Il filo dell'aquilone


Scritto da: Paolo Del Dubbio

Genere: Narrativa

 27 Settembre 2022

Per qualche mese Astorre Cantacci è stato Mario Casa. Così è stato battezzato quando la carità delle monache lo ha accolto senza troppe domande. Non era certo il primo neonato affidato alle loro cure. Solo un biglietto scritto a mano, ad accompagnarlo: "È nato lunedì. Dategli tutto l'amore che io non ho potuto dargli". Ma il suo nome cambia in fretta, così come il suo destino. Se già è stato fortunato a nascere a guerra finita, la sua fortuna più grande è quella di trovare nei Cantacci una famiglia solida e rispettabile, capace di garantirgli affetto ma anche una buona posizione sociale. In una Milano in piena ricostruzione Astorre cresce amato, e porta avanti gli studi con facilità, nonostante la sua mente sembri faticare a restare ancorata alla realtà, preferendo vagare tra fantasie e sogni a occhi aperti. Finché un evento tragico non segna un punto di svolta nella sua vita. Da quel momento, profondi interrogativi prendono a perseguitarlo, accompagnandolo negli anni dell'adolescenza e dell'università. È qualcosa del suo passato a tormentarlo a sua insaputa? O piuttosto l'indefinitezza del futuro? Un'estate, sta trascorrendo le vacanze nella villa di famiglia sulle colline toscane. È sul prato di fronte alla certosa di Vallelucente, cui negli anni ha spesso fatto visita con il padre, e a un tratto la sua inquietudine sembra acquisire un nuovo significato. Mentre nel cielo volano gli aquiloni, quel luogo di preghiera lo chiama a sé con una promessa di pace e serenità. Ed è lì che decide di trovare le risposte, per provare a dare un rinnovato senso alla sua esistenza. Ma nuovi conflitti lo attendono, perché anche in un posto così vicino a Dio, l'uomo non può abdicare alla propria natura. Paolo Del Debbio ha scritto un intenso romanzo di formazione che unisce a una profonda riflessione filosofica e teologica uno sguardo partecipe sulla fragilità che accomuna tutti gli esseri umani. 

Ciao lettori,
oggi recensiremo il libro di esordio di Paolo Del Debbio “Il filo dell'aquilone. Vita di Astorre Cantacci”, un titolo di narrativa contemporanea a tema spirituale-filosofico edito da Mondadori.

Astorre è un bambino nato nell'immediato dopo guerra. Affidato alle cure di un monastero, viene adottato poche settimane dopo la sua nascita dai Cantacci, una famiglia di borghesi che lo curano con amore e dedizione.
Come Del Debbio ci narra, Astorre, sin dalla più tenera età, si rivela essere un bambino molto speciale, non solo nell'aspetto, ma dotato di una spiccata sensibilità e intelligenza.
Queste caratteristiche si affacciano in lui prepotenti quando una tragedia colpisce la sua giovane vita: la morte improvvisa del suo migliore amico. Questa perdita trascina il bambino in una specie di apatia, il mondo che lo circonda e fino ad allora osservato con sguardo carico di meraviglia e curiosità e goduto come solo un bambino sveglio e acuto come lui poteva apprezzare, si trasforma in un guscio vuoto, senza significato. A lungo il bambino rimane bloccato in questo limbo esistenziale fino a che il tempo non lo riporta a vivere la sua vita, anche se la morte ha lasciato comunque un'ombra sulla sua anima.
Dopo quell'episodio, la vita del giovane scorre piena di traguardi, Astorre diventa un uomo affascinante, ben voluto e di successo con una carriera da avvocato avviata e una splendida fidanzata che lo ama profondamente.
Tuttavia, nonostante la sua vita graziata, Astorre non vive appieno, dentro di sé percepisce un vuoto che non riesce a colmare, come una fame insaziabile, una sete inappagabile. Sta male perché non riesce a capire l'origine di questa perenne insoddisfazione.
Una mattina si reca alla certosa di Vallelucente per approvvigionare la famiglia per l'estate e si ferma a parlare con fra Gregorio, il monaco a guardia di una delle due porte della certosa e gli confessa la sua inquietudine.
È un punto di svolta per Astorre; egli comprende che forse la Certosa è il luogo dove poter finalmente cercare ciò che gli è sempre mancato e ha da sempre anelato, così decide di iniziare il percorso per diventare monaco certosino (l'ordine certosino è uno dei più rigorosi ordini monastici della Chiesa Cattolica).
Il libro prosegue descrivendo la vita e soprattutto gli studi e le contemplazioni di Astorre durante i lunghi anni trascorsi nella Certosa fino a un momento catartico che lo aiuterà, finalmente, ad appagare quel continuo anelare che lo ha accompagnato per tutta la vita.

Questo libro è stata una vera sorpresa. La trama è molto semplice, seguiamo la vita del protagonista dai primi momenti della sua nascita fino al suo epilogo, ma la ricchezza del libro non sta nel percorso di Astorre, bensì nella sua continua ricerca di Dio. L'autore è bravissimo a descrivere il vuoto spirituale che Astorre percepisce grazie al pieno della sua vita. Astorre ha tutto: nonostante la sua nascita sfortunata, la sua famiglia adottiva lo adora, vive nel benessere e nell'armonia, egli stesso è bello e affascinante, intelligente e di buon carattere, tutte caratteristiche che difficilmente benedicono contemporaneamente lo stesso uomo. Tuttavia non è mai sazio, la ricerca dell'ineffabile, come la definisce lo scrittore, lo spinge a scegliere una vita contemplativa.
Nonostante il tema molto particolare, l'autore lo affronta con leggerezza, mai noioso, mai pedante. È un piacere accompagnare Astorre lungo tutta la sua vita, leggere dei suoi studi, delle sue riflessioni.
Del Debbio non è mai pedante, il suo scopo non è indottrinare, ma piuttosto descrivere il lato rivolto all'infinito innato in tutti gli uomini, più spiccato in alcuni di noi, come in Astorre che trova la sua libertà nella Regola Certosina e le mura del convento, o della sorella che dedica la sua vita alla letteratura francese e in particolare a quella letteratura che esprime in ogni forma l'inquietudine esistenziale. Entrambi i ragazzi, in modi diversi, dedicano la loro vita alla ricerca e a espandere la loro anima immateriale piuttosto che la loro vita materiale.
Consigliatissimo.

Voto libro - 4
















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