Akire
Genere: Fantasy
Autore: Selene Rampolla
Secoli orsono i Draghi Elementali plasmarono la terra di Sabrié. Le razze mortali che ora vivono in questo mondo hanno però dimenticato le creature che hanno permesso la loro nascita e i Draghi ormai vivono solo nelle leggende. A Roas, una delle più grandi città umane che popolano Sabrié, opera la banda di Alastrine: un manipolo di mercenari comandato da una donna, che tenta di prestare aiuto a chi ne ha più bisogno. Trebor, un ragazzo appena arrivato in quella città, si ritrova nella banda e, tra mercanti di tessuti, venditori di schiavi e traditori, scoprirà le tante sfaccettature del mondo che fino a quel momento aveva ignorato e i molti segreti nascosti all’interno di Alastrine. Ma scoprirà, soprattutto, che le leggende non sono più tali.
Salve lettori!
In questi giorni di isolamento forzato ho partecipato al gruppo di lettura della casa editrice Elpis per il loro libro “Akire. La banda dell’Alastrine” di Selene Rampolla, primo capitolo di una serie fantasy.
Non conoscevo il libro ma, quando ho letto la trama, ha catturato subito il mio interesse e ho deciso di unirmi anch’io nella lettura.
Era la prima volta che prendevo parte ad un evento del genere ed è stata un’esperienza sorprendente.
Ringrazio la casa editrice per l’invio di una copia ebook.
La lettura si apre con il nostro protagonista, Trebor, che va via di casa pervaso dalla voglia di vivere delle nuove avventure e decide di fermarsi per la giornata a Roas, villaggio che lui non conosceva. Il protagonista immagina che un viaggio in solitaria come il suo non sia molto sicuro, così si avventura nel mercato per comprare una spada per potersi difendere.
Quando sta per scegliere la sua arma, una figura misteriosa lo sfida a batterlo con la spada più costosa di quella bancarella, insinuando che quella non sia l’arma migliore per lui. Trebor decide di accettare e perde, ma questa figura sembra aver visto qualcosa in lui e lo invita a presentarsi dalla banda di Alastrine.
Trebor, seppur titubante, accetta di essere ingaggiato dalla banda di mercenari sperando che questo porti nuove avventure nella sua vita, ma presto rimane deluso dallo scoprire che il capo della banda e colui che lo ha battuto nel duello è solo una giovane ragazza, che lui non ritiene all’altezza di guidare il manipolo poiché lui, come molti, non accettano che le donne possano essere figure di comando. Il suo malcontento si amplia ancora di più quando scopre che le missioni che accettano non sono come se le aspettava, ma perlopiù semplici commissioni come raccogliere funghi o aiutare nei campi.
Ho iniziato la lettura con un’aspettativa piuttosto alta, un fantasy con ambientazione medievale e il cui protagonista si unisce ad un gruppo di mercenari capitanati da una donna? Il fatto che ci fossero anche i draghi mi ha solo dato un incentivo in più per fiondarmici.
La prima parte del libro è stata un po’ sottotono rispetto a quello che speravo; è servita all’autrice per presentarci i personaggi e l’ambientazione, ma non vedevo l’ora di avanzare nella lettura sperando di arrivare al più presto all’azione.
Il romanzo, a mio parere, dà il meglio di sé nella parte centrale, dove possiamo goderci un po’ di avventura e mi sono ritrovata a seguire con interesse quello che succedeva e anche a ridere inaspettatamente in alcune parti, dove i protagonisti si ritrovano in situazioni comiche molto divertenti.
Un punto a sfavore, che ho subito notato, è il world building quasi inesistente e, a parte la zona circoscritta in cui si trova in quel momento la banda, non sappiamo nulla di questo mondo. Cosa, secondo me, che per un fantasy è un bel punto debole.
La trama generale e l’idea originale della narrazione mi sono piaciute molto e avevano un grande potenziale, che forse poteva essere sfruttato meglio, ma un aspetto che invece ho apprezzato molto per com’è stato posto è la filosofia che sta alla base di Alastrine, che è più di un gruppo, è una vera e propria famiglia. E anche per Trebor lo diventa subito, nonostante a volte lui non sia molto in linea con i loro ideali.
La fine, purtroppo, è stata di nuovo sottotono. Era da tutto il libro che aspettavo che spuntassero i draghi di cui si parla nella trama, ma questo è avvenuto solo negli ultimi capitoli e l’incontro non è stato così adrenalinico come speravo.
Nel complesso la trama mi è piaciuta, anche se trovo che tutto questo primo volume sia stato un grande prologo ai seguenti libri da cui immagino che partirà la vera e propria avventura.
Parlando dei protagonisti, non mi hanno colpito particolarmente. Soprattutto Trebor, il protagonista, l’ho trovato odioso oltremisura. So che è stato volutamente delineato un po’ tonto e antipatico, ma non riuscivo a sopportarlo e avrei voluto prenderlo a schiaffi dall’inizio alla fine del libro.
Sicuramente è un personaggio acerbo e si nota che l’autrice abbia pensato per lui un lungo percorso di crescita e affermazione, ma suppongo che anche se un personaggio lo si trovi antipatico dovrebbe restare il desiderio di sapere di più su di lui, e questo a me non è successo.
Anche il Capo di Alastrine, la misteriosa ragazza a capo dei mercenari di cui non si sa niente neanche il nome, mi ha deluso, perché non ha saputo catturarmi e incuriosirmi al punto giusto.
L’unica gioia è stato Amos, uno dei componenti di Alastrine, cieco ma una grande risorsa per il gruppo e che mi sembrava l’unico con un cervello funzionante. In generale, quindi, secondo il mio parere a tutti i personaggi mancava quel qualcosa in più per emergere dalla pagina e renderli reali.
Nel complesso è stata una lettura piacevole, lo stile dell’autrice mi è piaciuto molto, è semplice ma ha saputo bilanciare la parte introspettiva con dialoghi e descrizioni, questo ha reso il libro una lettura veloce e scorrevole. Posso presumere che nei prossimi libri la storia si evolverà e spero migliorerà.
Ho avuto anche il piacere di partecipare alle live settimanali per le tappe del GDL organizzate dalla casa editrice con l’autrice, che si è rivelata simpaticissima, e le ho trovate molto interessanti per approfondire e per darmi una visione più accurata nella lettura di questo romanzo.
In questi giorni di isolamento forzato ho partecipato al gruppo di lettura della casa editrice Elpis per il loro libro “Akire. La banda dell’Alastrine” di Selene Rampolla, primo capitolo di una serie fantasy.
Non conoscevo il libro ma, quando ho letto la trama, ha catturato subito il mio interesse e ho deciso di unirmi anch’io nella lettura.
Era la prima volta che prendevo parte ad un evento del genere ed è stata un’esperienza sorprendente.
Ringrazio la casa editrice per l’invio di una copia ebook.
La lettura si apre con il nostro protagonista, Trebor, che va via di casa pervaso dalla voglia di vivere delle nuove avventure e decide di fermarsi per la giornata a Roas, villaggio che lui non conosceva. Il protagonista immagina che un viaggio in solitaria come il suo non sia molto sicuro, così si avventura nel mercato per comprare una spada per potersi difendere.
Quando sta per scegliere la sua arma, una figura misteriosa lo sfida a batterlo con la spada più costosa di quella bancarella, insinuando che quella non sia l’arma migliore per lui. Trebor decide di accettare e perde, ma questa figura sembra aver visto qualcosa in lui e lo invita a presentarsi dalla banda di Alastrine.
Trebor, seppur titubante, accetta di essere ingaggiato dalla banda di mercenari sperando che questo porti nuove avventure nella sua vita, ma presto rimane deluso dallo scoprire che il capo della banda e colui che lo ha battuto nel duello è solo una giovane ragazza, che lui non ritiene all’altezza di guidare il manipolo poiché lui, come molti, non accettano che le donne possano essere figure di comando. Il suo malcontento si amplia ancora di più quando scopre che le missioni che accettano non sono come se le aspettava, ma perlopiù semplici commissioni come raccogliere funghi o aiutare nei campi.
Ho iniziato la lettura con un’aspettativa piuttosto alta, un fantasy con ambientazione medievale e il cui protagonista si unisce ad un gruppo di mercenari capitanati da una donna? Il fatto che ci fossero anche i draghi mi ha solo dato un incentivo in più per fiondarmici.
La prima parte del libro è stata un po’ sottotono rispetto a quello che speravo; è servita all’autrice per presentarci i personaggi e l’ambientazione, ma non vedevo l’ora di avanzare nella lettura sperando di arrivare al più presto all’azione.
Il romanzo, a mio parere, dà il meglio di sé nella parte centrale, dove possiamo goderci un po’ di avventura e mi sono ritrovata a seguire con interesse quello che succedeva e anche a ridere inaspettatamente in alcune parti, dove i protagonisti si ritrovano in situazioni comiche molto divertenti.
Un punto a sfavore, che ho subito notato, è il world building quasi inesistente e, a parte la zona circoscritta in cui si trova in quel momento la banda, non sappiamo nulla di questo mondo. Cosa, secondo me, che per un fantasy è un bel punto debole.
La trama generale e l’idea originale della narrazione mi sono piaciute molto e avevano un grande potenziale, che forse poteva essere sfruttato meglio, ma un aspetto che invece ho apprezzato molto per com’è stato posto è la filosofia che sta alla base di Alastrine, che è più di un gruppo, è una vera e propria famiglia. E anche per Trebor lo diventa subito, nonostante a volte lui non sia molto in linea con i loro ideali.
“Alastrine è nata da persone che non avevano più famiglia, non avevano un luogo da chiamare casa, da avventurieri che avevano perso la loro strada. Ci siamo ritrovati tutti assieme e ci siamo ripromessi di evitare che altre persone dovessero patire quello che abbiamo sofferto noi. Ci saremmo fatti carico dei loro problemi, li avremmo aiutati nei momenti difficili, saremmo diventati forti per sostenere chi da solo non ce la faceva. Saremmo stati il sostegno che a noi era mancato. Questa è Alastrine.”
La fine, purtroppo, è stata di nuovo sottotono. Era da tutto il libro che aspettavo che spuntassero i draghi di cui si parla nella trama, ma questo è avvenuto solo negli ultimi capitoli e l’incontro non è stato così adrenalinico come speravo.
Nel complesso la trama mi è piaciuta, anche se trovo che tutto questo primo volume sia stato un grande prologo ai seguenti libri da cui immagino che partirà la vera e propria avventura.
Parlando dei protagonisti, non mi hanno colpito particolarmente. Soprattutto Trebor, il protagonista, l’ho trovato odioso oltremisura. So che è stato volutamente delineato un po’ tonto e antipatico, ma non riuscivo a sopportarlo e avrei voluto prenderlo a schiaffi dall’inizio alla fine del libro.
Sicuramente è un personaggio acerbo e si nota che l’autrice abbia pensato per lui un lungo percorso di crescita e affermazione, ma suppongo che anche se un personaggio lo si trovi antipatico dovrebbe restare il desiderio di sapere di più su di lui, e questo a me non è successo.
Anche il Capo di Alastrine, la misteriosa ragazza a capo dei mercenari di cui non si sa niente neanche il nome, mi ha deluso, perché non ha saputo catturarmi e incuriosirmi al punto giusto.
L’unica gioia è stato Amos, uno dei componenti di Alastrine, cieco ma una grande risorsa per il gruppo e che mi sembrava l’unico con un cervello funzionante. In generale, quindi, secondo il mio parere a tutti i personaggi mancava quel qualcosa in più per emergere dalla pagina e renderli reali.
Nel complesso è stata una lettura piacevole, lo stile dell’autrice mi è piaciuto molto, è semplice ma ha saputo bilanciare la parte introspettiva con dialoghi e descrizioni, questo ha reso il libro una lettura veloce e scorrevole. Posso presumere che nei prossimi libri la storia si evolverà e spero migliorerà.
Ho avuto anche il piacere di partecipare alle live settimanali per le tappe del GDL organizzate dalla casa editrice con l’autrice, che si è rivelata simpaticissima, e le ho trovate molto interessanti per approfondire e per darmi una visione più accurata nella lettura di questo romanzo.
Voto libro - 3
Genere: Fantasy
Autore: Selene Rampolla
Dopo la missione del Drago che aveva attaccato la città di Zanye, Alastrine è tornata a Roas e il manipolo ha ripreso la vita di sempre. Ma la terra di Sabrié incomincia a essere sconvolta da numerosi disastri naturali e sembra che la causa sia da ricercare in un’antica leggenda. Che il misterioso simbolo comparso sulla pelle del Capo di Alastrine sia legato a quella profezia? Il viaggio del manipolo riprende e questa volta la posta in palio è molto più alta. Il capo di Alastrine si avviò di corsa verso il proprio Drago e tentò di controllare la sua emozione. Stava per cavalcare un Drago, realizzando uno dei sogni a occhi aperti che fino a poco tempo prima considerava da bambini. Il desiderio che aveva espresso nella foresta stava diventando realtà: stava per attraversare le nuvole, scoprirne la consistenza. Poteva volare fino al sole per vedere se era possibile toccarlo senza bruciarsi, come le aveva raccontato suo padre. Sì, stava per farlo. In groppa a un Drago che portava il nome del cielo stesso.
0 comments