King e le libellule
Genere: Middle Grade
Autor3: Kacen Callender
10 giugno 2022
In una cittadina della Louisiana ancora attraversata da forti contrasti fra bianchi e neri, King, dodici anni, deve affrontare il lutto per la morte del fratello maggiore Khalid. La perdita lo fa sprofondare nella disperazione tanto da credere che il ragazzo sia diventato una libellula, dopo averne vista una posata sulla bara durante il funerale. Inizia così a cercarlo in riva al fiume ogni pomeriggio. Il suo tormento è acuito da quel che era successo poco prima, quando Khalid, dopo aver sentito King e il suo amico Sandy parlare della sua omosessualità, aveva detto al fratello di smettere di frequentarlo. King è assillato dal timore che la sua natura possa deludere la memoria del fratello, così mette in secondo piano l’amicizia con Sandy. Ma tutto cambia di nuovo quando quest’ultimo scompare: sta scappando dal padre, il sergente Sanders, un uomo violento e razzista. Nonostante gli sembri di tradire il fratello, King capisce che deve stare al fianco di Sandy e che non può rinunciare a essere se stesso.
Salve salve!
Il 10 giugno è uscito per Feltrinelli “King e le libellule”, romanzo middle grade di Kacen Callender, di cui è stato pubblicato in Italia da Mondadori “Felix Ever After”.
“King e le libellule” è diverso da “Felix Ever After”, sia per i temi che per l’età dei personaggi, ma quello che hanno in comune sono la forza dei messaggi, l’intensità delle emozioni e quella sensazione di calore e speranza che solo una storia profonda e soddisfacente riesce a lasciare.
Ma andiamo con ordine.
“Con passo pesante salgo i gradini e tiro fuori la chiave dallo zaino. Era la chiave di Khalid. Di rame, come una mopetina da un centesimo scolorita. Quando tornavamo da scuola, Khalid prendeva le chiavi dalla borsa con le sue mani grandi, più grandi delle mie, ma eravamo comunque sotto lo stesso cielo, con lo stesso caldo, con lo stesso tutto di adesso, solo che adesso Khalid non c'è più.”
King ha 12 anni, eppure il mondo gli è già crollato addosso più volte.
Suo fratello maggiore è morto all’improvviso per un infarto; Khalid, così giovane, forte e inarrestabile, non c’è più. O almeno è quello che credono tutti.
King sa che Khalid non è andato via, ha solo abbandonato la sua vecchia pelle per una nuova: Khalid adesso è una libellula.
King l’ha visto al funerale e ogni giorno va al bayou a cercarlo, certo che il fratello andrà da lui.
Al bayou King incontra anche Sandy.
Lui e Sandy erano migliori amici, finché Sandy non gli ha confessato di essere gay e Khalid ha consigliato a King di non farsi vedere più insieme a lui.
King è consapevole di non trovarsi in un mondo giusto, vive in un mondo in cui il colore della pelle e le persone che si amano non permettono di essere semplicemente persone, ma ti rendono altro, diverso, da temere, da odiare.
Così King si allontana da Sandy, perde Khalid, e adesso è alla deriva, a stento a galla nel suo oceano personale di rabbia, dolore, lutto, incomprensione e solitudine.
“Comodamente seduto sulla sedia che scricchiola sotto il suo peso, mio padre grugnisce e continua a masticare. Non avrei mai immaginato che potesse ferirmi a tal punto. Non l'avevo mai creduto possibile. Ma continuando a rifiutarsi di guardare dalla mia parte, continuando a grugnire anziché parlarmi, mi apre una crepa dentro; e ho la quasi certezza che se continua ad aprirmi tutte quelle crepe, alla fine mi manderà in frantumi.”
WoW. È la prima cosa che ho pensato finito “King e le libellule”.
È una storia così potente, piena, importante. Si percepisce sin da subito la potenza del racconto di King, ma la vera portata della sua forza si scopre pian piano, strato dopo strato, quando sollevatone uno si capisce che ce ne sono altri in attesa di essere sviscerati. Altro dolore accumulato e spinto verso il basso, altra rabbia che bolle sotto la superficie.
Inizia tutto con il lutto, vissuto attraverso King; viviamo il suo e quello dei suoi genitori: i silenzi tesi, le lacrime nascoste, una vita distrutta e sconvolta, rivoluzionata nel profondo da un evento inimmaginabile.
Vite stravolte nuovamente dalla scomparsa di Sandy e dalle cause della sua fuga. King ha abbandonato Sandy nel momento in cui il suo amico era più vulnerabile, dopo che gli aveva rivelato il suo segreto più grande.
Non avrebbe voluto farlo, ma Khalid gli ha instillato un dubbio terribile e adesso non ha il coraggio di mancare di rispetto alla memoria del fratello. Però Sandy ha bisogno di lui, King ha bisogno di Sandy.
King è diviso: da una parte teme di tradire e deludere Khalid, dall’altra sta soffrendo perché allontanare Sandy significa nascondere, ignorare, cancellare una parte di sé.
Non è una consapevolezza che raggiunge subito, come ho detto prima, “King e le libellule” sviscera i suoi temi strato dopo strato, facendo però scaturire ogni cosa dall’elaborazione del lutto.
È intorno al lutto che si sviluppano gli altri temi, ragionamenti sul razzismo e l’omofobia, su come possa cambiare il rapporto con i propri genitori; pensieri che tormentano King, il primo per chiare ragioni, mentre per il secondo c’è bisogno di scavare più a fondo.
È naturale il modo in cui tutto sale a galla, in cui gli eventi si susseguono, in cui le consapevolezze arrivano, tanto da sembrare quasi un racconto autobiografico per quanto è costruito bene.
E non è difficile immaginare che possa esserlo; ci sarà sicuramente qualche bambino, da qualche parte nel mondo, che in un modo o nell’altro sta vivendo proprio quello che King ha vissuto. È questo il grado di realtà e realismo che Kacen Callender riesce a raggiungere. In fondo, questo libro è nato proprio dal suo desiderio di scrivere una storia in cui identificarsi, in cui poter rivedere sé stesso, e credo che queste siano il tipo di storie più belle.
“King e le libellule” è uno di quei libri da far leggere a chiunque: piccoli, medi e grandi. È un libro da portare nelle scuole e nelle case, con cui provare emozioni potentissime e da cui imparare tanto.
I vari temi, quello del lutto in particolare, vengono trattati con una delicatezza e una semplicità disarmanti. Kacen Callender riesce a far trasudare le emozioni dalle pagine, colpendoci al cuore con frasi brevi ma piene, piene di dolore, di risentimento, di rabbia, di frustrazione. I pensieri di King colpiscono come pugni, precisi e letali nella loro purezza.
Particolarmente apprezzata la presenza del realismo magico, che strizza l’occhio a una tradizione di opere di scrittici e scrittori afro-discendenti (e non) che trovano nell’elemento magico e fantastico un modo per vivere, capire, cercare di superare un trauma. Credo che sia stato usato magistralmente e calzava a pennello.
“[…] oggi il dolore è un macigno sul petto, che prova ad aprirsi un varco con le unghie e con i denti per uscire da sotto la mia pelle. Sento il sapore del sale, voglio urlare il nome di Khalid, urlarlo così forte e a lungo che i morti non potrebbero fare altro che restituirmelo.”
Credo di essere ufficialmente innamorata della scrittura e delle storie di Kacen Callender e non vedo l’ora di leggere altro. Attendo impaziente, ma nel frattempo vi consiglio sia “King e le libellule” che “Felix Ever After”, sono due storie molto diverse, con due target differenti, ma entrambi trattano temi importantissimi in un modo che lascia senza fiato, e che, appunto, incantano ed emozionano.
Baci
Voto libro - 5
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