The Descent of the Drowned
Genere: Fantasy
Autrice: Ana Lal Din
15 Marzo 2021
"Lei è destinata a servire. Lui è destinato a uccidere. La sopravvivenza è la loro prigione. Scegliere è la loro arma."Come schiava sacra di una dea, Roma è di una casta inferiore che serve patroni per sostenere l'equilibrio tra gli dei e gli uomini. Quello che vuole è la sua libertà, ma i disertori vengono cacciati e impiccati, e Roma sa solo come sopravvivere nel suo villaggio dove le donne sono come oggetti senza voce. Quando il fratello minore è condannato al suo stesso miserabile destino, Roma deve scegliere tra il silenzio e la ribellione.
Leviathan è il figlio bastardo di un tiranno immortale. Cresciuto in una città militare dove tutti conoscono la sua relazione di sangue con i clan perseguitati, Leviathan è considerato senza casta. Più in basso del fondo. Graduato come uno dei soldati più letali, agisce in nome di suo padre, mostrando il proprio valore. Quando affronta il giudizio del popolo di sua madre, i clan, Leviathan dovrà affrontare i suoi demoni e forgiare il proprio percorso, se mai sperasse di recuperare la propria anima.
Ma nella lotta per proteggere le persone che amano e ricostruire le loro identità, i destini di Roma e Leviathan si intrecciano mentre il tiranno caccia un antico tesoro che condannerà l'umanità se dovesse entrare in suo possesso, un tesoro vivente di cui Roma e Leviathan sono la chiave ultima.
Ambientato in un mondo indo-persiano colonizzato, e ispirato alla mitologia araba pre-islamica, "The Descent of the Drowned" è un racconto sul potere, l'identità e la redenzione, e ciò che serve per aggrapparsi alla propria umanità di fronte alla devastazione.
Ciao a voi, lettrici e lettori!
Oggi sono qui per parlarvi di un’opera che ha in sé tante particolarità, tra cui riferimenti alla mitologia araba a cui sono particolarmente affezionata.
Si tratta di un Fantasy che ho avuto l’opportunità di leggere grazie a NetGalley.
Sto parlando di “The Descent of the Drowned” scritto da Ana Lal Din.
"Non esiste una morale universale. C'è solo il tuo codice morale e il mio. L'atto più giusto, secondo me, sarebbe quello di farti soffrire come ha fatto mia madre."
In “The Descent of the Drowned”, romanzo di debutto di Ana Lal Din, viene narrata la storia di Roma, schiava di una dea che, costretta a combattere per la sopravvivenza ogni giorno, tutto ciò che desidera è la libertà. La sua situazione peggiora quando anche suo fratello verrà condannato al suo stesso destino. Dall’altro lato invece troviamo Leviathan, figlio bastardo di un tiranno immortale che non appartiene a nessuna casta. Egli dovrà combattere i propri demoni per accettarsi e fortificarsi quando affronterà i clan, carichi di giudizi nei suoi confronti e di sua madre.
Sono quindi due personaggi che lottano costantemente per gli altri. Le loro strade entreranno in collisione quando il tiranno si porrà alla ricerca di un tesoro che gli permetterà di controllare l’intera umanità e i due protagonisti scopriranno di avere un enorme potere tra le loro mani e un ruolo di fondamentale importanza che potrebbe stravolgere tutto.
"Nessuna creatura dovrebbe mai essere condannata a passare la sua vita in una bella gabbia. Era la forma più crudele di inganno."
Allora, prima di tutto è inutile negare che per me è stato impossibile non leggere questo libro non appena ho letto che era ispirato alla cultura pre-islamica. Quindi avevo delle aspettative molto alte.
Devo dire che in parte non sono state per niente deluse. È oggettivamente un libro molto bello, a tratti duro da digerire per i temi trattati e per la violenza. Il world-building è ciò che ho amato di più in quest’opera. Nonostante la sua descrizione sia molto confusionaria, man mano che si va avanti lo si apprezza e comprende di più, facendoti innamorare di posti meravigliosi, ma anche rattristare delle condizioni in cui versano determinate popolazioni. È toccante, ma genera anche molta rabbia, e il fatto che un semplice libro sia in grado di farti provare questo tipo di emozioni vuol dire che è davvero un ottimo prodotto, specialmente se si tratta di un romanzo di debutto.
I personaggi sono complessi, ma non ho capito in pieno la loro personalità. Si capisce che hanno sicuramente tanto da raccontare e hanno un grosso potenziale, ma mi è sembrato di non comprenderli del tutto. O almeno, non ancora.
Lo stile di Ana Lal Din è semplice. È un libro che si può leggere tranquillamente in una seduta, anche se vi consiglio caldamente di prendervi il vostro tempo, dato che le sue dinamiche richiedono moltissima concentrazione.
Non vedo l’ora di leggere il seguito, e sono sicura che lo stile dell’autrice non farà altro che migliorare. Ottimo lavoro!
Voto libro - 3.5
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