Come fermare il tempo
Genere: Narrativa
Autore: Matt Haig
29 Agosto
Pensate a un uomo che dimostra quarant’anni, ma che in realtà ne ha più di quattrocento. Un uomo che insegna storia nella Londra dei giorni nostri, ma che in realtà ha già vissuto decine di vite in luoghi e tempi diversi. Tom ha una sindrome rara per cui invecchia molto lentamente. Ciò potrebbe sembrare una fortuna… ma è una maledizione. Cosa succederebbe infatti se le persone che amate invecchiassero normalmente mentre voi rimanete sempre gli stessi? Sareste costretti a perdere i vostri affetti, a nascondervi e cambiare continuamente identità per cercare il vostro posto nel mondo e sfuggire ai pericoli che la vostra condizione comporta. Così Tom, portandosi dietro questo oscuro segreto, attraversa i secoli dall’Inghilterra elisabettiana alla Parigi dell’età del jazz, da New York ai mari del Sud, vivendo tante vite ma sognandone una normale. Oggi Tom ha una buona copertura: insegna ai ragazzi di una scuola, raccontando di guerre e cacce alle streghe e fingendo di non averle vissute in prima persona. Tom deve a ogni costo difendere l’equilibrio che si è faticosamente costruito. E sa che c’è una cosa che non deve assolutamente fare: innamorarsi.
Come fermare il tempo è una storia folle e dolceamara su come perdere e poi ritrovare se stessi, sull’inevitabilità del cambiamento
e sul lungo tempo necessario per imparare a vivere. Una storia bellissima in cui riconoscersi, per piangere su tutto ciò che perdiamo e per rallegrarci delle meraviglie della vita.
Buongiorno, lettori!
Questa settimana ho spulciato un po’ la mia lista dei libri che avevo segnato ‘to read’ su Goodreads e non mi sono sorpresa a constatare che era davvero chilometrica, quindi ho deciso di recuperare qualcosa entro la fine dell’anno e la mia attenzione si è focalizzata su questo romanzo.
Lo avevo adocchiato all’uscita, aveva fatto un po’ di clamore e in molti ne avevano parlato bene, quindi ho deciso di intraprendere questa lettura per potermi fare un’opinione mia. Sto parlando di “Come fermare il tempo” di Matt Haig, uscito lo scorso agosto e che dalla trama mi aveva subito incuriosita.
Con questo libro mi sono permessa una pausa dai romanzi young adult che sto leggendo in queste ultime settimane, per approdare a una lettura un po’ più matura e dalla narrazione più articolata, senza tuttavia abbandonare la componente fantasy che tanto amo e che anche qui è presente.
Il libro parla e ripercorre in parte la storia della lunga vita di Tom, il nostro protagonista assoluto, un uomo che ha vissuto innumerevoli vite ed è stato chiamato con tanti nomi. Al giorno d’oggi dimostra quarant’anni, ma in realtà è nato nel 1581 e ne ha più di quattrocento di anni.
Tom non è immortale, è solo molto vecchio. Ha una strana disfunzione non riconosciuta dalla scienza che lo fa invecchiare molto più lentamente del normale scorrere del tempo.
Il romanzo è diviso in vari capitoli in cui ci troviamo in epoche diverse, in ognuna delle quali il punto centrale è Tom e le varie situazioni che ha vissuto. Lo vediamo da giovane, quando aveva appena appreso di essere diverso, mentre tutti gli altri lo osservavano timorosi credendo che sotto la sua eterna giovinezza ci sia un qualche tipo di incantesimo o di patto con il diavolo. Poi lo vediamo ai giorni nostri, consumato dai ricordi che si accavallano nella sua mente, mentre insegna storia in un liceo di Londra. E ancora lo scenario cambia e lo vediamo in viaggio sulla nave del capitano Cook verso Tahiti, a Parigi nell’era del jazz a suonare il piano in uno dei più famosi locali del tempo, nella Londra elisabettiana mentre lavora come musicista per William Shakespeare, e altri piccoli frammenti di una lunga e tortuosa vita.
Ma ad ogni epoca in cui leggevo di lui mi sembrava di avere a che fare con una persona diversa. Leggevo del giovane e ingenuo Tom del ‘600 che, nonostante fosse timoroso della vita difficile che gli si prospettava davanti, era felice e ebbro di speranza. Innamorato della sua Rose, avrebbe voluto superare ogni difficoltà insieme a lei, ma mentre per lei gli anni passavano, la faccia di Tom rimaneva quella di un giovane e, nonostante i mille propositi, la paura per l’incolumità della sua famiglia era troppo grande e fu costretto a lasciare la moglie e la figlia.
Quando quella vita finì, di lui non era rimasto che briciole e per ogni decennio che passava il dolore per quella perdita non accennava a diminuire. Leggiamo di come la sua anima sia stata sempre più logorata dalla perdita dei suoi unici affetti, leggiamo della sua solitudine e della sua incessante ricerca alla domanda principe di ogni esistenza, “perché?”.
Anni dopo si era aggrappato all’unica cosa che ancora lo faceva sentire umano: la musica. Ma anche quella, con il passare dei secoli, lo aveva logorato sempre di più e ha dovuto abbandonarla per non impazzire dal dolore.
Oggi Tom non ha uno scopo nella vita, non si concede di affezionarsi o amare nessuno dopo Rose e sua figlia. È membro di un gruppo formato da uomini e donne che soffrono di questa strana disfunzione, infatti scopriamo che anni prima fu contattato da Hendrich, il fondatore di questa società, che lo accoglie e gli mostra la verità. Tom si unisce ed accetta le regole, finalmente scopre che non è l’unico e che esistono altri come lui che tra loro si chiamano Albatros, che la loro esistenza deve essere nascosta agli occhi delle ‘effimere’, gli umani che non vivono a lungo come loro. La società degli Albatros gli concede protezione, appoggio e denaro, in cambio di assoluta segretezza e fedeltà e ogni 8 anni deve svolgere un piccolo compito per loro.
Ma mentre la lettura continua, noi ci chiediamo da cosa davvero la società deve proteggere tutti. Hendrich, in apparenza benefattore degli Albatros, è un personaggio oscuro che non sappiamo bene inquadrare e che non racconta tutta la verità.
Amici lettori, mi ritrovo spesso a leggere di libri molto pubblicizzati e acclamati, a volte questo clamore ha un fondamento, altre meno. In questo caso sono rimasta soddisfatta della lettura, ma forse mi aspettavo qualcosina di più.
Lo stile dell’autore mi è piaciuto molto, così come mi è piaciuto l’ampio spazio che ha lasciato all’introspezione e ai pensieri di Tom, che è risultato un personaggio reale e veritiero. Purtroppo, dando molto spazio a lui, ne hanno risentito gli altri, ma non lo vedo come un punto negativo poiché questo libro aveva lo scopo di raccontare la sua vita e soprattutto la pesantezza che questa esistenza quasi eterna porta al protagonista, tutto il resto è solo un contorno.
Però ho trovato il finale frettoloso, il colpo di scena che aspettavamo da tutto il romanzo è passato subito in secondo piano senza concederci il tempo di assaporarlo. Nel complesso è stata una bella lettura e la consiglio a chi è incuriosito dalla trama.
A presto con nuove letture!
Questa settimana ho spulciato un po’ la mia lista dei libri che avevo segnato ‘to read’ su Goodreads e non mi sono sorpresa a constatare che era davvero chilometrica, quindi ho deciso di recuperare qualcosa entro la fine dell’anno e la mia attenzione si è focalizzata su questo romanzo.
Lo avevo adocchiato all’uscita, aveva fatto un po’ di clamore e in molti ne avevano parlato bene, quindi ho deciso di intraprendere questa lettura per potermi fare un’opinione mia. Sto parlando di “Come fermare il tempo” di Matt Haig, uscito lo scorso agosto e che dalla trama mi aveva subito incuriosita.
Con questo libro mi sono permessa una pausa dai romanzi young adult che sto leggendo in queste ultime settimane, per approdare a una lettura un po’ più matura e dalla narrazione più articolata, senza tuttavia abbandonare la componente fantasy che tanto amo e che anche qui è presente.
Il libro parla e ripercorre in parte la storia della lunga vita di Tom, il nostro protagonista assoluto, un uomo che ha vissuto innumerevoli vite ed è stato chiamato con tanti nomi. Al giorno d’oggi dimostra quarant’anni, ma in realtà è nato nel 1581 e ne ha più di quattrocento di anni.
Tom non è immortale, è solo molto vecchio. Ha una strana disfunzione non riconosciuta dalla scienza che lo fa invecchiare molto più lentamente del normale scorrere del tempo.
Il romanzo è diviso in vari capitoli in cui ci troviamo in epoche diverse, in ognuna delle quali il punto centrale è Tom e le varie situazioni che ha vissuto. Lo vediamo da giovane, quando aveva appena appreso di essere diverso, mentre tutti gli altri lo osservavano timorosi credendo che sotto la sua eterna giovinezza ci sia un qualche tipo di incantesimo o di patto con il diavolo. Poi lo vediamo ai giorni nostri, consumato dai ricordi che si accavallano nella sua mente, mentre insegna storia in un liceo di Londra. E ancora lo scenario cambia e lo vediamo in viaggio sulla nave del capitano Cook verso Tahiti, a Parigi nell’era del jazz a suonare il piano in uno dei più famosi locali del tempo, nella Londra elisabettiana mentre lavora come musicista per William Shakespeare, e altri piccoli frammenti di una lunga e tortuosa vita.
Ma ad ogni epoca in cui leggevo di lui mi sembrava di avere a che fare con una persona diversa. Leggevo del giovane e ingenuo Tom del ‘600 che, nonostante fosse timoroso della vita difficile che gli si prospettava davanti, era felice e ebbro di speranza. Innamorato della sua Rose, avrebbe voluto superare ogni difficoltà insieme a lei, ma mentre per lei gli anni passavano, la faccia di Tom rimaneva quella di un giovane e, nonostante i mille propositi, la paura per l’incolumità della sua famiglia era troppo grande e fu costretto a lasciare la moglie e la figlia.
Quando quella vita finì, di lui non era rimasto che briciole e per ogni decennio che passava il dolore per quella perdita non accennava a diminuire. Leggiamo di come la sua anima sia stata sempre più logorata dalla perdita dei suoi unici affetti, leggiamo della sua solitudine e della sua incessante ricerca alla domanda principe di ogni esistenza, “perché?”.
Anni dopo si era aggrappato all’unica cosa che ancora lo faceva sentire umano: la musica. Ma anche quella, con il passare dei secoli, lo aveva logorato sempre di più e ha dovuto abbandonarla per non impazzire dal dolore.
Oggi Tom non ha uno scopo nella vita, non si concede di affezionarsi o amare nessuno dopo Rose e sua figlia. È membro di un gruppo formato da uomini e donne che soffrono di questa strana disfunzione, infatti scopriamo che anni prima fu contattato da Hendrich, il fondatore di questa società, che lo accoglie e gli mostra la verità. Tom si unisce ed accetta le regole, finalmente scopre che non è l’unico e che esistono altri come lui che tra loro si chiamano Albatros, che la loro esistenza deve essere nascosta agli occhi delle ‘effimere’, gli umani che non vivono a lungo come loro. La società degli Albatros gli concede protezione, appoggio e denaro, in cambio di assoluta segretezza e fedeltà e ogni 8 anni deve svolgere un piccolo compito per loro.
Ma mentre la lettura continua, noi ci chiediamo da cosa davvero la società deve proteggere tutti. Hendrich, in apparenza benefattore degli Albatros, è un personaggio oscuro che non sappiamo bene inquadrare e che non racconta tutta la verità.
Amici lettori, mi ritrovo spesso a leggere di libri molto pubblicizzati e acclamati, a volte questo clamore ha un fondamento, altre meno. In questo caso sono rimasta soddisfatta della lettura, ma forse mi aspettavo qualcosina di più.
Lo stile dell’autore mi è piaciuto molto, così come mi è piaciuto l’ampio spazio che ha lasciato all’introspezione e ai pensieri di Tom, che è risultato un personaggio reale e veritiero. Purtroppo, dando molto spazio a lui, ne hanno risentito gli altri, ma non lo vedo come un punto negativo poiché questo libro aveva lo scopo di raccontare la sua vita e soprattutto la pesantezza che questa esistenza quasi eterna porta al protagonista, tutto il resto è solo un contorno.
Però ho trovato il finale frettoloso, il colpo di scena che aspettavamo da tutto il romanzo è passato subito in secondo piano senza concederci il tempo di assaporarlo. Nel complesso è stata una bella lettura e la consiglio a chi è incuriosito dalla trama.
A presto con nuove letture!
Voto libro - 4 Bellissimo
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