DeA

I delitti di Whitechapel


Scritto da: Guido Sgardoli - Massimo Polidoro

Genere: Giallo per ragazzi

Dal: 13 Settembre

Mendicanti, marinai appena sbarcati al porto, ubriaconi, ladri. Questa è la gente che si aggira per i vicoli bui e maleodoranti dell'East End di Londra. Difficile uscire da quelle strade indenne. Impossibile se sei una donna e l'ora di Jack lo Squartatore è scoccata. Sybil Conway però è quanto di più lontano dal miserabile mondo di Whitechapel. È una giovane donna acculturata e benpensante, che abita fuori Londra insieme a sua zia Elizabeth. Conduce una vita monotona e semplice, priva di grandi emozioni. Fino al giorno in cui riceve un telegramma da Scotland Yard che le rivela che sua madre è la quarta vittima dello Squartatore. Davanti a una notizia così scioccante Sybil vorrebbe provare qualcosa ma… non è facile empatizzare con la donna che l'ha abbandonata da piccola, diventando una senzatetto, una prostituta da due soldi. Zia Elizabeth in effetti sostiene che se la sia cercata. Anche i giornali, in un certo senso. Come se lo Squartatore, con le sue vittime, stesse ripulendo le strade. Sybil però non è disposta ad accettare un pensiero solo perché è la convenzione. Intende scoprire lei stessa chi fosse sua madre e perché sia stata assassinata. Ma addentrarsi per le vie di Whitechapel non è mai saggio, soprattutto se la scia di sangue lasciata da Jack lo Squartatore è ancora fresca... Un romanzo misterioso e dalle tinte oscure, che catapulta nella Whitechapel di fine Ottocento, raccontando in modo inedito le donne di Jack lo Squartatore.
 
Salve Confine,
Conoscete il famigerato serial killer Jack lo Squartatore? Molto si è scritto su di lui e sui suoi efferati crimini, ma rimane comunque un grosso mistero che ha alimentato la fantasia e la curiosità di molti scrittori e lettori. Anch’io ho letto almeno due romanzi sul killer di Whitechapel e con il lavoro di cui vi parlerò oggi siamo a tre!
“I delitti di Whitechapel” di Massimo Polidoro e Guido Sgardoli, edito DeA mi ha colpito in maniera diversa. Se volete sapere di più, continuate a leggere la mia recensione.

Siamo nella Londra di fine ‘800, nel fumoso e poco raccomandabile quartiere di Whitechapel. Un killer sta seminando il panico, soprattutto tra le donne che vivono e lavorano tra quei vicoli bui e malfamati, dove fame e povertà sono all’ordine del giorno e arrangiarsi per tirare a vivere è un’arte comune a tutti.
È in questo quartiere che decide di avventurarsi Sybil Conway, la figlia dell’ennesima vittima dello Squartatore. Sybil, in realtà, non ha nulla a che vedere con questo luogo, al contrario della sua genitrice.
La ragazza è stata abbandonata dalla madre e affidata alle cure della zia Elizabeth, che l’ha cresciuta facendo di lei una giovane donna giudiziosa e perbene, lontana dalla vita sventurata che avrebbe avuto con la madre.
Combattuta tra il rancore e il senso di colpa, Sybil decide di indagare per conto suo e scoprire cosa sia successo alla madre. Per quanto la sua vita scellerata abbia contato poco e nulla, merita comunque di essere riscattata. Poco importa se, per raggiungere lo scopo, Sybil metterà in pericolo la sua stessa vita.

Sono molto contenta di aver letto questo romanzo, perché si è rivelato una bella sorpresa. Sì, la storia di Jack lo Squartatore la conosco abbastanza bene, ne sono sempre stata affascinata per l’alone di mistero di cui è permeata, sebbene sia terrificante e cruda allo stesso tempo. Quello che mi ha colpita veramente, in questo romanzo, è il punto di vista da cui è raccontato.

La protagonista è, ovviamente, Sybil, ragazza coraggiosa che affronta il pericolo e l’ignoto in cerca della verità non solo sulla morte della madre, ma sulla madre stessa. La sua avventura non manca di incontri fortuiti e fortunati con gente dei bassifondi che non ha nulla se non fame e povertà, ma che non manca di aiutarla, anche senza ricevere nulla in cambio.
Però, secondo me, vere protagoniste sono le vittime di Jack lo Squartatore per una volta. Conosciamo bene le donne del romanzo, entriamo nella loro misera vita e ci verrà voglia di riscattarle.

“Seguitava ad essere considerato assassino di prostitute. Nonostante, come la stessa Sybil aveva avuto modo di riscontrare, nessuna delle donne uccise praticasse il mercimonio. Aver avuto relazioni con altri uomini al di fuori del matrimonio non poteva essere considerata prostituzione, ma era più agevole e conveniente per tutti ricondurre quella lunga scia di omicidi a una semplice convinzione, ovvero che esistessero donne meritevoli di vivere e altre indegne di insudiciare il mondo con la loro presenza e dunque sacrificabili.”

Credo, infatti, che grandissima sensibilità degli autori sia stata quella di presentarci le vittime non solo come prostitute che si svendono per pochi penny, ma come donne condannate dalla loro stessa società. Una società che non dava loro la giusta importanza, non le vestiva con la giusta dignità, non ne riconosceva il valore, e non solo in quartieri come quello di Whitechapel.
Un’altra nota positiva del romanzo, secondo me, riguarda la scorrevolezza della lettura, data anche dal giusto dosaggio di fatti storici e realmente accaduti e di quelli nati dalla fantasia di Sgardoli e Polidoro, nonché dall’armonia con la quale persone realmente esistite e personaggi inventati si mescolano insieme.

Quindi sì, vi invito a leggere questo ennesimo romanzo su Jack lo Squartatore e non fermarvi dopo l’ultima pagina della storia, perché alla fine troverete una sorta di lunga nota degli autori, particolareggiata ed esaustiva, che vi aiuterà a comprendere meglio il romanzo.
Buona lettura.

Voto libro - 4.5 


 

You Might Also Like

0 comments