I giorni perfetti

Genere: Narrativa

Autore: Jacobi Bergareche

11 Maggio 2022

Luis, un giornalista di Madrid stanco del suo lavoro e del suo matrimonio, sta per partecipare a una conferenza in Texas. Il viaggio, in realtà, è solo un alibi per incontrare Camila, l’amante e l’unico incentivo della sua vita attuale, che ha conosciuto due anni prima e con la quale ha trascorso un totale di sette giorni meravigliosi, anzi perfetti. Questo sarebbe il loro terzo incontro ma, proprio mentre sta per partire, Luis riceve un suo messaggio: «Mio marito ha deciso all’ultimo minuto di venire con me, per favore non scrivermi più. Lasciamoci così, teniamoci il ricordo». Con il cuore spezzato e senza sapere cosa fare a Austin, Luis si rifugia nell’Harry Ransom Center, un archivio universitario dove sono conservati quarantatré milioni di documenti e in cui si imbatte nelle lettere private di William Faulkner alla sua amante Meta Carpenter, lettere riprodotte in esclusiva all’interno di questo volume. La lettura della loro corrispondenza è lo spunto per fissare il ricordo della storia d’amore appena terminata e per riflettere sul matrimonio con Paula: la compagna di una vita, la madre dei suoi figli, la donna che un tempo gli faceva battere il cuore. Dov’è finita la passione? Qual è il segreto per rendere ogni giorno degno di essere vissuto? È quello che Bergareche si chiede in questo romanzo epistolare, singolare e accattivante, che esplora in modo universale la febbre dell’innamoramento e l’inevitabile routine dei legami duraturi.

Ciao lettori,
ho appena finito di leggere “I giorni perfetti” di Jacobo Bergareche, romanzo autoconclusivo di narrativa contemporanea edito Giunti Editore, che ringrazio per la copia.

Siamo davanti a un libro epistolare, ma le epistole sono due, molto lunghe, che il nostro protagonista, Luis, scrive rispettivamente all'amante Camila e alla moglie Paula a distanza di qualche giorno.
Luis, è un giornalista madrileno in trasferta a Austin per un convegno che si ripete annualmente e a cui lui partecipa per il secondo anno con un unico obiettivo, quello di trascorrere quattro giorni con Camila, la donna messicana che ha incontrato per caso nell'hotel che li ospitava, lei per partecipare a un convegno di architettura.
Per una strana combinazione di cose si conoscono e trascorrono insieme i quattro giorni del convegno ripromettendosi di rivedersi, “stessa spiaggia, stesso mare” l'anno successivo. Al suo arrivo però Camila gli invia un messaggio in cui lo prega di non cercarla, lei è con il marito, e di non voler più continuare la loro storia.
Turbato e senza uno scopo come amante e come giornalista, si reca all'Harry Ransom Center per cercare uno spunto per scrivere l'articolo che giustificherà i soldi spesi dal suo giornale per il viaggio e si imbatte nella corrispondenza privata tra il premio nobel Faulkner e la sua amante Meta, in cui, tra le altre lettere, trova quella che descrive, secondo Luis, “la giornata perfetta”.
Nell'epistola dedicata all'amante, Luis vuole rendere vero e concreto quelli che secondo lui sono stati i momenti più belli della sua vita da lungo tempo, perché dei momenti con lei non ha che i ricordi e vuole in qualche modo cristallizzarli con l'inchiostro per non farli sfumare via dalla memoria. E quindi la descrive, descrive come si sono incontrati, cos'hanno fatto, le emozioni e ciò che lui ha provato in quei giorni e cosa sperava di provare rivedendola e perché quei quattro giorni trascorsi con lei possono essere considerati come i giorni perfetti.
Nella citazione di Faulkner, che è uno dei leitmotiv del libro, “Fra il nulla e il dolore, io scelgo il dolore”, sceglie il dolore perché il nulla significherebbe non averla incontrata mai.
Ma poi, poiché l'amante l'ha mollato, deve tornare a casa dalla moglie, che ormai lo annoia e basta e che invece rappresenta il riflesso, il secondo significato della frase di Faulkner: è meglio soffrire per un amore vivo che si è perduto (quello dell'amante), che non provare nulla se non il tedio per uno che ormai è morto (quello per la moglie).
E quindi alla moglie scrive a brutto muso, che ormai la loro vita è uno scorrere infinito di pura noia e tedio in cui non sono più una coppia, ma due che vivono insieme e le chiede uno sforzo per ritrovare almeno ogni tanto la predisposizione a trascorrere uno di quei giorni perfetti che dovrebbero fare da respiro per non annegare nel mare della noia degli altri giorni, i giorni ordinari della sua vita con lei...

Io certi libri non li dovrei leggere e ancora non ho imparato a evitarli. Non perché non li comprenda o non ne apprezzi la profondità (quando ce n’è), ma perché sono così contrari alla mia natura da disprezzarli.
Questo passa la prima metà del libro a rimpiangere che l’amante l’ha lasciato e a struggersi di aver passato con lei quelli che giudica essere i suoi giorni perfetti e a realizzare che è stato meglio che l'amante l'abbia mollato, perché così il loro sarebbe stato il ricordo di un momento perfetto cristallizzato nel tempo e mai deteriorato…
E poi passa la seconda metà del libro, sempre utilizzando la stessa lettera di Faulkner con cui ha fatto l’elegia dell’amante perduta, a scrivere alla moglie che si è letteralmente rotto le scatole di stare con lei, non struggendosi, ma proprio a brutto muso.
E qui interviene la mia natura pragmatica, o come direbbe mia cugina “materiale”, con cui intendo “spiccia, terra terra, priva di poesia”: ma se ti sei così rotto le scatole di stare con questa donna, se non la ami più, se neanche ti struggi per il perduto amore, perché rinfacciarglielo così?! In più con la patetica scusa di trovare un modo per non annoiarvi più? Mollala la poverina!
Se sei convinto che anche tu l’annoi, lasciala! Prendi il coraggio in mano e dille “insieme a te non ci sto più”, per citare Battiato. Non la mortificare con tutto il panegirico di F. e l’amante, e il giorno perfetto, e il nulla e il dolore, per di più sottolineando che anche Faulkner a un certo punto si era tediato, oltre che della moglie, pure dell'amante.
Fossi stata io la moglie, al terzo rigo l’avrei mandato a …! Altro che leggermi mezzo libro di lettera!

Dopo mille milioni di parole sterili… solo una manciata ne bastava per capire cosa rende una giornata perfetta.
L’amore. L’amore rende perfetta anche una giornata che per quanto possa essere andata male, sarà comunque indimenticabile perché trascorsa con l’amata o amato. La predisposizione all’altro rende una giornata perfetta. Senza amore o predisposizione all’altro, siamo solo passeggeri su una stessa vettura. Condividiamo spazio.
Non c'è bisogno di disturbare Faulkner per capire che se c'è amore (verso un'amante o una moglie) ogni momento è prezioso, anche quelli ordinari, anche quelli che ci sembrano non importanti.
Ecco, scusatemi lo sfogo, adesso rientro nel seminato e riparlo del testo…

Il libro è scritto bene, tradotto anche meglio, ho apprezzato moltissimo le foto delle lettere originali di Faulkner e le bellissime traduzioni. Mi hanno dato uno spaccato davvero particolare di un artista che non conoscevo e su di lui mi hanno incuriosito. Succulenta informazione è stata anche quella dell'esistenza in Texas di uno degli archivi storici più ricchi e importanti di America e Europa insieme.
Purtroppo non ho condiviso uno solo dei pensieri espressi dall'autore o per lui dal protagonista, trovandolo sterile se non addirittura nocivo, quasi che la responsabilità della sua noia fosse da attribuire esclusivamente a lei e non a entrambi.
Non fosse stato per la mia totale dissonanza col pensiero dell'autore gli avrei dato 5.
Voto libro - 2.5









 

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