His Hideous Heart


Genere: Retelling

Autore: Dahlia Adler, Kendare Blake, Rin Chupeco, Lamar Giles, Tessa Gratton, Tiffany D. Jackson, Stephanie Kuehn, Emily Lloyd-Jones, Amanda Lovelace, Hillary Monahan, Marieke Nijkamp, Caleb Roehrig, Fran Wilde

Edgar Allan Poe potrà essere lontano da questo mondo da centocinquant'anni, ma i temi dei suoi amatissimi lavori hanno tanto in comune con la moderna young adult fiction. Che le storie siano familiari o scoperte per la prima volta, i lettori potranno godere dei racconti originali di Edgar Allan Poe e di come sono stati riportati in vita in 13 indimenticabili modi.


Salve lettori!
Sapete quanto mi entusiasmano i retelling e quanto adoro le belle edizioni, quelle con le copertine stupende e gli interni curati.
Quindi non potevo farmi scappare “His Hideous Heart”, un’antologia di retelling di tredici capolavori di Edgar Allan Poe.
Mi sentite urlare dall’emozione? Sì? Bene.
Adesso immaginate urla di disperazione e terribile delusione.
Ma, come sempre, andiamo con ordine.

A questa antologia hanno partecipato tredici autori young adult, tra cui Kendare Blake (La battaglia delle tre corone).
Le storie riscritte variano tra le più famose, come “I delitti della Rue Morgue”, “La caduta della casa degli Usher” o “Il cuore rivelatore”, le meno note e due poesie, tra cui la celeberrima “Il corvo”.
Nella descrizione viene specificato che sono rivisitate per una nuova generazione.
Ora, non so se sono io vecchia o è la nuova generazione che fa schifo, ma forse era meglio se queste storie restavano per le vecchie generazioni, così come erano nate.
Non vi parlo dei singoli racconti perché già sono quel che sono, se poi vi dico anche come sono stati reinventati non leggerete proprio nulla.
Per questo vi racconto le mie impressioni, cercando di capire perché ne sono così delusa.

Le trame non sono male; le idee di questi autori sono interessanti, variano dal fantastico allo sci-fi al thriller, introducendo tecnologia e temi presenti nel nostro mondo, come il razzismo, il bullismo e il mondo LGBTQ+.
Ed ecco il primo problema: un retelling non deve essere per forza la copia sputata della storia originale, cosa che credono questi autori, perché le loro riscritture seguono passo passo la trama di Poe, con, ovviamente, i cambiamenti dovuti al passaggio al mondo moderno.
Il fatto è che, sviluppi che nell’atmosfera creta da Poe avevano un impatto incredibile sulla mente del lettore, nel mondo adolescenziale, trasformati in dispetti e prime cotte e club, non lasciano nulla. Gli unici brividi che si hanno leggendo sono quelli di ribrezzo nel vedere i capolavori di un maestro di racconti dell’orrore ridotti in storielle senza conseguenze.
Lo scopo del retelling non è solo raccontare la storia in modo diverso, è riprendere l’anima del racconto, adattarla ad ogni tempo e trasmetterla al lettore, cosa in cui questi autori hanno fallito (tranne forse uno): l’orribile, il macabro, i brividi di terrore e il sudore freddo, il fascino per l’oscuro che trasudavano dalle parole di Poe, non c’è nulla di tutto questo, perso nel tentativo di sviluppare trame sensate.

Altro fatto che mi ha lasciato interdetta è che davvero pochi sono riusciti a creare l’atmosfera adatta nelle poche pagine che avevano a disposizione.
Basta leggere poche righe scritte da Poe e subito mura impenetrabili rinchiudono il lettore in un labirinto buio di cui non si vede via d’uscita, persi tra le parole e le immagini incredibilmente macabre e surreali create dall’autore.
Con queste riscritture, invece, ero sempre a casa mia, seduta davanti al mio camino, con la mia tazza di tè a chiedermi quando sarebbe finito questo strazio.
Le loro parole non sono riuscite a trasmettere le giuste sensazioni, i sentimenti erano sempre fuori portata. Solo in alcuni casi sembravano abbastanza vicini da poterli afferrare e viverli intensamente, ma c’era sempre qualcosa che disfaceva il momento.

Delle tredici storie credo che me ne siano piaciute davvero tre.
“The Oval Filter” di Lamar Giles sicuramente, retelling di “Il ritratto ovale” (il mio preferito in assoluto di Poe), l’unico che mi abbia fatto provare un pizzico di angoscia.
“Night Tide” di Tessa Gratton (Annabel Lee), perché ha ricreato il dramma della poesia con una storia interessante e una narrazione introspettiva, lasciando anche una nota di insicurezza con il finale aperto.
“Lygia” di Dahlia Adler (Ligeia), il climax ascendente è stato sorprendente e la narrazione, una sorta di confessione all’amore perduto, era coinvolgente.
Del resto delle storie ho apprezzato l’idea; magari se non fossero state short stories sarebbero state sviluppate meglio e le emozioni mi avrebbero lasciata scossa davvero.

Un elogio va all’edizione, perché è davvero stupenda con la sopraccoperta, la copertina, i disegni interni e la decisone di inserire anche le storie originali.
L’idea di stampare i lavori di Poe nello stesso volume dei retelling è sia ideale che dannosa: è positiva perché il lettore può rinfrescarsi la memoria e rivivere le incredibili sensazioni date dal maestro dei racconti dell’orrore; negativa perché le differenze, dopo la lettura del capolavoro, si percepiscono all’istante e diventa impossibile apprezzare il lavoro di questi autori contemporanei.
Sono davvero addolorata, lettori. Mi consolo pensando che l’edizione è davvero stupenda e che grazie a questo libro ho avuto l’occasione di rileggere il mio amato Poe.
Baci 


Voto: 2.5



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