BLOG TOUR "In fuga da Houdini": Il modus operandi dell’assassino

Il modus operandi dell’assassino

Salve lettori!
Anche “In fuga da Houdini”, terzo libro della serie di Kerri Maniscalco, è uscito il 15 settembre grazie alla Oscar Vault, ma noi continuiamo a parlarne con la recensione, che potete trovare il 22, e soprattutto con interessanti approfondimenti!
Se c’è qualcosa su cui possiamo essere sicuri in questa serie (a parte l’adorabilità di Thomas) è la diversità degli omicidi.
Ogni libro ha il suo specifico assassino e ogni assassino ha il suo metodo, l’unica costante è il modo plateale i cui gli omicidi vengono commessi.
In “Sulle tracce di Jack lo Squartatore” gli omicidi erano crudi ed efferati, in “Alla ricerca del Principe Dracula” freddi e calcolati, in questo terzo volume sono degli spettacoli macabri che nascondono un profondo significato.

Proprio come l’uomo a cui è “dedicato” il romanzo, gli omicidi sono messe in scena, un intrattenimento spaventoso per un pubblico fin troppo sicuro di sé.
I soldi non proteggono, il nome non garantisce sicurezza… o dignità. Ogni omicidio è studiato nei minimi dettagli per lanciare un messaggio, una condanna, una colpa: un circo dell’orrore che dura una settimana e che assicura un numero sufficiente di vittime.
Ovviamente, nonostante il libro sia uscito a settembre, non voglio fare spoiler per chi se li sta godendo lentamente o non ha ancora avuto la possibilità di leggerlo, quindi non entrerò nel dettaglio ma farò una panoramica per sottolineare come il modus operandi dell’assassino di “In fuga da Houdini” si distingua dagli altri due.

“Le carte da gioco lasciate sulle scene ci dicono esattamente quale peccato ha commesso la vittima. I tarocchi, invece, mostrano il loro destino, quello che si sono meritate con le loro azioni. […] Si è sempre trattato di vendetta, fin dall’inizio.”

Le vittime sono donne ricche e privilegiate, mogli o figlie di uomini potenti o con conoscenze influenti che sono state invitate sul transatlantico MRS Etruria con un invito senza mittente.
Due di loro vengono ritrovate durante gli spettacoli serali del Circo al chiaro di luna, sul palcoscenico o tra il pubblico, una sul ponte della nave e un’altra nella sua cabina, con una lettera che ne fa sembrare la morte un suicidio. Vengono ritrovate tutte in una posizione decisamente scenica ispirata ai tarocchi che rimandano al peccato da loro commesso secondo l’assassino, vicino ai corpi o nelle loro cabine vengono ritrovate carte da gioco e/o tarocchi che hanno un determinato significato e, quindi, lasciano un messaggio.
Ogni indizio sembra una presa in giro, un pezzo di un puzzle troppo caotico da poter risolvere in poco tempo e con pochi mezzi.
Le carte, i tarocchi e i trucchi scenici puntano spesso i riflettori sul direttore di pista e il suo Circo al chiaro di luna; Audrey Rose dubita dell’affascinante ed enigmatico Mefistofele, ma ha bisogno di prove e di un ingresso diretto al circo per ottenere delle certezze e poter lanciare accuse. La sua indagine, quindi, si snoda su due piste: per la prima ha bisogno di essere qualcun altro, mentre la seconda si basa sulla decifrazione delle carte e dei tarocchi, che si rivela facile finché non arriva il momento di collegare i vari significati, a quel punto diventa frustrante.

“Presi le carte da gioco dal cassetto del comodino e le disposi sopra le coperte. Metà erano state rinvenute insieme ai cadaveri, e l’altra metà vicino alle scene del delitto. Asso di fiori. Sei di quadri. Asso di picche. Cinque di cuori. Eppure il modo in cui l’assassino ci aveva fatto trovare le vittime
rimandava ai tarocchi e al loro significato. Il cinque di cuori era legato alla gelosia. L’asso di fiori, ai soldi. […] Niente di tutto ciò aveva senso. A meno che l’intenzione dell’assassino, o dell’assassina, non fosse giocare – letteralmente – a carte scoperte. Una teoria un po’ forzata, ma poteva essere un buon punto di partenza.”

L’assassino gioca a carte scoperte e lo fa senza esclusione di colpi. Le uccisioni sono violente, spietate, dettate dalla rabbia, ma studiate in ogni particolare; sono terribili spettacoli messi in scena su un macabro palcoscenico che sembra non avere sipario. Perché oltre ai corpi lasciati in bella mostra come lugubri minacce, vengono ritrovati anche arti mozzati e un altro cadavere nascosti, in luoghi remoti del transatlantico, quasi che l’assassino non volesse farli trovare. Ma com’è possibile un modus operandi così diverso nello stesso assassino? A meno che sulla nave non ci sia qualche altro pericolo nascosto tra i numerosi passeggeri per andare a seminare morte e terrore in America…
Insomma lettori, ci avviciniamo all’uscita del quarto e ultimo volume di questa quadrilogia molto bella e travolgente, nonostante i suoi alti e bassi, quindi vi invito a leggere gli approfondimenti delle mie colleghe e di seguire le nostre recensioni (anche dei libri precedenti se non l’avete già fatto!), in attesa di scoprire cosa abbiamo in serbo per voi per “A caccia del diavolo”!

Erika









 

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