Cenerentola: la vera storia della Fata Madrina


Genere: Dark Fantasy/ Retelling

Scritto da: Carolyn Turgeon

19 settembre 2022

Lilian è stata bandita dal suo mondo, si è macchiata di una colpa enorme di cui porta il peso da secoli. Ma cosa può aver desiderato la fata più conosciuta della storia, la Fata Madrina di Cenerentola? La stessa Cenerentola il cui destino è già stato deciso dalle Anziane? Solo un’azione compiuta in nome dell’Amore romperà l’incantesimo che la tiene legata alla Terra. E Lilian lotterà, sospesa tra due mondi, per espiare la sua colpa. Ma le fate esistono realmente? La fiaba oscura di Cenerentola che nessuno vi ha mai raccontato.

Salve lettori! Oggi si parla di "Cenerentola: la vera storia della fata madrina" di Carolyn Turgeon, uscito lo scorso settembre come parte del catalogo offerto da Dark Abyss edizioni.

"Non avevo modo di sapere come quella notte sarebbe rimasta non solo nella mia memoria, ma in quella di tutto il mondo. Come la storia l'avrebbe rielaborata, trasformandola nel lieto fine che avrebbe fatto sognare le ragazze secoli dopo."

New York, ai giorni nostri. Lil è un'anziana signora che, se non fosse per il lavoro nella libreria di proprietà di George, trascorrerebbe tutto il tempo da sola. È una persona con un segreto. Lei è niente di meno che la fata madrina di Cenerentola. Ma la sua storia non è quella che crediamo di conoscere. Secoli or sono, infatti, le era stata data la missione di cambiare la vita della povera sguattera, ma non è mai riuscita a portarla a termine. Per questo è stata esiliata dal mondo delle fate sulla Terra. Eppure, quando ormai non ci credeva più, uno spiraglio di luce sembra profilarsi all'orizzonte quando crede che le fate le stiano dando una nuova possibilità di riscatto... 

"Non dovevamo vederci così. Adesso sapevo il perché. Come umana ero perfetta."

Voglio innanzitutto ringraziare la Dark Abyss per aver portato Carolyn Turgeon finalmente in Italia. I suoi sono tra i retelling più belli che io abbia mai letto e sono felice che adesso anche il pubblico italiano che non conosce l'inglese possa accedere a queste storie.
Premetto anche che questa si è trattata di una rilettura poiché avevo letto l'originale inglese "Godmother - the Secret Cinderella Story" anni fa, poco dopo la sua uscita.

"Cenerentola: la vera storia della fata madrina" è un libro molto emozionante. Carolyn Turgeon ha questa dote che le rende possibile di rendere i mondi fiabeschi così tanto reali che alcune volte si dimentica di star leggendo una storia di fantasia. In alcuni casi, se non in tutti, questo vuol dire anche far entrare nel regno della fantasia talune realtà spiacevoli che non collegheremmo mai alle fiabe. In questo caso specifico parliamo della fiaba di Cenerentola. Spesso ci si abitua a vederla come una ragazza vessata dalla matrigna e dalle sorellastre, passiva, che viene salvata dal matrimonio con il principe. Non si pensa quasi mai a quelle che possono essere state le conseguenze di questi atti, a tutte le ferite emotive e ai traumi che avrebbero creato a una persona reale. Può la ricchezza o una storia d'amore cancellare il marchio di anni di violenze psicologiche, abusi, umiliazioni e sofferenze? 

Dal punto di vista narrativo, trovo degni di menzione due cose. Il primo consiste nel fatto che viene qui dato il ruolo di protagonista a un personaggio che nella storia di partenza ha la funzione di aiutante. Leggiamo tanti retelling in cui il protagonista della storia è il cattivo o l'interesse amoroso del personaggio principale, ma raramente dal punto di vista del sidekick. Ovviamente questo ha una valenza anche sul piano tematico del racconto. Perché l'aiutante deve solo aiutare e basta? Perché non può essere il protagonista della propria storia? Cosa succederebbe se decidesse che l'eroe non merita il premio ma è lei a meritarlo? Si può riscrivere il proprio destino? 

"Potevo andare al ballo e fargli dimenticare tutto il resto. Potevo avere il potere che il mondo delle fate mi dava ma anche essere una di loro."

La seconda cosa riguarda l'ambiguità del libro. Grazie anche all'alternarsi di passato e presente e alla narrazione in prima persona di un solo punto di vista, quello di Lilian, si percepisce questa cosa un po' per tutto il libro. Soprattutto verso la fine. Confesso che anni fa questa ambiguità, che all'epoca non era nemmeno tale ma più una certezza, la trovai fastidiosa. Ma adesso, con uno sguardo più adulto e sicuramente più informato, devo ammettere che è un grande punto di forza del libro: la virtualità del testo. Dopo averlo letto ci si rende conto di aver letto o un tipo di storia specifica o tutt'altro o ancora un misto tra tutte e due, ed è il lettore a decidere cosa ha letto (anche perché l'autrice non ha rilasciato alcuna dichiarazione su una chiave di lettura finale, su quale possa essere quella giusta).

Concludo con un riferimento ad altri temi del libro e alla traduzione in italiano. Nonostante il romanzo sia del 2009, lo trovo molto attuale nel trattamento di alcune questioni, soprattutto quella che riguarda l'aiuto, il dovere sociale verso chi soffre e la scelta forzata della donna tra vita familiare e vita professionale. Merita anche per questo.  

Mentre per quanto concerne la traduzione, devo purtroppo dire che in alcuni punti, all'inizio, l'ho trovata un po' legnosa e poco in grado di veicolare la bravura nella scrittura dell'autrice, però devo pur dire che è durato poco e più si va avanti e più diventa buona.

Ci si rivide alla prossima uscita della Turgeon, se non erro Dark Abyss ci ha promesso di portarci il suo "Mermaid" e io non vedo l'ora! Saluti!

Voto libro - 4.5





 

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