The Atlas


La serie è composta da:
0.5 Sacred Hospitality 
1. The Atlas Six. Conoscere è spargere sangue 
2. The Atlas Paradox 
3. The Atlas Complex 


Genere: Narrativa

Autrice: Olivie Blake

17 maggio 2022


Segreti. Tradimenti. Potere. Benvenuti nella Società Alessandrina. «Cos'altro se non la morte potrebbe conferire una tale vita alla conoscenza che proteggiamo?» Ogni dieci anni, ai sei maghi più talentuosi in circolazione viene offerta la possibilità di conquistarsi un posto nella Società Alessandrina, l'istituzione più segreta ed esclusiva del mondo, che garantirà loro potere e prestigio oltre ogni limite. In occasione della nuova iniziazione, il misterioso Atlas Blakely sceglie: Libby Rhodes e Nico de Varona, due fisicisti che controllano gli elementi e sono in competizione da tempo immemore; Reina Mori, una naturalista che comprende il linguaggio della vita stessa; Parisa Kamali, una telepatica per cui la mente non conosce segreti; Callum Nova, un empatico in grado di far fare agli altri qualunque cosa; e Tristan Caine, capace di smascherare qualsiasi illusione. Ciascuno dei prescelti dovrà dimostrare di meritare l'accesso alla Società e lottare con tutte le sue forze per ottenerlo, sebbene ciò significhi stringere alleanze con i nemici giurati e tradire gli amici più fidati. Perché, anche se i candidati straordinari sono sei, i posti nella Società sono solo cinque. E nessuno vuole essere eliminato.



Salve salve! Ce l’ho fatta, ho finalmente recuperato “The Atlas Six. Conoscere è spargere sangue” di Olivie Blake, il fenomeno libresco dell’anno scorso. Mi è piaciuto? Scopriamolo! 

«La promessa del tuo talento non è niente in confronto a cosa dimostrerai di essere alla fine.»

Libby Rhodes e Nico de Varona sono due studenti universitari brillanti. Sono entrambi fisicisti e possono controllare gli elementi, ma sono anche uno la nemesi dell’altro. Hanno uno strano legame fatto di riluttante ammirazione e odio costretto, poiché la loro specialità è la stessa e sanno di essere i migliori nel loro campo.
Tristan Caine è un giovane londinese che ha fatto di tutto per allontanarsi dal mondo del padre, un boss criminale: ad esempio, sta per sposare una ragazza (che lo tradisce) con lo scopo di entrare in una delle famiglie più potenti del mondo. Tristan può anche smascherare qualsiasi tipo di illusione.
Parisa Kamali è una donna bellissima, una telepatica che usa il suo corpo e la mente degli altri per ottenere ciò che le serve. 
Reina Mori è una persona solitaria, sfruttata per tutta la sua vita, ed è una naturalista costantemente sotto sforzo. 
Callum Nova è un empatico, erede di un'importantissima azienda di bellezza, in grado di far fare agli altri qualunque cosa lui desideri. 
Cosa hanno in comune queste persone così diverse tra loro? Vengono reclutati da Atlas Blakely perché sono i sei medeiani più potenti al mondo, i loro poteri sono unici e potrebbero raggiungere picchi inimmaginabili con l’allenamento adeguato e lo studio approfondito che la Società Alessandrina garantisce loro. 
La società Alessandrina è nata dalle ceneri della biblioteca di Alessandria, che non è scomparsa con l’incendio ma è semplicemente rinata sotto un’altra forma, nascosta, perché la conoscenza sarebbe sempre stata sotto attacco e la magia temuta. Nel mondo in cui mettiamo piede, la popolazione si divide in comuni mortali, semplici maghi e potenti medeiani, i più colti e potenti tra la popolazione magica. Sia il mondo magico che quello mortale sono controllati dalle corporazioni; la magia viene utilizzata nel modo più inaspettato: in campo economico. 
Tutti i candidati accettano l’invito di Blakely: Libby e Nico perché, una tale opportunità di dimostrarsi migliore dell’altro, non l’avrebbero mai lasciata andare; Parisa per curiosità; Reina per il desiderio di avere accesso a documenti inestimabili; Tristan vuole dimostrare di essere utile, speciale, importante dopo una vita passata a sentirsi dire di non essere nessuno; Callum per noia, dato che in fondo non gli cambia nulla. 
Nella Società i sei troveranno tutto quello che desideravano e tanto altro di cui non sapevano neanche di aver bisogno, ma qual è il prezzo da pagare? In fondo, i posti sono solo cinque… 

«Già lo sai, signorina Rhodes, che il potere non viene dal nulla», le ricordò Atlas. «Non può essere creato, né attinto da un pozzo vuoto. Il principio fondamentale secondo cui la magia ha un costo rimane sempre valido. Questo privilegio ha un costo, e chi decide di goderne deve avere la dignità di pagare.»

“The Atlas Six” è un romanzo interessante e coinvolgente, ma con qualche difetto. Il world-building è incompleto: abbiamo le informazioni strettamente necessarie ad orientarci, ma non sono abbastanza per avere una visione chiara di questo mondo. Ad esempio, io mi sono chiesta: tutti i mortali sanno della magia e dei medeiani? Com'è possibile che le persone con la magia, che sono di meno rispetto ai mortali, abbiano tutto questo potere e controllino il mondo? Perché chi ha poteri psichici riesce a controllare anche gli oggetti intorno a sé? 
Non sono informazioni di vitale importanza, ma sono piccoli quesiti che mi tormentavano durante la lettura come tarli. Se il sistema magico e la storia della magia fossero stati più chiari e ben delineati sin dall’inizio, probabilmente non mi sarei sentita estraniata così spesso durante la lettura e avrei potuto dare il voto massimo. Vengono date troppe cose per scontato, come se chi leggesse fosse medeiano e queste cose avrebbe dovuto già saperle. 

«Io non sono buono», le disse lui con voce roca, la bocca sopra la sua. «Nessuno qui è buono. Conoscere è spargere sangue. Non esiste conoscenza senza sacrificio.»

Nonostante questo, la storia è intrigante e totalmente coinvolgente, merito di diversi fattori. Primo tra tutti, i personaggi. “The Atlas Six” è un romanzo corale, dove tutti hanno la possibilità di condividere il proprio PoV e i capitoli sono equilibrati. I nostri sei sono personaggi sfaccettati, complessi, moralmente grigi e alcuni del tutto neri, ognuno con i propri traumi, paure e punti di forza. I fisicisti sono i più aperti, forse perché i più giovani: Nico è spavaldo, impavido, spesso sconsiderato; Libby è fortissima, ma si sente inadeguata, alternandosi tra momenti di altissima autostima ed altri di falsa timidezza. 
Reina è misteriosa, chiusa, un’attenta e silenziosa osservatrice, tormentata dalle piante intorno a lei. 
Tristan è cresciuto sentendosi rinfacciare di essere inutile, quindi nella Società cerca un modo di riscattarsi, di essere utile, importante, ripetendosi, nel frattempo, di non servire a nulla. 
Parisa è misteriosa, affascinante, bellissima e pungente, una giocatrice subdola e manipolatrice, per lei la mente umana non ha più segreti. 
Callum è pericoloso, non tanto perché sia particolarmente forte, ma perché non prova emozioni, è talmente distaccato da essere crudele, uno psicopatico; potrebbe conquistare il mondo in un istante, ma non lo fa perché non gli interessa, il che forse è persino più preoccupante. 
In questa storia non ci sono buoni e cattivi. Ci sono persone con degli obiettivi, alcuni più comprensibili di altri, e determinati modi per raggiungerli, quasi tutti discutibili. Eppure, nonostante tutta questa oscurità, Callum è l’unico a mettere in difficoltà chi legge. È viscido, è malvagio, mentre per gli altri si riesce a simpatizzare.

“Eppure lui percepiva il senso di trionfo che emanava da lei; nauseante e putrido, rancido e marcio. Ne era ricolma, come un frutto maturo che già cominciava a decomporsi. Lei era la morte che affondava le radici in un suolo fertile, e risorgeva nell’abbondanza di ciò che lui aveva perso.”

Il percorso personale che ogni personaggio affronta (da solo e in gruppo) è ciò che affascina e ipnotizza chi legge. 
Ma soprattutto, lo è anche il dubbio che ci perseguita (in particolare dopo aver compreso la portata dei poteri di Parisa e Callum) riguardo alla verità degli eventi a cui stiamo assistendo. I patti e le alleanze tra i sei quanto sono genuini? Ciò che leggiamo è davvero ciò che sta succedendo? 
La nostra attenzione viene ostinatamente diretta verso lo studio e l’allenamento a cui i sei si sottopongono, le scoperte sui loro poteri e le rivelazioni sui loro compagni di viaggio, ma si ha la sensazione che le loro elucubrazioni sulla gara e sulle conoscenze che desiderano ottenere per ragioni esterne alla Società, siano una sorta di distrazione rispetto al vero scopo della storia e al vero nemico.

«È la magia lo strumento, o siamo noi?»

“The Atlas Six”, per sensazioni, stile e atmosfera, mi ha ricordato molto “Gideon la Nona”: credi di avete un’idea abbastanza chiara della storia e ti appassioni grazie ai personaggi; vengono introdotti discorsi di dubbia comprensione su magia, scienza, filosofia, esistenzialismo, spazio, tempo, etc. che non è strettamente necessario capire; succedono cose che rimescolano le carte in modo inaspettato e va a finire che la storia è molto più ampia, complessa e incasinata di quello che avresti mai potuto immaginare. 
Quanto mi piacciono queste storie: non capisci niente, ma ti piace comunque perché ormai sei dentro e devi sapere cosa succederà!

«Perché saremmo parte di questo, se non per essere potenti?»

La mia più grande paura è che “The Atlas Six” fosse complesso e di conseguenza pesante. Sulla prima avevo ragione: i concetti presentati sono complessi, un misto tra filosofia esistenziale e scienza spazio-temporale. Ma pesante non lo è, anzi è davvero molto scorrevole; i vari punti di vista, che spesso ci trascinano in una scena completamente differente da quella che seguono, e contengono brevi flashback che presentano una diversa prospettiva di una scena già vista, ci tengono sulle punte, rendendoci curiosi di scoprire un nuovo segreto, provare emozioni destabilizzanti o assistere a scene inaspettate. 
Lo stile di Olivie Blake mi piace, è un misto tra costruzioni complesse e impossibili da districare e scene in cui le emozioni fanno da padrone e ti stringono inesorabilmente e senza pietà. Interessante la critica sociale che Blake inserisce senza troppi veli. 
Sono davvero curiosa di leggere “The Atlas Paradox”. E voi?
Baci

Voto – 4






Genere: Narrativa

Autrice: Olivie Blake

26 settembre 2023


Ai sei maghi più talentuosi della loro generazione è stata data l'opportunità della vita: entrare nella Società Alessandrina, la società più segreta ed elitaria del mondo magico. Cinque di loro, ora, ne sono membri, e basta poco perché si rendano conto che essa custodisce un potere in grado di sovvertire le regole dell'universo. Non solo, l'uomo che ne è a capo progetta di mutare le leggi stesse dell'esistenza e i suoi piani sono già in atto. Ma un potere e una conoscenza tanto sconfinati hanno sempre un prezzo altissimo. I nuovi iniziati saranno disposti a pagarlo, pur sacrificando amicizie e alleanze all'apparenza solide? "The Atlas Paradox" è il secondo, volume della trilogia di "The Atlas Six".




Salve salve!
Ad agosto è uscito in Italia, per Sperling & Kupfer, “The Atlas Paradox” di Olivie Blake, secondo volume della serie The Atlas.
“The Atlas Six” mi aveva catturata con la sua atmosfera e i possibili catastrofici sviluppi dei suoi personaggi e della trama.
Vediamo com’è andata con “The Atlas Paradox” …
Ahimè, devo fare spoiler sul finale del primo libro. Siete avvisat3!

I nostri sei iniziati, Nico, Libby, Reina, Parisa, Callum e Tristan avevano scoperto che, alla fine del primo anno nella società Alessandrina, avrebbero dovuto sacrificare uno dei loro colleghi.
La scelta era ricaduta su Callum, il meno stabile e più pericoloso date le sue capacità, ma Tristan non è riuscito a portare a termine il compito.
I sei medeiani più potenti dei nostri tempi, però, rimangono comunque in cinque, poiché Libby è scomparsa e tutti hanno promesso di ritrovarla.
Il secondo volume inizia esattamente da dove ci eravamo lasciati.
I cinque iniziati devono proseguire il loro cammino, scegliere un argomento di studio su cui concentrarsi nel corso del secondo anno, su cui dovranno poi scrivere una relazione da consegnare agli Archivi. Prima, però, devono sottomettersi ad un rito di iniziazione che spezza i fragili legami che si erano creati con tanta fatica.
Inoltre l’assenza di Libby, all’apparenza innocua, in realtà pesa su tutti e cinque. Gli equilibri sono cambiati, l’ansia e la tensione, che prima sembravano essere incanalate da Libby, ora sono libere per la casa e si attaccano inesorabili un po’ a tutti.
Ognuno di loro, ovviamente, vive la situazione in modo differente.
Nico, da bravo studente, si dedica allo studio, ma è evidente che c’è qualcosa che non va, sembra affaticato, smunto, fuori fase, ma qual è la causa: gli Archivi, l’assenza di Libby o la lontananza da Gideon?
Tristan ha subito il colpo della scomparsa di Libby più duramente degli altri; non si darà pace finché non troverà il modo di ritrovarla, anche a costo di morire, ma da cosa deriva questo accanimento?
Parisa e Callum, come al solito, non si lasciano scalfire da quasi nulla. A differenza degli altri, loro sanno di doversi concentrare su qualcos’altro, anzi qualcun altro, e le conclusioni che raggiungono donano nuove sfumature alla storia.
Reina, dopo il rito di iniziazione, si allontana da Nico e si chiude in una linea di pensiero che la porta a ricercare l’aiuto di Callum. L’obiettivo?

«È tempo di nuovi dei», rispose semplicemente Reina. «Siamo passati a una nuova generazione; l’uomo non è più in balia dei capricci degli elementi, ma li modella, li determina.» Una pausa. «Ed è il motivo per cui penso che gli archivi non mi diano i libri. Credono che io sia in cerca di istruzioni.»

In “The Atlas Paradox” c’è poca azione, le parole e i concetti, sovrastrutturati e complessi, riempiono le pagine. Si corre il rischio di perdersi tra tutti questi discorsi così enormi dal punto di vista fisico e morale.
Lo ammetto, ho temuto che ne avrei avuto abbastanza ad un certo punto, invece la mia attenzione (sonno permettendo) era sempre accesa, pronta a rituffarsi nelle menti contorte e complicate dei sei iniziati scelti da Atlas.
La cosa che mi è piaciuta di più di questo libro è che, nonostante le parole scelte dai vari personaggi sembrino semplici e dirette, in realtà nascondono significati molto più profondi, critiche facilmente applicabili a diversi contesti.

“Il problema non era che Atlas Blakely fosse cattivo, o che la Società fosse cattiva, ma che il mondo fosse semplicemente quello che era”.

Altri due argomenti di vitale importanza nel romanzo sono il fato e la scelta.
Quello che tormenta i cinque medeiani è il non sapere quale sia il loro scopo nel mondo: se sono così potenti vuol dire che devono avere un destino già stabilito, qualcosa da realizzare, ma se così non fosse, allora qual è il senso di ciò che stanno facendo?
Più si addentrano nelle loro ricerche, meno sembrano trovare terreno comune tra le loro convinzioni. È un gioco degli estremi, tra di loro, con gli Archivi, con il resto del mondo.

«Millenni di ricerche suggeriscono un’alternativa: che siamo nati dal vuoto, un vuoto che non è il nulla. Qualcosa ci ha preceduti, e durerà più di noi. Non c’è niente di speciale in questo universo tranne il fatto che è nostro. E se noi non siamo speciali, non siamo singolari. Non siamo unici.»

Incredibile è il modo in cui Blake caratterizza i suoi personaggi. Sono sfaccettati, pieni di sorprese, eppure coerenti e sinceri nelle azioni e nei pensieri nonostante i mille giochi mentali.
Un plauso in particolare va a Nico e Callum, soprattutto al secondo. Pagina dopo pagina, mi ha stupita, dimostrandosi forse il personaggio più interessante della serie.
Sapete cosa mi piace di più di questa serie? Che è impossibile trovare un unico tema; a seconda del personaggio, della scena o del discorso che si prende in considerazione, così cambia il fulcro della storia.
Su cosa dobbiamo concentrarci?
Sulla società, la ricerca, gli Archivi e i sei iniziati o sul mondo esterno, il capitalismo magico e le ingiustizie ad esso associate?
Scopriremo mai cosa si nasconde davvero dietro gli Archivi?
Ma è davvero il punto principale o è solo un modo per distrarci dal vero obiettivo?
O la presenza di un obiettivo all’apparenza più grande è un diversivo per tenerci distratti dalla triste e amara verità?

“Morte, la morte è ciò che ci rende ciò che siamo, cioè vivi. La mortalità, quelle intelligenti piccole parentesi. Nascite e morti, inizi e fini. «Tempo».”

Come potete notare, questo libro mi ha lasciato un milione domande, il che dimostra, con il senno di poi, che “The Atlas Paradox” è riuscito a lasciare il segno!
Sono estremamente curiosa di leggere come si concluderà questa serie.
La serie “The Atlas” all’apparenza sembra “tutto fumo e niente arrosto”, ma in realtà ha il potere di lasciarti sulle spine, perché se c’è una cosa certa è che non si può immaginare che cosa succederà, quali carte verranno scoperte, quali decisioni verranno prese e quali porte verranno aperte…
Baci

Voto – 4










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