Il figlio di Capitan Tuono
Genere: Autobiografico
Autore: Miguel Bosè
08 marzo 2022
Pochi personaggi nel mondo della musica e dello spettacolo sono iconici come Miguel Bosé, in grado davvero di segnare un’epoca, o meglio di attraversare i decenni con uno stile unico: volando, cadendo e rinascendo ogni volta in una diversa incarnazione. Polverizzando sempre i pregiudizi. In "Il figlio di Capitan Tuono" Bosé si mette per la prima volta a nudo senza reticenze e ci racconta la storia della sua infanzia e della sua adolescenza, una storia che inizia con il respiro di racconti senza tempo, con lui e le sue sorelle in balia di un padre onnipotente – il celebre torero Luis Miguel Dominguín, abituato al fatto che la sua volontà fosse legge – e di una madre travolgente di leggendaria bellezza – la splendida Lucia Bosé. Generoso e audace come non lo abbiamo mai visto, Bosé ci offre il volto meno noto di personaggi memorabili, da un Picasso vulnerabile e crepuscolare al bellissimo e maledetto Helmut Berger, senza dimenticare il suo padrino Luchino Visconti, Romy Schneider, Amanda Lear e altre figure tra le più significative dell’arte e della cultura del secolo scorso. E, destinata a rimanere con noi anche dopo la fine del libro, la Tata, autentico spirito benefico, che ci ricorda donne coraggiose disposte a tutto pur di proteggere creature indifese. Una storia che si svolge in un passato rarefatto, che attinge ai ricordi della nostra infanzia e della nostra giovinezza e che dimostra ancora una volta che nella contraddizione, nel dolore e nella gioia di vivere, Miguel Bosé ci capisce, ci accompagna e ci rappresenta.
Salve Confine,
oggi torno a voi con la recensione di un romanzo un po’ particolare. Si tratta di un’autobiografia pubblicata da Rizzoli che ci farà conoscere la meravigliosa vita di un personaggio divenuto famoso agli inizi degli anni ottanta qui in Italia. Sto parlando de “Il figlio di Capitan Tuono. Memorie di una vita straordinaria” di Miguel Bosè.
Sì, lo so che molti di voi adesso si staranno chiedendo chi sia, ma il punto adesso non è conoscere o meno Miguel Bosè, il vero punto è andare a conoscere la sua vita straordinaria, perché lo è stata davvero, almeno per quella parte che lui ci ha raccontato nella sua autobiografia.
Infatti, in questo romanzo, Bosè ci parlerà soltanto dei primi vent’anni circa, quindi della sua infanzia e della sua adolescenza.
Per chi non lo avesse mai sentito nominare, e ci sta, soprattutto se siete molto giovani, Miguel Bosè è un artista spagnolo molto amato in Italia. È figlio di Lucia Bosè, una famosa attrice italiana degli anni ‘50/‘60, e di Luis Miguel Dominguìn, un torero spagnolo conosciuto in tutto il mondo.
Cresciuto in un ambiente sicuramente artistico, non poteva non divenire artista anche lui, infatti lo è, un artista eclettico che ha raccolto consensi come cantante, ma anche come ballerino e attore; ha recitato in film di grandi registri tra cui Almodovar.
In questa sua autobiografia, l’artista ci racconta la sua vita prima che arrivasse la notorietà personale, perché, in ogni caso, con genitori come i suoi, la sua vita è stata sempre sotto i riflettori.
Basti pensare che in casa sua giravano persone del calibro di Pablo Picasso e che oltre a natali illustri vanta anche un padrino di fama mondiale: Luchino Visconti!
Personaggi come Hemingway, che lo hanno fortemente influenzato mentre cominciava a conoscere e ad affermare sé stesso, in un ambiente familiare parecchio strano, con un padre che voleva da lui qualcosa che non poteva dargli e una madre quasi glaciale, poco incline a mostrare affetto ai suoi figli.
“Sono figlio di due animali di razza, belli fino all’osso, affascinanti, unici e irripetibili, con nature estremamente resistenti al dolore fisico e ancor più alle avversità, con un carattere indomabile e una personalità appassionata, dominante, curiosa e audace, coraggiosa, egocentrica, elegante, creativa, moderna, aperta, mondana, di strada, entrambi urbani con radici rurali, con valori solidi e tradizionali, non credenti e destinati l’uno all’altro, l’altro all’uno. Questa è la mia genetica di base.”
Per questo compito c’era la tata Reme, una figura che Bosè ricorda con dolcezza, tenerezza, affetto, che ha cresciuto lui e le sue sorelle con le cure e le attenzioni di una madre.
Il romanzo è una tranquilla passeggiata tra i ricordi in cui l’autore mette tutto sé stesso, il suo cuore. Fa sentire al lettore la serenità con cui si abbandona a queste rimembranze, senza rancore per i momenti di crisi vissuta a causa delle alte aspettative del padre, aspettative che non poteva soddisfare.
Il padre, infatti, vedendo che il figlio preferiva immergersi nella lettura o perdersi nelle sue fantasie di viaggi e avventure, cercava di spronarlo ad affermare la sua mascolinità, adottando peraltro sistemi poco ortodossi.
Lo stile che adotta si avvicina quasi a quello delle favole, dei racconti, e l’ho apprezzato tantissimo.
Forse avrei preferito che ogni tanto non indugiasse così a lungo in alcune descrizioni che hanno un po’ rallentato la lettura, ma davvero non rovina la bellezza del romanzo.
Una mancanza l’ho avvertita nella traduzione, spesso mi è sembrata approssimativa.
Ho adorato il capitolo dedicato a Pablo Picasso e i momenti in cui ci racconta della scoperta della sua sessualità, raccontata senza veli e senza fronzoli, così nuda e vera come lui stesso è.
Forse perché da piccola lo guardavo in TV e me ne innamoravo benché avessi appena cinque anni, forse perché sono sempre stata attratta dai personaggi così particolari come lui è, ho trovato questo romanzo davvero speciale e non posso fare altro che raccomandarvelo, anche solo per curiosare nelle vite di tutti quei personaggi mitici e indimenticabili che hanno incrociato il suo giovane cammino e che lui ci restituisce come esseri umani con fragilità e difetti. Non lo so, io ho adorato immergermi in questo mondo, spero sia lo stesso per voi.
Buona lettura.
Voto Libro – 4
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