Funeral party


Genere: Libri per ragazzi

Autore: Guido Sgardoli

15 marzo 2022


Il 1° gennaio 2000 il cielo è bianco come un sudario e Sfortunato Forte, noto a tutti come "il Vecchio", è morto. Nato il 1° gennaio 1900, lascia in eredità svariati beni, tra cui la sua grandiosa dimora terrena, Villa Forte. Ma in questa gelida mattina che promette neve, il Vecchio lascia al mondo dei vivi qualcos'altro: il ricordo di una vita straordinaria, sconosciuta ai più, densa di eventi e incontri che hanno dell'incredibile. Dalla drammatica battaglia di Caporetto al mitico Giro d'Italia del 1946, dalla campagna d'Africa al concerto dei Beatles a Milano, prigioniero in India e cameriere nel ritrovo dei mafiosi di New York, cowboy in Arizona e sensitivo in Tv... la vita di Sfortunato è una storia da scoprire e ricostruire pezzo per pezzo insieme a quella del secolo passato. Ed è ciò che fanno gli invitati al suo funeral party. Intrappolati nella villa da una nevicata epocale, in attesa dell'arrivo del notaio, tra brindisi e accuse di omicidio, si trovano a rivivere la vita del vecchio burbero, che forse così burbero non era. 

Salve salve!
Il libro di cui vi parlo oggi non era nella mia lista dei libri da leggere, ma ci è finito dopo una sorpresa della casa editrice Piemme.
“Funeral Party” è un libro per ragazzi di Guido Sgardoli, dalla cover davvero simpatica.
Era un libro che avevo già visto in libreria e che mi aveva attirato per la cover, ma dopo aver letto la trama avevo prontamente abbandonato. Ho deciso però di dargli una possibilità dopo il regalo della casa editrice… avrò fatto bene?

Dei personaggi molto bizzarri e molto diversi tra loro si ritrovano al funeral party di Sfortunato Forte, un uomo davvero enigmatico che non ha lasciato un bel ricordo nella sua vita. O così sembra.
Perché quando gli invitati al funeral party raccontano come hanno conosciuto Sfortunato e in quali vesti, si scoprono tante sfaccettature dell’uomo che nessuno si aspettava!
Fino ad arrivare alla sfolgorante verità su un uomo pieno di sorprese, sin dalla nascita, per 100 anni di vita, per arrivare poi alla morte.

Sfortunatamente il romanzo non mi è affatto piaciuto, è stato una fatica assurda finirlo.
L’ho trovato noioso, pesante e per niente adatto al target a cui si riferisce.
L’idea di partenza è molto interessante, non originalissima, ma intrigante: Sfortunato è un uomo che ha vissuto una vita assurda di cui nessuno è a conoscenza, per le persone è semplicemente un vecchio scorbutico. Attraverso le storie di personaggi molto diversi tra loro, la verità viene a galla e si capisce che Sfortunato era molto di più di quello che gli ultimi anni l’hanno reso.
Purtroppo il romanzo pecca nella resa. Pieno zeppo di riferimenti asettici a eventi storici che, se utilizzati nel modo giusto, sarebbe stato anche un buon modo per far conoscere il ‘900 alle nuove generazioni, ma così sono diventati parte di una lunga lista di una spesa di ricordi che alla fine non lascia assolutamente nulla.
Per me, che conoscevo già eventi e personaggi, è stato un pizzico interessante questo viaggetto della memoria, soprattutto perché alcune cose mi sono state raccontate da mio padre, quindi è stato bello pensare “sì, papà me lo racconta ogni volta!”.
Però mi sono anche immedesimata nei lettori di 11 anni (il target è dagli 11 in su), a cui i genitori non raccontano sicuramente gli eventi storici e musicali del ‘900, se non quelli degli ultimi vent’anni probabilmente, e ho pensato a quanto possa essere noioso per loro leggere una lista di nomi ed eventi di cui non si sa nulla e di cui non ci viene detto nulla, se non, a volte, pochissime parole, che però si perdono nel mucchio di nomi, riferimenti, digressioni e divagazioni.

“«Vogliamo tornare a Sfortunato?» sbottò Ercole Manetti. Ancora una volta le divagazioni prendevano il sopravvento su quello che a lui interessava davvero, cioè la vita del Vecchio. […] tutte quelle lungaggini, oltre che irritarlo e annoiarlo, gli facevano perdere tempo.”

Ecco, mi sentivo proprio come Ercole Manetti, annoiata e irritata dai racconti infiniti spezzati da inutili divagazioni.
Persino le ripetizioni, elemento classico dei romanzi per ragazzi che in questo caso dovevano veicolare anche lo humor, le ho trovate fastidiose, un ulteriore strumento che allungava e appesantiva la narrazione invece che alleggerirla e renderla più scorrevole.
L’unica cosa che spinge ad andare avanti è la vita di Sfortunato, ma anche la curiosità per questo, a un certo punto, inizia a scemare a causa delle digressioni che spezzano la narrazione e rimandano la resa dei conti.

Prima di concludere voglio specificare una cosa. Questo è pur sempre il mio parere personale; come ho detto all’inizio, non avrei mai letto questo libro se non mi fosse stato inviato dalla casa editrice, quindi almeno su una cosa posso essere sicura: posso fidarmi del mio istinto!
Baci


Voto libro - 2




 

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