Dio di illusioni
Genere: Dark Academia
Autrice: Donna Tartt
Un piccolo raffinato college nel Vermont. Cinque ragazzi ricchi e viziati e il loro insegnante di greco antico, un esteta che esercita sugli allievi una forte seduzione spirituale. A loro si aggiunge un giovane piccolo borghese squattrinato. In pigri weekend consumati tra gli stordimenti di alcol, droga e sottili giochi d'amore, torna a galla il ricordo di un crimine di inaudita violenza. Per nascondere il quale è ora necessario commeterne un altro ancora più spietato...
Ciao a tutti, cari lettori e lettrici!
Oggi sono qui per parlarvi di un libro che sicuramente conoscerete data la sua fama, ovvero “Dio di illusioni” della celebre Donna Tartt, un romanzo del 1992 che vendette ben 5 milioni di copie.
La narrazione si svolge in prima persona e la voce narrante è quella di Richard, il protagonista che incontreremo dalla prima pagina del romanzo e ci accompagnerà per tutto il racconto. Il libro è suddiviso in “libro primo” e “libro secondo”. Richard inizia il suo racconto, diversi anni dopo l’accaduto, ovvero in seguito all’omicidio di un suo caro amico, e ci trascina con sé in questo lungo viaggio ad Hampden, facendo affidamento ai suoi ricordi non sempre veritieri ed affidabili, poiché ci svelerà sin da subito di essere un grande bugiardo e di mentire per il semplice gusto di farlo.
È un libro per me molto importante e che mi ha lasciato davvero tanto. È quel tipo di opera a cui non smetti mai di pensare, soprattutto per il finale spiazzante. Non vi nascondo che mi è venuta voglia di studiare il greco antico ed di partecipare a un baccanale, ma sono pensieri che ho ovviamente accantonato. La Tartt è stata brillante nelle descrizioni che a volte, per i miei gusti, sono fin troppo troppo lunghe, ma che allo stesso tempo sono capaci di farci vivere nel romanzo, farci sentire la ricchezza degli abiti costosi come se stessimo quasi toccando con mano le stoffe delle giacche, il tutto circondato da un alone di fumo di sigaretta e odore di whiskey. La realtà del college, dell’accademia, mi ha sempre affascinata, così come le letture classiche e la poesia, fortemente presenti nel romanzo, quindi sono ben felice di parlarvi di questo libro e cercare di trasmettervi la bellezza di queste pagine.
«La morte è la madre della bellezza» disse Henry.
«E cos'è la bellezza?»
«Terrore.»
«Ben detto!» esclamò Julian. «La bellezza è raramente dolce o consolatoria. Quasi l'opposto. La vera bellezza è sempre un po' inquietante.»
Dopo avervi detto questo, proverò a farvi entrare con me nel mondo del college di Hampden, nel lungo autunno e nel gelido inverno, tra le lezioni di greco antico, latino e filosofia, la ricchezza, i weekend di festini e soprattutto nei segreti che tengono legati (o forse no) i nostri protagonisti.
Parto col parlare di Richard Papen che, come ho già accennato, è il narratore del romanzo; un ragazzo comune, della California, niente a che vedere con chi frequenta Hampden o i suoi futuri amici. Richard è squattrinato, demotivato ed è mosso da un forte senso di evasione. La vita in California non fa per lui e, soprattutto, i suoi genitori non hanno nessuna voglia di averlo fra i piedi. Lascia quindi Plano e, grazie a un sussidio economico, arriverà nel Vermont, dove conoscerà i suoi futuri amici e i restanti personaggi del romanzo.
Richard è da subito colpito da un gruppo di cinque ragazzi, l’élite del college i cui componenti sono Henry Winter, Edmund (Bunny) Corcoran, Francis Abernathy, Charles Macaulay e, infine, l’unica donna Camilla Macaulay.
Se gli altri studenti del college sono ricchi e snob, loro sono completamente inarrivabili e, proprio per questo motivo, Richard farà di tutto per essere loro amico... ma lo sarà mai davvero?
I cinque ragazzi sono studiosi di letteratura classica e greco antico, sono studenti di Julian Morrow, un professore che insegna solo a un limitato gruppetto di studenti e che rifiuterà le prime richieste di Richard, il quale, amante anche lui del greco antico e dei classici, insisterà nel frequentare le sue lezioni.
Julian Morrow è un esteta, un poeta, figura importante per i ragazzi ma anche del mondo in generale, una celebrità e nel tempo libero un professore; Henry Winter, la mente del gruppo, è il pupillo di Julian, un ragazzo composto, gentile, una mente particolare; Francis Abernathy è un ragazzo estremamente elegante, ha l’aria di essere ricco e spensierato ma è estremamente tormentato; Bunny Corcoran è il più socievole di tutti loro, solare e sempre con la battuta pronta. Infine abbiamo i due gemelli, orfani, Charles e Camilla, legati da un legame quasi morboso, asfissiante.
Charles ha un animo gentile, così come Camilla, una ragazza elegante, dolce, dall’animo e dall’aspetto delicato di un angelo. È bionda, ha la pelle chiara, ricorda la luna, affascinante e sofisticata, con i capelli alla “maschietta”, come dirà Richard.
Seppure ormai tutti studenti di Julian, i ragazzi continueranno ad essere gentili ma scostanti con Richard, sparendo per giorni senza una spiegazione e senza parlarne con lui. Richard inizierà a insospettirsi delle frequenti sparizioni e scoprirà che proprio durante un tentativo di adorare Dionisio, i suoi amici hanno commesso un grave crimine, non più coscienti delle loro azioni e dei loro corpi hanno superato il limite.
Per aiutare i suoi amici, Richard finirà col farsi coinvolgere in un altro crimine ancora più spietato, agghiacciante, ovvero l’omicidio di uno dei membri del gruppo.
Il senso di colpa li attanaglierà per sempre, ma non allo stesso modo. È qui che si nota la forte caratterizzazione dei personaggi, l’ambiguità dell’essere umano e le loro personalità apparentemente diverse ma costrette a legarsi tra loro, nella speranza di non essere mai scoperti e puniti per le loro azioni: c’è chi si crogiola nella propria ricchezza, nel privilegio e nella superbia di essere stati talmente bravi a non essere mai scoperti, e chi invece ne pagherà le conseguenze arrivando quasi all’autodistruzione.
«Alcune cose sono troppo terribili per entrare a far parte di noi al primo impatto; altre contengono una tale carica di orrore che mai entreranno dentro di noi. Solamente più tardi, nella solitudine, nella memoria, giunge la comprensione: quando le ceneri sono fredde, la gente in lutto è andata via; quando ci si guarda intorno e ci si ritrova in un mondo completamente diverso.»
Come già dicevo, il romanzo si conclude in modo spiazzante, dopo pagine di calma apparente si arriva alla conclusione devastante, all’ultima pennellata del quadro che ci lascia con l’amaro in bocca e con la voglia di trascorrere un ultimo momento ad Hampden, con l’ultima sigaretta e l’ultimo sorso di whiskey.
Consiglio vivamente questo romanzo a chi ha voglia di fare un viaggio tra la bellezza e, al contempo, la crudeltà del mondo.
Ella
Voto libro - 5
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