Paolo e Francesca. Romanzo di un amore

 

Genere: Narrativa storica 

 Scritto da: Matteo Strukul 

18 ottobre 

Due giovani alla scoperta dell’amore. Un destino travolto dalla storia. Una passione divenuta leggenda. Fra le torri e i castelli dell’Italia medievale si consuma una delle più grandi storie d’amore di tutti i tempi, quella fra Paolo Malatesta e Francesca da Rimini. Francesca ama i libri e le avventure di maghi e cavalieri, sogna un Lancillotto che le faccia battere il cuore. Nel suo destino, però, c’è un matrimonio combinato con il rozzo Giovanni Malatesta, guerriero spietato e conquistatore sanguinario. La sua sorte sembra già scritta, almeno fino a che Francesca non incontra Paolo, il fratello di Giovanni venuto a sposarla per procura. Nell’attimo in cui si scambiano il primo sguardo, i due cognati sono già perduti, condannati a bruciare di un sentimento impossibile da vivere a pieno eppure troppo doloroso da reprimere. La loro passione, resa immortale da Dante Alighieri nel canto V dell’Inferno, rivive fra le pagine di questo romanzo insieme allo splendore dell’Italia del tempo, con le sue corti e i tornei, gli intrighi e gli inseguimenti. Paolo e Francesca è il grande affresco di un amore tormentato in cui mito e storia si intrecciano; una ricostruzione avvincente e al tempo stesso rigorosa di un’epoca che non smette mai di affascinarci.
Salve lettori! Benvenuti a una nuova recensione. Il libro di cui si parlerà oggi è "Paolo e Francesca. Romanzo di un amore" di Matteo Strukul,  edito da Nord-Sud Edizioni, uscito il 18 del mese scorso.

"Perché Francesca, ne era certo, rappresentava per lui un pericolo. E con la sua avvenenza, l'avrebbe portato all'inferno."

Il libro è un retelling del delitto passionale più famoso d'Italia, immortalato per sempre dalla penna del sommo poeta nel canto V del suo Inferno.
Francesca da Rimini è una giovane fanciulla che, più che interessarsi alle arti che all'epoca avrebbero definito "femminili", è affascinata dai racconti di cavalieri senza macchia e di amori travolgenti. Quando Giovanni Malatesta, come premio per il proprio valore militare, chiede la sua mano, la giovane non sa cosa aspettarsi. Ma il giorno del suo matrimonio rimane come rapita alla vista di colui che dovrebbe essere il marito, ancora ignara che si tratti in realtà di Paolo, fratello del futuro sposo. È l'inizio della leggendaria storia d'amore, una storia conosciuta, ma che forse potreste imparare a vedere con occhi nuovi...

"Sapete bene che non otterreste nulla. È stato proprio lui a cederti, magnificando le caratteristiche del forno che ci vendeva."

Amici lettori, quando vedo questo tipo di libri (chi ha letto le mie recensioni in passato lo sa) sono sempre molto affascinato e molto spaventato. Sono storie entrate nell'immaginario collettivo dei più, diventate arte con la A maiuscola, così significative del mio vissuto che temo possano essere rovinate. Poi però Erika mi ha convinto a leggerlo e devo dire che merita un ringraziamento perché ne è valsa davvero la pena.

"Paolo e Francesca. Romanzo di un amore", su carta, non modifica nulla della storia "tradizionale". L'autore fa suoi i vari motivi introdotti da diversi grandi scrittori italiani: il matrimonio per procura, l’equivoco per cui Francesca si innamora di Paolo, la menomazione e la ferocia di Giovanni (o Gianciotto), la lettura su Lancillotto e Ginevra, l'infido spione che svela il tradimento, etc... 
Per questo libro vale l'affermazione: non importa cosa viene narrato, tutto è stato già raccontato, "non c'è nulla di nuovo sotto al sole", ma è come viene racconto che è importante. 
E Matteo Strukul ha fatto un lavoro a dir poco splendido. Ciò che più mi rimarrà di questo libro sono lo stile di scrittura, alcune tecniche narrative, i personaggi e il punto di vista della narrazione sulle vicende.

L'autore ha un modo di scrivere molto piacevole; ricorda fedelmente l'idioma dell'epoca nei dialoghi e nelle scene descrittive non è né troppo prolisso né troppo povero, soprattutto per quanto riguarda le descrizione del panorama naturale italiano o le caratteristiche fisiche dei personaggi.
Della gestione della narrazione ho trovato degno di nota i salti temporali tra una parte e l'altra. Come è stato scelto, ad esempio, di raccontare di sfuggita qualcosa che è successo, di ignorare totalmente dei passaggi o di lasciar comprendere al lettore cosa sia successo attraverso dialoghi che riguardano altro, mostra davvero grande abilità narrativa. A tratti si potrebbe definire cinematografica, in particolare mi riferisco all'inizio della parte seconda, tra le mie preferite.

Non c'è stato, poi, nessun personaggio che non mi sia piaciuto. Chiaramente su alcuni ci si concentra di meno, ma ognuno è particolare a modo suo. I personaggi principali, Francesca, Paolo, Giovanni, Cornelia, sono estremamente tridimensionali, in ogni aspetto. Di alcuni di loro sarei proprio curioso di conoscere la sorte anche dopo gli eventi del romanzo.
Mentre i secondari, come Malatestino, la famiglia Malatesta, i genitori di Francesca, la moglie di Paolo, sembrano incarnare più un personaggio-motivo, un tipo specifico, che una persona reale. Questo non è un difetto, sono perfetti in una storia del genere e la arricchiscono. Prendiamo Malatestino come esempio. Malatestino incarna i Motivi dell'amore non corrisposto e violento (Quasimodo, Frollo), il motivo della deformità dell'anima che si manifesta sul corpo (Calibano, Riccardo III, Capitan Uncino), l'opposto della kalokagathia. Il fatto che sia guercio da un occhio richiama una simbologia molto forte e una prefigurazione di quello che sarà il ruolo nella storia: senza un occhio non può vedere bene e se non si vede bene non si riescono a riconoscere le persone e a fare una buona scelta. 

Infine, il punto di vista della narrazione. Mi ricollego direttamente a quando parlavo del "come" qualcosa viene raccontato. È forse la cosa che ho amato di più. 
Gli eventi raccontati, ripeto, sono pari pari quelli che conosciamo già se abbiamo presente tutta la tradizione letteraria italiana (e non solo) su Paolo e Francesca. Nulla è aggiunto di nuovo, eccetto per la caratterizzazione e l'aggiunta di personaggi secondari. 
La grande novità sta nel punto di vista. Gli eventi sono quelli del 1200, i personaggi si comportano e pensano come persone del 1200, ma lo sguardo che giudica, il soffermarsi su alcuni aspetti più che su altri, è contemporaneo. Questo secondo me rende il libro davvero meritevole di essere letto e acquistato dai più. 
Forse la parte più bella, significativa ed esplicativa di quanto affermo si trova nella scena che segue il delitto. Sapendo ciò che sarebbe avvenuto mi era già venuta una lieve malinconia verso quei due personaggi che avevo imparato ad amare nel corso delle pagine, ma per come è stato trattato, sia l'avvenimento sia il seguito, è stata un'esperienza catartica, un'esperienza che mi non mi farà mai più pensare alla vicenda di Paolo e Francesca come esclusivamente tragica.

"Francesca da qualche parte, molto tempo prima, l'aveva stregato, quasi gli avesse mangiato il cuore. Aveva vinto lei."

L'unico difetto (ahimè) che posso trovare in questo libro sono, talvolta, le descrizioni, un  po' troppo oltre per i miei gusti personali, delle scene di passione, chiamiamole così. Ma le perdono facilmente. 

Libro consigliato vivamente a tutti. Alla prossima lettura!

Voto libro - 5











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