Fiabe mai raccontate
Genere: Fiabe
Autrice: Myriam Sayalero
Illustrato da: Dani Torrent
1 marzo 2022
Regine guerriere, mogli che salvano i mariti, damigelle che scampano al pericolo senza alcun aiuto, fanciulle intelligenti che risolvono enigmi e incantesimi. Ecco le protagoniste di questi racconti, antichi eppure quasi del tutto sconosciuti, riunite in una raccolta che celebra la forza delle ragazze da ogni parte del mondo.
È giunto il momento di raccontare tutta un'altra storia!
Salve lettrici e lettori!
Il 1° marzo è uscito per Mondadori ragazzi “Fiabe mai raccontate: Per ragazze senza paura”, una raccolta di quindici racconti appartenenti a diverse culture uniti da Myriam Sayalero, accompagnati dalle illustrazioni di Dani Torrent. Ringrazio infinitamente la casa editrice per la bellissima copia cartacea.
Prima di proseguire nella recensione del libro, vorrei fare una critica al titolo/sottotitolo/ titolo, a seconda delle edizioni nelle varie lingue, che specificano “per ragazze senza paura”. Inserendo un soggetto solamente femminile, si limita, in modo a mio parere estremamente errato, il target dell’opera: è vero, le bambine hanno bisogno di leggere storie con protagoniste donne coraggiose e intelligenti, ma ciò non vuol dire che i bambini debbano essere esclusi dal conoscere storie diverse, storie ricche di avventura, ingegno ed eroine a cui ispirarsi. Sembra una piccolezza, ma i cambiamenti partono dalle piccole cose, anche dai libri per i più piccoli. C’è bisogno di rivolgersi a un gruppo eterogeneo di persone che possono godere in egual modo di queste storie e ricavarne un messaggio importante.
Ad ogni modo, passiamo al succo del libro e parliamo delle fiabe che la Sayalero è andata a pescare da ogni parte del mondo.
Per ogni storia, oltre al titolo, ci viene specificata la sua nazionalità, da quale autore è stata scritta, in quale anno e da quale opera è stata estrapolata. Ho apprezzato tantissimo.
Lo scopo dell’autrice nel creare questa raccolta è stato quello di cercare in qualsiasi cultura, le fiabe e i miti che avevano come protagoniste donne, che fossero bambine, adolescenti, adulte o anziane. Donne che non apparissero solo come damigelle in pericolo dalla chioma chilometrica o come interesse amoroso dell’eroe cavaliere, ma storie di damigelle che si difendono da sole e che salvano i principi, che vincono non con le armi o il potere, ma con intelligenza, saggezza, coraggio e perseveranza. Storie in cui le donne governano e fanno prosperare i loro regni, in cui le principesse liberano i principi dai sortilegi e dalla prigionia, in cui sono apprezzate e rispettate, in cui il loro valore è dettato dalle loro azioni e non dal loro aspetto.
Storie in cui trovano l’amore, un compagno stregato dalla loro astuzia e dalla loro bontà prima che dalla loro bellezza, e che le tratta da pari, con rispetto e complicità.
Le mie storie preferite sono state: “Una ragazza intelligente”, “La giovane capofamiglia”, “La moglie del barbiere” e “Anahit”.
“Una ragazza intelligente” è una fiaba russa e mi è piaciuta molto poiché il matrimonio con il compagno, che Masha sceglie dopo averlo messo alla prova diverse volte, non si basa solo sull’amore, ma anche sulla complicità, l’astuzia e la giustizia.
“Il giovane sindaco si guardò attorno e sorrise nel realizzare che Masha aveva dimostrato la sua grande astuzia ancora una volta. Comprese che l’averle chiesto di non interferire nei suoi affari era come chiedere a un uccello di non volare.”
“La giovane capofamiglia” arriva dalla tradizione cinese. Parla di Min, una giovane donna astuta e geniale, il cui valore viene riconosciuto dagli uomini della sua famiglia. Sotto la sua guida, la famiglia si arricchì e conquistò il rispetto dell’intera regione.
«Lasciamo in pace questa giovane» disse, «affinché il suo straordinario ingegno possa portare benefici non solo alla sua famiglia, ma a tutta la regione.»
“La moglie del barbiere” è una fiaba del Punjab. La donna protagonista è un portento: un genio sarcastico che non si lascia spaventare da nulla e riesce a cavarsela anche nelle situazioni più disparate e disperate!
Anche “Anahit”, una fiaba popolare armena, ha come protagonista una giovane donna giusta e previdente, che fa capire al principe quanto sia importante saper fare qualcosa, anche se si è nobili. È grazie alla semplice affermazione di Anahit che in seguito riusciranno a salvare il regno… in modo anche molto romantico! Inoltre, questa storia contiene una frase davvero molto significativa:
«Non sono io a scegliere chi deve sposare mia figlia» rispose. «Solo lei può prendere tale decisione. Se accetterà, avrà il mio sostegno. Se invece dirà di no, sarò comunque dalla sua parte.»
Altre fiabe che mi sono rimaste impresse sono “La fanciulla guerriera”, “Kupti e Imani”e “Il principe dai tre destini”.
Dalla Spagna arriva “La fanciulla guerriera”, in cui Jimena, la più giovane delle figlie di un vecchio, disperato, poiché non avendo figli maschi non può aiutare il suo re in guerra, decide di travestirsi da uomo e combattere. Anche travestita, cattura l’attenzione del principe, attratto dalla bontà e dal coraggio che risplendono nei suoi occhi.
“Kupti e Imani” è una fiaba della tradizione indiana e narra di Imani, una principessa che decide di rinunciare alla sua eredità poiché desidera essere l’artefice della sua fortuna. Imani si trasferisce da un vecchio fachiro molto povero e con costanza e modestia riesce a dare forma alla sua fortuna. Voci della sua bravura raggiungono anche la corte del re di un paese vicino, il quale vuole diventare amico di questa ragazza così sorprendente.
“Il principe dai tre destini” è una fiaba della tradizione egiziana e narra di un principe che riceve da bambino una terribile profezia: la sua morte sarà causata da un cane, da un coccodrillo o da un serpente. Nonostante il titolo parli di un principe, è la principessa la vera eroina, che troverà il modo per salvare l’amato dalla sua triste sorte, anche quando sembrerà impossibile.
Inoltre troviamo altre fiabe molto interessanti come “Biancofiore”, dalla Spagna, che racconta di Biancofiore, una delle figlie del diavolo, l’unica che ebbe il coraggio di ingannarlo per conquistare la libertà; “L’usignolo nella moschea”, una fiaba jugoslava; dal ciclo bretone l’autrice ha scelto “Dama Ragnell”; poi ci racconta di “Mulha e la Imbula”, una fiaba del popolo Swazi del Sud Africa, di “Katherine Spaccanoci” dalla Scozia, di “La fanciulla pesce” francese e di “La guardiana delle oche” tedesca.
Infine di “L’uccello che parla, l’albero che canta e l’acqua color dell’oro”, una fiaba di origine araba raccontata da Sherezade ne “Le Mille e una notte”.
In quasi tutte le storie, le donne salvano i principi non perché sono innamorate, ma perché sono buone e sanno qual è la cosa giusta da fare. L’amore arriva solo una volta essersi assicurate che l’uomo che hanno fatto innamorare è degno di loro, buono, intelligente e giusto. Non importa la ricchezza, né la bellezza, in queste storie contano la saggezza, l’astuzia e la bontà. Inoltre, tutte queste donne esprimono il loro volere e questo viene rispettato: nessuno ordina loro di sottostare alla volontà degli uomini, sono libere di vivere come e con chi desiderano.
Anche per questo motivo, limitare il target di lettori con quel titolo/sottotitolo è sbagliato: sì, dobbiamo mostrare alle bambine che ci sono fiabe in cui non serve essere bellissime per essere una principessa e che le fanciulle salvano sé stesse e gli altri grazie alla loro intelligenza; ma dobbiamo soprattutto insegnare ai bambini che le donne devono essere rispettate, valorizzate e amate. E non è più bello far passare questo messaggio fondamentale anche attraverso le fiabe? Scusate se ritorno sempre sullo stesso punto, ma è diventato un tasto dolente.
Tornando al libro, in particolare ai disegni, ecco, da questi sono rimasta un pochino delusa. Ne volevo di più e, soprattutto, più corretti nei confronti delle altre culture: capisco lo stile del disegno, ma con una tale varietà di culture e paesi di provenienza, disegnare i personaggi con la pelle bianca brillante come se fossero ricoperti di cerone dalla testa ai piedi non mi sembra affatto una scelta giusta né rispettosa. Questo problema si riscontra soprattutto nella fiaba della tradizione egiziana, perché poi nel resto delle storie Dani Torrent sembra aggiustare il tiro.
In ogni caso, il tratto dei disegni mi piace, è uno degli stili che preferisco e catturano bene l’essenza delle fiabe.
Insomma, “Fiabe mai raccontate” è decisamente approvato. Mi sono piaciute tanto le fiabe scelte, il loro adattamento e i disegni.
Baci
Voto libro - 4
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