L'Attraversaspecchi
Genere: Fantasy
Autore: Christelle Dabos
18 aprile
L’Attraversaspecchi è una saga letteraria in quattro volumi che mescola Fantasy, Steampunk e Belle Époque, paragonata dalla stampa francese alle saghe di J.K. Rowling e Philip Pullman. Fa da sfondo un universo composto da 21 arche, tante quanti sono i pianeti che orbitano intorno a quella che fu la Terra. La protagonista, Ofelia, è originaria dell’arca “Anima”; una ragazza timida, goffa e un po’ miope ma con due doni particolari: può attraversare gli specchi e leggere il passato degli oggetti. Lavora come curatrice di un museo finché le Decane della città decidono di darla in sposa al nobile Thorn, della potente famiglia dei Draghi. Questo significa trasferirsi su un’altra arca, “Polo”, molto più fredda e inospitale di Anima, abitata da bestie giganti e famiglie sempre in lotta tra di loro. Ma per quale scopo è stata scelta proprio lei? Tra oggetti capricciosi, illusioni ottiche, mondi galleggianti e lotte di potere, Ofelia scoprirà di essere la chiave fondamentale di un enigma da cui potrebbe dipendere il destino del suo mondo.
Fidanzati dell’inverno è il primo capitolo di una saga ricca e appassionante che sta conquistando migliaia di lettori giovani e adulti.
Salve lettori!
In questa recensione vi parlo di una nuovissima serie fantasy francese, portata in Italia dalla alla casa editrice edizioni e/o.
La serie è "L'Attraversaspecchi" di Christelle Dabos, di cui ho potuto leggere in anteprima il primo volume, "Fidanzati dell'Inverno", in uscita oggi, 18 aprile.
Come ogni mondo fantasy che si rispetti, quello in cui ci accingiamo a mettere piede è un posto completamente diverso da quello che conosciamo. Per prima cosa, la Terra non è più tonda ma divisa in Arche, pezzi di continente sparsi per lo spazio contraddistinti da un certo tipo di clima e un certo tipo di popolazione. Su ogni Arca, infatti, ci sono famiglie o clan, discendenti di uno spirito di famiglia, che hanno un determinato potere.
Ad esempio su Anima, l'Arca della nostra protagonista Ofelia, ci sono gli Animisti, il cui potere è interagire con gli oggetti. Ogni oggetto, che sia una macchina, un palazzo o una sciarpa ha un'anima a cui parlare, da addomesticare o curare.
Poi ci sono anche Animisti, come Ofelia, che possono 'leggere' un oggetto, risalire al suo passato, vedere tutti i suoi proprietari, provare i loro sentimenti, solamente toccandolo. E ci sono anche rari Animisti, sempre come la nostra Ofelia, che possono attraversare gli specchi. Pratica difficile non solo fisicamente, ma anche perché bisogna affrontare e accettare i veri se stessi per poterli attraversare.
In questa recensione vi parlo di una nuovissima serie fantasy francese, portata in Italia dalla alla casa editrice edizioni e/o.
La serie è "L'Attraversaspecchi" di Christelle Dabos, di cui ho potuto leggere in anteprima il primo volume, "Fidanzati dell'Inverno", in uscita oggi, 18 aprile.
Come ogni mondo fantasy che si rispetti, quello in cui ci accingiamo a mettere piede è un posto completamente diverso da quello che conosciamo. Per prima cosa, la Terra non è più tonda ma divisa in Arche, pezzi di continente sparsi per lo spazio contraddistinti da un certo tipo di clima e un certo tipo di popolazione. Su ogni Arca, infatti, ci sono famiglie o clan, discendenti di uno spirito di famiglia, che hanno un determinato potere.
Ad esempio su Anima, l'Arca della nostra protagonista Ofelia, ci sono gli Animisti, il cui potere è interagire con gli oggetti. Ogni oggetto, che sia una macchina, un palazzo o una sciarpa ha un'anima a cui parlare, da addomesticare o curare.
Poi ci sono anche Animisti, come Ofelia, che possono 'leggere' un oggetto, risalire al suo passato, vedere tutti i suoi proprietari, provare i loro sentimenti, solamente toccandolo. E ci sono anche rari Animisti, sempre come la nostra Ofelia, che possono attraversare gli specchi. Pratica difficile non solo fisicamente, ma anche perché bisogna affrontare e accettare i veri se stessi per poterli attraversare.
"Leggere
un oggetto significa dimenticare un po' se stessi per fare posto al
passato di un altro, mentre attraversare gli specchi significa
affrontare se stessi. Ci vuole fegato per guardarsi negli occhi, vedersi
per ciò che si è, immergersi nel proprio riflesso. Quelli che si
mettono un velo davanti alla faccia, che mentono a se stessi e si vedono
migliori di ciò che sono non ce la faranno mai."
E mi sa che è arrivato il momento di presentarvi Ofelia.
Ofelia è una ragazza che potrebbe essere definita stramba. Veste come una donna avanti con l'età, con vestiti scuri e lunghi, occhiali che si colorano a seconda del suo umore, solitamente le lenti sono molto scure, e una lunga sciarpa tricolore che ha vita propria e che di solito "spazza il pavimento", come dice la sua proprietaria.
Ofelia lavora nel museo di Anima, si prende cura dei suoi manufatti e rifiuta ogni pretendente, ragazzi scelti dalla famiglia, finché un giorno viene combinata una proposta di matrimonio che non può rifiutare. Arriva da un'altra Arca e rifiutarla potrebbe significare guerra.
Senza neanche potersi abituare all'idea di dover abbandonare tutto ciò che è e ama, su Anima arriva un dirigibile dal Polo, un'altra Arca, con a bordo il suo promesso sposo.
Altissimo, magro come uno stecchino, faccia lugubre e segnata dalle cicatrici, occhi grigi penetranti e taglienti, mania di fissare l'orologio, Thorn sembra un incubo divenuto realtà per Ofelia.
Ma non può far altro che seguirlo sulla sua Arca, in un mondo freddo ed estraneo, in compagnia, almeno, della sua madrina, zia Roseline.
Arrivata al Polo, Ofelia si rende effettivamente conto che quell'Arca è completamente diversa dalla sua, non solo per clima e per i poteri, ma anche per la società.
Ofelia si ritroverà immersa in una corte falsa, assetata di sangue e violenta, fatta di giochi di potere, cattiverie e infamità, nascoste sotto un velo di illusioni, buone maniere e pittura.
Un luogo in cui Ofelia non potrà fidarsi di nessuno, nemmeno delle più adorabili delle persone.
Un luogo di cui non conosce i meccanismi, ma che imparerà presto. In cui non può mostrarsi per colei che è, altrimenti rischierebbe la morte istantanea, dato l'odio che provano per il suo promesso sposo. In cui sarà un burattino nelle mani di Berenilde, zia di Thorn, finché non capirà qual è il vero motivo per cui è stata scelta e trascinata in quel luogo orribile.
Ofelia è una ragazza che potrebbe essere definita stramba. Veste come una donna avanti con l'età, con vestiti scuri e lunghi, occhiali che si colorano a seconda del suo umore, solitamente le lenti sono molto scure, e una lunga sciarpa tricolore che ha vita propria e che di solito "spazza il pavimento", come dice la sua proprietaria.
Ofelia lavora nel museo di Anima, si prende cura dei suoi manufatti e rifiuta ogni pretendente, ragazzi scelti dalla famiglia, finché un giorno viene combinata una proposta di matrimonio che non può rifiutare. Arriva da un'altra Arca e rifiutarla potrebbe significare guerra.
Senza neanche potersi abituare all'idea di dover abbandonare tutto ciò che è e ama, su Anima arriva un dirigibile dal Polo, un'altra Arca, con a bordo il suo promesso sposo.
Altissimo, magro come uno stecchino, faccia lugubre e segnata dalle cicatrici, occhi grigi penetranti e taglienti, mania di fissare l'orologio, Thorn sembra un incubo divenuto realtà per Ofelia.
Ma non può far altro che seguirlo sulla sua Arca, in un mondo freddo ed estraneo, in compagnia, almeno, della sua madrina, zia Roseline.
Arrivata al Polo, Ofelia si rende effettivamente conto che quell'Arca è completamente diversa dalla sua, non solo per clima e per i poteri, ma anche per la società.
Ofelia si ritroverà immersa in una corte falsa, assetata di sangue e violenta, fatta di giochi di potere, cattiverie e infamità, nascoste sotto un velo di illusioni, buone maniere e pittura.
Un luogo in cui Ofelia non potrà fidarsi di nessuno, nemmeno delle più adorabili delle persone.
Un luogo di cui non conosce i meccanismi, ma che imparerà presto. In cui non può mostrarsi per colei che è, altrimenti rischierebbe la morte istantanea, dato l'odio che provano per il suo promesso sposo. In cui sarà un burattino nelle mani di Berenilde, zia di Thorn, finché non capirà qual è il vero motivo per cui è stata scelta e trascinata in quel luogo orribile.
E stop... ho parlato fin troppo. Come
spero di avervi fatto capire, la trama di questo primo libro è davvero
molto interessante e originale. Ci troviamo in un mondo che nessuno
aveva mai pensato di costruire e che mi ha incuriosito molto. Mi hanno
incuriosito soprattutto i riferimenti a Dio nei frammenti, il ruolo
degli spiriti di famiglia e i libri che sembrano così importanti per
loro, tutti elementi che spero verranno approfonditi nei romanzi
successivi della serie.
Ho apprezzato molto il personaggio di Ofelia.
All'apparenza
una ragazza timida e sottomessa, in realtà nasconde dentro un fuoco che
potrebbe scogliere anche il ghiaccio più spesso. Sopporta umiliazioni,
percosse, violenze mentali e tanto altro, perché è il ruolo che ha
accettato di interpretare, perché questa ormai è diventata la sua vita,
ma quando diventa troppo, quando iniziano a ferire le persone che ama, a
quel punto non lo accetta più e prende nuovamente in mano le redini di
se stessa. Non si lascia ingannare, non si lascia abbattere, né
controllare. È maldestra ma coraggiosa, silenziosa ma fiera, e non vedo
l'ora di leggere cosa ci serberà nel prossimo libro.
L'altro
protagonista è Thorn, il promesso sposo. Non posso dirvi se è un
personaggio positivo o negativo, è difficile da stabilire dato che dice
solo lo stretto necessario ed è, per la maggior parte del tempo,
assente. Ma durante i rari incontri con Ofelia, mi ha sempre intenerito.
"Ofelia
infilò il dito nello specchio come fosse un'acqua densa, e di colpo li
vide tutti e due, la piccola Animista dall'aria malata e stordita,
infagottata in un cappotto troppo grande per lei, e il Drago immenso,
nervoso, con la fronte corrugata da una costante tensione mentale. Due
universi inconciliabili."
Questo è probabilmente un elemento che potrebbe
infastidire noi anime romantiche nella lettura, la carenza di contatti
tra i due fidanzanti. Apprezzo il fatto che non si siano innamorati alla
pazzia istantaneamente, ma avrei desiderato che almeno parlassero per
conoscersi. Anche se, col senno di poi, ho compreso e accettato la
scelta dell'autrice.
Altro elemento che potrebbe frenarvi durante la lettura è la lentezza nello svolgersi degli avvenimenti.
Non è affatto noioso, ma può risultare lento, in quanto, essendo costantemente nella testa di Ofelia, in un mondo e tra persone che non conosce, passa la maggior parte del tempo a conoscere, osservare, imparare. Insomma, molte descrizioni e poca azione. Anche dato che, essendo impreparata a ciò che si trova davanti, è vittima di intrighi e giochi di potere di cui non si rende nemmeno conto.
Però, come per il punto di prima, ho compreso la scelta dell'autrice. Ofelia doveva vedere, sentire, pensare, capire da sola. Senza forzature né accelerazioni. Ha dovuto fare un percorso iniziale, una gavetta di maltrattamenti e illusioni, per capire qual è il suo vero ruolo in quel posto ambiguo.
Sono molto indecisa sul voto, sapete. "L'Attraversaspecchi" è una trilogia che ha tanto potenziale che può essere sviluppato magnificamente. In "Fidanzati dell'Inverno" manca qualcosa, manca quella scintilla che avrebbe potuto renderlo indimenticabile, ma mi aspetto di trovarla nei prossimi libri.
Come vi ho detto, ho compreso le scelte dell'autrice e le ho apprezzate.
Usando le parole che un mio amico ha utilizzato per descrivere la prima stagione de "Il trono di spade", questo primo libro è una sorta di tutorial per capire le regole del gioco, conoscerne le pedine e fare la prima mossa.
L'autrice è stata capace di creare una rete di dubbi, idee e suspense che non vedo l'ora di leggere e scoprire. Sono davvero curiosa di sapere cosa riserva il futuro alla nostra Ofelia e a Thorn. Ammetto di essermi affezionata ad entrambi.
Se la mia recensione comunque non vi ha convinto a tuffarvi nelle loro avventure, lasciatevi convincente dalla copertina. È meravigliosa e le successive non sono da meno!
Baci.
Altro elemento che potrebbe frenarvi durante la lettura è la lentezza nello svolgersi degli avvenimenti.
Non è affatto noioso, ma può risultare lento, in quanto, essendo costantemente nella testa di Ofelia, in un mondo e tra persone che non conosce, passa la maggior parte del tempo a conoscere, osservare, imparare. Insomma, molte descrizioni e poca azione. Anche dato che, essendo impreparata a ciò che si trova davanti, è vittima di intrighi e giochi di potere di cui non si rende nemmeno conto.
Però, come per il punto di prima, ho compreso la scelta dell'autrice. Ofelia doveva vedere, sentire, pensare, capire da sola. Senza forzature né accelerazioni. Ha dovuto fare un percorso iniziale, una gavetta di maltrattamenti e illusioni, per capire qual è il suo vero ruolo in quel posto ambiguo.
Sono molto indecisa sul voto, sapete. "L'Attraversaspecchi" è una trilogia che ha tanto potenziale che può essere sviluppato magnificamente. In "Fidanzati dell'Inverno" manca qualcosa, manca quella scintilla che avrebbe potuto renderlo indimenticabile, ma mi aspetto di trovarla nei prossimi libri.
Come vi ho detto, ho compreso le scelte dell'autrice e le ho apprezzate.
Usando le parole che un mio amico ha utilizzato per descrivere la prima stagione de "Il trono di spade", questo primo libro è una sorta di tutorial per capire le regole del gioco, conoscerne le pedine e fare la prima mossa.
L'autrice è stata capace di creare una rete di dubbi, idee e suspense che non vedo l'ora di leggere e scoprire. Sono davvero curiosa di sapere cosa riserva il futuro alla nostra Ofelia e a Thorn. Ammetto di essermi affezionata ad entrambi.
Se la mia recensione comunque non vi ha convinto a tuffarvi nelle loro avventure, lasciatevi convincente dalla copertina. È meravigliosa e le successive non sono da meno!
Baci.
Voto libro - 4
Genere: Fantasy
Autore: Christelle Dabos
9 Gennaio
Secondo volume della saga dell'Attraversaspecchi (dopo il primo, Fidanzati dell'inverno), Gli scomparsi di Chiardiluna trascina il lettore in una girandola di emozioni lasciandolo, alla fine, con una voglia matta di leggere il terzo volume.
Sulla gelida arca del Polo, dove Ofelia e stata sbattuta dalle Decane perche sposi suo malgrado il nobile Thorn, il caldo e soffocante. Ma e soltanto una delle illusioni provocate dalla casta dominante dell'arca, i Miraggi, in grado di produrre giungle sospese in aria, mari sconfinati all'interno di palazzi e vestiti di farfalle svolazzanti. A Citta-cielo, capitale del Polo, Ofelia viene presentata al sire Faruk, il gigantesco spirito di famiglia bianco come la neve e completamente privo di memoria, che spera nelle doti di lettrice di Ofelia per svelare i misteri contenuti nel Libro, un documento enigmatico che nei secoli ha causato la pazzia o la morte degli incauti che si sono cimentati a decifrarlo. Per Ofelia e l'inizio di una serie di avventure e disavventure in cui, con il solo aiuto di una guardia del corpo invisibile, dovra difendersi dagli attacchi a tradimento dei decaduti e dalle trappole mortali dei Miraggi. E la prima a stupirsi quando si rende conto che sta rischiando la pelle e investendo tutte le sue energie nell'indagine solo per amore di Thorn, l'uomo che credeva di odiare piu di chiunque al mondo. Sennonche Thorn e scomparso...
Salve lettori!
Dopo un mese di giugno fatto di letture mediocri, questo mese di luglio inizia benissimo con una lettura che ha meritato tutte e 5 le stelle.
Ho letto con un po’ di ritardo dall’uscita a gennaio “Gli scomparsi di Chiardiluna” di Christelle Dabos, secondo libro della quadrilogia “Fidanzati dell’inverno”, edito Edizioni e/o.
Dopo un mese di giugno fatto di letture mediocri, questo mese di luglio inizia benissimo con una lettura che ha meritato tutte e 5 le stelle.
Ho letto con un po’ di ritardo dall’uscita a gennaio “Gli scomparsi di Chiardiluna” di Christelle Dabos, secondo libro della quadrilogia “Fidanzati dell’inverno”, edito Edizioni e/o.
La situazione di Ofelia a Città-Cielo non è migliorata, anzi.
Continua a mettersi in situazioni critiche contro la sua volontà, per colpa di questi nobili cattivi e uno spirito di famiglia capriccioso.
Lei, Berenilde, incinta di Faruk, e la zia Roseline, devono trovare il modo di entrare nelle grazie e sotto la protezione dello spirito di famiglia, dato che sono le meno benvolute dell’arca, con Berenilde che è la preferita di Faruk e Ofelia che deve sposare l’uomo più odiato di Città-Cielo.
Peccato che ad una semplice richiesta il sire Faruk cerca sempre qualcosa di assurdo in cambio.
In questo caso, Ofelia diverrà la vice narratrice: è costretta a raccontare ogni giorno una storia a Faruk e alla sua corte, vittima della sua forza psichica o più frequentemente della sua indifferenza.
Come tutte le cose che fa, però, questo incarico finisce nel peggiore dei modi, con l’ira del sire Faruk e la solita incertezza per la sua posizione.
Ma ne ricava la simpatia del barone Melchior, ministro dell’Eleganza e un Miraggio molto potente.
Neanche la relazione con Thorn sta facendo progressi: lui è sempre assente, freddo e distaccato, più interessato al suo orologio e alle sue carte che alla fidanzata.
Eppure qualcosa si sta smuovendo, Ofelia continua a pensare che Thorn non dovrebbe affrontare tutto l’odio della corte da solo, soprattutto dato che le decisioni che prende vanno a loro favore, anche se loro si sentono solamente minacciati.
Thorn, da parte sua, nella sua rigidità, sta mostrando delle fratture, segnali che fanno sperare che la goffaggine di Ofelia e la sua premura non gli siano del tutto indifferenti.
Ma nonostante i due promessi sposi facciano passetti avanti, la situazione al Polo è molto preoccupante.
Qualcuno manda lettere di morte ad Ofelia, minacciandola con il nome di un Dio sconosciuto.
Inoltre, persone importanti stanno scomparendo da Chiardiluna senza lasciare alcuna traccia e senza ricomparire da nessuna parte.
Anche il sire Faruk è più strano del solito, solenne e facile all’ira, è ossessionato dal Libro, cambia idea così spesso che la corte non ha neanche il tempo di adattarsi, e a pagarne le conseguenze saranno proprio Ofelia e Thorn.
“Si
era perfezionata nell’arte della lettura perché esplorare la verità
degli oggetti era il modo in cui si sentiva più vicina alla propria. Non
sempre il passato era bello da guardare, ma gli errori delle persone
che l’avevano preceduta sulla terra erano diventati anche i suoi. Se
c’era una cosa che aveva capito nella vita, era che gli errori sono
indispensabili per costruirsi.”
Lettori, “Gli scomparsi di Chiardiluna” è stata una lettura avventurosa e emozionante. L’ho iniziato un paio di settimane fa e sono arrivata al 30% circa, ma ho dovuto stopparlo per gli esami. L’ho ricominciato ieri e potete ben capire che l’ho DIVORATO.
La mole di pagine è solo apparenza, perché quando si prende il ritmo è praticamente impossibile fermare la lettura. Questo è dovuto sia alle fantastiche e pericolose avventure che aspettano Ofelia, che mantengono sempre alta l’attenzione del lettore, sia per la bravura della scrittrice, che ha dato vita ad un romanzo in cui descrizioni, azione e dialoghi sono ben bilanciati.
Ofelia è cresciuta tantissimo, ha capito di dover essere furba se vuole sopravvivere e soprattutto che deve trovare un modo per comunicare con Thorn.
Sapere il motivo per cui ha deciso di sposarla la amareggia, ma dopo averlo affrontato, capisce che c’è tanto altro oltre l’ambizione in lui, motivi profondi che hanno la loro radice in un passato molto doloroso.
Le scene tra i due fidanzati non sono tantissime, ma sono evolute insieme ai personaggi. Quei pochi minuti che passano insieme fanno provare tantissime emozioni e, credetemi, sciolgono il cuore in una maniera incredibile. Attenderemo tanto, ma per Thorn ne vale assolutamente la pena.
Dal punto di vista dell’azione, la prima parte è stata più statica, più concentrata sul ruolo di Ofelia a corte, successivamente le cose si movimentano e si fanno più pericolose, ricche di misteri, segreti e suspense.
Il nostro orizzonte sugli spiriti di famiglia e Dio si allarga, attraverso i frammenti (che alla fine riserveranno un colpo di scena spettacolare) scopriamo la storia di Faruk, del perché è così e perché è fissato con il Libro. Ci avviciniamo, anzi aumentano le domande su Dio: chi è? cosa vuole? perché ha causato la Lacerazione?
Ho adorato le parti in cui Ofelia leggeva gli oggetti, le scene con il sire Faruk, gli approfondimenti sui poteri dei suoi discendenti, i numerosi segreti che man mano si scoprono.
Il cliffhanger finale mi ha lasciato sconvolta, davvero vorrei aver proseguito lo studio del francese solo per poter mettere subito le mani su “La memoria di Babel”.
La mia consolazione è che la Edizioni e/o lo pubblicherà ad ottobre. Non vedo l’ora di continuare questa fantastica serie che si è intrufolata di soppiatto nei nostri cuori, ma che si sta creando un bel posticino per restarci a lungo.
Baci
Voto libro - 5
Genere: Fantasy
Autore: Christelle Dabos
Nel terzo intenso volume della saga Christelle Dabos ci fa esplorare la meravigliosa città di Babel. Nel cuore di Ofelia vive un segreto inafferrabile, chiave del passato e, nello stesso tempo, chiave di un futuro incerto.
Dopo due anni e sette mesi passati a mordere il freno su Anima, la sua arca, per Ofelia è finalmente arrivato il momento di agire, sfruttare quanto ha scoperto nel Libro di Faruk e saputo dai frammenti di informazioni divulgate da Dio. Con una falsa identità si reca su Babel, arca cosmopolita e gioiello di modernità. Basterà il suo talento di lettrice a sventare le trappole di avversari sempre più temibili? Ha ancora una minima possibilità di ritrovare le tracce di Thorn?
Ofelia e Thorn sono di nuovo insieme, finalmente come marito e moglie, uniti per raggiungere il loro obiettivo: scoprire chi è Dio, chi è l’Altro, e fermare la fine del mondo.
Ma la strada è lunga e accidentata; ogni passo che fanno sembra rendere il percorso solamente più difficile.
Inoltre Babel, nonostante sia votata alla conoscenza, nasconde tanti segreti, la maggior parte dei quali tenuti nell’impenetrabile Osservatorio delle Deviazioni, uno studio di ricerca molto particolare.
Ofelia e Thorn dovranno trovare il modo di infiltrarsi, ma mentre a Thorn l’opportunità arriva grazie ai temibili Genealogisti (i veri padroni di Babel), Ofelia dovrà compiere il percorso più lungo e difficile: quello da paziente.
Tra esperimenti apparentemente senza senso, frasi senza né capo né coda e disegni estremamente reali, Ofelia dovrà essere furba e coraggiosa per infiltrarsi nei luoghi che potrebbero davvero darle risposte. Con lei fortunatamente c’è Thorn, che dall’altro lato della struttura porta avanti le sue ricerche e memorizza tutto ciò che può aiutarli.
All’Osservatorio delle Deviazioni Ofelia otterrà le ultime tessere del puzzle di cui aveva bisogno, ma riuscirà a metterle in ordine in tempo?
Lettori, purtroppo siamo arrivati alla fine anche di questa magnifica serie.
Quando ho iniziato “Fidanzati dell’Inverno” non avrei mai creduto che alla fine saremmo arrivati ad uno sviluppo della storia così complesso e lontano dal punto di partenza.
In “La memoria di Babel” abbiamo scoperto la storia degli Spiriti di famiglia e chi è Dio, e ora, finalmente, scopriamo il perché e il come della Lacerazione, ci avviciniamo all’Altro, capiamo perché gli echi sono così importanti e chi sono i veri cattivi della storia.
Insomma, tutte le nostre curiosità sono soddisfatte, ma a quale prezzo?
Già nei primi capitoli Ofelia scopre una verità su di sé che la lascia scombussolata, ma non ha il tempo di metabolizzare la notizia che ecco subito la prima difficoltà.
Babel sta cadendo a pezzi, letteralmente, così proprio l’arca che ha fatto della non violenza il suo motto, cede a quegli istinti repressi e si lascia sopraffare dal senso di ingiustizia che pervade le strade.
E così via, la sfortuna insegue Ofelia che si ritrova sempre al centro dei guai.
Per fortuna c’è Thorn, con cui ha costruito un legame profondo e in perenne crescita.
Se Ofelia, nel corso, della storia è maturata, è diventata estremamente coraggiosa e furba, Thorn si è letteralmente sciolto, solo con Ofelia però; ha accettato che anche lui può essere amato, compreso, apprezzato, senza timore. Non è più il gelido intendente del Polo, ma un uomo che sta riscoprendo una nuova fragilità con la donna che a modo suo ama.
E Ofelia è sempre lì ad aiutarlo, pronta a far ritrarre i suoi artigli e a lasciarsi amare, donando in cambio tutto ciò che ha.
Insomma, non solo la trama ci ha riservato sorprese inaspettate nel corso della serie, ma soprattutto i personaggi, e non solo i principali.
Ci sono capitoli che seguono anche Archibald, alla ricerca dello Spirito di famiglia di Terra d’Arco; dello spavaldo ambasciatore del Polo scopriamo qualcosa di estremamente triste.
Inutile soffermarmi sulla bravura della scrittrice nel narrare storie ricche di elementi e avvenimenti, di creare libri di 500 pagine e non farne pesare nemmeno una.
È più forte di me, ogni volta che inizio un libro della Dabos, immancabilmente il giorno dopo è finito e con questo è stato lo stesso. Nonostante il copioso numero di pagine, la storia è talmente bella e la narrazione così lineare e incalzante che è impossibile chiudere il libro.
Come ho anticipato prima, però, in “Echi in tempesta” c’è stato anche qualcosa che non mi ha convinto del tutto, ed è stato il finale.
E non perché non è successo ciò che desideravo, semplicemente perché, a mio parere, considerato che questo è l’ultimo libro di una serie, che in teoria non continuerà, un finale aperto come questo è inutile (non temete, ciò che deve concludersi si conclude).
Insomma, dopo l’immensa tristezza, ho provato rabbia. Mi va bene soffrire, ma deve avere un senso. Non posso restare ad immaginare cosa potrebbe succedere senza la certezza che un giorno queste fantasie verranno confermate.
Nonostante tutto, niente può intaccare la bellezza di questo romanzo, che reclamava la mia attenzione ogni volta che me ne allontanavo, nemmeno la rabbia per il finale o l’immensa tristezza per l’addio che ci siamo dovuti dire.
E così, la storia di un matrimonio combinato si è arricchita fino a diventare la storia di un mondo lacerato vicino all’Apocalisse. Una lettrice pasticciona si è ritrovata a dover salvare il mondo, mentre il gelido intendente del Polo riesce a farci sciogliere con poche parole. Infine, una magnifica serie è finita, lasciando un pezzo di cuore sempre in attesa di altre avventure dentro e fuori dallo specchio.
Baci
Dopo due anni e sette mesi passati a mordere il freno su Anima, la sua arca, per Ofelia è finalmente arrivato il momento di agire, sfruttare quanto ha scoperto nel Libro di Faruk e saputo dai frammenti di informazioni divulgate da Dio. Con una falsa identità si reca su Babel, arca cosmopolita e gioiello di modernità. Basterà il suo talento di lettrice a sventare le trappole di avversari sempre più temibili? Ha ancora una minima possibilità di ritrovare le tracce di Thorn?
Salve lettori!
È da quando l’ho comprato, che il libro di cui vi parlerò in questa recensione, mi chiamava per farsi leggere.
Non ho saputo resistere al suo canto e mi sono presto tuffata tra le arche che formano il mondo di Ofelia.
Avrete intuito che vi sto parlando di “La memoria di Babel”, terzo volume della serie “L’Attraversaspecchi”, preceduto da “Fidanzanti dell’inverno” e “Gli scomparsi di Chiardiluna”, di Christelle Dabos, edito Edizioni e/o.
Ovviamente cercherò di evitare spoiler di questo volume, ma qualcosa del secondo devo dirlo, quindi leggete a vostro rischio e pericolo.
Sono passati tre anni da quando Ofelia è stata rispedita su Anima e Thorn è scomparso. Tre anni di silenzio, di vuoto e di ricerche, per trovare l’ex intendente del Polo, un modo per fermare il millefacce che si fa chiamare Dio ed evitare la caduta delle arche.
La preoccupazione della famiglia, la minaccia costante delle Decane e la tristezza che si è impossessata di lei, non rendono facile mettere in atto il suo piano, ma un aiuto inaspettato arriva al momento giusto, nel luogo più improbabile.
Ofelia riesce a raggiungere Babel, l’arca degli spiriti di famiglia gemelli Helena e Polluce, signori dei sensi. Ma la particolarità dell’arca è che non si limita ad accogliere i discendenti di Polluce, ma anche gli abitanti più ingegnosi di tutte le arche, quelli che possono accrescere, con i loro poteri e le loro invenzioni, la città di Babel.
Qui si trovano cittadini di qualsiasi arca, con ogni tipo di potere messo al servizio della città, come unico scopo il benessere di Babel e dell’informazione.
Polluce e Helena sono direttori di due istituti che formano i “dipendenti” del Memoriale, un museo/biblioteca che raccoglie la storia del mondo, anche quella prima della Lacerazione. È nel Memoriale che Ofelia deve cercare le sue risposte, precisamente nel Secretarium, sede di Sir Henry, un automa sconosciuto che sta rivoluzionando i sistemi di catalogazione, ma per farlo Ofelia deve superare le prove, le lezioni e i dispetti che subisce nella scuola di Helena.
Intanto al Polo la piccola Victoria, figlia di Berenilde e il sire Faruk, è come imprigionata nel suo corpo, libera solamente nei suoi “viaggi”, in cui scopre verità spaventose.
Tra disavventure e scoperte terrificanti, Ofelia riuscirà a trovare Thorn e la soluzione per fermare Dio, capire chi è l’Altro e come fermare la caduta delle arche?
Lettori, “La memoria di Babel” non è perfetto, all’inizio è come se fossimo tornati al punto di partenza e dobbiamo riabituarci all’impotenza e alla frustrazione di Ofelia.
Il finale di “Gli scomparsi di Chiardiluna” ci aveva fatto presagire un terzo libro adrenalinico, invece è come se ripartissimo da zero. Ofelia è di nuovo su Anima, apparentemente debole e senza risorse, successivamente arriva su una nuova arca, su cui non può mantenere la sua identità, è sola e ha bisogno di amici, deve crearsi una nuova vita, deve condurre ricerche in luoghi ostili per scoprire una verità che non vuole farsi trovare.
Ricorda tanto il principio della storia, ma stavolta la nostra protagonista ha uno scopo più grande della sua sola vita privata ed è cresciuta.
Non è più la bambina che si nascondeva dietro i suoi reperti, la sciarpa indisciplinata e i capelli cespugliosi. Nonostante vogliano farle credere il contrario, Ofelia ne ha passate talmente tante al Polo, il suo mondo si è ribaltato completamente, che ha sviluppato una forza interiore incredibile e indistruttibile. La consapevolezza di ciò non avverrà senza conseguenze: i cambiamenti non sempre sono lampanti e spesso non sono facili da accettare. Ofelia dovrà scavare a fondo per ritrovare sé stessa, tra le bugie e il dolore, per trovare la nuova versione di sé più affilata, più matura, più antica.
Questo capitolo della quadrilogia, quindi, serve per permettere la crescita e la nuova consapevolezza di sé di Ofelia, ma non solo. Ne abbiamo bisogno per raccogliere tutte le informazioni che servono per arrivare a Dio, all’Altro, all’origine e alla memoria degli spiriti di famiglia, per salvare il mondo.
Le scoperte saranno incredibili, terrificanti e mai abbastanza. Le due scene finali mi hanno rispettivamente gelato il sangue e sciolto il cuore, per poi lasciarmi di nuovo di sasso. Entrambe mi sono rimaste in testa, una per tormentarmi e farmi preoccupare, l’altra per consolarmi e darmi speranza.
La storia creata da Christelle Dabos è incredibilmente dettagliata, originale e spettacolare. È affascinante il mondo con le sue arche, che spiega in modo semplice e diretto, tutte facili da immaginare e respirare. Sono interessanti i personaggi, anche quelli secondari, quelli a cui siamo già affezionati, ma anche quelli che conosceremo a Babel.
È incredibile l’idea del cattivo, degli spiriti di famiglia, dei poteri, dei misteri sul passato e del disastro che sembra essere il futuro.
Non vedo davvero l’ora di avere il quarto libro tra le mani, disperata che sarà l’ultimo.
In Francia esce il 28 novembre, in Italia mi sa che dovremo aspettare l’anno prossimo, spero non troppo, perché ho bisogno di tornare da Ofelia e avere un lieto fine.
Non posso accettare altro, starei troppo male altrimenti.
Baci
Salve lettori!
Questa non è proprio una recensione, quanto più un piccolo pensiero sul famigerato libro viola della saga de L’Attraversaspecchi di Christelle Dabos, il dietro le quinte.
Il libricino poteva essere ottenuto facendo il preordine del quarto volume, “Echi in tempesta”, uscito il 1 luglio per Edizioni E/O.
Non sapevo di preciso cosa aspettarmi se non approfondimenti a cura dell’autrice e disegni inediti, che ci sono, ma non eclatanti come faceva presagire lo scalpore (sia francese all’epoca, che italiano adesso) intorno a questo volume viola.
Di veramente inedito c’è il preambolo di “Echi in tempesta”, un breve flusso di coscienza dal punto di vista di un personaggio nominato, un mistero che Ofelia cerca di risolvere, ma di cui non sappiamo nulla se non che esiste per colpa della protagonista.
Questo preambolo è davvero interessante e, seppur non dia informazioni nuove, aumenta l’hype e l’ansia per la storia che andremo a leggere.
Poi ci sono le presentazioni dei primi tre volumi e delle schede dei personaggi principali.
Ofelia, Thorn, Berenilde, Archibald e altri, vengono presentati con i loro pregi, i loro punti di forza ma anche di debolezza, le apparenze che ingannano e le vicende che hanno vissuto (queste descrizioni sono presenti anche all’inizio del quarto volume).
Ogni personaggio ha il suo “stemma”, un disegno magnifico che riprende l’iniziale del loro nome inglobata negli oggetti che lo rappresentano.
Infine ci sono gli schizzi del disegnatore, delle copertine degli studi fatti per creare, appunto, le magnifiche cover.
Dopo questo, delle pagine bianche segnate da righe per scrivere delle note. Perplessa sull’utilità di ciò, ma vabbè.
Insomma, nel complesso questo libricino viola è carino, contiene bellissime illustrazioni ed è un tuffo veloce nella saga che abbiamo amato prima di viverla per l’ultima volta.
La cosa che mi lascia più interdetta, però, è il fatto che sia le schede dei personaggi che il preambolo sono presenti anche in “Echi in tempesta” e ciò mi porta a chiedermi, perché tutta la fatica e l’ansia di un preordine (prendi il libro viola, acchiappa il libro viola), per ottenere in più solamente pochi disegni, dato che i testi ci sono anche nel romanzo?
Sinceramente mi aspettavo di più dato il clamore, sicuramente mi aspettavo qualcosa in esclusiva, ma, in fin dei conti, è comunque meglio di niente.
Baci
È da quando l’ho comprato, che il libro di cui vi parlerò in questa recensione, mi chiamava per farsi leggere.
Non ho saputo resistere al suo canto e mi sono presto tuffata tra le arche che formano il mondo di Ofelia.
Avrete intuito che vi sto parlando di “La memoria di Babel”, terzo volume della serie “L’Attraversaspecchi”, preceduto da “Fidanzanti dell’inverno” e “Gli scomparsi di Chiardiluna”, di Christelle Dabos, edito Edizioni e/o.
Ovviamente cercherò di evitare spoiler di questo volume, ma qualcosa del secondo devo dirlo, quindi leggete a vostro rischio e pericolo.
Sono passati tre anni da quando Ofelia è stata rispedita su Anima e Thorn è scomparso. Tre anni di silenzio, di vuoto e di ricerche, per trovare l’ex intendente del Polo, un modo per fermare il millefacce che si fa chiamare Dio ed evitare la caduta delle arche.
La preoccupazione della famiglia, la minaccia costante delle Decane e la tristezza che si è impossessata di lei, non rendono facile mettere in atto il suo piano, ma un aiuto inaspettato arriva al momento giusto, nel luogo più improbabile.
Ofelia riesce a raggiungere Babel, l’arca degli spiriti di famiglia gemelli Helena e Polluce, signori dei sensi. Ma la particolarità dell’arca è che non si limita ad accogliere i discendenti di Polluce, ma anche gli abitanti più ingegnosi di tutte le arche, quelli che possono accrescere, con i loro poteri e le loro invenzioni, la città di Babel.
Qui si trovano cittadini di qualsiasi arca, con ogni tipo di potere messo al servizio della città, come unico scopo il benessere di Babel e dell’informazione.
Polluce e Helena sono direttori di due istituti che formano i “dipendenti” del Memoriale, un museo/biblioteca che raccoglie la storia del mondo, anche quella prima della Lacerazione. È nel Memoriale che Ofelia deve cercare le sue risposte, precisamente nel Secretarium, sede di Sir Henry, un automa sconosciuto che sta rivoluzionando i sistemi di catalogazione, ma per farlo Ofelia deve superare le prove, le lezioni e i dispetti che subisce nella scuola di Helena.
Intanto al Polo la piccola Victoria, figlia di Berenilde e il sire Faruk, è come imprigionata nel suo corpo, libera solamente nei suoi “viaggi”, in cui scopre verità spaventose.
Tra disavventure e scoperte terrificanti, Ofelia riuscirà a trovare Thorn e la soluzione per fermare Dio, capire chi è l’Altro e come fermare la caduta delle arche?
Lettori, “La memoria di Babel” non è perfetto, all’inizio è come se fossimo tornati al punto di partenza e dobbiamo riabituarci all’impotenza e alla frustrazione di Ofelia.
Il finale di “Gli scomparsi di Chiardiluna” ci aveva fatto presagire un terzo libro adrenalinico, invece è come se ripartissimo da zero. Ofelia è di nuovo su Anima, apparentemente debole e senza risorse, successivamente arriva su una nuova arca, su cui non può mantenere la sua identità, è sola e ha bisogno di amici, deve crearsi una nuova vita, deve condurre ricerche in luoghi ostili per scoprire una verità che non vuole farsi trovare.
Ricorda tanto il principio della storia, ma stavolta la nostra protagonista ha uno scopo più grande della sua sola vita privata ed è cresciuta.
Non è più la bambina che si nascondeva dietro i suoi reperti, la sciarpa indisciplinata e i capelli cespugliosi. Nonostante vogliano farle credere il contrario, Ofelia ne ha passate talmente tante al Polo, il suo mondo si è ribaltato completamente, che ha sviluppato una forza interiore incredibile e indistruttibile. La consapevolezza di ciò non avverrà senza conseguenze: i cambiamenti non sempre sono lampanti e spesso non sono facili da accettare. Ofelia dovrà scavare a fondo per ritrovare sé stessa, tra le bugie e il dolore, per trovare la nuova versione di sé più affilata, più matura, più antica.
“La verità, l’unica verità, è che era stata una vigliacca.
Quella presa di coscienza la attraversò come una breccia. Le sembrò che fosse l’intera superficie del suo essere a creparsi da tutte le parti come un guscio d’uovo. Le fece male, ma sapeva che era un dolore necessario. La sofferenza scoppiò quando la sua vecchia identità andò in frantumi.
Si sentì morire. Poteva finalmente cominciare a vivere.”
Quella presa di coscienza la attraversò come una breccia. Le sembrò che fosse l’intera superficie del suo essere a creparsi da tutte le parti come un guscio d’uovo. Le fece male, ma sapeva che era un dolore necessario. La sofferenza scoppiò quando la sua vecchia identità andò in frantumi.
Si sentì morire. Poteva finalmente cominciare a vivere.”
Questo capitolo della quadrilogia, quindi, serve per permettere la crescita e la nuova consapevolezza di sé di Ofelia, ma non solo. Ne abbiamo bisogno per raccogliere tutte le informazioni che servono per arrivare a Dio, all’Altro, all’origine e alla memoria degli spiriti di famiglia, per salvare il mondo.
Le scoperte saranno incredibili, terrificanti e mai abbastanza. Le due scene finali mi hanno rispettivamente gelato il sangue e sciolto il cuore, per poi lasciarmi di nuovo di sasso. Entrambe mi sono rimaste in testa, una per tormentarmi e farmi preoccupare, l’altra per consolarmi e darmi speranza.
“Ho passato tutta la vita a essere neutro e se c’è una cosa che ho imparato è che ‘neutralità’ è un modo grazioso per dire ‘viltà’. Arriva un momento in cui bisogna scegliere da che parte stare, e per quel che mi riguarda mi rifiuto di stare ancora dalla parte delle marionette.”
La storia creata da Christelle Dabos è incredibilmente dettagliata, originale e spettacolare. È affascinante il mondo con le sue arche, che spiega in modo semplice e diretto, tutte facili da immaginare e respirare. Sono interessanti i personaggi, anche quelli secondari, quelli a cui siamo già affezionati, ma anche quelli che conosceremo a Babel.
È incredibile l’idea del cattivo, degli spiriti di famiglia, dei poteri, dei misteri sul passato e del disastro che sembra essere il futuro.
Non vedo davvero l’ora di avere il quarto libro tra le mani, disperata che sarà l’ultimo.
In Francia esce il 28 novembre, in Italia mi sa che dovremo aspettare l’anno prossimo, spero non troppo, perché ho bisogno di tornare da Ofelia e avere un lieto fine.
Non posso accettare altro, starei troppo male altrimenti.
Baci
Voto libro - 5
Genere: Fantasy
Autore: Christelle Dabos
Le Edizioni E/O vi regalano questo libricino in edizione limitata in occasione della pubblicazione del quarto volume dell’Attraversaspecchi, Echi in tempesta.
Salve lettori!
Questa non è proprio una recensione, quanto più un piccolo pensiero sul famigerato libro viola della saga de L’Attraversaspecchi di Christelle Dabos, il dietro le quinte.
Il libricino poteva essere ottenuto facendo il preordine del quarto volume, “Echi in tempesta”, uscito il 1 luglio per Edizioni E/O.
Non sapevo di preciso cosa aspettarmi se non approfondimenti a cura dell’autrice e disegni inediti, che ci sono, ma non eclatanti come faceva presagire lo scalpore (sia francese all’epoca, che italiano adesso) intorno a questo volume viola.
Di veramente inedito c’è il preambolo di “Echi in tempesta”, un breve flusso di coscienza dal punto di vista di un personaggio nominato, un mistero che Ofelia cerca di risolvere, ma di cui non sappiamo nulla se non che esiste per colpa della protagonista.
Questo preambolo è davvero interessante e, seppur non dia informazioni nuove, aumenta l’hype e l’ansia per la storia che andremo a leggere.
“Cosa sarebbe stata Ofelia se Berenilde non l’avesse scelta fra tutte le lettrici di Anima per fidanzarla col nipote? Non avrebbe mai incrociato la strada di ciò che viene chiamato Dio? Sì, invece. La storia avrebbe semplicemente fatto un altro percorso. Ognuno deve interpretare il proprio ruolo come lui interpreterà il suo.”
Ofelia, Thorn, Berenilde, Archibald e altri, vengono presentati con i loro pregi, i loro punti di forza ma anche di debolezza, le apparenze che ingannano e le vicende che hanno vissuto (queste descrizioni sono presenti anche all’inizio del quarto volume).
Ogni personaggio ha il suo “stemma”, un disegno magnifico che riprende l’iniziale del loro nome inglobata negli oggetti che lo rappresentano.
Infine ci sono gli schizzi del disegnatore, delle copertine degli studi fatti per creare, appunto, le magnifiche cover.
Dopo questo, delle pagine bianche segnate da righe per scrivere delle note. Perplessa sull’utilità di ciò, ma vabbè.
Insomma, nel complesso questo libricino viola è carino, contiene bellissime illustrazioni ed è un tuffo veloce nella saga che abbiamo amato prima di viverla per l’ultima volta.
La cosa che mi lascia più interdetta, però, è il fatto che sia le schede dei personaggi che il preambolo sono presenti anche in “Echi in tempesta” e ciò mi porta a chiedermi, perché tutta la fatica e l’ansia di un preordine (prendi il libro viola, acchiappa il libro viola), per ottenere in più solamente pochi disegni, dato che i testi ci sono anche nel romanzo?
Sinceramente mi aspettavo di più dato il clamore, sicuramente mi aspettavo qualcosa in esclusiva, ma, in fin dei conti, è comunque meglio di niente.
Baci
Voto libro - 4
Genere: Fantasy
Autore: Christelle Dabos
1 luglio 2020
Crollati gli ultimi muri della diffidenza, Ofelia e Thorn si amano ormai appassionatamente. Tuttavia non possono farlo alla luce del sole: la loro unione deve infatti rimanere nascosta perché possano continuare a indagare di concerto sull’indecifrabile codice di Dio e sulla misteriosa figura dell’Altro, l’essere di cui non si conosce l’aspetto, ma il cui potere devastante continua a far crollare interi pezzi di arche precipitando nel vuoto migliaia di innocenti. Come trovare l’Altro, senza sapere nemmeno com’è fatto? Più uniti che mai, ma impegnati su piste diverse, Ofelia e Thorn approderanno all’osservatorio delle Deviazioni, un istituto avvolto dal segreto più assoluto e gestito da una setta di scienziati mistici in cui, dietro la facciata di una filantropica clinica psichiatrica, si cela un laboratorio dove vengono condotti esperimenti disumani e terrificanti. È lì che si recheranno i due, lì scopriranno le verità che cercano e da lì proveranno a fermare i crolli e a riportare il mondo in equilibrio.
Salve lettori!
Finalmente il 1° di luglio è uscito per Edizioni E/O “Echi di tempesta” di Christelle Dabos, quarto e ultimo volume della serie “L’Attraversaspecchi”.
Da troppo tempo aspettavo di leggerlo ma ho dovuto aspettare il giorno 6 per averne una copia tra le mani e, dopo soli due giorni, eccomi a parlarvi di questo libro che ho amato, mi ha distrutto e che mi ha anche fatto un po’ arrabbiare...
Finalmente il 1° di luglio è uscito per Edizioni E/O “Echi di tempesta” di Christelle Dabos, quarto e ultimo volume della serie “L’Attraversaspecchi”.
Da troppo tempo aspettavo di leggerlo ma ho dovuto aspettare il giorno 6 per averne una copia tra le mani e, dopo soli due giorni, eccomi a parlarvi di questo libro che ho amato, mi ha distrutto e che mi ha anche fatto un po’ arrabbiare...
Ofelia e Thorn sono di nuovo insieme, finalmente come marito e moglie, uniti per raggiungere il loro obiettivo: scoprire chi è Dio, chi è l’Altro, e fermare la fine del mondo.
Ma la strada è lunga e accidentata; ogni passo che fanno sembra rendere il percorso solamente più difficile.
Inoltre Babel, nonostante sia votata alla conoscenza, nasconde tanti segreti, la maggior parte dei quali tenuti nell’impenetrabile Osservatorio delle Deviazioni, uno studio di ricerca molto particolare.
Ofelia e Thorn dovranno trovare il modo di infiltrarsi, ma mentre a Thorn l’opportunità arriva grazie ai temibili Genealogisti (i veri padroni di Babel), Ofelia dovrà compiere il percorso più lungo e difficile: quello da paziente.
Tra esperimenti apparentemente senza senso, frasi senza né capo né coda e disegni estremamente reali, Ofelia dovrà essere furba e coraggiosa per infiltrarsi nei luoghi che potrebbero davvero darle risposte. Con lei fortunatamente c’è Thorn, che dall’altro lato della struttura porta avanti le sue ricerche e memorizza tutto ciò che può aiutarli.
All’Osservatorio delle Deviazioni Ofelia otterrà le ultime tessere del puzzle di cui aveva bisogno, ma riuscirà a metterle in ordine in tempo?
“Finché
ti limiti a rimanere ombra fra le ombre rappresenti un problema solo
per te stessa. Il vero problema comincia quando un riflesso lascia il
suo specchio e, rimanendo nascosto, distrugge ciò che è stato costruito
nei secoli.”
Lettori, purtroppo siamo arrivati alla fine anche di questa magnifica serie.
Quando ho iniziato “Fidanzati dell’Inverno” non avrei mai creduto che alla fine saremmo arrivati ad uno sviluppo della storia così complesso e lontano dal punto di partenza.
In “La memoria di Babel” abbiamo scoperto la storia degli Spiriti di famiglia e chi è Dio, e ora, finalmente, scopriamo il perché e il come della Lacerazione, ci avviciniamo all’Altro, capiamo perché gli echi sono così importanti e chi sono i veri cattivi della storia.
Insomma, tutte le nostre curiosità sono soddisfatte, ma a quale prezzo?
Già nei primi capitoli Ofelia scopre una verità su di sé che la lascia scombussolata, ma non ha il tempo di metabolizzare la notizia che ecco subito la prima difficoltà.
Babel sta cadendo a pezzi, letteralmente, così proprio l’arca che ha fatto della non violenza il suo motto, cede a quegli istinti repressi e si lascia sopraffare dal senso di ingiustizia che pervade le strade.
E così via, la sfortuna insegue Ofelia che si ritrova sempre al centro dei guai.
Per fortuna c’è Thorn, con cui ha costruito un legame profondo e in perenne crescita.
Se Ofelia, nel corso, della storia è maturata, è diventata estremamente coraggiosa e furba, Thorn si è letteralmente sciolto, solo con Ofelia però; ha accettato che anche lui può essere amato, compreso, apprezzato, senza timore. Non è più il gelido intendente del Polo, ma un uomo che sta riscoprendo una nuova fragilità con la donna che a modo suo ama.
E Ofelia è sempre lì ad aiutarlo, pronta a far ritrarre i suoi artigli e a lasciarsi amare, donando in cambio tutto ciò che ha.
Insomma, non solo la trama ci ha riservato sorprese inaspettate nel corso della serie, ma soprattutto i personaggi, e non solo i principali.
Ci sono capitoli che seguono anche Archibald, alla ricerca dello Spirito di famiglia di Terra d’Arco; dello spavaldo ambasciatore del Polo scopriamo qualcosa di estremamente triste.
“La pace ha un prezzo.
Se la mano destra ti crea ostacolo, tagliatela e tirala lontano. È
quello che ho fatto io. Quando cambiano noi stessi, bambina, cambiamo
tutto l’universo. Ciò che è fuori è come ciocche al vento... è come ciò
che è dentro.”
Inutile soffermarmi sulla bravura della scrittrice nel narrare storie ricche di elementi e avvenimenti, di creare libri di 500 pagine e non farne pesare nemmeno una.
È più forte di me, ogni volta che inizio un libro della Dabos, immancabilmente il giorno dopo è finito e con questo è stato lo stesso. Nonostante il copioso numero di pagine, la storia è talmente bella e la narrazione così lineare e incalzante che è impossibile chiudere il libro.
Come ho anticipato prima, però, in “Echi in tempesta” c’è stato anche qualcosa che non mi ha convinto del tutto, ed è stato il finale.
E non perché non è successo ciò che desideravo, semplicemente perché, a mio parere, considerato che questo è l’ultimo libro di una serie, che in teoria non continuerà, un finale aperto come questo è inutile (non temete, ciò che deve concludersi si conclude).
Insomma, dopo l’immensa tristezza, ho provato rabbia. Mi va bene soffrire, ma deve avere un senso. Non posso restare ad immaginare cosa potrebbe succedere senza la certezza che un giorno queste fantasie verranno confermate.
“Oh sì, la storia si ripeterà. Così potrà finalmente concludersi.”
Nonostante tutto, niente può intaccare la bellezza di questo romanzo, che reclamava la mia attenzione ogni volta che me ne allontanavo, nemmeno la rabbia per il finale o l’immensa tristezza per l’addio che ci siamo dovuti dire.
E così, la storia di un matrimonio combinato si è arricchita fino a diventare la storia di un mondo lacerato vicino all’Apocalisse. Una lettrice pasticciona si è ritrovata a dover salvare il mondo, mentre il gelido intendente del Polo riesce a farci sciogliere con poche parole. Infine, una magnifica serie è finita, lasciando un pezzo di cuore sempre in attesa di altre avventure dentro e fuori dallo specchio.
Baci
Voto libro - 5
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