La bambina sputafuoco


Genere: Narrativa

Autore: Giulia Binando Melis

Se ascoltassimo il bambino che è in noi, la sua fantasia ci tirerebbe fuori da tutti i guai. "Io mi chiamo Mina e mi piacciono molte cose: i denti di leone, il tonno in scatola, i libri, la ricotta, le lucciole e soprattutto i draghi, e le fiamme che escono dalla loro bocca. I draghi nessuno li uccide, sono fortissimi, e per questo io mi sento una di loro, infatti la prima volta che ho visto Lorenzo non mi sono neanche spaventata. Lui era infuriato, urlava forte e mi ha lanciato un'occhiataccia. Ma io lo so che era solo molto arrabbiato, come me. Stare qui non ci piace per niente e questo è stato un ottimo motivo per diventare amici. Insieme facciamo sul serio. Siamo davvero due brutti ceffi e di fronte a noi se la danno tutti a gambe, perfino la paura. Contro di lei usiamo l'immaginazione, che ci fa vincere sempre. Che ci fa sentire forti e coraggiosi. E di coraggio ne abbiamo bisogno, per mettere a punto il nostro piano segreto. Un piano di fuga coi fiocchi. Perché io e Lorenzo dobbiamo scappare. Andarcene via dall'ospedale dentro cui viviamo ormai da troppo tempo e raggiungere il mondo fuori. Perché quando rivedremo il cielo ogni cosa cambierà. Perché quando siamo insieme non ci batte nessuno." Ci sono esordi che risuonano per molto tempo nel cuore di chi li legge. È così per "La bambina sputafuoco", venduto in tutt'Europa. Noi siamo Mina quando ascoltiamo il bambino che abbiamo dentro. Quando lasciamo che la fantasia ci faccia da guida. Quando ci fidiamo di un'amicizia vera, che non ci fa sentire soli. Tratto dall'esperienza dell'autrice, questo romanzo insegna come il potere dell'immaginazione possa tirarci sempre fuori dai guai.


Salve lettori, 
oggi vi parlo di “La bambina sputafuoco” di Giulia Binando Melis edito Garzanti, un libro che non vedevo l’ora di leggere. Finalmente posso dire la mia su questo libro tanto consigliato sul web.
È iniziato tutto con un dolore che Mina, una bambina, definiva come “spilli alla schiena”. Così si ritrova ricoverata in ospedale, dove le viene diagnosticato il linfoma di Burkitt. Da questo momento, Mina viene catapultata in una realtà dura e dolorosa. Cominciano le analisi, le visite, le chemio, ma soprattutto inizia a dare vita alla sua immaginazione. Le giornate in ospedale sono lunghe, parla con poche persone, forse l’immaginazione è l’unica cosa che le resta.
Un giorno, però, incontra un ragazzino, Lorenzo. Ha più o meno la sua stessa età, anche lui è nello stesso reparto di Mina. Il loro primo incontro non è dei migliori, anche perché Lorenzo sembrava infuriato col mondo intero, ma per fortuna Mina sa che non era arrabbiato con lei. Qualche giorno dopo, quando si incontrano di nuovo, tra loro nasce un’amicizia. Il loro sembra un legame sincero, sono pronti ad esserci l’uno per l’altra, pianificano anche un piano di fuga. Perché loro hanno bisogno di uscire da quell’inferno e desiderano vedere il mondo. Ma qualcosa andrà storto, forse quel piano di fuga non era così perfetto.

“Chi vuole morire? Non tutti. E come facciamo a saperlo da qui? Non lo sappiamo. Allora andiamo a caso?”

In compagnia delle parole della dolce Mina, ripercorriamo insieme a lei il suo percorso. Non è facile leggere questo romanzo, anzi a tratti è stato molto doloroso, anche solo pensando al percorso di questi bambini e a quello che vivono.
Mina è una protagonista con una fervida immaginazione e ciò l’ha aiutata spesso ad evadere dal luogo in cui si trovava. Proprio per questo credo che sia una bambina molto coraggiosa e forte, una protagonista che nonostante il dolore cerca di dare conforto agli altri.
Poi abbiamo Lorenzo; lui pretende che tutto finisca e subito, per questo prova in tutti i modi a scappare. È un bambino con la parola pronta e l’amicizia con Mina forse lo salva da questo periodo buio. Sinceramente ho amato questa loro amicizia, così vera e così profonda.
Mi è piaciuto questo libro, ma forse l’ho apprezzato di più quando ho scoperto, leggendo la nota finale dell’autrice, che il romanzo deriva da un’esperienza personale. Purtroppo ho trovato un 30% circa della storia molto lento; avrei preferito veri e propri dialoghi, mentre questi venivano riportati solo attraverso le parole di Mina.
Questa è una storia che parla di amicizia, di coraggio e di famiglia. “La bambina sputafuoco” è un libro delicato, profondo, con un grande messaggio, per questo ne consiglio la lettura.

Margaret

Voto:




 

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