Henry Rios


La serie è composta da: 

1. Il cielo protegga gli innocenti

2. Scolpito nelle ossa

3. In tempi di guerra

4. Piccola Città



Genere: Thriller, M/M 

Autore: Michael Nava 

4 Novembre 2021

Ci sono casi capaci di deviare una carriera e incontri che cambiano la vita. Henry Rios ― giovane avvocato talentuoso e idealista deciso a vivere allo scoperto nella California degli anni Ottanta ― ne ha conferma durante il suo primo incontro con Hugh Paris, un affascinante ex tossico arrestato per possesso di droga proprio quando si era ripromesso di restare pulito. Hugh gli racconta una storia improbabile di violenze e lontani omicidi avvenuti nel cuore della sua facoltosa famiglia. Rios è scettico, ma la scintilla dell'attrazione erotica accende tra loro un'avventura ossessiva che si conclude solo quando il corpo senza vita di Hugh viene ritrovato con un ago nel braccio nel campus della grande università privata fondata dal suo trisnonno. Rios si rifiuta di credere a un'overdose accidentale e, deciso a dimostrare il suo omicidio, comincia una crociata che finirà per portare alla luce segreti molto più torbidi dell'identità dell'assassino del suo amante.

Ciao lettori,
oggi introduciamo una nuova serie edita Triskell Edizioni, che ringraziamo per la copia recensione. La serie è dello scrittore Michael Nava, dal titolo "Henry Rios" il cui primo libro è "Il Cielo protegga gli innocenti”. La serie è di genere thriller m/m ed è composta di autoconclusivi che hanno come protagonista l'avvocato penalista di origini latino-americane Henry Rios.

All'inizio, ho scelto di leggere questo libro perché è ambientato nell'America degli anni ‘80 e ha un protagonista gay, perché volevo conoscere meglio il periodo e l'ambiente omosessuale negli anni in cui l'AIDS si è iniziata a diffondere, per vivere attraverso gli occhi del protagonista quel periodo così difficile e, forse, comprenderlo meglio. In questo primo volume, il tema è solo accennato, l'AIDS non è ancora una vera malattia, piuttosto uno spauracchio per svilire la comunità gay, ma credo che i successivi non potranno esserne esentati e, se l'autore tratterà l'argomento con la stessa eleganza e complessità con cui ha trattato i temi di questo primo volume, sono sicura che sarà una splendida lettura, nonostante la drammaticità del tema.

Henry Rios è un avvocato penalista che opera come difensore d'ufficio nella città di Linden, sede di una famosa università privata e anche sua alma mater grazie a una borsa di studio. Henry è gay dichiarato e lavora come difensore d'ufficio non come ripiego ma per missione; non è diventato un avvocato per diventare ricco, ma per fare la differenza nella vita delle persone, soprattutto degli ultimi che, in quanto tali, hanno meno possibilità di ottenere giustizia. È un idealista e un romantico, ma è anche molto infelice e molto solo: dopo anni passati a difendere gli ultimi si rende conto di non aver fatto nessuna differenza, di essere solo un tassello insignificante del sistema; dopo tanto dolore vissuto per emanciparsi ed essere sé stesso apertamente, non ha nessuno con cui condividere la sua libertà.

"Ero Arrivato ad un punto di silenziosa ma persistente disperazione. Qualcosa doveva cambiare nella mia vita, quello almeno lo sapevo, ma non avevo idea di cosa, o come, o dove sarebbe successo."

Questo suo malessere lo porta troppo spesso a consolarsi con una bottiglia, fino a che un giorno viene ripreso proprio per quello dai suoi superiori. Questo episodio fa scattare una molla in Henry, che prenderà una decisione che mi ha molto sorpresa.
Qualche giorno prima, in carcere, conosce Hugh Paris, un ex-tossico omosessuale finito in carcere per possesso di stupefacenti e resistenza a pubblico ufficiale. L'incontro con Paris lascia una traccia molto forte in Henry, i due si attraggono perché entrambi molto belli, ma ciò che più colpisce l'avvocato non è il suo aspetto, ma i suoi modi, le sue parole. Un breve scambio di battute tra difensore e assistito in carcere si trasforma in un dialogo tra due "viaggiatori solitari", come li definisce l'autore del romanzo.
I due si lasciano poco dopo, ma presto Hugh cercherà Henry e i due non si lasceranno più fino a quando Hugh non verrà ritrovato morto nella sua macchina con un ago nel braccio.
La morte di Hugh lascia Henry sconvolto, il poco tempo trascorso insieme aveva significato molto per lui che, a un certo punto, se ne era innamorato: per questo, per darsi pace e seppellire la memoria del bel ragazzo tormentato che tanto gli aveva dato nel poco tempo trascorso insieme, Henry si metterà sulle tracce dei demoni di Hugh, ritrovandosi ad annaspare in una storia di famiglia fatta di cadaveri, sangue e putridume.

Lettori, mi sono goduta ogni parola di questo libro. Mi sono innamorata di tutti i suoi personaggi (a parte i patriarca della famiglia di Hugh), tutti a loro modo così intensi, così struggenti. Mi sono rimasti dentro, come mi è rimasta dentro la voglia di rileggerlo immediatamente, o di leggere la storia originale di cui questo libro è una revisione.
Nel 1989 viene pubblicato "The Little Death", libro di apertura della serie "Henry Rios Mistery" di cui "Il Cielo protegga gli innocenti" è una rivisitazione che ne approfondisce gli aspetti più psicologici.
Nulla di questo romanzo è fuori posto, l'intreccio del thriller, i personaggi meravigliosi, la scrittura piena, densa di significati che arrivano direttamente al cuore, di emozioni. Un finale che lascia l'amaro in bocca ma la consapevolezza che il protagonista è diventato più forte e potrà affrontare ciò che lo aspetta nei libri successivi. Infine, un parallelo che non posso non lasciarvi: questo libro mi ha trasmesso la stessa dolcezza, la stessa malinconia che mi ha trasmesso il film “Philadelphia”. In qualche modo, entrambi i protagonisti, quando stanno insieme, mi ricordano Tom Hanks e Antonio Banderas in quel bellissimo film.


Voto libro - 4.5


 
Genere: Thriller, M/M 

Autore: Michael Nava 
 
19 gennaio 2022

Novembre, 1984. L’avvocato penalista Henry Rios, appena uscito da un centro di riabilitazione e determinato a rimettere insieme i pezzi della sua vita, accetta controvoglia un posto da investigatore in una compagnia assicurativa ed è subito incaricato di indagare sulla morte apparentemente accidentale di Bill Ryan. Ryan, arrivato a San Francisco durante la grande migrazione gay degli anni Settanta, è morto nel sonno per un avvelenamento da monossido di carbonio causato da una tubatura del gas difettosa, a cui il suo amante è sopravvissuto per un soffio. L’indagine sulla sua morte – che Rios è convinto non sia stata un incidente – si trasforma ben presto nella ricerca del significato della sua vita: dall’arrivo a San Francisco come diciottenne terrorizzato alla trasformazione in uomo d’affari di successo, lungo una traiettoria che interseca i luoghi e i momenti più importanti della comunità omosessuale cittadina. Tra parallelismi segreti e paure comuni, Rios si troverà coinvolto in un’indagine dal tono sempre più personale fino a dover affrontare la domanda più scomoda di tutte: è davvero sempre opportuno che la verità venga alla luce?

Un mystery struggente e magistralmente strutturato, vincitore dell’edizione 2020 del Lambda Literary Award, che intreccia le vicende di due uomini gay nella San Francisco degli anni Ottanta mentre, sullo sfondo, lo tsunami dell’AIDS si abbatte sulla città.
 
Ciao lettori,
la Triskell Edizioni non ci ha fatto attendere a lungo per il secondo volume della serie “Henry Rios” di Michael Nava e personalmente ne sono molto felice, perché il primo volume mi si è piantato nel cuore e non vedevo l'ora di proseguire nella lettura. Ringrazio quindi la casa editrice sia per la sua velocità, sia per la gentile concessione della copia Arc del libro.

Per chi non conoscesse la serie, siamo davanti a dei thriller m/m autoconclusivi, per cui è possibile leggere i volumi anche indipendentemente; tuttavia, io lo sconsiglio, perché una parte davvero importante della serie è dedicata al protagonista, alla sua vita e al suo “flusso di coscienza”, essendo i libri molto introspettivi. Di conseguenza, se si è interessati al solo lato “giallo” del libro si può procedere anche senza la lettura del primo volume, ma per conoscere a fondo lo sviluppo emotivo del protagonista sarebbe meglio partire da “Il cielo protegga gli innocenti”, primo volume della serie.

Sconsiglio a chi non ha letto il primo volume di proseguire con la lettura della recensione se non si gradiscono spoiler, anche solo relativi allo stato psicologico del protagonista.
Abbiamo lasciato Henry sul baratro dell'alcolismo, senza lavoro per sua scelta e con il cuore spezzato a causa della morte di Hugh Parish. Avevo chiuso la recensione dicendo che Henry era sconvolto per quel che Hugh aveva dovuto subire, ma proprio per questo più forte e in grado di affrontare il suo futuro. Amici, mai pronostico fu più errato e io più ingenua... Ritroviamo Henry sì guarito, ma dopo non so quanti mesi di recupero in un centro specializzato dopo essersi quasi ammazzato dal bere. Si è trasferito e da Linden è passato a San Francisco dove, grazie a un amico, ha trovato lavoro in una società di assicurazioni per cui dovrà svolgere le indagini di verifica, propedeutiche al pagamento del premio. Il primo caso che gli viene affidato è quello relativo alla morte di Byll Ryan. Come già accaduto per Hugh, Henry non si limiterà a svolgere una semplice e superficiale indagine di routine, ma si interesserà a Byll e alle circostanze della sua morte fino ad arrivare a una rivelazione dolorosa e inaspettata, soprattutto per il lettore.
Il libro è narrato con le vite di Henry e Byll in parallelo, anzi, si apre con Byll adolescente che ci racconta tutto di lui, ciò che vive direttamente, in prima persona, e indirettamente, attraverso la voce dei suoi conoscenti, per le indagini di Henry. Byll, all'apparenza un uomo normale e di successo, è in realtà un uomo tormentato da molti demoni che non lo lasciano mai e che lo consumano fino al giorno della sua morte. Sono demoni invisibili agli occhi, ma che toccano e rovinano tutto ciò a cui Byll tiene di più, condannandolo a concretizzare con le sue stesse mani le sue paure più grandi.
Negli anni '70 l'omosessualità era considerata una malattia mentale, una depravazione dell'essere umano, non semplicemente un abominio in termini religiosi. La condanna rivolta a questi ragazzi era più profonda ed è tutta riassunta nelle parole del sacerdote che va a trovare Byll in ospedale:

“Posso assolvere le tue azioni, non ciò che sei.”

La condanna è all'essere umano: qualsiasi cosa esso avesse fatto, anche rinunciare alle sue inclinazioni, non sarebbe stato sufficiente a redimerlo. Era condannato in quanto gay, nulla poteva portarlo dalla parte dei giusti. Sarebbe stato comunque e per sempre sbagliato.
Immedesimiamoci in questi ragazzini, molto spesso giovanissimi, educati a pane e machismo, e proviamo a capire cosa ha potuto significare per loro realizzare l'essere tutto ciò che il sistema ha sempre condannato e disprezzato, il disgusto verso sé stessi che hanno provato e la realizzazione di essere condannati al disprezzo in ogni caso.
Il suicidio era una delle soluzioni.
La soluzione per Byll era l'umiliazione sessuale... si sottoponeva ad abusi sessuali umilianti e violenti come forma di punizione per essere quello che era. La sua era una punizione a sé stesso, di cui si vergognava, lo sviliva, ma di cui non poteva fare a meno, soprattutto quando aveva la sensazione di perdere il controllo della sua vita; come quando, dopo essersi svegliato dal coma per le botte subite dal padre, si è visto privato di tutto e abbandonato su un autobus per San Francisco. 
 
Non so come spiegarvi, o se si riesce a percepire, il trasporto con cui scrivo queste parole: il personaggio di Byll mi ha toccata profondamente e sono rimasta mortificata dal suo lento disintegrarsi.
Byll non supererà mai il trauma dell'abbandono, del rifiuto e imposterà la sua vita su due obiettivi: cercare di dimostrare di essere degno (di cosa? Di tutto, persino di respirare) e cercare di non essere mai più abbandonato. Non ci riuscirà. Nonostante diventi in pochi anni ricco e influente e trovi un uomo che lo ami profondamente, non si libererà mai della convinzione di non essere degno e di dover essere abbandonato e di doversi punire per questo.
Ma Byll non è solo Byll, è un coro di voci che in Byll si sintetizza, incarna tutte le ferite inferte agli uomini come lui...
Henry, ripercorrendo la storia di Byll, si riflette in lui, riconosce i suoi demoni nei demoni di Byll, le sue paure in quelle dell'altro uomo. Byll le sfogava con il sesso umiliante, Henry si ammazzava di alcol.
Ma Nava è così straordinario da narrare la storia nella storia a forma di cerchi concentrici, come quelli che si formano sulla superficie dell'acqua se disturbata dal lancio di un sassolino. Il sasso è Byll, i primi cerchi sono le sue tragedie personali che si allargano poi in quelle di tutta la comunità che rappresenta e diventano enormi se circondate dall'AIDS.
Come ho già scritto nella prima recensione, uno dei motivi per cui mi sono avvicinata a questa serie era per il periodo in cui era ambientata, anni che coincidevano con il diffondersi dell'AIDS. Sono stata accontentata: in questo volume Nava ci racconta cosa significasse non solo ammalarsi e morire di AIDS, ma essere circondati dalle persone ammalate con la consapevolezza di essere il prossimo; la promiscuità della comunità gay non lasciava scampo, la prima generazione di omosessuali colpita dal virus non ha avuto scampo, sono morti tutti, come in un effetto domino.

Nel film “Philadelphia”, il regista è stato magnanimo con gli spettatori: Tom Hanks si riduce a un fantasma, ma non ce lo fa vedere deturpato dalle manifestazioni cutanee del male descritte da Nava, non riesce a trasmettere il senso di morte imminente che pervadeva ogni uomo gay in quel periodo.
Leggere le cronache delle morti per AIDS di prima mano, da chi le ha vissute da vicino, è stato annichilente. Quanta sofferenza, che malattia spietata si è scagliata su corpi già così fragili. Ma non poteva esserci una malattia più rappresentativa: l'AIDA ha reso manifesto sui corpi degli omosessuali ciò che la loro anima aveva già subito, rendendo visibili tutte le loro ferite.
Mentre riflettevo sui contenuti del libro per la recensione, mi è tornata in mente la “Ballata della Morte” di Tiziano Sclavi e la Nera Signora, che lui disegnava. Ecco, chi leggeva Dylan Dog riconoscerà in questo libro la malinconia, la tristezza e l'umanità che accompagnava tutti gli episodi dell'Indagatore dell'Incubo.

“Scolpito nelle ossa” è stata una lettura struggente, ma molto impegnativa: per la tristezza che permea tutto il libro, per la profondità e la bellezza con cui Michael Nava affronta temi difficili come la solitudine, l'alcolismo, l'AIDS, le conseguenze che pregiudizi e una società ignorante e chiusa hanno portato e continuano a portare sui ragazzi che scoprono di essere diversi e, quindi, un rifiuto. Questo libro è stato un viaggio, un viaggio attraverso gli occhi di Byll e di Henry, grazie ai quali ho potuto vedere cosa è significato essere un uomo gay nei primi anni '80, con la morte che ti cammina alle spalle lenta ma inesorabile, e un senso di ineluttabile crescente che fagocita tutto il resto.
Non è una lettura facile, soprattutto se si è molto sensibili ai temi trattati in questo libro, ma è una lettura bellissima. Michael Nava è uno straordinario scrittore, il peso delle sue parole arriva dopo, mentre leggi non te ne accorgi, ti gusti il thriller, sei ingannato dal giallo.

Voto libro - 5
 



Genere: Thriller, M/M 

Autore: Michael Nava 
 
 8 luglio 2022


Los Angeles, 1986.

In piena epidemia dell’AIDS, un gruppo di cristiani conservatori ha proposto un’iniziativa legislativa che imporrebbe alle autorità sanitarie di rinchiudere le persone sieropositive in campi di quarantena, e ci sono buone probabilità che venga approvata nel referendum di novembre.

Henry Rios, che ormai si è stabilito a Los Angeles, accetta di fornire consulenze legali a QUEER, un gruppo di giovani attivisti in lotta contro la proposta. I suoi membri sostengono di praticare la disobbedienza civile pacifica, ma quando uno di loro resta coinvolto in un attentato a una chiesa evangelica - provocando la morte del pastore - Rios si ritrova con un cliente che rischia la pena capitale.

In un thriller politico che intreccia sapientemente complotti religiosi, lotte politiche e vicende sentimentali, Nava si ispira alle pagine oscure della recente storia californiana per raccontare le tensioni esplosive che scuotevano la comunità LGBT dell’epoca, tratteggiando un mondo di luci e ombre dove il sangue chiama sangue e nessuno può sperare di restare indenne.



Ciao Lettori,
è uscito il terzo libro della serie “Henry Rios” di Michael Nava, edito Triskell Edizioni, che ringrazio per la copia digitale del libro. Per chi di voi non conoscesse l'opera, siamo davanti a una serie MM i cui libri sono autoconclusivi, ma il cui protagonista principale e io narrante è Henry Ryos, avvocato gay nella Los Angeles della fine degli anni '80.
La vita e le vicissitudini legali dell'avvocato Rios ci offrono un crudo spaccato della vita delle minoranze (razziali, sessuali, religiose, etc.) nell'America di quegli anni.
Henry, infatti, oltre ad essere gay è di origini messicane, entrambi elementi che lo mettono ai margini. Come dice lui stesso, vive nella zona d'ombra, quella a cavallo tra la società bene e tutti gli altri.
Trasferitosi a Los Angeles per stare vicino al suo amico e sponsor Larry Ross, risultato sieropositivo al test per l'AIDS, Henry sta cercando di ricostruirsi una vita. Dopo la morte dell'amico continua a esercitare la professione di avvocato, ma, soprattutto, lotta attivamente per l'affermazione dei diritti della comunità gay di San Francisco.
La città è in piena campagna per la promozione del referendum “Proposta 54”, proposta della fazione cristiana conservatrice che avrebbe di fatto messo in quarantena tutti coloro che fossero risultati sieropositivi all'HIV, considerata infettiva anche al solo scambio di sguardi.
In questo clima sempre più bollente, un attentato terrorista intreccerà le vite di Daniel Herron, pastore di Ekklesia, una chiesa cristiana ultra conservatrice, Theo, omosessuale sieropositivo che si troverà suo malgrado invischiato nell'esplosione, e il sistema occulto delle forze bianche che infetta gli organi statali della città.

A differenza dei due libri precedenti, questa volta l'occhio di Nava si sposta dal particolare al generale; nei primi due libri i protagonisti erano due uomini e la narrazione concentrata sulle emozioni, le sofferenze, le difficoltà incontrate da un omosessuale nell'America degli anni '70-'80. In questo libro, la sua attenzione si sposta sulle difficoltà della comunità LGBT+, l'ostruzionismo e le ingiustizie, fino addirittura alle persecuzioni che doveva subire, nonostante la forza e la resistenza organizzata che in pochissimi anni erano riusciti a sviluppare.
Come gli altri due, anche questo episodio mi è piaciuto moltissimo: lo stile e la scrittura di Nava sono come velluto avvolgente, l'empatia e la comprensione del protagonista verso il prossimo è toccante, la sua forza e integrità, nonostante le difficoltà personali, ti fanno ricordare che il mondo è un posto che vale la pena visitare grazie a gente come lui.

Anche la traduzione è esemplare, in nessun momento il libro sembra tradotto e il calore e la forza della scrittura dell'autore restano intatti.
Questa serie, ha suo tempo, ha vinto ogni premio letterario possibile, Nava ha un talento incredibile.

Voto libro - 4.5


 

Genere: Thriller, M/M 

Autore: Michael Nava 

23 novembre 2022


 Un caso controverso riporta l’avvocato Henry Rios nella cittadina in cui è nato, mettendolo nella traiettoria di un implacabile assassino.

Sono passati quasi dieci anni dall’ultima volta che Henry Rios ha visto sua sorella, Elena, dopo che una storia familiare dolorosa ha lasciato entrambi segnati da ricordi infelici. Ma la loro riunione è ben diversa da ciò che aveva immaginato: sua sorella vuole chiedergli di difendere Paul Windsor, un loro vecchio conoscente che ha un passato di pedofilia ed è stato accusato di omicidio dopo che la polizia ha rilevato le sue impronte sulla scena del crimine.

La vittima, che smerciava pedopornografia, è stata torturata e poi massacrata di botte in una stanza di motel. L’indagine riporta Rios nel suo vecchio quartiere e lungo una strada tortuosa di ricatti, gelosie e amore malato. Costretto a guardare in faccia i suoi demoni, dovrà affrontare alcune difficili verità su se stesso… e le macchinazioni di un killer spietato.

Con la consueta attenzione ai chiaroscuri dell’anima, Michael Nava ci riporta nella California di fine anni Ottanta per immergerci nel calore opprimente di una piccola città dell’entroterra e in una storia complessa, che intorbida il confine tra carnefice e vittima.    

Ciao Lettori,
continuiamo la serie “Henry Rios Mistery” di Michael Nava con l'uscita del terzo volume “Howtown: Piccola Città” edito da Triskell edizioni, che ringrazio per la copia ARC del libro.
Nonostante sia una serie che io vi consiglio di leggere in successione, i libri sono tutti autoconclusivi, quindi, se si prescinde dalla storia personale del protagonista, possono essere anche letti indipendentemente gli uni dagli altri. Sono tutti però a tema omosessuale.

Prima di entrare nel vivo della recensione è per me indispensabile avvisarvi della particolare qualità di questo libro. È vero che nella trama si accenna al fatto che il cliente di Henry è un pedofilo, ma è necessario sottolinearlo, perché Nava è un autore che non indora la pillola né racconta in forma velata e la pedofilia è prepotente nel volume, con immagini (descrizione di foto) e, come dire… Filosofia? Forma di pensiero? Il punto di vista del pedofilo e il suo modus operandi sono apertamente affrontati. Quindi, se siete particolarmente sensibili a certi temi in generale e alla pedofilia in particolare vi sconsiglio la lettura di questo volume.

Quando Henry ha lasciato Los Robles, la sua città natale, ha lasciato dietro di sé pochissime cose: la sorella e il ricordo di un amico. Quando lei lo chiama per chiedergli di difendere in tribunale il fratello minore del suo migliore amico di allora, accusato dell'omicidio di un trafficante di pedopornografia ed egli stesso un pedofilo, la sua risposta iniziale è no, ma il debito di sangue con la sorella lo obbliga a obbedire alla sua chiamata e a recarsi nella sua vecchia cittadina ad affrontare il suo passato.
Quello contro cui dovrà scontrarsi sarà la giustizia sommaria di una città che vuole condannare il pedofilo, che abbia o meno commesso l'assassinio è secondario.
Henry si troverà solo a scontrarsi con l'omertà e il pregiudizio dell'intero sistema, i suoi soli alleati saranno la sua lucidità e i nervi saldi con i quali riuscirà a superare un'altra notte buia.

Anche in questo episodio Henry è chiamato ad affrontare una sfida che lo prosciugherà emotivamente, per diversi motivi: il primo, ritornare dalla sorella e affrontare i fantasmi della sua infanzia; il secondo, rivedere i suoi vecchi amici e la sua città natale e affrontare i temi della sua adolescenza; in ultimo, assumere la difesa di un pedofilo e tutte le associazioni con l'omosessualità che ne derivano e affrontare i pregiudizi che la città e anche sé stesso prova nei confronti della pedofilia.
Ma prima di tutto Henry è un difensore della legge e dei suoi principi, che sono anche il faro che lo guida quando in ballo c'è l'andare contro sé stesso e porterà a casa un altro importante successo per lui e un forte insegnamento per noi.

Anche questa volta Nava mi ha messo a dura prova. Già dalla trama sentivo che non sarebbe stato facile leggere di un caso di difesa contro un pedofilo e, conoscendo lo stile crudo e senza fronzoli dello scrittore, sapevo che non mi avrebbe risparmiata. Ma, come dice la nostra Erika, i libri sono delle finestre che si aprono su mondi nuovi e diversi, menti nuove e diverse, un luogo privilegiato da cui poterle osservare nonostante quanto mostruose ai nostri occhi esse possano apparire.
Per questo, malgrado i temi difficili affrontati nei suoi libri e il suo modo di non omettere nulla, di non fare sconti al lettore, le sue storie mi sono entrate sottopelle e così ho fatto un lungo respiro e mi sono immersa nelle acque profonde di questo romanzo.
In realtà sono ancora lì, mi sento ancora soffocare almeno tanto quanto si è sentito Henry nelle umide sere di questa cittadina che sembra essere cristallizzata nel tempo, è stato soffocante anche per me ritornare in un luogo pieno di fantasmi, fantasmi così potenti da riuscire ancora oggi a imprigionare chiunque in quel posto si sia fermato.
La violenza subita dai due fratelli Rios, una violenza fisica e mentale brutale; la violenza subita da Mike, l'amico di Henry, a causa di un padre cinico e anaffettivo; la violenza subita da Paul, animo fragile risucchiato in un buco nero che lo ha trasformato nel mostro di oggi...
Ma l'indiscutibile talento di Nava sta proprio in questo, la sua straordinaria capacità di raccontare anestetizzandoti il cuore con il suo narrare (vi ho mai accennato ai bellissimi versi e poesie di cui sono pieni tutti i suoi libri?) salvo poi sentirti tutta dolorante quando al termine della ninnananna ti rimane addosso solo il dolore provocato dall'urto delle sue parole.


Voto libro - 5
 








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