Wabi sabi: La bellezza delle cose imperfette


Autrice: Valentina Pangallo

Genere: Romance

Nella ridente città di Edo del periodo Tokugawa, Ryuu vive nell’hanamachi del piacere, in una okiya, e si prostituisce per vivere. Il suo aspetto bellissimo nasconde un’anima tormentata e frammentata di emozioni negative che lo rendono apatico e apparentemente incurante di tutto, persino della crudeltà e della violenza che vengono riversate su di lui.

Ryuu sopporta in stoico silenzio gli abusi verbali della sua okaasan e il disprezzo delle sue compagne, nonché gli epiteti dei clienti, che gli vengono gettati addosso per nascondere le pulsioni che la sua procacità stimola in loro. Ma tutto cambia quando le attenzioni del suo cliente principale diventano morbose, annichilendolo e portandolo all’esasperazione e, soprattutto, quando una bambina traumatizzata e un samurai disonorato entrano nella sua vita. Chi è, poi, questo rōnin? E cosa vuole da lui? È, davvero, solo curioso?

Costretto a scegliere tra la vita che conosce e una dolorosa rinascita, Ryuu rischia di lasciarsi affogare nei rimpianti e nella solitudine, sebbene ci sia una mano grande e calda pronta ad afferrarlo. Riuscirà, un uomo così imperfetto, a trovare la pace?


Buongiorno lettrici e lettori,
la casa editrice Triskell Edizioni mi ha gentilmente inviato “Wabi Sabi. La bellezza delle cose imperfette” dell’autrice italiana Valentina Pangallo, una nuova uscita dal loro catalogo Rainbow di cui adesso vi parlerò.
Il romanzo è ambientato in Giappone nell’epoca Tokugawa, ovvero dal 1603 al 1868, e il nostro protagonista Ryuu è una figura molto particolare. È un Taikomochi, ovvero un prostituto che vende il suo corpo in una casa di piacere, una okiya, gestita da un’insensibile Okaasan che pensa solo al guadagno. La sua quotidianità comprende il presenziare a cene o feste importanti per fare da accompagnatore e intrattenitore, essere sempre amabile e divertente per l’uomo che ha comprato delle ore del suo tempo e soddisfarlo successivamente in camera da letto. Ryuu si è oramai abituato alla sua vita e la sua pelle di porcellana, che cura quotidianamente con trucchi e oli, unita alla sua naturale bellezza, attrae uomini anche molto potenti e influenti.
Ma il giovane nasconde qualcosa, un passato sotterrato e mai superato che rende il suo cuore di pietra, o almeno così crede.
In questo volume, a mio parere la narrazione si concentra principalmente sul nostro protagonista e una manciata di personaggi che gli girano intorno.
Infatti ho apprezzato abbastanza la trama ma è decisamente sottotono soprattutto nella prima metà del libro, e anche quando si anima un po’ di più ci regala solo un paio di momenti di azione o di vera tensione, ma questo non è necessariamente un punto a sfavore. Io non l’ho considerato tale proprio perché si nota che non era ciò che l’autrice voleva mettere in risalto.
Ryuu è sicuramente il personaggio più approfondito e a cui i lettori si possono legare, la sua affabilità e cordialità mentre lavora è diametralmente opposta ai sentimenti riflessivi che lo rivestono nei momenti di solitudine una volta tornato nella sua camera, e questo ci fa capire che i suoi veri sentimenti non li mostra a nessuno e ciò che nasconde è radicato in profondità dentro di lui.
Ciò in parte cambia quando fa la conoscenza di un uomo che per la prima volta lo tratta come una persona, non vede solo il suo aspetto fisico ma vuole conoscere chi è lui davvero. È così che l’intrigante samurai dagli occhi celesti Kuroda Kazu entra nella sua vita e soprattutto nei suoi pensieri, una forte attrazione li lega nonostante tra loro ci siano stati solo scambi di sguardi e niente di più.
Purtroppo il samurai rōnin Kazu-san non è molto caratterizzato per i miei gusti, così come la bambina che Ryuu prende sotto la sua ala. Potevano essere personaggi molto interessanti ma sono rimasti piatti e non mi hanno toccato. Anche lo stesso Ryuu, che come ho già detto è il più approfondito, poteva esserlo molto di più e non è riuscito a spiccare e catturarmi come invece avrei sperato. A mio personale parere, i personaggi dovevano essere molto più studiati e plasmati per essere portati alla luce a tutto tondo, soprattutto in un romanzo incentrato proprio sulla fragilità e l’imperfezione delle persone.

«Siamo tutti ridotti in pezzi, in qualche modo, Ryuu,» disse a bassa voce. «Le nostre anime sono costellate di buchi e crepe, ma è questo che siamo noi guerrieri: frammenti di esseri umani.»

Parlando dell’ambientazione, il Giappone antico è sempre così affascinante e i suoi usi e costumi così lontani dai nostri che sono sempre interessanti da scoprire e sono un punto in più per i lettori appassionati dell’oriente. In particolare ho apprezzato il glossario in fondo al libro che aiutava con i termini giapponesi di cui è costellata la lettura, però anche in questo caso avrei preferito descrizioni più elaborate e corpose, per far immaginare meglio l’ambiente al lettore e per poterci catapultare direttamente in un’ambientazione così caratteristica.
Lo stile dell’autrice è semplice e gradevole e sono sicura che potrà migliorare molto per regalarci storie che colpiscano ancora di più il lettore. Buona lettura.



Voto libro - 3




 

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