Il silenzio dell'acqua
Genere: Fantasy
Autore: Louise O' Neill
Negli abissi del mare, la sirenetta Gaia sembra destinata al successo: è bellissima, ha una voce incantevole e sta per fidanzarsi con il partito più ambito del regno, il generale Zane. Che importa se è violento e molto più vecchio di lei? È il re suo padre a decidere, e Gaia deve solo essere bella e accondiscendente. Ma da quando ha salvato un giovane affascinante da un naufragio, Gaia coltiva un solo desiderio: vivere con lui nel suo mondo spensierato. Quanto è disposta a sacrificare? Conoscete la storia: il patto con la strega, la perdita della voce, le gambe al posto della coda... Ma la bellezza senza voce di Gaia ha un prezzo molto alto, e il mondo che scopre in superficie è prepotente, violento e patriarcale quanto quello lasciato negli abissi. Gaia dovrà compiere molti passi dolorosi per fare i conti con la verità della sua storia. E per riscoprire tutta la potenza della sua voce.
Cosa succede quando "La sirenetta" di Andersen incontra "La dottoressa Giò” con Barbara D'Urso? Ottenete “Il silenzio dell’acqua", un retelling femminista de "La sirenetta" di Hans Christian Andersen, ad opera di Louise O' Neill, pubblicato in italia da Il Castoro Editrice.
Lontano, lontano, giù nel profondo delle acque che bagnano le coste irlandesi vive Muirgeen, o meglio Gaia, una principessa sirena strettamente costretta dalle dure leggi paterne. Orfana di madre, il cui destino rimane un mistero per gran parte del libro, la giovane sirena sogna una vita diversa, migliore e libera.
Sarà l'incontro con un essere umano il giorno della prima nuotata in superficie l'inizio del percorso che la porterà a cambiare la sua intera esistenza. Un percorso verso la quale è spinta anche dalle attenzioni inopportune dell'anziano e violento generale Zane, suo promesso sposo. Un percorso che non potrà intraprendere senza il supporto di una strega del mare spregiudicata e progressista, "regina" dei Salka e dei Rusalka, i reietti del mare.
Giunta sulla terra dovrà confrontarsi con un mondo che non conosce, con una rivale in amore e con le insidie della madre del suo amato...
Riuscirà la nostra protagonista a conquistare il suo "principe" o soccomberà provandoci?
Questa è la premessa con cui si presenta "Il silenzio dell’acqua".
Piacevole lo stile, piacevole la descrizione di alcuni fondali e di alcuni passaggi strettamente fisici e... e... e basta.
Purtroppo per quanto mi sforzi non riesco a trovare null'altro da salvare in questo romanzo. La trama, infarcita di tutti gli stereotipi possibili sul femminismo, fa fatica a decollare e tradisce una mancata comprensione e un bistrattamento del materiale di partenza che, da buon conoscitore dell'opera di Andersen e di ciò che l'ha generata, trovo a dir poco scandaloso.
I personaggi (il padre padrone, la donzella in difficoltà, la donna nemica di altre donne, la non conformista, l'uomo violento, l'omosessuale represso, etc), come ho precedentemente detto, sono stereotipati al limite dell'inverosimile e non presentano alcuna ambiguità o sfumatura di grigio che potrebbe renderli più reali e nessuna ragione credibile per spiegare il perché del loro comportamento.
La delusione più grande è stata la strega del mare. Confesso che sembrava che il libro stesse quasi per prendermi nelle prime scene della sua apparizione ma poi tutto si è risolto "in caciara" come al solito.
(SPOILER ALERT) La strega è una sirena sovrappeso, amante del cibo e del sesso, che si circonda di uomini bellissimi che riesce ad avere solo grazie alla sicurezza in sé stessa. Un personaggio contraddittorio, le cui ragioni sono troppo scontate e che sembra una copia fatta molto male di Ursula del film del 1989.
I problemi del libro sono talmente tanti che faccio fatica a riassumerli, ma, se proprio devo, posso dire che riesedono principalmente in due elementi fondanti: l'idea di base e il suo sviluppo.
L'idea di base è sbagliata perché voler scrivere un retelling femminista della sirenetta perché si crede che sia la storia di una donna che si mutila e rinuncia a tutto per un uomo significa non aver capito nulla della storia in sé, né della sua profonda originalità né del suo femminismo intrinseco (se per femminismo intendiamo quel movimento che vuole la parità dei sessi).
La sirena di Andersen non mutila sé stessa per un uomo, ma lo fa soprattutto perché sente di appartenere ad un altro mondo, per avere la possibilità di farne parte e per ottenere un'anima immortale solo sua e, a differenza di tante eroine dell'epoca, alla fine si salva da sola grazie ad un'arma ben diversa dalle spade, pistole e archi che spesso vediamo in mano alle protagoniste dei nostri tempi e che ben si confà a tutti, uomini e donne: un puro e incondizionato amore.
Per quanto concerne lo sviluppo, invece, se anche avesse voluto creare un'opera femminista avrebbe dovuto farlo come si deve, con personaggi credibili, situazioni originali e coinvolgenti, senza inutili forzature.
Molti degli aspetti più succosi del libro, per esempio, come la storia della madre della protagonista o le ragioni del comportamento della madre di Oliver vengono trattati e si risolvono con la stessa complessità della più soave tra le soap opera, alla stregua di una puntata del “Segreto di Jolanda” o di “The Bold And the Beautiful”.
Detto ciò, non consiglierei questo libro nemmeno al mio peggior nemico e vi imploro di non buttare ore della vostra vita leggendolo. Leggete l'opera originale o se volete rimanere in tema ci sono tantissimi retelling ben fatti come "Drown" di Esther Dalseno o "Mermaid" di Carolyn Turgeon, purché stiate lontani da questo libro.
Ultima nota sul titolo e sulla cover. Le cover, sia quella italiana che quella originale, sono bellissime e sono davvero sprecate per un libro come questo, quindi non lasciatevi nemmeno ingannare dalla bellezza delle illustrazioni.
Oltretutto non mi spiego la traduzione italiana del titolo: “The Surface Breaks” ("rotture superficiali" o "emersione dalla superficie") diventa "Il silenzio dell'acqua". A questo punto devo dedurre che il silenzio dell'acqua stia per "meglio se non ne parli di questo libro".
"Tuo padre desidera che a corte tutte le donne siano vestite adeguatamente. E io sono la sirena di più alto lignaggio da quando… Da quando tua madre se n’è andata."
Lontano, lontano, giù nel profondo delle acque che bagnano le coste irlandesi vive Muirgeen, o meglio Gaia, una principessa sirena strettamente costretta dalle dure leggi paterne. Orfana di madre, il cui destino rimane un mistero per gran parte del libro, la giovane sirena sogna una vita diversa, migliore e libera.
Sarà l'incontro con un essere umano il giorno della prima nuotata in superficie l'inizio del percorso che la porterà a cambiare la sua intera esistenza. Un percorso verso la quale è spinta anche dalle attenzioni inopportune dell'anziano e violento generale Zane, suo promesso sposo. Un percorso che non potrà intraprendere senza il supporto di una strega del mare spregiudicata e progressista, "regina" dei Salka e dei Rusalka, i reietti del mare.
Giunta sulla terra dovrà confrontarsi con un mondo che non conosce, con una rivale in amore e con le insidie della madre del suo amato...
"Dovevano essere punite, come è necessario fare con le donne cadute
in rovina, e sono morte piangendo, con i singhiozzi impigliati nella gola, la vita strappata dal petto."
in rovina, e sono morte piangendo, con i singhiozzi impigliati nella gola, la vita strappata dal petto."
Riuscirà la nostra protagonista a conquistare il suo "principe" o soccomberà provandoci?
Questa è la premessa con cui si presenta "Il silenzio dell’acqua".
Piacevole lo stile, piacevole la descrizione di alcuni fondali e di alcuni passaggi strettamente fisici e... e... e basta.
Purtroppo per quanto mi sforzi non riesco a trovare null'altro da salvare in questo romanzo. La trama, infarcita di tutti gli stereotipi possibili sul femminismo, fa fatica a decollare e tradisce una mancata comprensione e un bistrattamento del materiale di partenza che, da buon conoscitore dell'opera di Andersen e di ciò che l'ha generata, trovo a dir poco scandaloso.
I personaggi (il padre padrone, la donzella in difficoltà, la donna nemica di altre donne, la non conformista, l'uomo violento, l'omosessuale represso, etc), come ho precedentemente detto, sono stereotipati al limite dell'inverosimile e non presentano alcuna ambiguità o sfumatura di grigio che potrebbe renderli più reali e nessuna ragione credibile per spiegare il perché del loro comportamento.
La delusione più grande è stata la strega del mare. Confesso che sembrava che il libro stesse quasi per prendermi nelle prime scene della sua apparizione ma poi tutto si è risolto "in caciara" come al solito.
"Le ragazze saffiche vengono sempre da me quando è il momento di pronunciare i voti."
(SPOILER ALERT) La strega è una sirena sovrappeso, amante del cibo e del sesso, che si circonda di uomini bellissimi che riesce ad avere solo grazie alla sicurezza in sé stessa. Un personaggio contraddittorio, le cui ragioni sono troppo scontate e che sembra una copia fatta molto male di Ursula del film del 1989.
I problemi del libro sono talmente tanti che faccio fatica a riassumerli, ma, se proprio devo, posso dire che riesedono principalmente in due elementi fondanti: l'idea di base e il suo sviluppo.
L'idea di base è sbagliata perché voler scrivere un retelling femminista della sirenetta perché si crede che sia la storia di una donna che si mutila e rinuncia a tutto per un uomo significa non aver capito nulla della storia in sé, né della sua profonda originalità né del suo femminismo intrinseco (se per femminismo intendiamo quel movimento che vuole la parità dei sessi).
La sirena di Andersen non mutila sé stessa per un uomo, ma lo fa soprattutto perché sente di appartenere ad un altro mondo, per avere la possibilità di farne parte e per ottenere un'anima immortale solo sua e, a differenza di tante eroine dell'epoca, alla fine si salva da sola grazie ad un'arma ben diversa dalle spade, pistole e archi che spesso vediamo in mano alle protagoniste dei nostri tempi e che ben si confà a tutti, uomini e donne: un puro e incondizionato amore.
Per quanto concerne lo sviluppo, invece, se anche avesse voluto creare un'opera femminista avrebbe dovuto farlo come si deve, con personaggi credibili, situazioni originali e coinvolgenti, senza inutili forzature.
Molti degli aspetti più succosi del libro, per esempio, come la storia della madre della protagonista o le ragioni del comportamento della madre di Oliver vengono trattati e si risolvono con la stessa complessità della più soave tra le soap opera, alla stregua di una puntata del “Segreto di Jolanda” o di “The Bold And the Beautiful”.
Detto ciò, non consiglierei questo libro nemmeno al mio peggior nemico e vi imploro di non buttare ore della vostra vita leggendolo. Leggete l'opera originale o se volete rimanere in tema ci sono tantissimi retelling ben fatti come "Drown" di Esther Dalseno o "Mermaid" di Carolyn Turgeon, purché stiate lontani da questo libro.
Ultima nota sul titolo e sulla cover. Le cover, sia quella italiana che quella originale, sono bellissime e sono davvero sprecate per un libro come questo, quindi non lasciatevi nemmeno ingannare dalla bellezza delle illustrazioni.
Oltretutto non mi spiego la traduzione italiana del titolo: “The Surface Breaks” ("rotture superficiali" o "emersione dalla superficie") diventa "Il silenzio dell'acqua". A questo punto devo dedurre che il silenzio dell'acqua stia per "meglio se non ne parli di questo libro".
ATTILIO
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