Ritratto di giovane donna con mostri


Genere: Narrativa

Autrice: Pola Oloixarac

21 aprile 2022

Mona è peruviana, ha scritto un romanzo di grande successo, è incline a un’ironia feroce e all’abuso di alcol e psicofarmaci e al momento vive in California, dove è apprezzata dal mondo accademico soprattutto in quanto «donna e di colore». Quando viene inaspettatamente candidata al più importante premio letterario


d’Europa, intravede la possibilità di sfuggire alla sua «cattività» americana e alla quotidiana spirale di autodistruzione. Si trova così proiettata in un piccolo villaggio svedese non lontano dal Circolo polare, fra l’improbabile comunità internazionale dei letterati in gara per il premio: vengono dal Giappone, dalla Francia, dall’Armenia, dall’Iran, dalla Colombia, a formare uno zoo di vetro al cui interno fanno ciò che fanno di solito gli scrittori: si scambiano complimenti e pettegolezzi, coltivano invidie, mescolano riflessioni letterarie e sesso occasionale. Ma Mona sembra vedere attorno a sé le tracce inspiegabili di una violenza che non riesce a identificare – o sono i suoi demoni che l’hanno seguita fin lì? Segni inquietanti si susseguono fino all’apocalittico scioglimento... 


Ciao lettori,
oggi vi parlerò di “Ritratto di giovane donna con mostri” scritto da Pola Oloixarac e edito da Ponte alle Grazie, che ringrazio molto per la copia cartacea del libro.
Parliamo di un romanzo di narrativa contemporanea autoconclusivo molto particolare, che mi ha messo non poco in difficoltà, ma andiamo con ordine.

La nostra protagonista è Mona, una giovane donna peruviana, brillante promessa della letteratura. È candidata al premio letterario più importante d'Europa, la cui cerimonia si tiene in Svezia, e il libro è ambientato nella sede del concorso, dove gli scrittori sono invitati qualche giorno prima della premiazione per partecipare agli incontri e alle conferenze che tutti terranno. In questi due giorni osserveremo e ascolteremo queste strane creature, come ci vengono crudelmente descritti i maggiori letterati del globo, i cui comportamenti e discorsi ci lasceranno piuttosto sconcertati. I mostri del titolo infatti sono loro, Mona e tutti i partecipanti a questa celebrazione.

Volendo attribuire un aggettivo al romanzo, il primo termine che mi salta alla mente è “allucinato”, il che ha anche senso visto che la protagonista è sotto costante effetto di stupefacenti; il secondo è “surreale”, a causa della natura degli eventi che ci vengono narrati.
Dovete sapere che quando ci vengono proposte le anteprime dei libri da recensire, molto spesso abbiamo a disposizione le info di uscita, titolo, trama e qualche volta, ma non sempre, la copertina dei libri. In questo caso la copertina c'era e, insieme alla trama, mi hanno incuriosita e fatto scegliere di leggerlo. Quindi il libro mi è arrivato, non ho potuto leggerlo molto presto perché ne avevo altri in precedenza, ma era lì che mi chiamava, con quella faccia allucinata e i suoi mostri colorati che mi dicevano “qua ti aspettiamo”. Finalmente l'ho aperto e iniziato a leggere e... non l'ho capito.
Non l'ho capito.
Detto così sembra strano, per questo, per farvi capire cosa intendo, vi riporto uno dei momenti che mi ha lasciata più perplessa. Non è uno spoiler, anche perché il libro non ha trama, quindi non vi posso rivelare nulla che vi possa rovinare il gusto della sorpresa.
Dicevo, una mattina la protagonista si va a fare una sauna, ne esce nuda, ha addosso solo gli slip e così com'è si inoltra nel bosco e inizia a correre. Si ferma, è agitata, si sente osservata, spaventata, la situazione la eccita e si infila un dito nell'intimo per saggiare la sua eccitazione. Mentre procede la sua escursione scorge una grotta, si affaccia all'entrata ma calpesta il corpo insanguinato di un animale morto, esce dalla grotta e scorge un suo collega scrittore fare una fellatio a un altro uomo. Esce dal bosco, va a fare colazione (è ancora nuda, eh), vede una scrittrice che ammira e si siede a tavola con lei e mentre è lì che fa il pari e dispari se mangiare o no, scoppia a piangere (aggiungo che per tutto il tempo la commensale non fa una piega sullo stato di nudità quasi integrale di Mona e no, non è svedese).
Ecco, il libro è tutto così... Più o meno a metà, è lungo 150 pagine, poca roba, mi sono fermata e ho girato il libro per leggere la quarta di copertina e trovo queste frasi:

“Una satira impietosa dell'élite letteraria: un'indagine sull'arte e la violenza. Un romanzo terrificante, brillante, pericoloso.” Oppure “Accanto a Pola Oloixarac quasi tutta la narrativa contemporanea sembra opaca e provinciale.“

E altri commenti alla stessa stregua. Peccato che sulle recensioni non si possano mettere emoticon perché io sono rimasta così, con la faccia basita, perché tutta sta gloria proprio non la capivo... E allora ho ripreso a leggere concentrandomi di più, cercando il significato intrinseco, profondo e nascosto del testo, il pensiero illuminante che la scrittrice ci rivela, ma niente... continuavo a non capire. Rassegnata, ho continuato a leggere per il gusto di farlo, perché dovevo finirlo e recensirlo, intanto mi lambiccavo il cervello su cosa avrei mai potuto scrivere nella recensione, quando, a letto con mio figlio per farlo addormentare, mi si è accesa la famosa lampadina.
Negli apprezzamenti della quarta di copertina si osanna la scrittrice perché è riuscita a dissacrare il mondo degli scrittori e della letteratura moderna in modo brillante e agghiacciante. Ecco, mentre sull'agghiacciante sono d'accordo, per il resto ho capito dov'è il mio problema: vi è mai capitato di trovarvi in un gruppo di persone professionalmente specializzate (ad esempio un gruppo di ingegneri) che iniziano a parlare di un argomento specifico e tecnicissimo? Loro parlano, discutono, si infervorano e voi lì che li guardate, li ascoltate ma non capite un beato nulla... Siete fuori registro.
Ecco, questo libro parla una lingua che non capisco e si rivolge a persone diverse da me. E la mia scelta era tra il fare l'intellettuale di sinistra e osannare la prosa magnificente dell'astro nascente della letteratura mondiale, oppure fare la lettrice media (come “mediocre”) e dire ciò che davvero ne penso: ne posso apprezzare il surrealismo, la mente particolare dell'autrice, ma null'altro, alla fine non mi è piaciuto e niente mi ha lasciato... nella presentazione dovrebbero scrivere: per addetti ai lavori.


Voto libro - 2










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