Selvaggia


Genere: Graphic novel

Autrice: Rosalia Radosti

25 maggio 2022


Nel lontano regno di Valdirosa nasce una bambina di nome Selvaggia. Figlia del re e della regina, la ragazza cresce come uno spirito libero, senza ipocrisia e senza seguire le convenzioni di corte: Selvaggia va a cavallo, tira con l’arco, corre nei boschi, si sporca e scompiglia e presto diventa una giovane donna dall’animo ribelle. È difficile per lei trovare un marito; i pretendenti scappano spaventati dal suo forte carattere. Fino a quando Selvaggia non si imbatterà in un misterioso e affascinante ragazzo che sembra averla finalmente conquistata, i due sembrano avere uno spirito affine e legati dalle passioni che hanno in comune. Ma poi? È tutto oro quel che luccica davanti agli occhi della giovane reale innamorata? Rosalia Radosti fa ingresso nel mondo delle graphic novel con una decostruzione della fiaba tradizionale, qui completamente rovesciata e con un finale cupo quanto inaspettato.

Salve salve!
Sono qui per parlarvi della nuova pubblicazione Rebelle Edizioni, il graphic novel “Selvaggia”, scritto e disegnato da Rosaria Radosti.
Forse conoscevate l’autrice da Instagram, con il nome ra.ro81, io l’ho conosciuta proprio grazie a questo graphic novel, che mi ha affascinata sin dalle prime immagini che la casa editrice aveva mostrato sul social. Ma parliamo della storia.

Il regno di Valdirosa è prospero e felice in quanto i suoi sovrani sono saggi e buoni. Manca loro solamente un erede, che arriva proprio con Selvaggia. Già il nome della piccola fu fonte di grande scalpore: c’è chi voleva chiamarla Ruperta, chi Goffreda, ma il nome che attecchisce, quello che la regina ha deciso di dare a sua figlia, è proprio Selvaggia, un nome forte e audace, il nome di una donna coraggiosa e libera.
Un nome, un destino: Selvaggia è una bambina vivace, avventurosa, una piccola combina guai con i vestiti costantemente coperti di fango.
Selvaggia cresce, ma la sua testardaggine e il suo amore per attività non esattamente “da principessa” non scompaiono, anzi diventa sempre più diretta e caparbia. I genitori lo sanno, ma la amano, inoltre per loro è ancora una bambina. Arriva però il momento di cercare marito, prima che sia troppo tardi. Iniziano ad arrivare pretendenti su pretendenti, che per un motivo o per un altro non convincono la principessa.
Selvaggia cerca qualcuno con cui possa essere sé stessa, una ragazza avventurosa, che ama cavalcare, cercare rospi e tirare con l’arco, non vuole e non potrà mai essere una sposa silenziosa, che ricama e fa figli.
L’attesa e il comportamento della principessa, però, non vanno a genio agli abitanti del castello, che iniziano a lamentarsi di Selvaggia.
Distrutta da ciò che sente, Selvaggia perde le speranze, finché non conosce qualcuno che potrebbe essere tutto quello che ha sempre desiderato.
Una vera favola, no? Ma la storia di Selvaggia avrà un lieto fine?

“Questa… eh, cos’è questa? È una fiaba? Una storia luminosa chiara, una storia di risate e gioia nel cuore? No… purtroppo no. È una storia crudele, di disperazione, di lacrime e sangue. […] Ma è anche una storia fatta di speranza, di coraggio, di sogni, di sentimenti. È una storia fatta di tutte queste cose perché di tutte queste cose è fatta la vita degli uomini.”

I disegni di “Selvaggia” sono qualcosa di magico: eleganti, ricchi di colori, profondi e dettagliati.
I volti sono numerosi, sono di personaggi primari e secondari, ma tutti hanno tratti ben precisi ed espressioni che riescono ad esprimere ogni emozione come se fossero reali.
Personalmente amo i paesaggi e le tavole che si rubano pagine intere, quindi ho assolutamente amato molte pagine disegnate da Radosti.
Davvero, davvero incredibili!
Graficamente è uno dei graphic novel più belli che abbia mai letto.

Passando alla storia, che in fondo è la parte di cui mi intendo di più, ecco, qui ho le mie titubanze. Per prima cosa voglio avvertirvi che inserirò gli spoiler nelle note che potrete trovare alla fine della recensione, in questo modo chi vuole leggere una recensione spoiler free può continuare senza problemi e chi è curioso può leggeri scorrendo in basso!

Tornando alla storia, c’è una prima parte, quella che segue la crescita di Selvaggia, ben organizzata e fluida, scritta molto bene. L’autrice fa una scelta innovativa rispetto a quella che ci si potrebbe aspettare iniziando una storia del genere, che ho anche apprezzato molto (1).
Poi inizia una seconda parte (a pagina 60 circa), la parte evolutiva, quella in cui Selvaggia capisce quale sia la realtà e in cui i colpi di scena si susseguono per arrivare alla resa dei conti. Ecco, questa seconda parte, secondo me, non è sviluppata bene.
Le idee sono davvero belle, i messaggi lanciati importanti e adattati molto bene al contesto: “Selvaggia” parla di relazioni tossiche, di abusi psicologici, dei “mostri” che si celano dietro un volto gentile, della colpevolizzazione della vittima (2). Il problema è che manca coerenza narrativa, ci sono buchi di trama e di word-building (3).
Ad un certo punto viene introdotta una nota fantasy che, per quanto ideale nel trasmettere il messaggio, per me è stata un azzardo, perché è slegata dal resto della storia, compare all’improvviso e non è coerente. Diviene la causa di una marea di domande che non sono il focus della storia, ma che mi porta a considerarla poco sviluppata.

“Tu non dovrai cedere, ragazza mia! Ti occorreranno tanto coraggio e tanta forza, so che puoi farcela!”

Ovviamente io vado sempre controcorrente, spero però di aver spiegato bene il perché.
Detto questo, resto dell’idea che “Selvaggia” sia un graphic novel davvero bellissimo, elegante, magistrale nei disegni, una favola. In fondo, una favola è quello che tenta di essere e ci riesce, nei toni e nell’atmosfera. Una favola moderna e senza tempo, come viene definita, che può lasciare tanto a chi la legge.
Ah, prima di chiudere devo lodare Irina e Goffredo, la prima una fonte di sapienza e il secondo una fonte di risate.
Baci


Voto libro - 3.5




(1) Nonostante il carattere ribelle, Selvaggia è davvero entusiasta di sposarsi. Vuole davvero trovare qualcuno con cui condividere le sue passioni, da amare e che la ami. Questa scelta rompe il cliché della principessa ribelle che non cerca l’amore; Selvaggia ama la libertà, cacciare e cavalcare, questo non vuol dire che non possa trovare un marito con cui condividere queste passioni. Che è anche il motivo per cui ci mette così tanto tempo; tutti gli uomini che la chiedono in sposa cercano una moglie silenziosa che ricami, lei non ha intenzione di esserlo ma comunque non si arrende.

(2) Andando nel dettaglio, una volta fuggita dal marito, Selvaggia cerca aiuto nei castelli vicini, dagli uomini che aveva rifiutato e, in alcuni casi, colpiti nell’orgoglio. Le loro risposte sono tutte negative, arrivano addirittura a dire che si merita ciò che le sta succedendo, perché loro le avevano offerto matrimoni tranquille che lei ha rifiutato altezzosa. Insomma, se l’è cercata. A me ha ricordato i discorsi orribili che le vittime di stupro e di violenza sono costrette ad ascoltare “Se l’è cercata… Se l’è meritato… Perché è andata vestita così… Perché non ha fatto niente prima…”, etc.
Secondo messaggio classico, ma bello, è quello della veggente Raba, secondo cui le anime sono dominate dalla luce, ma quelle più deboli si lasciano corrompere dall’oscurità.
Infine, la forza di Selvaggia di liberarsi dalle catene di un amore tossico.

(3) Ricollegandomi alla fine della nota 2, al personaggio di Raba in particolare. Anche lei rompe un cliché, poiché sembra una strega cattiva, invece è un’aiutante. Come personaggio è interessante, però compare dal nulla e nel nulla resta: noi non sappiamo chi sia Raba né cosa, non sappiamo perché aiuti Selvaggia, sappiamo solo che non poteva intervenire prima. Però è un personaggio misterioso, quindi il mistero ci sta bene.
Altro elemento che mi ha procurato quesiti è la trasformazione di Rodrigo: alla fine Rodrigo si mostra nella sua vera forma, quella di un demone. Sotto il punto di vista del mostro nascosto sotto spoglie umane è bellissimo, arriva dritto al punto in modo forte, visivamente è costruito benissimo. Dal punto di vista della storia, però, io mi pongo tante domande: c’è la magia in questo mondo? Perché non è stato detto prima che le anime cedute all’oscurità la manifestavano nell’aspetto; non può essere un caso isolato, deve essere qualcosa di vagamente noto, anche sotto forma di leggenda o di favola ammonitrice.






 

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