La candidata perfetta


Genere: Thriller

Autore: Greer Hendricks - Sarah Pekkanen

30 Aprile



Eminente psichiatra di New York cerca donne tra i 18 e i 32 anni per uno studio su etica e morale.
Compenso generoso. Anonimato garantito.
Una sola richiesta: sincerità assoluta.

Quando Jessica Farris, make-up artist squattrinata, accetta di partecipare a uno studio condotto da un certo dr. Shields, misterioso psichiatra della New York University, non sa bene cosa immaginarsi. Ma in fondo a lei interessa più che altro il compenso "generoso", e forse il brivido della novità: la sua vita è fatta di corse su e giù per Manhattan a truccare studentesse per le loro notti pazze, di tranquille serate in compagnia del suo cane e poco altro.
Eppure, nel momento in cui mette piede nell'aula 214 - una stanza asettica con soltanto un computer accesso, su cui lampeggia un: Benvenuta, Soggetto 52 - qualcosa le dice che forse è stata troppo avventata. Sincerità assoluta: ne sarà capace?
Ti senti in colpa se dici una bugia? Hai mai fatto molto male a qualcuno a cui tieni? Spieresti i messaggi del tuo partner? Pian piano, le domande del fantomatico dr. Shields si fanno più incalzanti, più personali, più pericolose. È come se avesse capito tutto di Jess: quello che pensa, quello che nasconde. E quando le chiederà di passare dall'aula 214 al mondo reale, per lei sarà già troppo tardi per sottrarsi al gioco.
Perché Jessica Farris è la candidata perfetta per quello che il dr. Shields ha in mente. Almeno finché, ormai prigioniera di una sottile rete di lusinghe, dipendenza, e ossessione, Jess non scoprirà che la stessa sorte è toccata a qualcun'altra prima di lei...


Salve lettori!
Negli ultimi tempi mi sono un po’ allontanata dal thriller, risucchiata dalle meravigliose uscite fantasy in inglese, ma la CE Piemme mi ha convinta a tornare nel mondo della suspense con la trama de “La candidata perfetta” di Sarah Pekkanen e Greer Hendricks, uscito il 30 aprile.
Probabilmente conoscete già le due autrici in quanto l’anno scorso Piemme ha pubblicato il loro thriller “La moglie tra di noi”.

Jessica Farris vive a New York, fa la truccatrice per un’agenzia che la manda in casa delle donne newyorkesi, che desiderano trasformarsi, almeno per una sera. Nonostante questo non sia il suo sogno, Jessica mette comunque tutta sé stessa in questa professione, cercando di fare un lavoro adatto al viso delle sue clienti. Ma questo comunque non le consente di stare tranquilla economicamente parlando, poiché oltre alla sua vita a New York, di nascosto copre anche le spese mediche della sorella disabile.
Per questo, quando a casa di una sua cliente si affaccia la possibilità di guadagnare qualche soldo facile, nonostante dovrebbe coglierla in modo disonesto, Jess si domanda quanto è disposta a fare per il denaro che tanto le serve.
Mentre la ragazza che sta truccando si ammira in bagno, prende il suo telefono e riascolta il messaggio vocale che le indica la data e il luogo in cui andare per partecipare ad un seminario sulla morale e guadagnare così 500 dollari.
Jess, sostituendo quella ragazza, ha innescato una bomba di cambiamenti inaspettati nella ricerca della dottoressa Shield... e nella sua vita.
Iniziato come un questionario sulla morale a cui rispondere con l’assoluta verità, date le risposte ottenute, la ricerca si amplifica, sfociando sul piano pratico.
Per cifre superiori a quella iniziale, Jess si ritroverà prima a confessare tutti i suoi segreti alla dottoressa Shield nel suo studio, poi a fare commissioni, poi a trovarsi in luoghi precisi e recitare una parte che non le va tanto a genio.
Ma lo fa comunque, perché con la dottoressa si è creato questo strano rapporto di confidenza e sicurezza.
Nonostante ciò che le ha raccontato, la dottoressa Shield l’ha capita, consolata, l’ha rassicurata e assolta. Per questo Jess non vuole deluderla, farebbe di tutto per sentire parole di approvazione da parte sua, per continuare ad essere la persona che le fa comparire sul volto quell’espressione soddisfatta.
Ma quando questi esperimenti sociali sulla morale e l’etica si spingono troppo oltre, Jess si rende conto di essere rimasta intrappolata in una ragnatela molto più grande, complessa e appiccicosa, circondata non da uno, ma forse da più nemici pronti a sbranarla non appena si arrenderà.
Ma se c’è una cosa che Jess ha imparato dai suoi errori è reagire. E con forza di volontà e furbizia lotterà fino alla fine, consapevole che se le cose andranno male potrebbe essere definitiva.

Lettori, “La candidata perfetta” non è stato il thriller che mi sarei aspettata.
Mi ero fatta un’idea differente dalla trama, ma la storia ha preso una strada inaspettata che mi ha tenuta incollata alle pagine giorno e notte.
Le scrittrici hanno intrapreso un percorso e l’hanno portato avanti magistralmente.
Quello che sembrava essere iniziato come un semplice questionario sul comportamento umano in determinate situazioni, comunque con domande molto personali e particolari, si trasforma molto presto in qualcosa di strano, che puzza di bruciato.
Jess viene pagata per andare in terapia da una psicologa famosissima e molto costosa, e lei in cambio le chiede di mettere alla prova altre persone.
Quello che tiene il lettore in ansia è il motivo per cui la dottoressa porta avanti questo esperimento.
Il lettore percepisce che c’è qualcosa sotto che va oltre la ricerca accademica, che prende vita da un dolore personale.
La cosa che ho apprezzato è che la storia è raccontata sia da Jess che dalla dottoressa, questo ci consente di scoprire molte carte, ma non è detto che ci permettano di chiudere la partita.
Anzi, ad ogni capitolo della dottoressa ci vengono dati nuovi elementi che infittiscono la trama, ma che ci chiariscono anche la storia.
I capitoli da punto di vista di Jess sono in prima persona; camminiamo per le strade di New York con lei, recitiamo e cerchiamo di capire la situazione.
In quelli della dottoressa Shield, invece, abbiamo un narratore esterno e quindi un racconto in terza persona, e mentre questo tipo di narrazione ci fa comprendere meglio il personaggio, confonde anche il lettore, in quanto la dottoressa si riferisce in terza persona sia a Jess che a se stessa e a volte risulta difficile capire chi stesse facendo cosa.
Ma tutto sommato ho apprezzato la diversa narrazione dei due personaggi perché ha aiutato a definirli caratterialmente.
Jess è una ragazza che ha commesso degli errori e ha mentito per non affrontare le conseguenze, ha subito una violenza e non ha parlato perché sapeva che non le avrebbero creduto, è una giovane donna che cerca di fare carriera in un mondo che tenta solo di schiacciarla.
Quando incontra la dottoressa Shield, sboccia: si confida, si sente più leggera, più meritevole.
Una cosa che le scrittrici hanno fatto benissimo è stato descrivere il cambiamento di Jess. Non è stato eclatante, ma si notava nei gesti, nelle parole, nei comportamenti quando si trovava in compagnia della dottoressa. È stato impressionante rendersi conto dei piccoli elementi differenti in Jess nel corso della storia, tutti dovuti al suo desiderio di accontentare una persona che è riuscita ad avvilupparla in pochissimo tempo.
Stesso ragionamento vale per il punto di vista della dottoressa. Quella narrazione impersonale rende perfettamente il carattere freddo e apatico della dottoressa verso la ragazza che farebbe di tutto per lei, mette in risalto la sua mente analitica e diabolica, malvagia, ma molto affascinante.

“Nella vita di ognuno ci sono momenti cruciali – a volte sembrano scherzi del destino, a volte frutti di un disegno preordinato – che modellano e, da ultimo, cementano il percorso dell’esperienza. Sono momenti unici per ciascun individuo, come i filamenti del DNA: nei casi migliori si ha la sensazione di essere catapultati nel firmamento, all’estremo opposto ci si sente affondare nelle sabbie mobili.”

Si creano dei giochi di potere mentali interessanti e affascinanti da osservare, e, quando le motivazioni di tutto ciò vengono a galla, è impressionante e quasi assurdo rendersi conto di quello a cui la mente delle persone può dare vita.
Non c’è una suspense pesante nel libro, di quella che ti tiene con il fiato sospeso. La curiosità deriva dall’andamento di questi esperimenti sulla morale, dalla voglia di capire la motivazione reale per cui la dottoressa li porta avanti, di capire la mente contorta dei personaggi e quanto sono disposti a spingersi per riavere ciò che pensano gli sia stato tolto.
La storia lascia anche da pensare, in quanto sono le azioni che consideriamo più banali a scatenare le reazioni peggiori. Quindi ci permette di riflettere sul nostro comportamento e sull’effetto che potrebbe avere non solo su noi stessi ma sulle persone intorno a noi.

Nonostante l’interessante e ben sviluppata idea, ho comunque sentito che mancava qualcosa. Non c’è stato l’attaccamento ai personaggi, la paura che potesse succedergli qualcosa, solo la curiosità di quando sarebbe successo.
Non sono riuscita ad immedesimarmi del tutto nella lettura, come se ci fosse una barriera che mi tenesse al di fuori della storia, spettatrice e basta, una ficcanaso che spia dal finestrino appannato.
È stato difficile immaginare un finale, sicuramente non me lo aspettavo. Non è stato super soddisfacente, tranne per quanto riguarda la dottoressa Shield.
Lettori, se volete leggere un thriller psicologico che vi catturi ma senza mandarvi in iper ventilazione, “La candidata perfetta” fa al caso vostro!
Baci
 


Voto: 4 




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