La saga di Blackshaw
La serie è composta da:
1. La domestica inglese
2. il ritratto del conte
Genere: Storico
Scritto da: Opaline De Lacy
15 marzo 2022
Lei è una domestica che scappa dal suo passato.
Lui un conte affascinante con un segreto inconfessabile.
L'etichetta riuscirà a dividerli o il loro amore trionferà?
Quando Liz, stanca di Londra e del ricordo ancora vivo dei genitori, mancati da poco, decide di lasciare la casa della cugina Betsy e cercare fortuna altrove, s'imbatte in un annuncio: la governante di una sperduta tenuta scozzese cerca una domestica, senza particolari referenze, che abbia voglia d'imparare. Nonostante l'opposizione di Betsy in merito a un viaggio così lungo, la ragazza riempie una borsa con le sue poche cose e parte.
La tenuta di Blackshaw, nella contea di Dumfries, con il torrione e le enormi finestre e così imponente, così lontana dall'Inghilterra, è tutto ciò che desiderava. Eppure, varcando il cancello di ferro battuto, Liz capisce che adesso è davvero sola. È ottobre, ma fa già molto freddo, e la servitù è ridotta all'osso perché d'inverno il Conte di Blackshaw si trattiene poco nella tenuta, preferendovi Edinburgo. La giovane, però, si abitua in fretta alla nuova routine, anche grazie alla compagnia di William, l'affascinante tuttofare con cui trascorre le serate davanti al camino. Questo almeno fino all'arrivo, in un buio pomeriggio di novembre, del misterioso conte.
Liz farà allora la conoscenza di James Campbell, di cui sarà fin troppo facile innamorarsi, considerati la sua avvenenza e l'isolamento di Blackshaw. Ma come può una domestica sperare nelle attenzioni di un conte?
Salve Confine,
oggi vorrei parlarvi del primo volume de “La saga di Blackshaw” di Opaline De Lacy, “La domestica inglese”, edito Sperling & Kupfer.
Quando Liz, giovane donna londinese, rimane sola dopo la morte dei genitori, decide di cercare la sua strada e, rispondendo a un annuncio, lascia la casa dello zio e l’amata cugina Betsy per trasferirsi in Scozia a lavorare come domestica nella tenuta del conte di Blackshaw. Qui cerca a tentoni di costruirsi una nuova vita lontano dal dolore dei ricordi di Londra; impara il suo nuovo lavoro, fa amicizia con il resto dei domestici della tenuta, impara a resistere al freddo Scozzese, e comincia a nutrire una simpatia corrisposta per il tuttofare William Scott. La vita sembra scorrere tranquilla, almeno fino a quando il proprietario del palazzo, James Cambell, conte di Blackshaw, non arriva nella sua tenuta. Per Liz è un continuo tormento incontrare lo sguardo del conte, ne rimane turbata, sconvolta, tanto da diventare un’ossessione. Comincia addirittura a ritrarlo così come lo vede nei suoi sogni pieni di passione. Ma che fare quando anche lui si scopre fortemente attratto dalla sua nuova domestica? Contrastare questa passione, praticamente proibita, diventa una priorità importante quanto impossibile, soprattutto quando vengono alla luce segreti inaspettati con i quali Liz non può confrontarsi senza uscirne ferita.
“I suoi occhi erano ocra gialla, come le aveva insegnato Logan Perry, quelli di James Campbell indaco. Due colori distanti l’uno dall’altro, che ora si erano irrimediabilmente mischiati sulla tavolozza, creando una tinta nuova, bellissima e terribile.”
Il romance storico è un genere a cui ricorro sempre quando ho voglia di una lettura romantica e d’altri tempi, che mi rilassi e mi appassioni con leggerezza. Mi piace molto soprattutto quando i due protagonisti battibeccano in maniera arguta, mentre la tensione e la passione crescono, fino ad esplodere in una magnifica storia d’amore. In questo romanzo, appena letto, manca un po’ tutto questo e la cosa mi è dispiaciuta un pochino. Questo però non influenza il mio giudizio perché la storia raccontata dall’autrice non richiedeva questo tipo di rapporto tra i protagonisti.
“La domestica inglese” infatti è un romance storico di quelli dove si soffre per i due protagonisti, per le loro storie pregresse, per il loro presente influenzato da queste, per l’ineluttabilità del destino che è stato scritto per loro. La trama è proprio una gran bella trama, peccato che lo sviluppo non abbia tenuto conto di questo potenziale.
La narrazione, appunto, non è tra le più brillanti, mi rammarico ma è così. Spesso, alcuni eventi mi sono risultati inutili da leggere per i fini della storia, come anche certi dialoghi. Inoltre, mi è mancato il pathos che la storia promette all’inizio: lo senti che sta arrivando, ne senti il bisogno, sta lì dietro l’angolo in attesa di essere tirato fuori, ma…Molto bella è la sotto storia che rimanda al padre di Liz e al mondo della pittura, che molto influenza la vita della ragazza.
I personaggi mi sono piaciuti. I domestici di Blackshaw mi hanno divertita e intenerita nel loro essere famiglia nonostante non vi sia tra loro alcun legame di parentela; vivere nella lande desolate, spesso bloccati dalla neve, ha contribuito a creare questi legami stretti in cui anche Liz si introduce senza troppe difficoltà. William è davvero un caro ragazzo, il tipico scozzese di campagna, tutto muscoli e proverbi impossibili.Liz e il conte, che sono i protagonisti assoluti, a volte sbiadivano davanti alla ciurma coesa di questi personaggi. La coppia funziona molto, intriga, ma la scintilla non scatta tra loro e il lettore. Almeno per me così è stato, fatemi sapere che ne pensate in proposito. Proprio per il vostro feedback, vi invito a leggere questo primo romanzo della saga, nel frattempo io passo al secondo!
Buona lettura.
Voto libro - 3.5
Genere: Storico
Scritto da: Opaline De Lacy
5 aprile 2022
Uno è il conte che ti ha fatto soffrire.
L'altro è l'amico con cui puoi confidarti.
Quando il tuo cuore è diviso tra due opposti,
sceglierai l'amore giusto per te o quello che ti toglie il respiro?
Londra, 1812 - La vita di Liz ora è quanto più lontana da Blackshaw Manor e dalla Scozia intera, che ha precipitosamente lasciato un giorno di cinque mesi prima. Ma non basta fuggire a trecento miglia per dimenticare.
Come ogni giorno, percorre passeggiando le vie trafficate della città insieme a William, che si è trasferito a Londra da poco: lui è apprendista nella bottega di un fabbro, ad Harrow Alley, mentre lei, su suggerimento della cugina Betsy, si reca al negozio di Missis Jones per aiutarla coi ricami. Sembra che nulla, nonostante tutto, sia cambiato tra loro, ma Liz non si preoccupa di definire il loro rapporto.
Da quando è tornata, non fa altro che disegnare e dipingere sempre gli stessi soggetti: le nebbie della brughiera, il profilo del mare all'orizzonte, e James Campbell, con i suoi occhi penetranti color indaco. Non ha sue notizie da cinque lunghi mesi, ma il tempo, invece che diluire i colori dei ricordi, li ha resi più vividi. Più volte è stata sul punto di intraprendere un folle viaggio per tornare in Scozia, da lui, ma si convince sempre che il suo posto adesso sia Londra: non può lasciare Betsy e zio Graham una seconda volta, non ora che il matrimonio della cugina è alle porte, e nemmeno William, la cui compagnia le rallegra le giornate.
Ben presto, però, la giovane scoprirà che il suo destino è legato a doppio filo a quello di Lord Blackshaw. Quando un giorno, diretta da Missis Jones, s'imbatterà davvero in lui, tutto ciò che si era ripetuta fino a quel momento andrà in frantumi.
Salve Confine,
dopo varie vicissitudini ho trovato il tempo di scrivere la recensione del secondo volume de “La saga di Blackshaw” di Opaline de Lacy, edita Sperling & Kupfer: “Il ritratto del conte”.
Dovrò inevitabilmente fare qualche spoiler, quindi se non avete ancora finito di leggere il primo della serie, sappiate che è meglio non andare avanti con questa recensione.
Alla fine de “La domestica inglese”, Elizabeth Perry, Liz, stava lasciando la tenuta Blackshaw, dopo aver conosciuto l’amore sentimentale e quello fisico con il conte, insieme ad alcuni segreti che quest’ultimo nascondeva.
Liz decide di sacrificare il suo cuore e di mantenere la dignità e il rispetto per sé stessa: non può sposare il conte né può essere la sua amante, anche se ormai è perduta, come la sua virtù.
Di ritorno a Londra, a casa di suo zio Graham e di sua cugina Betzy, prossima al matrimonio, Liz comincia a lavorare sporadicamente per una ricamatrice e continua a dipingere per liberare il tormento della sua anima. Il suo soggetto preferito rimane James, con i suoi occhi blu mare profondo che lei continua a vedere nei suoi sogni e in giro per le strade della città, anche se sa trattarsi solo di allucinazioni.
E se non si trattasse solo di quello?
Se il conte fosse proprio a Londra in cerca di qualcosa, forse proprio di lei?
«Hai una vaga idea di cosa significhi conoscere il nome di ogni singolo colore, ignorandone l’odore, il sapore, la consistenza?» Ciò che aveva detto non aveva un briciolo di senso, eppure James parve comprenderlo davvero. Lo vide annuire, stringendo i pugni. «Sei stato tu a mostrarmi che il rosso sinopia ha il profumo dei tuoi capelli, che il rosa cinabrese è caldo come la tua pelle, che l’indaco è lo specchio della…» si fermò, sull’orlo delle lacrime. «A che mi è servito saperlo, se poi tutto è svanito? Preferivo una vita di soli bianchi e neri, piuttosto che questo.»
Come nella recensione del primo volume della saga, anche qui ho riscontrato cose per le quali sarò costretta a ripetermi, purtroppo.
La narrazione è la stessa, semplice, lineare e assolutamente senza il pathos che una storia come questa richiederebbe.
Ancora una volta si è allungato il brodo con eventi privi di importanza per la storia in sé, mentre le poche scene che avrebbero dovuto essere sviluppate di più, cosparse con una bella manciata di emozioni, sentimenti e sofferenza, sono ritratte senza alcuna profondità.
Lo stesso vale per i dialoghi. Tutte quelle parti in cui Liz e James interagivano, erano trattate alla stregua di quando Liz, per esempio, andava a fare una passeggiata nel parco, mentre era proprio in quei momenti, in quegli incontri, che il lettore avrebbe dovuto avere l’opportunità di sentire in cuore sprofondare nello stomaco o battere più veloce.
Provo sempre una grande simpatia per i personaggi, per William in particolare, innamorato senza speranze, gentile e rispettoso. Spero in una storia tutta per lui con un bel riscatto per il suo cuore.
Liz e James, sulla carta, sono una bella coppia davvero, posseggono entrambi caratteristiche per dare vita a una storia esplosiva, piena di palpiti e tormenti, ma l’autrice non ha saputo sfruttare per nulla le tante opportunità che le si sono presentate. Pazienza.
Non mi è piaciuto nemmeno il poco rispetto per il periodo storico in cui il romanzo è ambientato, dove era davvero impossibile e socialmente inaccettabile che una giovane donna in età da marito potesse uscire da sola anche la sera, andare in giro nei parchi o a casa di uomini senza essere scortata. Queste sono veramente le basi.
Il tutto, l’insieme, però, non è così malaccio come potrebbe sembrare. Il romanzo si legge veloce e intrattiene abbastanza se non si è troppo esigenti.
Forse questo secondo romanzo mi è piaciuto un po’ più del primo.
Andate a leggere anche voi e poi ditemi cosa ne pensate. Buona lettura.
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