La sirenetta


Genere: Classici per bambini

Scritto da: Hans Christian Andersen 

29 novembre 2022


Una sirena deve aspettare di compiere quindici anni prima di poter salire in superficie e vedere da vicino gli umani. Quando finalmente arriva il suo turno, la figlia minore del re del Mare si innamora perdutamente di un principe. Per lui, la Sirenetta accetta di rinunciare alla sua coda e di perdere l'uso della voce... Un'edizione speciale, una nuova lettura della fiaba di Andersen alla luce delle lettere dello scrittore. Con le illustrazioni di Benjamin Lacombe, che firma anche una personale ed emozionante introduzione. Prefazione e postfazione di Jean-Baptiste Coursaud.

Salve a tutti lettori! Oggi vi parlo dell'ultimo libro dell'artista Benjamin Lacombe.
Mi riferisco alla sua interpretazione de "La Sirenetta" di Hans Christian Andersen, edito da Rizzoli, uscito il 29 novembre.

"Non conosco nessuno che l'abbia letta e non l'abbia trovata incredibilmente bella."

In questa edizione coloratissima, Benjamin Lacombe ci mostra il suo contributo al racconto che può essere definito il più noto e il più bello di Andersen: “La Sirenetta”. Una storia che fa parte dell'immaginario collettivo soprattutto grazie al film d'animazione Disney del 1989. 
La storia narra di una principessa sirena, da sempre affascinata dal mondo in superficie, che, dopo aver salvato un principe dall'annegamento, stringe un patto faustiano con una strega del mare per avere delle gambe umane, esplorare il mondo degli umani, essere amata dal principe e ottenere un'anima immortale. 
Al testo di Andersen si accompagnano delle lettere dello scrittore e ricchissime prefazioni e post-fazioni ad opera dell'esperto in lingue nordiche Jean Baptiste Coursard.

"Tutti quelli che ti vedranno ti diranno che sei la ragazza più bella che abbiano mai visto! Manterrei il tuo incedere leggero, e nessuna ballerina avrà un portamento più aggraziato del tuo."

Amici lettori, la mia venerazione immutata negli anni per questo racconto di Andersen vi è ormai nota, perciò devo dire che mi viene difficile essere completamente oggettivo, ma per amor di onestà vi prometto di cercare di esserlo il più possibile. Ritengo che per parlare di questa versione bisogni necessariamente scindere due cose: le illustrazioni e l'apparato paratestuale. Attraverso la disamina di questi due elementi si può parlare anche del terzo, della storia in sé.

Le illustrazioni.
Ormai il nome Benjamin Lacombe è sinonimo di qualità. Le sue illustrazioni sono arte pura e più di un suo libro fa parte della mia collezione personale. Con "La sirenetta" fa ancora un lavoro magistrale, dove la cosa che sorprende di più è la simbologia.
Si nota subito che questa Sirenetta è leggermente diversa dalle altre versioni che circolano in giro. Ha i capelli corti, il petto piatto, un aspetto androgino. L'aspetto della protagonista si confà perfettamente a quella che è l'intenzione di Lacombe, esplicita nella sua prefazione "La mia Sirenetta", ovvero quella di presentare la storia come una metafora dell'amore omosessuale che Andersen ha provato per Edvard Colllin. 
Eppure non è solo la Sirenetta il personaggio in cui il genere non è così ben definito. Lo stesso si può dire anche del principe, che in numerosi tavole presenta tratti femminili. 
Da un lato non ho apprezzato molto il design del personaggio principale, poiché ammetto di essere affezionato a quello con i lunghi capelli così come descritto da Andersen. Dall'altro, però, le forme del principe e della sirena sono perfette se si considera quelli che per gli studiosi sono stati i modelli sui cui Andersen ha basato questi personaggi. Nella Sirenetta, ovviamente, la critica vi ha trovato Andersen stesso (che qui è quello più marcato), ma anche Louise Collin (sorella di Edvard, anche lei amata dall'autore, con lievi problemi alle gambe), un uomo e una donna insieme.
Il principe, invece, risulta l'amalgama ancora dell'autore (sembra che come il principe, Hans abbia ignorato l'amore di Louise per lui e quando si sia innamorato di lei, lei non fosse più interessata), Louise Collin e Edvard Collin, anche qui abbiamo una donna e due uomini. 
Il richiamo alle fluidità di genere e alla sessualità è presente anche nei colori (il viola e il rosa fluo che rappresentano l'intersessualità) e nelle forme (la simbologia vaginale degli archi di corallo e dei fiori). 
È presente anche un omaggio al film Disney nella persona della strega del mare. Nella versione del 1989, infatti, il design di Ursula è ispirato da una famosa drag queen dell'epoca, Divine, e la fattucchiera di Lacombe è palesemente Divine in versione sirena. Oltretutto ricorda un pesce scorpione (nelle prime fasi di gestazione del personaggio, Ursula era stata dipinta come tale) e al posto dei serpenti marini e del rospo descritti da Andersen, si fa accompagnare da due murene (come i Flotsam e Jetsam disneyani). 

Sempre legato alla sfera sentimentale appartengono la scelta di popolare molte pagine con delle meduse, simbolo di sensualità e passione amorosa e una tavola del principe e della sirena stretti in un abbraccio che ricalca "Der Kuss", il bacio di Gustav Klimt. L'altra simbologia che ci interessa è quella mitologico-religiosa. È il caso delle sorelle della Sirenetta, che quando non si stringono in un abbraccio sensuale, si aggrappano a degli scheletri  umani o tentano di sedurre la protagonista verso il male. Un perfetto riferimento alle sirene di derivazione classica, ammaliatrici, femme fatale, sensuali, letali. 

E poi c'è la mia tavola preferita: quella in cui la sirenetta si stringe al principe rappresentato come il Cristo crocifisso. La preferisco perché è stata inaspettata. In un'edizione il cui intento chiarissimo era quello di concentrarsi sull'aspetto biografico e sentimentale della storia, non mi aspettavo di vedere un riferimento a un'altra chiave di lettura indispensabile del racconto: la componente spirituale, cristiana e cristologica della vicenda e della protagonista. 
Ci sarebbe ancora tanto altro da dire, magari sulla reggia del re del mare, sui disegni del cuore della sirena, ma rischio di far diventare questa recensione decisamente troppo lunga.

L'apparato paratestuale: l'edizione in genere.
“La Sirenetta" è una storia che fin dalla sua pubblicazione, nel 1837, ha viaggiato per molti paesi e molte lingue, trasformandosi in una varietà di forme, conquistandosi tanti lettori, spettatori e ammiratori in tutto il mondo. Le ragioni per questo successo clamoroso possono essere molteplici, come per esempio il fatto che la storia parli a tutti coloro che hanno sempre desiderato far parte di un altro mondo, che si sono visti  fuori posto nel loro mondo e che nella vita hanno voluto più di quello che la realtà  stava mettendo loro davanti. È impossibile negare che ognuno di noi, prima o poi, nella propria esperienza si ritrova a vivere tutto ciò, per questo la storia è una storia per tutti, che parla a tutti. 
Indubbiamente, tra coloro che si ritrovano a vivere in maniera più radicalizzata queste sensazioni, ci sono le persone che fanno parte della comunità LGBT+. La storia è molto cara alle persone queer. Basti pensare che la sirena è diventata il simbolo di numerose iniziative di persone transgender: la condizione di gender-dysmorphia delle persone trans rimanda alla dualità della fanciulla caudata di Andersen e al suo desiderio di avere le gambe. Se poi a ciò aggiungiamo il fatto che l'autore de "La Sirenetta" era egli stesso queer, il legame potrebbe risultare addirittura più forte. 

Siffatta edizione della storia di Andersen è fortemente improntata a sottolineare e a mostrare la queerness del racconto. Giustamente aggiungo io, poiché per troppo tempo questa lettura è stata fortemente ignorata dalla critica. Lacombe lo fa servendosi delle lettere dello stesso Andersen, di cui però forse solo una risulta esplicitamente romantica nei confronti di Edvard Collin, e della postfazione di Jean Baptiste Coursard. 
Le lettere sono un bellissimo omaggio alla vita dell'autore; la prefazione e la postfazione, che contengono riferimenti ad altre lettere di Andersen su "La Sirenetta", per me costituiscono il pregio più grande di tutto il libro. 

Però devo gettare anche delle luci su quelle che considero le criticità di questa edizione e di questo intento. Innanzitutto, per amor di oggettività, va detto che, in base a tutte le prove e gli studi raccolti fino ad oggi, la maggioranza degli esperti concorda su due fatti: 
1) Hans Christian Andersen di sicuro non era eterosessuale né omosessuale, ma bisessuale/asessuale.
2) "La Sirenetta " non è una metafora dell'amore di Andersen per Collin, e se anche lo fosse, non è l'unica né la prima chiave di lettura della storia.
Descrivendo "La Sirenetta" come l'allegoria di un amore omosessuale vissuto dallo scrittore, si porta via tanto altro. Così facendo riduciamo le altre esperienze sentimentali dello scrittore, ma soprattutto ci fissiamo sull'amore e non su un altro aspetto importantissimo nella vita dell'autore: l'ottenimento dell'immortalità attraverso la fama letteraria e il riconoscimento, che è stato il punto fisso di Andersen, il figlio di un povero ciabattino. 
Allo stesso tempo, se consideriamo, come in alcuni punti il libro suggerisce, Andersen come la Sirenetta e basta, si rischia di ignorare la Sirenetta come donna, che è importantissimo per la svolta femminista rappresentata dal racconto.
Oltretutto non si considera un'altra lettera di Andersen, di cui è presente un estratto in questa edizione: 

"Non ho mai concesso alla sirena, a differenza di La Motte Fouquè in Ondina, di ottenere un'anima immortale che dipendesse da un'altra creatura, dall'amore di un essere umano."

Nella versione integrale di questa lettera, Andersen identifica la sua protagonista come altro rispetto a sé e completamente femminile, a differenza di sé stesso (al quale si riferisce come maschile, anche se talvolta parla di semi-femminilità del suo carattere). 
Nello stesso discorso rientra anche "il finale cancellato" di Andersen. Queste poche righe presentano la protagonista che dice che aspetterà il principe in Paradiso. 
La sua presenza è giustificata da un'epigrafe, tratta da un'altra lettera di Andersen, dove l’autore dice che hanno più importanza le cose che cancella di quelle che lascia, in particolare quando parla di qualcuno che ama. 
Questo però non è il caso de "La Sirenetta"! Non perché sia sbagliato considerare la storia come una versione romanzata del suo amore per un altro uomo (questo è un livello di lettura della storia che consciamente o inconsciamente ha influenzato il racconto e va riconosciuto). L'errore è nel considerare la storia una storia d'amore di una persona verso un'altra. "La Sirenetta" è questo, ma solo per un 30%. 
Sono anni che si dice che sia una fiaba antifemminista perché è la storia di una donna che si mutila per un uomo. Andersen, con ogni probabilità, ha cancellato questo finale proprio in virtù di quanto diceva nel passaggio menzionato. Se proprio vogliamo considerare "La Sirenetta" secondo i criteri del biografismo, allora dobbiamo dire che il finale è quello che è perché Andersen alla fine ha capito che non c'è bisogno del riconoscimento di altre persone che non siano te stesso o Dio per ottenere il tuo posto nel mondo.

Detto ciò, vi chiedo scusa se mi sono dilungato troppo. Tento di concludere aggiungendo che nonostante i difetti che ho menzionato, questo libro rimane comunque una delle edizioni migliori qui in Italia. 
Nel caso poi vogliate conoscere le fonti di questa mia recensione e approfondire questa o altre chiavi di lettura della storia, vi consiglio tre letture: "La Sirenetta. Iconografia di una fiaba" di Denise Sarecchia, "The Pleasures of Metaphorsis. Japanese and English Fairy Tale Transformations of The Little Mermaid" di Lucy Fraser e "Splash: 6 views of The Little Mermaid" a cura dell'Università dell'Illinois.

Voto libro - 4.5










 

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