Qui, solo Qui
Genere: Narrativa ragazzi
Scritto da: Christelle Dabos
14 giugno 2023
Dall’autrice della saga L’Attraversaspecchi, un nuovo capolavoro del fantastico.
Una scuola piena di misteri, un club supersegreto, un’oscura, terribile minaccia. Dove? Qui, solo Qui.
È il primo giorno di scuola, il primo di un nuovo inizio. Iris si guarda attorno, orfana della sorella più grande che adesso la ignora e non la vuole più tenere per mano. Osserva e vede le minacce nascoste dentro le mura dell’edificio scolastico, le vere regole che reggono il “gioco” dentro l’istituzione, tra i ragazzi. E decide che terrà duro qualsiasi cosa accada. Ma cosa avviene in realtà dentro la scuola? Impronte di scarpe sui soffitti come se qualcuno camminasse a testa in giù, banchi che si spostano da soli, il Club Ultrasegreto che raccoglie alcuni allievi alla ricerca di una sostanza misteriosa che provoca le stranezze della scuola e poi...
Salve salve!
A giugno è uscito il nuovo romanzo di Christelle Dabos (autrice della serie L’Attraversaspecchi), stavolta un middle grade/Young adult dal titolo “Qui, solo Qui”.
Io non mi aspettavo una storia alla Attraversaspecchi, non mi aspettavo nulla in realtà, se non una bella storia articolata in stile Dabos. Sicuramente non mi aspettavo questo Qui.
Qui è un collège francese (corrisponde alle nostre medie, ma dura quattro anni, dagli 11 ai 15 anni), un mondo a parte con le sue regole e le sue gerarchie fondate sulla violenza, sul bullismo e sull’annullamento di sé.
Qui i bambini che arrivano dal paradiso che sono le elementari scoprono che la loro individualità non ha più nessuna importanza, devono adeguarsi alle regole di Qui e quando non le rispettano le punizioni non si fanno attendere.
Qui chi resta da solo in una classe dispari è lo zimbello, il capro espiatorio; Qui la posizione sociale viene determinata da una linea su una lavagna; Qui c’è un principe o una regina e guai a chi li guarda negli occhi; Qui una ragazzina annulla talmente tanto sé stessa per farsi accettare da diventare invisibile.
«In realtà il problema Qui non è tanto che non cambia niente, è che tutto si ripete».
Qui… è tutto un po’ troppo esagerato.
Non so cosa mi aspettassi da questo romanzo, ma sicuramente non questo.
La storia è una sorta di allegoria infernale del passaggio da infanzia a pre-adolescenza, in un periodo in cui i cambiamenti sono tantissimi, a partire da quelli del corpo (peli, brufoli, ciclo), a quelli di scuola e di amici, a quelli della personalità. È il periodo in cui iniziamo a definirci, a capire cosa ci piace e cosa no, come essere e cosa modificare, in cui le dinamiche di gruppo diventano un po’ più chiare e meno labili.
In modo molto complesso, molto caotico e poco empatico, Dabos cerca di dare voce a cinque ragazzini di varia età che vivono esperienze abbastanza diverse del Qui, ma tutte in egual modo traumatizzanti.
È una fiera della violenza, della paura, del parossismo, del delirio e del caos più totale.
“Ci sono parecchie regole Qui, talmente tante che pure noi certe volte non ci ritroviamo. E quasi ogni settimana arriva di colpo una nuova regola non si sa bene da chi né perché, ma una regola è una regola e va rispettata.”
Forse avrei potuto apprezzare il modo così particolare, fatto di immagini e di metafore, in cui Dabos decide di parlare di specifici disagi della pre e dell’adolescenza, ma questa poesia viene cancellata in modo spietato da una violenza (di nuovo) eccessiva e fuori controllo e anche piuttosto assurda.
Capisco che i ragazzini di oggi sono molto più maturi e molto più “incattiviti” dal mondo in cui viviamo, ma per l’amore del cielo… no.
E poi gli adulti, una banda di incompetenti controllati dai propri alunni, sembrava di stare in una puntata di “Miraculous” con Chloe Bourgeois pronta a chiamare il padre sindaco di Parigi.
Pensandoci, forse il problema sono i professori e il sistema scolastico francese?!
Chissà.
«Non va sempre peggio. È ciclico. Anche lei è stato come loro in questo o in un altro Qui, è solo che se n’è scordato».
Sta di fatto che il messaggio positivo che questo libro avrebbe potuto far passare viene fatto a pezzi e buttato al vento dal ribrezzo di scene senza capo né coda, votate all’esasperazione, all’assurdità e all’esibizionismo.
Il target di riferimento del libro è 12-18 anni, ma io non lo consiglierei mai a un 12/13enne, a parte la complessità della narrazione, ma una storia del genere li butterebbe ancora più giù riguardo al nuovo percorso che devono affrontare.
A proposito della narrazione, lo stile è il classico di Dabos, arzigogolato, articolato, complesso e il sottotesto, una parte fondamentale della storia, finisce sepolto sotto strati e stati di giri di parole, immagini strutturate e metafore intricate, tutte violente, tutte drammatiche, tutte oscenamente disperate.
E alla fine quello che doveva essere il messaggio più importante, quel leggero spiraglio per respirare, viene per forza richiuso dalla montagna di cose terribili lette fino a quel momento.
Baci
Voto libro - 2
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