Il filo del cuore


Scritto da: Thomas Hettche

Genere: Narrativa per ragazzi

Dal 1 febbraio

Dopo aver assistito a uno spettacolo al teatro delle marionette di Augusta, in Baviera, una ragazzina scopre una porta nascosta e come Alice entra in un mondo meraviglioso, la soffitta di quel teatro, dove la aspettano “la signora Wutz e il pinguino Ping, il varano Schusch con il suo berretto, l’elefante marino e il gatto con gli stivali, e tra tutti quegli animali, il professore Habakuk Tibatong e Aladino, Naso nasaccio, Fata Piumetta e il brigante Ozziplozzi, la piccola strega, Zoppo Trump, il piccolo principe con la volpe, Seppel e la nonna, il maresciallo Diplomesso e Jim Bottone”. Ma soprattutto lì c’è la donna che ha creato queste marionette, Hatü, pronta a raccontare la propria storia. Tutto ha avuto inizio durante la Seconda guerra mondiale, quando Walter e Rose Oehmichen decidono di allestire uno spettacolo di marionette per le loro figlie. Il teatrino viene distrutto durante un bombardamento nel 1944, ma come tutte le storie belle, anche questa non finisce lì.

Salve lettori,
oggi vi parlo di “Il filo del cuore” di Thomas Hettche, edito da Bompiani, che ringrazio per la copia.

La storia inizia nel presente al termine di uno spettacolo di marionette, quando una bambina, per sfuggire al padre, scopre una porta segreta. Nel buio più assoluto e tra vari burattini compare un’altra ragazza. La bambina non la conosce, ma non si spaventa, anzi ne rimane affascinata, tanto che resta lì ad ascoltare la storia di Hatu e di come nasce il teatro Augsburger Puppenkiste.

“Il filo del cuore” è un romanzo storico ambientato tra il passato e il presente, la cui storia è stata ispirata dalla famosa famiglia che fondò il teatro delle marionette in Germania nel 1953, appunto l’Augsburger Puppenkiste.
L’autore crea un ambiente magico grazie alle marionette, ispirato inoltre a molte opere letterarie famose come “Il piccolo principe”, “Hansel e Gretel”, “Le avventure di Jim Botton” e tanti altri.
Ma non finisce qui, perché la storia nel passato è ambientata durante la Seconda guerra mondiale, quindi leggeremo anche delle varie difficoltà dell’epoca.

“Ma un sipario non dovrebbe essere rosso?" domanda Ulla.
Il padre scuote la testa.
"Nel teatro degli uomini sì, perché rosso è il colore del nostro sangue. Le marionette però non hanno sangue. Il loro teatro ha il colore del cielo.”

Lo stile dell’autore non può essere giudicato, si nota la sua bravura sin da subito, infatti il libro si rivela molto scorrevole.
Ma non è tutto, il libro presenta una piacevole armonia tra i colori: il presente viene narrato con il colore rosso e ricorda molto “La storia infinita”, mentre il passato, la storia di Hatu, viene raccontata in blu.

Nonostante tutti questi elogi e la bella storia, non mi sono sentita presa dal romanzo.
Non conoscevo la storia del teatro delle marionette, l’ho scoperta alla fine del libro e ho subito fatto qualche ricerca. Di solito le storie basate su quelle vere le apprezzo particolarmente, ma questa non è riuscita a sorprendermi tanto.

Non tutte le storie che leggiamo le viviamo allo stesso modo, in questo caso, per me, è andata così, ma ne riconosco gli aspetti positivi. Spero comunque che lo leggiate, magari a voi piacerà tanto.

Margaret

Voto libro - 3











 

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