La guerra dei papaveri


La serie è composta da: 

1. La guerra dei papaveri 

2. La repubblica del drago


3. La dea in fiamme



Genere: Fantasy

Autrice: R.F. Kuang

13 Ottobre 2020

Orfana, cresciuta in una remota provincia, la giovane Rin ha superato senza battere ciglio il difficile esame per entrare nella più selettiva accademia militare dell'Impero. Per lei significa essere finalmente libera dalla condizione di schiavitù in cui è cresciuta. Ma la aspetta un difficile cammino: dovrà superare le ostilità e i pregiudizi. Ci riuscirà risvegliando il potere dell'antico sciamanesimo, aiutata dai papaveri oppiacei, fino a scoprire di avere un dono potente. Deve solo imparare a usarlo per il giusto scopo.


 

Salve lettori! 
Grazie alla OscarVault abbiamo l’occasione di leggere l’ennesimo fortunato caso editoriale. 
Com’è stato l’anno scorso con Samantha Shannon, quest’anno ci faranno appassionare di R.F. Kuang e il suo romanzo d’esordio, che in questi due anni ha fatto innamorare e soffrire tantissimi lettori.
Parlo di “La guerra dei papaveri”, primo volume di una trilogia high fantasy che in lingua originale si conclude proprio quest’anno.

Fang Runin, chiamata Rin, è un’orfana di guerra del Nikan. È stata cresciuta dai Fang, commercianti e spacciatori d’oppio, sfruttata e alla fine venduta in matrimonio ad un vecchio.
Ma Rin non ha intenzione di finire come tutte le donne di provincia, infelice, con un marito viscido e bambini a non finire, lei è sveglia, astuta e molto intelligente, ha una memoria di ferro ed è tutto quello che le basta per partecipare al kējuˇ, il concorso più prestigioso per frequentare le accademie militari dell’impero. Il suo obiettivo, necessariamente, è entrare nella più prestigiosa di tutte: quella di Sinegard, la capitale, sia perché è quella che garantisce un posto importante finiti gli studi, sia perché è gratuita, ma solo se arriva prima al kējuˇ nella sua provincia.
Rin passa mesi a studiare e imparare, a leggere e ripetere, non dorme, si fa del male per restare sveglia, ma i suoi sacrifici sono ripagati perché la Sinegard diventa la sua nuova casa.
Il problema è che a Sinegard vanno i figli dei signori della guerra, ragazzi già formati nelle arti marziali, arroganti nella loro convinzione di essere superiori, mentre Rin è una rozza provinciale con un accento marcato e tante frasi nel cervello.
Ma è tenace, caparbia e disposta a tutto pur di non fallire e dover tornare dai Fang: ricomincia a non dormire, a farsi del male, a studiare incessantemente e ad allenarsi duramente per diventare la migliore.
All’accademia studia la storia del Nikan, capisce come sono andate davvero le due Guerre dei Papaveri contro la Federazione di Mugen, cosa è successo a Speer, studia la strategia di Sun Tzu, le arti marziali e scopre di essere portata per la demologia, lo studio degli dei e del cammino per arrivare a loro.
Il Nikan, dopo il governo di Imperatori che prediligevano le capacità fisiche e mentali, terrene piuttosto che psichiche e mistiche, è un paese per la maggior parte miscredente, in particolare nella capitale, o comunque credente il minimo necessario finché è conveniente.
Ma nelle Terre Interne ci sono ancora gli sciamani, persone che riescono a comunicare con gli dei, ad incanalare i loro poteri e sfruttarli sulla terra. Sono instabili, spesso pericolosi per gli altri e per sé stessi, dipendenti dall’oppio e da altre droghe che facilitano l’ascesa verso gli dei, non vengono presi sul serio e sono sempre di meno.
Eppure sono estremamente importanti.
Nel frattempo la situazione politica internazionale degenera fino a livelli catastrofici. 
Il Nikan è convinto di essersi liberato della minaccia del Mugen dopo la seconda Guerra dei Papaveri, ma l’isola arcata non ha mai smesso di organizzare la conquista dell’Impero, non dopo le umiliazioni delle guerre precedenti.
Rin non può più essere solo una studentessa piena di ansie e di aspettative dell’Accademia, è stata scelta, la sua rabbia, l’odio e il desiderio di vendetta l’hanno resa appetibile agli occhi della Fenice.
Ma è disposta a sacrificarsi e a sacrificare tutto ciò che la Fenice le chiede per bruciare senza limiti?

“Se c’era una cosa che Rin aveva imparato sulla storia del proprio paese, era proprio che la guerra nell’Impero nikariano era una costante.”

Miei cari lettori, che romanzo!
L’ho finito all’1 e mezza di notte, ero sconvolta ed emotivamente distrutta, incapace di formulare un pensiero coerente.
Ci ho messo tempo a leggerlo a causa di vari impegni e mi dispiace, ma una volta trovato il ritmo e raggiunto un certo punto della storia, mi è stato impossibile metterlo giù.
“La guerra dei papaveri” romanzo d’esordio della giovanissima R.F. Kuang è curato nei minimi dettagli ed è un progetto ambizioso, poiché ci sono filoni narrativi che, sono sicura, saranno importantissimi nei prossimi libri.
È scritto magnificamente, in un modo che alimenta continuamente la curiosità del lettore e non lo annoia. Ciò è importante soprattutto nella parte dedicata all’accademia, dove il lettore impara insieme a Rin la storia e la geografia del Nikan, strategia e arti marziali. È un primo libro ricchissimo di teoria, spiegazioni e descrizioni fondamentali; noi, come Rin, abbiamo bisogno di conoscere l’Impero, i suoi errori e i suoi segreti, per capire cosa sta succedendo e perché.
E, ovviamente, la trama è fantastica: la parte dell’Accademia, come ho detto, è teorica, statica, stiamo imparando e crescendo; da metà della seconda parte in poi, invece, le emozioni fanno un salto nel vuoto ed è impossibile riprendersi.
Ci sono scene molto forti, cruente, crudeli, che fa male leggere se si pensa che alcune sono successe o stanno succedendo, magari in luoghi che si considerano troppo lontani per poter fare qualcosa, ma per cui in realtà si dovrebbe fare di più.
Rin, la nostra protagonista, non è propriamente amabile, è scontrosa e sempre arrabbiata, sempre stressata, sempre in ansia, ma è comprensibile, è facile capirla e sostenerla. Ha avuto un’infanzia orribile, ha lavorato duramente per arrivare all’accademia e continua a non avere un attimo di riposo né ha trovato un ambiente positivo, viene presa in giro ed esclusa perché è una semplice orfana di provincia. Prende decisioni drastiche, ma necessarie, spesso dettate dalla rabbia che non si spegne mai.
Una volta fuori dall’accademia si rende conto di quanto vale davvero ciò che ha imparato, quanto sia forte la paura rispetto al desiderio di vendetta e quanto questo sia banale rispetto a ciò che sta accadendo nel suo paese.
Dovrà affrontare un percorso difficile e rinunciare a tanto, brucerà e ciò comporterà delle conseguenze.
Anche gli altri personaggi sono ben costruiti; ci sono gli odiosi, i dolci e gli indimenticabili, e non è detto che restino nelle stesse categorie.

“Il successo richiedeva sacrificio. Il sacrificio significava dolore. Il dolore significava successo.”

La parte della magia mi è piaciuta tanto, adoro l’idea di un pantheon di dei che elargiscono poteri a degli eletti, persone che decidono consapevolmente di intraprendere un percorso che li condurrà alla pazzia. Il prezzo da pagare è altissimo, ma nel frattempo possono essere Dei scesi in terra, capaci di qualsiasi cosa.

“Come si fa a spiegare ai bambini cosa sia la forza di gravità prima che questi sappiano cosa significa cadere? Certe cose possono essere apprese tramite la memorizzazione, per esempio i libri di storia o di grammatica. Altre, invece, hanno bisogno di tempo per essere impresse nella mente, per avverarsi in quanto parte imprescindibile dello schema di tutte le cose.”

Insomma, “La guerra dei papaveri” mi è piaciuto tantissimo! Mi dispiace solo che emotivamente non sia riuscita a connettermi completamente; un po’ è stato il libro, per i motivi detti all’inizio sulla prima parte, ma do la colpa soprattutto agli impegni che non mi hanno permesso di leggerlo d’un fiato e alla mia testardaggine nel finirlo all’1 di notte. Ero troppo stanca per lasciarmi andare completamente alle emozioni, ma dentro di me sentivo che se fossi stata più attiva avrei pianto tante, tante lacrime!
Quindi, lo consiglio a chi ha voglia di iniziare una nuova avventura con una protagonista cinica e diretta, a chi non ha paura di seguire lezioni di storia e di strategia, a chi ama gli intrighi politici, a chi cerca un tipo di magia crudele e insaziabile, con la consapevolezza di andare incontro a descrizioni molto violente.
Il finale mi ha lasciato senza parole e non vedo l’ora (ti prego OscarVault non farci aspettare troppo, piango!) di leggere il seguito. Succederanno cose assurde (in senso buono) e incredibili, me lo sento!
Baci


Voto libro - 4



Genere: Fantasy

Autrice: R.F. Kuang

25 maggio 2021

Già tre volte nella sua storia il Nikan ha dovuto combattere per sopravvivere alle sanguinarie Guerre dei papaveri. Il terzo conflitto si è appena spento, ma Rin, guerriera e sciamana, non può dimenticare le atrocità che ha dovuto commettere per salvare il suo popolo. E ora sta scappando, nel tentativo di sfuggire alla dipendenza dall'oppio e agli ordini omicidi della spietata Fenice, la divinità che le ha donato i suoi straordinari poteri. Solo un desiderio la spinge a vivere: non vuole morire prima di essersi vendicata dell'Imperatrice, che ha tradito la sua patria vendendola ai nemici. E l'unico modo per farlo è allearsi con il signore di Lóng, discendente dell'ultimo Imperatore Drago, che vuole conquistare il Nikan, deporre l'Imperatrice e instaurare una repubblica. Né l'Imperatrice, né il signore di Lóng, però, sono ciò che sembrano. E più Rin va avanti, più si rende conto che per amore del Nikan dovrà usare ancora una volta il potere letale della Fenice. Non c'è niente che Rin non sia disposta a sacrificare per salvare il suo paese, e ottenere la sua vendetta. Così si getta di nuovo nella lotta. Perché in fondo lottare è ciò che sa fare meglio.


Salve lettrici e lettori! 
Credo sia passato un annetto dall’uscita di “La repubblica del drago” di R.F. Kuang, secondo libro della trilogia “La guerra dei papaveri”, e io ve ne parlo solo adesso perché ho atteso l’uscita del terzo e ultimo volume in modo da leggerli di fila e non dimenticare nulla… anche se un tradimento del genere uno come se lo scorda!
Ma andiamo con ordine. 

“La repubblica del drago” inizia esattamente dove “La guerra dei papaveri” ci aveva lasciato, quindi, se non avete letto il primo volume e non volete spoiler, vi consiglio di non continuare la lettura. 

Rin si è sottomessa completamente alla Fenice e ha distrutto l’isola di Mugen. Sono morti tutti, colpevoli e innocenti, e adesso deve vivere con la consapevolezza di essere stata l’artefice di un genocidio. 
Per liberarsi dai sensi di colpa che la distruggono, Rin trova sollievo nell’oppio, la droga a cui è sempre stata destinata essendo speerliana. 
Ma adesso è la comandante dei cike, deve prendere delle decisioni e il suo obiettivo è uccidere l’imperatrice Su Daji, la Vipera che li ha traditi e li ha venduti alla Federazione. 
Rin, però, è schiava dell’oppio e della Fenice, è debole fisicamente, mentalmente e spiritualmente, è fuori controllo. 
L’unico modo per salvarsi è trovare una nuova guida, una nuova presenza autorevole che si imponga e le dia uno scopo, le dia ordini che comportino conseguenze che non dipendano da lei. 
Rin è stanca delle responsabilità e dei sensi di colpa, per questo quando Yin Vaisra, signore di Lóng e padre di Nezha, le dà un obiettivo e la libera dal peso delle decisioni, Rin appoggia con tutta sé stessa la sua causa. 
Vaisra vuole muovere guerra contro l’imperatrice e l’impero e creare una Repubblica, vuole dare al paese la libertà di voto. Rin non è sicura che possa funzionare, ma finché ha la possibilità di vendicarsi di Su Daji, tiene le sue reticenze per sé. 
Con fatica, Rin ritorna ad essere il soldato delle Sinegard, ma ci sono tante questioni in sospeso dentro di sé che non le permettono di andare avanti e raggiungere il suo vero potenziale. 
Rin dovrà combattere, non solo contro i nemici della Repubblica, ma anche con sé stessa e, soprattutto, con la Fenice. 
I nemici, però, sono molti di più di quello che poteva immaginare e celati troppo bene.
La guerra è inevitabile, ma è quella giusta da combattere?

“La collera la aiutava a scordarsi di ciò che avrebbe fatto. Perché fintanto che era arrabbiata, andava tutto bene… avrebbe agito nei limiti del ragionevole. Ma se avesse smesso di essere arrabbiata, sarebbe crollata.”

Partiamo col dire che sono shockata. 
Io sapevo che ci sarebbe stato da soffrire, ma non immaginavo fino a questo punto. 
Non tanto in questo romanzo, ma temo, temo(!) per “La dea in fiamme”. 
R.F. Kuang ha fatto una cosa che non mi aspettavo e mi sento tradita nel profondo; se prima avevo una piccola speranza di un lieto fine, adesso mi rendo conto di quanto sia stupido continuare a lasciare accesa questa fiammella. 
R.F. Kuang è spietata, lettori, she really understood the assignment e l’ha portato avanti con costanza e precisione, senza perdere neanche un colpo pagina dopo pagina. 
Sapete cosa ho pensato durante la lettura? 
A parte il fatto che una persona dall’aria così dolce riesca a scrivere scene così violente e sanguinolente? 
Che “La repubblica del drago” è un secondo volume fedele alla sua serie, fedele alla sua storia, un secondo volume che ha senso, di come non ne trovavo da un po’. Non è solo un ponte tra il primo e l’ultimo libro, ha una trama, ha una crescita, ha colpi di scena posizionati alla perfezione, ha valore. 
Da questo libro, secondo me, si ha la conferma che la trilogia della Kuang è stata studiata e progettata nei minimi dettagli, ed eseguita alla perfezione. 

“Domandasti quanto grande era il mio dolore. E io risposi, come un fiume a primavera che fluisce verso Oriente.”

Passando ai personaggi, beh, sono la perfetta conseguenza dei traumi che hanno subito durante la guerra. Sono tutti, in un modo o nell’altro, traumatizzati, tutti affetti da PTSD. Sono soldati che hanno visto e vissuto delle atrocità inimmaginabili (nonostante l’autrice le abbia descritte in maniera davvero vivida) e adesso ne pagano le conseguenze. 
Rin ha fatto qualcosa di orribile e, se da una parte cerca di convincersi che era l’unica soluzione possibile, dall’altra sente il peso della colpa. Non solo questo, la Fenice cerca di imporle la sua volontà ogni volta che è lucida, inoltre è tormentata da Altan, soggiogata a un’immagine idilliaca del guerriero, di quello che avrebbe potuto essere senza la rabbia e l’odio. 
Rin si lascia accecare da sogni e fantasie, ma a lungo andare rischia di perdere tutto in esse. Deve reagire, deve combattere, deve bruciare, deve trovare uno scopo. Rin è disperata, e quando sembra che le cose si stiano mettendo meglio, ecco che un altro problema sorge, un altro nemico avanza, e lei è di nuovo risucchiata nel meccanismo marcio di un Impero senza futuro. 
Ritroviamo Kitay, il mio personaggio preferito, anche lui ancora segnato dagli orrori visti a Golyn Niis. 
Anche Kitay è pieno di rabbia, ma lui la tiene dentro, la trattiene e nel frattempo fa quello che gli riesce meglio: studia e osserva. Non per niente è lo stratega migliore del loro tempo.

«La gente tenterà di usarti o di distruggerti. Se vuoi vivere, devi scegliere da che parte stare. Quindi, non sottrarti alla guerra, bambina mia. Non rifuggire dalla sofferenza. Se senti delle grida, corri in quella direzione.»

Anche stavolta la guerra è il cardine del romanzo: una guerra contro l’Impero, una guerra per la Repubblica. Ma è davvero questa tutta la verità? 
In questo romanzo l’autrice sviluppa davvero dei discorsi molto belli su Oriente e Occidente, sulla religione e sul razzismo, sulla fantomatica superiorità genetica e intellettuale. 
Questa trilogia può anche essere Fantasy, il mondo può anche essere inventato, ma le guerre e gli orrori di cui parla… quelli sono fin troppo reali. Ed è ciò che fa stare più male, la consapevolezza che quelle teorie sono state pensate davvero, che quegli orrori sono stati perpetrati davvero, che quello squilibrio di potere esiste ancora oggi. 

“Il fuoco e l’acqua erano bellissimi assieme. Era un peccato che per natura si distruggessero a vicenda.”

R.F. Kuang è giovane, ma è una scrittrice con i fiocchi. Per quanto dura, la storia cattura e affascina; mitologia e realtà si sposano alla perfezione; il lettore è completamente coinvolto nei drammi dei personaggi. 
Ovviamente quello di cui vi ho parlato è solamente una piccola parte dell’intera storia, ci sono talmente tanti eventi e colpi di scena, tanti strati in questo romanzo, che però vale la pena scoprire leggendo. 
Bello, bello, bello, ancora non ci credo, ma non mi stancherò di dirlo, “La repubblica del drago” è un secondo volume perfetto (credo che questa sia la cosa che mi sconvolge di più, non pensavo esistessero ancora!). 
Adesso vado a vedere Nezha cosa ha da raccontarci nelle novelle che compongono “The Drowning Faith”, in attesa che arrivi il primo febbraio per leggere “La dea in fiamme” … iniziate a mandare aiuto! 
Baci 


Voto libro - 4




 
Genere: Fantasy

Autrice: R.F. Kuang
 
Una serie di scene dal punto di vista di Nezha dai primi due romanzi e da una scena iniziale dell’ultimo.


Salve lettrici e lettori! 
“The Drowning Faith” è una raccolta di tre racconti davvero molto brevi dal punto di vista di Nezha, che si posizionano tra “La repubblica del drago” e “La dea in fiamme”.

Lei è l’unico essere divino in cui lui abbia mai creduto.

Più che novelle sono pezzi di pensieri di Nezha, brevi considerazioni su Rin, sulla Sinegard, sulla Repubblica, sugli dei. 
Nezha è un personaggio enigmatico che abbiamo conosciuto solo attraverso gli occhi di Rin; prima occhi pieni d’odio e di gelosia, poi infatuati. Ma Nezha è molto più che un ragazzo bellissimo o un aristocratico viziato. 
Soprattutto dopo il finale del secondo romanzo, leggere il punto di vista di Nezha nel terzo romanzo sarebbe davvero interessante. 
Già solo leggere queste pochissime pagine mi ha fatto capire tanto del personaggio. 
Come ha detto Kitay a Rin, Nezha è molto più fragile di quel che sembra. Ma è sicuro di quello che crede, di quello che considera la soluzione migliore per l’impero, e per cui a quanto pare è disposto a tutto. 
Vediamo con i nostri occhi anche la devozione verso Rin, quell’amore che riusciamo a percepire ma di cui non abbiamo la conferma nel romanzo. Qui invece riempie le pagine, ci travolge come un’onda, è impressa in ogni sua parola. 
Eppure c’è qualcosa di più forte del suo sentimento verso Rin, ed è davvero doloroso rendersene conto. 

“Ha i suoi segreti, i suoi ricordi dolorosi, ma non permette che la schiaccino. Li ignora, li mette da parte, gli dà fuoco.”

Come ho detto sono pochissime pagine, 15, ma nonostante la brevità riescono a colpire nel profondo. 
Prima ero ferita per un motivo, adesso soffro per un altro. L’unica cosa di cui sono certa è che “La dea in fiamme” mi farà stare così male!
Se leggete in inglese vi consiglio di leggere queste poche pagine, ci mostrano Nezha sotto un’altra luce, attraverso il suo punto di vista, i suoi pensieri, le sue parole, le sue convinzioni, i suoi sentimenti. Sono poche frasi ma molto potenti. 
Baci 


Voto - 5




Genere: Fantasy

Autrice: R.F. Kuang

1 Febbraio 2022

Dopo aver salvato il Nikan dagli invasori stranieri e aver combattuto l'infernale imperatrice Su Daji, Fang Runin è stata tradita dai suoi alleati e abbandonata in fin di vita. Nonostante tutto ciò che ha perso, Rin non ha rinunciato a lottare per il popolo delle province meridionali, a cui ha sacrificato così tanto, e soprattutto per il suo villaggio natale, Tikany. Nel tornare alle sue radici, Rin dovrà fronteggiare ardue sfide, ma anche inaspettate opportunità. I suoi nuovi alleati alla guida della Coalizione del sud sono astuti e infidi, ma Rin si accorge presto che a detenere il vero potere nel Nikan sono i milioni di cittadini comuni assetati di vendetta che la venerano come una dea salvatrice. Appoggiata dal massiccio esercito del sud, Rin userà ogni arma per sconfiggere la Repubblica del Drago, i colonizzatori esperiani e tutti coloro che minacciano le arti sciamaniche e coloro che le praticano. Acquisterà maggiore forza o influenza, ma sarà anche in grado di resistere al richiamo della Fenice, che la spinge a dare alle fiamme il mondo intero?
 

 Salve lettrici e lettori!
Il 1 di febbraio è uscito, finalmente, anche l’ultimo libro della trilogia “La guerra dei papaveri” di R. F. Kuang: “La dea in fiamme”.
Grazie alla casa editrice Mondadori per la copia eBook in anteprima.

Se non avete letto “La repubblica del drago” vi sconsiglio di continuare la lettura della recensione, purtroppo dovrò fare degli spoiler.

Rin è stata tradita ancora una volta. Nezha l’ha pugnalata alla schiena, l’ha consegnata agli esperiani, l’ha condannata a una vita da cavia.
Ma adesso Rin non è più sola, ha Kitay, e la sua àncora non la abbandonerà. Rin riesce a scappare e, dopo un enorme sacrificio e una terribile perdita, Rin e Kitay si imbarcano su una nave della regina dei pirati Moag e iniziano a pianificare la riconquista del sud del Nikan.
Rin si è fatta comandare fin troppo, si è affidata ad altri pensando che i loro desideri erano anche i suoi, ma ha finalmente capito cosa vuole davvero. Ha rinnegato il Sud troppo a lungo, ha rinnegato le sue origini, ha eliminato il suo accento, ha accettato gli insulti per il colore della sua pelle, ha iniziato a sminuire i cittadini del Sud lei stessa per trovare un posto nel Nikan, nel Nord del Nikan, la parte del paese che conta davvero. Ma adesso ha aperto gli occhi, adesso sa cosa deve fare, cosa conta davvero: il Sud.
Rin torna a casa, senza mai dimenticare chi è il vero nemico: la Repubblica, Esperia. Ma prima deve eliminare i soldati federati rimasti nel Nikan.
L’occidente ha paura degli sciamani, gli esperiani vogliono eliminare i loro dei, ma Rin ha visto il Pantheon, sa cosa è reale e non si lascerà più sottomettere. Non è più debole, non è più indecisa o insicura, non ha più bisogno di un capo da inseguire. Rin ha una dea dalla sua, la dea più forte e vendicativa del Pantheon, ha Kitay, ha una popolazione maltrattata da decenni in cerca di vendetta. Rin è pronta a conquistare e liberare il Nikan.
Ma prima deve liberarsi del suo nemico principale: Nezha.

“Rin aveva già giurato fedeltà a due padroni che a turno l’avevano tradita. Prima si era fidata di Daji, poi di Vaisra, ed entrambi l’avevano venduta senza battere ciglio. Da quel momento Rin si era assunta la responsabilità del proprio destino.”

Siamo giunti alla fine di questa trilogia. Nonostante lo sapessi già, adesso ho la sicurezza che R. F. Kuang è una vera professionista: anche questo terzo volume è fedele alla trilogia, la perfetta continuazione e il perfetto finale. La dimostrazione palese della bravura dell’autrice sono i personaggi: Rin, Nezha, Kitay, Venka hanno solo una ventina d’anni ma sono stati temprati nel modo peggiore possibile. Le guerre, le torture, la violenza; hanno sofferto fisicamente e mentalmente e l’autrice veicola tutto ciò con maestria e precisione, obiettivamente: ormai sono corrotti, è un dato di fatto, sperare in una svolta positiva è inutile, è un’illusione che può solo farci soffrire.
La verità è che qui si gioca il tutto per tutto, che ormai non sono più tre ragazzini della Sinegard (anche se vorrebbero tanto tornare a esserlo), adesso sono nemici, adesso hanno il potere di controllare un paese, adesso possono cambiare il mondo.
Ma il Nikan, purtroppo, non è mai stato un paese facile da governare: è spaccato, diffidente e razzista.
Riusciranno Rin e Kitay a renderlo un paese unito contro la minaccia occidentale?
O saranno costretti a inchinarsi?
Kitay è il mio personaggio preferito, silenzioso e assertivo, resta buono, giusto e fedele fino alla fine.
Nezha è un personaggio che ispira amore e odio: ha tradito Rin, ha tradito i suoi compagni, ma… ma i suoi sentimenti sono più forti di qualsiasi dovere.

“Era il caos, ma era proprio nel caos che lei prosperava. Di un mondo in pace, in stallo, di un cessate il fuoco, non sapeva che farsene. Capì cosa doveva fare per riconquistare il potere: sommergere il mondo nel caos e forgiare la propria autorità dai cocci che ne rimanevano.”

Rin ha tentato in tutti modi di soffocare sé stessa, di ignorare il richiamo della Fenice, di fare ciò che secondo gli altri era la cosa giusta. Ma dopo essere stata tradita, ancora e ancora, Rin ha capito cosa desidera davvero e qual è l’unico modo per ottenerlo. Rin vuole che il Sud riconquisti la libertà, la dignità, la forza; sono stati sottomessi e sottovalutati troppo a lungo, adesso devono sollevarsi e dimostrare di valere, di essere persone.
Non può farlo da sola, però, e non può farlo con spade e soldati; ha bisogno degli dei, ha bisogno di sciamani, ha bisogno di un potere più grande, di un potere che scardina tutte le convinzioni degli esperiani.
Rin sta facendo di tutto per liberare il Nikan, e se da una parte si convince che sta trascinando il sud sfiancato in un’altra guerra per una giusta causa, dall’altra sa che le sue ragioni sono egoistiche: non vuole vincere per il Nikan, Rin vuole battere Nezha, vuole sconfiggere Esperia, vuole distruggere le convinzioni di sorella Petra e della Grigia Compagnia, vuole cancellare lo sguardo di superiorità e il sorriso di condiscendenza che le hanno rivolto per tutta la vita, perché è speerliana e gli speerliani erano barbari, perché è nikariana e i nikariani sono pecore, perché ha la pelle color fango, è politeista, è una sciamana, è pazza, è paranoica. Per tutta la vita Rin si è fatta il più piccola possibile, ma adesso ha aperto gli occhi, adesso lascerà bruciare la Fenice.

«Il nostro mondo non è altro che un teatro d’ombre, e ombre sono tutte le cose che noi pensiamo essere oggettivamente ma-teriali. Tutto è in continuo mutamento, in costante evoluzione. E gli dèi sono nascosti dietro le quinte a manovrare i burattini.»

Come sempre la Kuang affronta argomenti scottanti quali la razza, la religione, la brutalità
delle guerre e le sue conseguenze, quelle che nessuno si ferma mai a considerare, con un tatto e una profondità quasi spaventose.
R. F. Kuang ci mette davanti a verità terribili in tutte la loro violenza e ingiustizia. Leggendo le sue parole è impossibile non pensare al nostro mondo, alle nostre guerre, alla nostra finta superiorità. È uno specchio talmente veritiero che è quasi spaventoso fissarne il riflesso.
Quello che ho apprezzato di più di questo libro è il focus sulle conseguenze della guerra.
Di solito i Fantasy si concentrano sempre sulla battaglia, fermandosi poi alla vittoria, mentre “La dea in fiamme” ci mette davanti alla cruda verità, spesso nascosta, della guerra: la carestia, le malattie, la povertà, la violenza fisica e psicologica, i traumi. La Kuang non solo ne parla, ma insiste, perché in fondo la sua trilogia è sempre stata reale, cruda.

«“Lascia che ci considerino sporchi come il fango” pensò Rin. Lei lo era e pure il suo esercito. Ma il fango era comune, onnipresente, paziente e necessario. La terra dava la vita al paese e poi reclamava quel che le spettava.»

Sapevo che avrei sofferto, non sapevo quando però. La Kuang sa bene come colpire e lo fa con una precisione quasi chirurgica. Pensavo di aver capito come sarebbe andata a finire, che Rin ormai non avesse più segreti, invece… invece il finale è stato un vero colpo da maestro. Terribile, ma l’unico possibile.
Alla fine del libro, poi, potete trovare anche le storie dal punto di vista di Nezha (di cui trovate la recensione sopra) tradotte.

Sono molto contenta di aver letto questa trilogia, non si annovera tra le mie serie preferite, ma non posso negarne la bellezza e soprattutto la bravura della sua creatrice.
R. F. Kuang è precisa nella costruzione, pulita nella scelta delle parole, studia le sue storie nei minimi dettagli, conosce perfettamente i suoi personaggi, e si vede. Non vedo l’ora di leggere “Babel”, la sua nuova opera che uscirà il 23 agosto in inglese.
Baci 



Voto - 5









 
 
 
 

 

You Might Also Like

0 comments