L'ultima meta


Genere: Sport Romance

Autore: Roberta Damiano


Kristel Anderson ritorna nella sua terra d’origine per salvare l’unica cosa che per lei conta davvero.
Ryan Coleman, il miglior quarterback dei Giants, è nel pieno del suo successo quando uno scontro in campo lo porta al riposo forzato.
Entrambi si ritrovano a Raymond, a vivere l’uno di fronte all’altra come quando erano bambini.
Ricordi, emozioni e sentimenti repressi torneranno prepotenti e li porranno davanti a una scelta.
Le loro strade si separeranno ancora?


Salve lettori del Confine!
Sono qui per parlarvi di "L'ultima meta", sport romance di Roberta Damiano che ho potuto leggere in anteprima grazie alla O.D.E. Edizioni.

Kristel Anderson è scappata dalla città di Jackson, dalla sua famiglia, dai suoi amici e dal suo grande amore quando aveva solo sedici anni.
Dodici anni dopo è costretta a tornare nella sua città natale dopo aver perso il lavoro ed essersi trovata ad avere a che fare con gli assistenti sociali che minacciano di portarle via il figlio.
Ryan Coleman è il quarterback dei Giants, è riuscito a superare l’abbandono da parte della ragazza che più ha amato nella sua vita e ad avere successo: adesso è la punta di diamante della squadra e presto sposerà una modella, niente potrebbe andare meglio, ma un infortunio lo costringe a tornare a Jackson.

«Da quando sei diventato così cinico e vuoto?»
«Da quando ho perso te.»

Entrambi non possono neanche immaginare di incontrare l’unica persona che abbiano mai amato nella loro vita, ma il destino gioca sempre a carte coperte e si diverte a nascondersi nei luoghi più inaspettati.

«Questa vecchia fiamma è ancora accesa, eh?»
«È viva e riscalda come fuoco nel camino.»

La storia è narrata in terza persona alternando i punti di vista, permettendoci così di conoscere i pensieri e le azioni dei protagonisti e degli altri personaggi.
Lo stile è abbastanza fluido, invoglia a continuare la lettura, però a tratti mi sembrava di essere all’interno di una di quelle telenovelas argentine nelle quali azioni ed espressioni vengono esasperate talmente tanto da accentuare la finzione e da far storcere il naso a chi assiste alla sequenza, in questo caso a chi la legge.
I personaggi sono principalmente costruiti su stereotipi: Kristel, una donna che ha affrontato una fuga, un parto in solitudine e che ha cresciuto da sola il figlio facendo anche doppi lavori, avrebbe dovuto avere più forza d’animo davanti a Ryan, non comportarsi come se avesse ancora avuto sedici anni, più volte; lui, dal canto suo, si è comportato come un giocatore di football senza cervello, capace di farsi guidare soltanto dalle sue mutande o dalla madre, senza prestare attenzione ai segnali che un’intera città gli stava lanciando.
Il finale lo si intuisce già dai primi capitoli, ma chi, come me, è abituato a leggere romanzi rosa, sa sempre cosa aspettarsi; a mio modo di vedere la differenza la fa lo svolgimento dei fatti e la narrazione, in questo caso curati, ma non troppo sviluppati.
Avrei preferito un maggiore lavoro sulle personalità dei personaggi e sull’evoluzione dei loro rapporti: ho trovato tutti i passaggi troppo affrettati, tranne quelli che avrebbero dovuto essere immediati.
Inoltre alcuni personaggi vengono accennati e poi dimenticati: mi sarebbe piaciuto che il cognato di Ryan avesse un ruolo più attivo; la madre di Kristel passa da avere ampio margine d’azione nella prima parte della storia all’essere perlopiù dimenticata.

Nel complesso è una storia carina, mi ha catturata nella lettura, ma più che altro per capire fino a dove si sarebbero spinti tutti quanti.
Secondo me, potete trovare un gran numero di storie molto simili ma meglio sviluppate.
Buona lettura e alla prossima!

Voto libro - 2.5





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