L’angelo e il duca
Genere: Romance Storico
Autore: Amelia J. Parker
14 Ottobre 2020
Londra, seconda metà dell'Ottocento.
È una fredda notte invernale quando Brandon Bromley Duca di Davenham intravvede per pochi istanti la chioma bionda del celebre fantasma del teatro St.James.
Un'apparizione fugace ma sufficiente a legare due destini apparentemente distanti.
Un uomo cinico, di bell'aspetto e di rado sorridente. Un uomo che ha imparato a sue spese quanto l'amore di una donna possa essere un appannaggio per stolti sognatori. Tuttavia, quella vita che sembra essere stata dura con lui ha in serbo qualcosa di più di promiscue nottate al Cardinal's Hat.
In una Londra vittoriana e in un'Europa illuminata dal Positivismo una storia di amore, intrighi, tradimenti e vendette.
Estratto:
Biografia: Amelia J. Parker sopravvive a questa epoca, lontana dal suo Paese. Vive da tempo in una città che è una sinfonia, che vorrebbe lasciare e che non può lasciare. Perché la magia delle sue calli, dei suoi canali, delle sue nebbie e delle sue notti l'ha stregata, trasportandola in un mondo lontano, in epoche diverse. È la malìa che la natura di Venezia esercita da tempo su Amelia che la costringe a scrivere di tempi perduti e di luoghi in cui tutto può succedere. Amor omnia vincit è la sua cifra stilistica
Recensione
Ciao Lettori,
ecco a voi un altro romanzo storico, uno dei miei generi preferiti, parlo de "L'angelo e il Duca", esordio della scrittrice Amelia J. Parker edito dalla O.D.E. edizioni, che ringrazio per avermi concesso di conoscere quest'opera in anteprima.
Siamo a Londra nella seconda metà dell'Ottocento, in piena Età Vittoriana.
Come per ogni romanzo storico, conoscere il periodo di riferimento è fondamentale per comprendere e godere appieno di queste opere. Per questo specifico libro è importante ricordare che il regno della Regina Vittoria è stato un regno relativamente pacifico in termini di rapporti con l'estero e i rispettivi regnanti, caratterizzato dallo sviluppo industriale con tanto di sfruttamento del lavoro minorile in tantissimi ambiti, che tanto bene Dickens ha descritto nei suoi romanzi.
Non ci stupiremo quindi se il nostro protagonista, il Duca di Davenham, non si scandalizzi di fronte a un piccolo fiammiferaio seduto sul sagrato di un teatro o che parte del romanzo si sviluppi in Francia. Ma andiamo con ordine.
La sera della prima di un concerto del compositore Brahms nel teatro di St. James incontriamo tutti, o quasi, i protagonisti della nostra storia: il già citato Brandon Bromley, Duca di Davenham, il patrono del teatro e amico del Duca, Sir Lawrence Dalton e una misteriosa presenza bionda nota ai suoi frequentatori come il fantasma del teatro.
Il Duca è un’anima smarrita, triste e gravata dal peso di un amore che si è trasformato in un veleno che lo sta spegnendo poco a poco; è infatti sposato con una donna spregiudicata e ossessionata dal sesso che si è trasformata in una piovra che lo soffoca fino a togliergli la voglia di vivere. La duchessa è poco meno di una ninfomane e non uso questo termine a caso o con leggerezza, tutt'altro, in tutto il libro la signora viene descritta e la incontriamo di frequente, mentre seduce chiunque le capiti a tiro, dal nobiluomo di turno all'ultimo sguattero della servitù. Il marito non la ripudia, non divorzia da lei perché, essendo uomo di grande integrità morale, ritiene che l'errore di sposarla sia stato il suo e ne deve sopportare il peso delle conseguenze.
La sera del concerto, poco dopo la sua fine, Davenham e Dalton si ritrovano nel salotto di quest'ultimo, nell'ala della sua dimora privata adiacente al teatro, a chiacchierare, quando all'improvviso nell'aria si diffonde una bellissima melodia suonata al pianoforte; incuriosito, Davenham interroga l'amico sull'identità del pianista fantasma, ma Dalton gli risponde in un modo enigmatico e talmente vago da suscitare più curiosità che soddisfazione nel Duca, curiosità alimentata ancora di più dal fatto che, all'uscita dalla casa dell'amico, intravede una testa bionda lasciare di soppiatto i locali del teatro.
Nei giorni successivi, sempre mentre si reca a trovare Dalton, Davenham si imbatte in un ragazzino seduto sulle scale del teatro a vendere fiammiferi. Davenham rimane colpito dalla bellezza del ragazzino, che risalta nonostante le terribili condizioni in cui verte, magrissimo, lurido e vestito di stracci. Per una serie di eventi che non sto qui a raccontarvi, Davenham decide di prendere sotto la sua ala protettiva il ragazzino e farne il suo valletto.
L'arduo compito di trasformare uno straccione nel valletto di un Duca si rivela molto meno faticoso di quanto questi si aspettasse, perché Angel, questo il nome del ragazzo, con grande sorpresa del Duca, non è un bifolco, ma è ben educato, parla fluentemente il francese ed è un talentuoso pianista.
Il problema, semmai, è il suo carattere impulsivo e poco avvezzo all'obbedienza, ma questi tratti, invece di infastidire Davenham, lo affascinano e rendono il ragazzino ancora più amabile ai suoi occhi.
Il Duca comprende subito di trovarsi di fronte al fantomatico pianista del teatro e di nuovo interroga il suo amico sulla natura della relazione tra lui e Angel, ma ancora una volta questi non gli dà una risposta e prende tempo.
Con il trascorrere dei giorni, l'affetto nei confronti di Angel cresce sempre di più, alimentato dall’incondizionata devozione che questi mostra di avere verso il suo padrone. Davenham si scopre più felice, l'affetto del ragazzo lo avvolge come un abbraccio e si riscopre a ripensare all'amore puro che aveva anelato per sé stesso e la sua famiglia, totalmente disatteso dalla donna spregevole che si ritrova per moglie. Questo lo cambia, gli fa comprendere che non può più tollerare la presenza della moglie e finalmente la allontana con l'intento di ripudiarla.
Ma Angel non è chi sembra, tutto in lui lascia pensare a natali diversi da quelli che il ragazzino gli ha raccontato, ma mai si sarebbe aspettato che Angel in realtà sia un'Angeline.
Il Duca è sconvolto, ha il cuore spezzato, perché i sentimenti che nutre per Angel sono molto più forti di quelli che avrebbe mai immaginato, ma Angeline non può continuare a vivere con lui, soprattutto quando Dalton finalmente gli rivela la verità sulla ragazza.
I due uomini decidono allora di allontanarla da Londra per affidarla alle cure di una loro cara amica, importante nobildonna francese, con lo scopo di trasformare Angel da pietra grezza a splendente diamante.
Tutta questa serie di eventi mette in moto il vero intreccio del libro, in cui però non mi inoltro perché svelerei troppo della trama rovinandovi la sorpresa.
Vi ho parlato sin qui di Davenham, ma poco di Angeline, se non di riflesso. Ciò che spicca di Angeline, oltre alla sua sfolgorante bellezza e la sua giovanissima età, elemento che non poco peserà sulle decisioni di Davenham, più del doppio più vecchio di lei, è la purezza del suo cuore. Nonostante le avversità affontate nella sua breve vita, non ha mai perso la sua bontà, la sua innocenza, il suo amare incondizionatamente chiunque le offra un po’ di affetto. È vivace, spigliata, amabile e sensibile, e chiunque viene a contatto con lei non può fare altro che nutrire affetto e tenerezza nei suoi confronti.
L'altra importante figura del romanzo è la Baronessa Victoria di Saint Ouen, la nobildonna a cui Angeline verrà affidata. La Baronessa è grande amica di Davenham e Dalton e senza indugio accetta di prendersi cura della ragazza. La vede come una forma di riscatto, la figlia che non ha mai avuto e a cui avrebbe voluto donare tutto il suo amore. Tra i personaggi principali, la Baronessa è il carattere meglio descritto, meglio lavorato dall'autrice. Perché mentre Dalton è un personaggio importante, ma solo strumentale allo sviluppo della trama (infatti è presente spesso come spalla di Davenham o protettore di Angel), il personaggio e la vita della Baronessa sono sviluppati parallelamente alla narrazione della vita di Angeline a Parigi e in modo molto più approfondito di quella dello stesso Davenham, di cui effettivamente sappiamo molto poco, se non quello che viene ripetuto nel libro senza essere confortato dai fatti.
"Attorno a lui c'era un'aurea di mistero interrotta ogni tanto dalla notizia di qualche scandalo che coinvolgeva più di una signora ben maritata della buona società inglese, ma anche di quella francese."
Oltre che misterioso, Davenham stesso si definisce più volte corrotto e reo di fatti indicibili che lo rendono indegno persino di avvicinarsi a Angeline, ma quali che siano questi misteri o queste maleffatte, a parte il libertinaggio con donne sposate e non, oneste e non, non si capisce.
Anche il personaggio di Angeline presenta delle incrinature, il suo carattere viene descritto come ribelle e irriverente, salvo poi trasformarsi nella più obbediente e morigerata mademoiselle della società francese senza grossi tormenti.
L’esordio di Amelia J. Parker ha trama e intrecci ben architettati, ma avrebbe dovuto svilupparli meglio e dare così profondità al racconto. Altra nota stonata, a mio parere, è la tolleranza di Davenham alle intemperanze della moglie, che addirittura trova discinta tra le braccia dello stalliere in pieno giorno nelle stanze di casa loro senza che egli alzi più che un sopracciglio (metaforicamente parlando). Nel 1850? Poco credibile.
Ancor meno credibile la narrazione della fuga di Angeline, poco più che adolescente in sella a un cavallo che da Parigi deve portarla a Cannes per imbarcarsi e tornare a Londra. Faccio fatica a comprendere come una ragazzina di buona famiglia sia in grado di galoppare da Parigi a Cannes da sola, in mezzo ai boschi, dove dorme in un'atmosfera da sogno di una notte di mezza estate.
Senza mai perdersi, per di più si ritrova per puro caso nelle terre del cugino della Saint Ouen, che riconosce perché viste raffigurate in un quadro affisso nella sala degli appartamenti della baronessa...
Ecco, a parte queste licenze letterarie, definiamole così, il libro scorre e lo stile migliora con l’andare dei capitoli e, nella seconda metà del libro, gli eventi sono narrati in modo più appassionato e coinvolgente. Possiamo dire che la Parker ha tutti i presupposti per diventare una brava scrittrice e ha tutto il tempo per stupirci. L’aspetto alla prossima, nel frattempo le ragioni sopra descritte mi portano a dare a questo romanzo il mio giudizio finale.
Carmela
voto libro - 2,5
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