Connect
Genere: Thriller
Autore: Julian Gough
Colt è un adolescente timido e introverso, dotato di un’intelligenza fuori dal comune. Figlio unico di genitori divorziati, trascurato dalla madre Naomi, brillante biologa, e dal padre Ryan, collaboratore di una misteriosa agenzia governativa, trascorre molto del suo tempo immerso nella realtà virtuale. Come buona parte delle persone affette da autismo, conduce una vita semplice, scandita da abitudini sempre uguali, finché un giorno le cose iniziano a complicarsi. In un impeto di entusiasmo, decide di inviare di nascosto l’innovativo studio a cui sua madre sta lavorando a una conferenza biotech a New York. Da quel momento, le paure più angosciose di Naomi diventano realtà innescando una serie di eventi catastrofici. Preceduto dall’agenzia governativa per cui lavora, Ryan piomba nelle loro vite: pretende di avere le ricerche di Naomi e anche suo figlio. La vita stessa di Colt è ora in pericolo e tocca a sua madre decidere fin dove sarebbe disposta a spingersi pur di proteggerlo… Ucciderebbe un uomo? Distruggerebbe il suo mondo? Annienterebbe tutto ciò in cui crede?
Salve, cari lettori.
Oggi cambieremo completamente genere e ci immergeremo in quello che è stato definito un techno-thriller, di cui capirete meglio la definizione andando avanti con la recensione.
Il libro in questione è “Connect” di Julian Gough, pubblicato da Fanucci.
Siamo in un futuro prossimo non meglio precisato, dove la tecnologia ha fatto passi avanti nell’affiancare l’essere umano nella vita di tutti i giorni, con automobili completamente automatizzate e sistemi di gioco all’avanguardia.
Colt è un adolescente insolito, chiuso in se stesso, che vive con la madre Naomi nella periferia di Las Vegas, nuovo centro pulsante di laboratori e ricerca scientifica.
Qui Naomi porta avanti una ricerca di estremo valore e divide il suo tempo tra il suo lavoro e l’occuparsi del figlio da madre separata.
Colt però non è un ragazzo come gli altri; è molto intelligente ma affetto da sindrome autistica, quindi spesso non riesce a comprendere il mondo che lo circonda ed è costretto ad affidarsi totalmente a sua madre per la sua sopravvivenza, trovando più semplice immergersi completamente nella realtà virtuale del gioco che ha contribuito a creare.
Spinto dal desiderio di comprendere il cosiddetto mondo reale, decide di mettere mano alle ricerche di Naomi e applicarle a se stesso, in un tentativo utopistico di migliorarsi nell’unico modo che conosce, tramite la logica e la tecnologia. Purtroppo, una volta messo in moto, il meccanismo non è reversibile e Naomi dovrà intervenire ancora una volta per proteggere suo figlio, da se stesso e da tutti coloro che potrebbero mettere le mani sulla sua ricerca.
Vorrei partire con una precisazione.
Prima d’iniziare questo libro non avevo idea di cosa potesse significare il termine techno-thriller.
Nella mia mente mi ero immaginata un classico thriller a tema tecnologico, ma questo va oltre ogni aspettativa.
Si tratta sicuramente di un libro non di facile lettura, scritto utilizzando dei linguaggi specialistici presi in prestito da testi biologici, scientifici, tecnici e tecnologici, e inaspettatamente anche etico e religiosi.
Inoltre, come introduzione di ognuna delle dodici parti in cui il testo è suddiviso, sono poste delle citazioni tratte da filosofi e scrittori che vanno viste come metafore del tema trattato. Il romanzo inizia con una precisazione sul narratore, che non è fisicamente colui che scrive il libro, ma rimane misterioso e ci promette che tutto verrà chiarito alla fine, e questo ve lo confermo, perché nonostante si tratti di un libro complesso, è vero che alla fine questo mistero viene svelato.
Ho apprezzato la parte più umana del thriller, quella che parla del rapporto tra madre e figlio o delle difficoltà d’interazione di Colt con gli altri.
Naomi è una donna sola e piena di debolezze, che soffre la solitudine della sua condizione, non solo fisica, del vivere nell’isolamento del deserto del Nevada, ma anche psicologica, nel sentirsi l’unica persona da cui suo figlio dipende totalmente.
Si sacrifica per garantirgli una routine di cui ha estremo bisogno per non cadere vittima di una delle sue crisi e mal sopporta la sua totale dipendenza dal mondo virtuale.
Per quanto riguarda Colt, è stato interessante leggere del suo desiderio di comprendere le complesse interazioni sociali e molto spesso l’ho paragonato mentalmente a un computer che cerca di imparare i sentimenti basilari umani. Ci sono dei passaggi molto profondi con degli importanti messaggi, quasi come un viaggio fisico e mentale verso l’umanità ponendo degli interrogativi sull’etica della scienza e dello sviluppo tecnologico che non vanno considerati scontati.
In conclusione, si tratta di una delle recensioni più difficili che abbia mai scritto. Durante la lettura mi sono ritrovata più e più volte con gli occhi pesanti e in serie difficoltà a continuare, soprattutto nella prima parte, che è la più pesante e lenta.
Proseguendo penso di aver capito lo scopo dell’autore nella scelta di un linguaggio così ostico, sicuramente fondamentale al genere, ma non penso sia un libro da consigliare a chiunque, trattandosi anche di un volume di più di 500 pagine, quindi non proprio piccolo.
Se siete amanti del genere tecnologico, con riferimenti ad hackers, futurismi e programmazione, magari dovreste dargli una chance, ma in caso contrario forse dovreste cercare altro.
voto libro - 3 Bello
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