E così, in un racconto appassionante e commovente, Clitennestra assume sembianze di una modernità impressionante e il lettore si ritrova avvinto da una spirale di odio, amore, violenza e spargimenti di sangue di familiari che non ha eguali nella mitologia greca.

Ciao Lettori,
è con molto piacere che partecipo al Review Party organizzato per l'uscita del secondo volume della “The Grecian Women Trilogy” della scrittrice Hannah Lynn, dal titolo “La vendetta degli dei” edito dalla Newton Compton editori, che ringrazio per la copia digitale del libro.

Anche questa volta la scelta della scrittrice cade su una figura tragica della mitologia greca, se non una delle più tragiche. Ritroviamo la storia di Clitennestra in più autori greci, che, come spesso accade quando si parla di donne, per lo più riportano la medesima versione da un punto di vista esclusivamente maschile, senza soffermarsi sul personaggio, le sue ragioni, i suoi sentimenti, senza contestualizzare il vissuto della donna, tralasciando ciò che può averla spinta a perpetrare le azioni commesse.
È proprio questo, invece, quello che fa la nostra autrice.

La storia di Clitennestra è nota: nasce con una maledizione da parte di Afrodite che condanna lei e sua sorella Elena all'adulterio. Regina di Agamennone in seconde nozze, dopo che questi gli ha assassinato il marito e trucidato il figlio di pochi mesi. Da Agamennone ha tre figli, la prima dei quali viene sacrificata sull'altare di Artemide. Assassina Agamennone la stessa sera del suo ritorno da Troia e a sua volta viene assassinata dal figlio Oreste per vendicare il padre.
Come dicevo poc'anzi, la figura di Clitennestra è sempre stata associata a due caratteristiche, l'adulterio e il tradimento. Aggiungerei anche la stupidità, visto che a ordire il piano criminale è nient'altro che Egisto, cugino del marito e assassino del padre di lui, che l'ha incantata con il suo fascino e convinta ad ammazzare il marito, nonostante traditore e assassino a sua volta e che quindi un minimo di rancore nei confronti di Agamennone doveva portare.

Ora, tutto può essere, ma io preferisco la Clitennestra di Hannah Lynn a quella della tradizione.
Il romanzo ci racconta dell'amore profondo che Clitennestra prova per i suoi tre figli, che sono l'unica fonte di gioia nella sua vita. Non ha mai superato l'omicidio da parte di Agamennone di Tantalo, il suo primo marito, che amava profondamente, e del suo primogenito Alessandro. La violenza e gli abusi subiti negli anni da Agamennone non le hanno insegnato ad amare il re dei re, ma piuttosto a disprezzarlo e temerlo, non tanto per sé, quanto per i suoi figli: Ifigenia e Crisotemi, in quanto donne, sarebbero servite come merce di scambio senza nessuna attenzione alla qualità del consorte prescelto, e Oreste, gentile e mite, sarebbe stato oppresso e schiacciato dall'arroganza e spietatezza del padre. Pertanto, non è affatto dispiaciuta della guerra che costringe il marito lontano, anzi, usa quel tempo per riappropriarsi di sé stessa. I suoi spazi, il suo corpo, la sua intelligenza e la sua abilità messe a servizio del regno, a prescindere dalla poca considerazione che di lei ha il consiglio della città. Si dedica a sé stessa e ai suoi figli, insegnando a combattere non solo a Oreste, ma anche alle figlie, all'uso spartano e, contemporaneamente, coltivando insieme a loro le loro inclinazioni naturali.
L'arrivo di Egisto è accolto con sospetto e diffidenza dalla regina, ma, nel romanzo, l'uomo torna a Micene per invocare il perdono del re e perché la regina interceda per lui con il marito dopo averle dimostrato la sua buona fede. I due si innamorano e mai una volta Egisto usa l'amore di Clitennestra contro il regno. Clitennestra agisce da sola, spinta dall'odio e dal rancore verso il marito e dal terrore che questo possa nuocere agli altri suoi due figli, così come già successo. Questo terrore diviene certezza quando Agamennone torna a casa accompagnato da Cassandra: Clitennestra si convince che il marito sia pronto a sostituirla con l'altra donna e ad uccidere Oreste e Elettra in favore dei figli di Cassandra.

Hannah Lynn riappropria Clitennestra della sua autodeterminazione, non più pedina in mano agli dei (come adultera) o di un uomo (come assassina), ma padrona della sua vita e del duo destino. È lei a dichiararsi a Egisto, è sempre lei che lo convince della necessità della morte di Agamennone. Che siano scelte giuste o sbagliate, in questo romanzo Clitennestra torna a rivestirsi di dignità, in quanto essere senziente e dotato di una propria volontà.

Hannah Lynn dedica una parte importante del romanzo al personaggio di Oreste e alla sua vita nella Focide, dove vive in esilio dopo la fuga da Micene. Anche qui la nostra autrice si prende diverse libertà, ma ci descrive col suo stile impeccabile quanto felice sia Oreste e quanto sia lontana dal suo cuore la vendetta. A differenza di Elettra, Oreste comprende benissimo i sentimenti di sua madre e le ragioni che l'hanno spinta a uccidere il padre, che vede nella sua vera natura.
Ma Oreste è praticamente ossessionato da Elettra che, a differenza sua, ha sempre odiato la madre e idolatrato il padre, condannando senza appello le azioni di lei e ciecamente giustificando quelle di lui. Letteralmente per togliersi di torno la sorella, Oreste segue il consiglio dell'amato Pilade e si reca a Delfi per ascoltare il volere degli dei. Purtroppo non va come sperava. Apollo lo condanna al matricidio. Da qui non credo la Lynn si discosti molto dalla tradizione, se non per il focus sul dolore di Oreste, sul rimorso e l'orrore che prova per sé stesso a causa di ciò che è stato costretto a fare, alla morte che ha dovuto perpetrare ai danni di una madre che ha sempre amato e di un uomo che lo ha trattato come il suo vero padre non avrebbe fatto. A prescindere dalle Erinni, La Lynn ci fa partecipare al dolore di Oreste e apprezzare ancora di più il suo personaggio.

Come avrete potuto intuire dalle mie parole, ho molto apprezzato anche questo secondo volume. Questa autrice ha la capacità di rendere nuove antiche figure, non solo nella narrazione delle loro storie, simili alla tradizione, ma completamente diverse nelle sfumature e nei profili psicologici dei personaggi. Riveste poi i suoi romanzi di infiniti particolari, arrivando a descrivere minuziosamente i momenti di vita vissuti dai personaggi. È anche bravissima a descrivere i luoghi, le ambientazioni e i paesaggi narrati con una dovizia di particolari che non è mai pedante o eccessiva e accompagna il lettore senza mai annoiarlo. Il suo stile è sobrio e pulito, privo di inutili virtuosismi che ti fanno apprezzare ancora di più la tragicità degli eventi descritti.
Consigliatissimo.
Voto libro - 4.5



Genere: Retelling

Autrice: Hannah Lynn

5 luglio 2022

L'antica città di Temiscira ha una sovrana leggendaria: Ippolita, regina delle amazzoni. Il suo è un popolo di guerriere, temute in tutta la Grecia per lo straordinario valore in battaglia: si dice che sottomettano gli uomini e li utilizzino per la procreazione, che si amputino il seno destro per tirare meglio con l'arco e siano formidabili a cavalcare e con le armi. Ma ci sono pericoli che nessuna arma, per quanto letale, può scongiurare. E quando una nave giunge sulla costa dove Ippolita domina incontrastata, il destino ha già iniziato a tessere la sua tela. Travolta da un amore inatteso e proibito, tanto impetuoso quanto contrario ai doveri di amazzone – ancora prima che di sovrana –, Ippolita fa una scelta dalle conseguenze irreversibili. Sentendosi tradita dalla propria sorella, Pentesilea sarà costretta a salire sul trono al suo posto e lavare via la sciagura che Ippolita ha gettato sul popolo delle guerriere. Dimostrerà al mondo intero, se necessario, che le amazzoni non conoscono alcuna debolezza. E che sfidare la loro ira vuol dire prepararsi a combattere.

Ciao lettori,
siamo alla conclusione della trilogia delle donne greche della scrittrice Hanna Lynn con la recensione di “Il mistero delle Amazzoni”, edito Newton Compton Editori, che ringraziamo per la copia digitale del libro.
Oggetto dell'ultimo libro di questa bella serie, questa volta, sono le regine Ippolita e Pentesilea. Come per gli altri due romanzi la storia narrata non si concentra su un unico personaggio, ma abbraccia due protagoniste e un arco temporale molto ampio.

Le Amazzoni sono, nella mitologia greca, un popolo di donne guerriere invincibili, temute da qualsiasi esercito per la loro brutalità e abilità. I miti che circondano Ippolita, la loro regina, sono diversi; per la sua storia, la Lynn si rifà a Apollodoro, secondo il quale Ippolita non muore nelle mani di Ercole, ma sposa Teseo.
Il libro si apre con una lunga descrizione della cultura e delle capacità delle Amazzoni, del loro matriarcato, dell’amore incondizionato per il loro popolo e per la loro regina e del legame strettissimo tra la regina e le di lei sorelle Antiope, Melanippe e Pentesilea.
Questo lungo prologo è importantissimo per comprendere tutti gli eventi che si succedono nel libro ed è anche molto bello per la minuzia di dettagli con cui la Lynn ci fa conoscere questo popolo che molte di noi hanno sentito nominare ma di cui, effettivamente, conoscevo poco.

La vera storia comincia con l'arrivo di Ercole e un giovanissimo Teseo a Temiscira, regione in cui le Amazzoni vivevano e in cui era proibito mettere piede a qualsiasi uomo, pena la morte. Nella nostra storia Ercole arriva a Temiscira, viene accolto, non senza riserve, e accontentato con il dono della cintura di Ippolita. Ma il momento davvero importante non è quello tra Ercole e Ippolita, bensì tra quest'ultima e Teseo. Teseo si innamora di Ippolita a prima vista e, preso dall'impeto, chiede alla regina di sposarlo. Il rifiuto della regina non lo demoralizza, diversi anni dopo ritorna nel suo regno e le fa una lunga corte fino ad abbassare le sue difese e rapirla.
Ma Ippolita è innamorata di Teseo tanto da decidere di rimanere al suo fianco nonostante il tradimento e dargli un figlio che sarà il motivo per cui deciderà di non tornare più dalle sue sorelle.
La decisione di Ippolita viene accolta con dolore e sgomento da tutto il suo popolo, ma soprattutto da Pentesilea che, suo malgrado, è costretta a prendere le redini del Regno fino a che Ippolita non verrà di nuovo tradita da Teseo, scatenando l'ira di Pentesilea e la vendetta del suo popolo.

Da qui in poi Lynn rientra nelle file del mito e racconta la storia di Pentesilea fino alla sua morte. Mi sono dilungata un po' sulla trama non perché mi piaccia fare il riassunto, ma perché il libro è davvero lungo e queste erano le informazioni minime possibili, spero di non avervi tediato troppo.
Veniamo ora alle mie impressioni: sebbene lo stile e la capacità narrativa di quest'autrice restino notevoli, quest’ultimo volume mi ha molto annoiato, è lungo più di quattrocentocinquanta pagine e si sentono tutte. L'autrice si dilunga su ogni cosa, sul profumo e sul colore di ogni pianta, sul canto di tutti gli uccelli e sul colore di tutte le rocce su cui si posano gli occhi delle due regine; elementi che, per quanto credo siano fondamentali per arricchire un libro, non devono diventare un elemento di appesantimento del testo.
Stessa cosa accade con la seconda parte del romanzo, quello sulla vita di Pentesilea: dopo la morte della sorella si autoesilia e la Lynn ci narra sette anni di guerre e viaggi che nulla aggiungono alla storia.

Nulla da dire sui personaggi, costruiti in linea col mito ma arricchiti dal talento della scrittrice, resi umani e carnali.
Bellissime le descrizioni dell'amore tra Ippolita e Teseo e del rapporto che si costruiscono la Regina Ippolita e il Re Egeo, padre di Teseo; Egeo stesso è un cameo che ho molto apprezzato. Spietato Teseo nel momento del tradimento (una vera prima donna velenosa, lasciatemelo dire), la stessa Ippolita, che da orgogliosa e fiera per amore sconvolge tutta la sua vita per un uomo che non se la merita per niente (che novità). Molto mi è piaciuta anche la descrizione della scomparsa di questo popolo e la sua assunzione a mito dopo la perdita di entrambe le regine.

Spero si capisca, dalle mie parole, che il libro non mi è dispiaciuto in sé, ma tutti i lati positivi sono stati pesantemente influenzati dalla noia che mi ha procurato leggere pagine e pagine inutili e che, non lo nascondo, in alcuni casi ho proprio saltato, per questo e solo per questo ho dato questo voto finale.

Voto libro - 3





Genere: Retelling

Autrice: Hannah Lynn

25 luglio 2023

La maledizione di Persefone
Dall’autrice del bestseller 
il segreto di Medusa

Demetra, la potente dea della natura, vive con la bellissima figlia Kore tra i mortali, a cui dona raccolti rigogliosi e campi fertili. Ogni giorno in suo onore si innalzano canti e si offrono tributi, e il mondo sembra destinato a un’eternità di abbondanza. Fino al momento in cui Kore sparisce nel nulla. A rapirla è stato Ade, il sovrano dell’Oltretomba, che l’ha condotta con sé sottoterra. Quando si rende conto che implorare Zeus è inutile, Demetra scatena la sua furia, facendo calare un inverno perenne. I raccolti avvizziscono, la terra diventa sterile e arida. Non ci saranno più musica né gioia finché ciò che le è stato sottratto non verrà restituito. Spaventati dalla fermezza di Demetra, gli dèi provano a convincere Ade a liberare Kore. Ma nel regno dei morti vige una regola: nessuno può andarsene se ha assaggiato anche solo un frutto di quella terra. Sei chicchi di melograno, fatti inghiottire con l’inganno, segnano per sempre il destino di Kore: per sei mesi all’anno potrà fare ritorno da sua madre e la terra si riempirà di nuovo di fiori e frutti. Nei restanti sei mesi la terra tutta dovrà piangere la sua assenza. E lei sarà Persefone, la regina degli Inferi.


Ciao Lettori,
la Newton Compton editori ha pubblicato un nuovo romanzo di Hannah Lynn: “La regina degli inferi”.
Questa volta protagoniste della narrazione saranno la Dea Demetra e sua figlia Kore, meglio conosciuta come la Regina degli Inferi Persefone. Ringrazio la casa editrice per il dono della copia digitale del libro.

Il romanzo è in tre parti, in ognuna la protagonista si racconta come se avesse un terzo che la sta ascoltando: la prima è Demetra.
La dea racconta della sua nascita, del suo primo incontro con Zeus, di tutte le vicissitudini e le sofferenze che, attraversandola, l'hanno resa la dea schiva e ritrosa che conosciamo. Quello che mi ha colpita di più, come al solito, è il ruolo di sottomesse che anche le dee, per quanto potenti e immortali, sono costrette a sopportare a causa della brutalità degli dei. Demetra passa la sua vita a nascondersi dalla violenza dei suoi fratelli, che più e più volte la stuprano senza nessuna pietà, annientano la sua persona violandola o annientando ciò che ama. Anche la sua progenie, fatta eccezione per Kore, è fonte di disperazione: i figli degli stupri la abbandonano, i figli dell'amore è costretta ad abbandonarli. È una donna passiva, subisce senza riserve tutto ciò che il mondo le fa cadere addosso.
Nonostante ciò è un personaggio per cui ho provato una profonda compassione: un'anima buona che, nonostante tutte le brutture vissute, non avvizzisce, non si trasforma in mostro, preferisce allontanarsi da esso, soffrire, ma continuare comunque a riconoscere l'importanza della vita, manifestando la sua munificenza a favore degli umani.

“Kore. Non è un nome. Non è neppure un titolo.
Fanciulla. Ti accontenti di essere vista in questo modo?”.
Hai il sangue di due dèi dell'Olimpo nelle vene, e lei lascia che il mondo ti consideri solo la bambina dei prati?”.

La seconda parte del libro è dedicata al racconto di Kore: dalla sua nascita è l'unica a rimanere sempre vicina alla madre, a sostenerla nel suo dolore e nelle sue decisioni, nascondendosi con lei anche a costo della sua stessa felicità. La madre, che vive nella paura, la spinge ad essere invisibile e a non crescere, a rimanere appunto una “Kore” che in greco significa “bambina”. Ione, la sua prima amante, la metterà di fronte a questa verità: Kore non è un nome, è uno stato, siamo tutte Kore per un momento.
Il risvolto della paura è l'egoismo. Demetra pensa solo a proteggere sua figlia dalla violenza delle vita, ma lo fa imponendole le sue stesse regole: nasconditi, non brillare, annullati. Non le mette armi in mano, non le insegna a difendersi, la vuole come un'ombra, per questo la rende indifesa. Ma Kore non è così, vuole vivere, soffre tutte le catene materne e quando ne ha la possibilità le mente per un afflato di libertà.

La loro vita scorre parallela fino alla terza parte. Kore è rapita da Ade, Demetra si trasforma in una tigre rabbiosa e mette a soqquadro il mondo per riaverla.
Di questa terza parte mi è piaciuto il modo in cui, in modi diversi, le due donne, finalmente, riescono a fare i conti con sé stesse e a diventare ciò che davvero sono. Ad autodeterminarsi. Demetra è costretta a farlo dal dolore e dalla rabbia, dal limite di sopportazione che, finalmente raggiunto, fa rompere gli argini. Ma è un’evoluzione negativa: così come ha subito fino allo stremo, rotti gli argini non conosce misura, la sua violenza e la sua ira annienteranno il mondo se non otterrà ciò che vuole, muoia Sansone con tutti i Filistei.

È diverso per Kore. All'inizio il rapimento di Ade è vissuto come una prigionia. Presto si renderà conto che il re degli Inferi le ha donato la libertà. Come la prima volta con Ione, sarà l'amore a far cambiare la dea e, come solo l'amore può fare, la farà sbocciare in tutta la sua gloria. Viene facile un parallelo: la sofferenza e l'amore sono momenti catartici e sono forieri di cambiamenti estremi in una persona, ma mentre il primo porta spesso alla distruzione, il secondo ti libera e ti libra.
Della terza parte però ho amato l'unico essere maschile degno di questo nome del libro. Ade, che dovrebbe essere il più mostruoso degli dei, è in realtà il più amorevole, il più compassionevole, il più maturo. Il suo unico atto mostruoso è il rapimento, che tuttavia lui non credeva essere tale. Magra giustificazione, ma siamo comunque davanti a divinità patriarcali dove la donna è più un oggetto che altro. Ma sin dal suo primo momento con lei, Ade non si impone, non costringe, non violenta, si rende una presenza di conforto tale da conquistare l'anima ferita e impaurita della dea.

A tal proposito ho trovato un forte parallelismo con il fumetto “Lore Olympus” di Rachel Smythe, che narra appunto la storia d'amore tra Kore e Ade, esaltando i due personaggi proprio come fa la Lynn con i suoi. Il fumetto è diventato anche cartaceo, ma nasce come Webtoon ed è ancora disponibile on line gratis ed è in corso, quindi se questa storia vi è piaciuta e volete godervi anche la versione grafica ve lo consiglio.

La Lynn è molto brava, anche se ho trovato questo romanzo meno ricco del pathos de “Il segreto di Medusa”, la cui recensione in blog vi invito a leggere, nonostante la vita di Demetra ne offrisse grandi possibilità.
Non so perché, ma questo libro è più triste rassegnazione che strazio doloroso (e per un'amante dell'angst come me, il secondo è sempre più anelato).
Ve lo consiglio molto comunque, è sempre potente leggere di questi dei, così umani, così viziosi e impotenti davanti alle loro stesse debolezze. La mitologia greca è così ricca di messaggi e di riflessioni che non mi stancherei mai di leggerla e la nostra autrice è una vera maestra.

Voto libro - 3.5


























 

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