Felix Ever After
Genere: Romance LGBT
Autricз: Kacen Callender
17 maggio 2022
Felix Love, nonostante il nome, non si è mai innamorato. E si rende dolorosamente conto dell'ironia della cosa. Vorrebbe tanto sapere cosa si prova, e soprattutto perché quello che sembra così facile per tutti, per lui non lo è. Come se non bastasse, anche se è orgoglioso della propria identità, Felix – una persona nera, queer e transgender – teme segretamente che la sua esistenza all'incrocio fra più marginalizzazioni gli impedisca di conquistarsi un lieto fine tutto suo. Quando un anonimo studente inizia a tormentarlo, dapprima diffondendo il suo vecchio nome e alcune sue foto precedenti alla transizione, poi inviandogli messaggi transfobici, Felix progetta una vendetta. Quello che non immagina è che tutto ciò lo farà finire dritto dritto in un quasi-triangolo amoroso. E mentre impara a districarsi tra i propri sentimenti incasinati, Felix intraprende un viaggio che lo porterà a ridefinire il rapporto più importante: quello con se stesso.
Salve salve!
Sono qui per parlarvi dell’ultima lettura che mi ha travolta, facendomi provare tante, tantissime emozioni diverse.
Si tratta di “Felix Ever After” di Kacey Callender, uscito per Mondadori Oscar Vault il 17 maggio.
Ci tenevo tanto a leggere questo libro e sono molto contenta di averlo fatto, dopo avervi parlato della trama vi spiego perché.
Come leggiamo sin dall’inizio, Felix Love, nonostante il nome, non si è mai innamorato. Vuole disperatamente provare questa sensazione eppure resta sempre nelle retrovie, quasi impaurito dalla possibilità di dover provare, di dire sì, di poter essere effettivamente amato.
Questo perché, in fondo, Felix sente di non meritare l’amore. Perché?
Perché Felix è nero, queer, trans, spunta tutte le caselle delle minoranze più bistrattate.
Inoltre, Felix è stato ferito profondamente, abbandonato dalla persona che avrebbe dovuto amarlo sopra ogni cosa, sua madre.
Per questo Felix vive la sua vita all’ombra di Ezra, il suo migliore amico, con cui passa tutto il suo tempo, tra scuola, tempo libero, ansia per il futuro e paura per i suoi diritti.
Ci sono un po’ di cose che stanno mettendo Felix in difficoltà, infatti.
La scuola: Felix desidera entrare alla Brown nel programma d’arte, ma può farlo solo con una borsa di studio che si contende con un figlio di papà odioso.
Il suo portfolio: nonostante tutti dicano che i suoi ritratti sono spettacolari, Felix non ha più ispirazione, la tela è sempre bianca, vuota, fredda, quasi una nemica.
La sua identità: da un po’ di tempo, Felix è in crisi per la sua identità; dovrebbe porsi delle domande, ma ha paura di affrontarle. Sa di essere un ragazzo trans, è sicuro di non essere una ragazza, ma ci sono momenti in cui si sente altro, anche se non sa chi, non sa come capirlo e neanche ha il coraggio, per varie ragioni, di porsi le domande necessarie per capirlo.
La transfobia: Felix, purtroppo, è vittima di transfobia. Prima, nella sua scuola vengono esposte sue fotografie precedenti alla transizione e il suo deadname, poi inizia a ricevere messaggi transfobici da un profilo falso.
All’inizio, Felix è semplicemente devastato, incredulo e ferito; come può qualcuno fare una cosa del genere, intromettersi nel suo privato, rubare foto così delicate e metterle in esposizione senza scrupoli?
Quando iniziano ad arrivare anche i messaggi, però, in Felix scatta qualcosa: come si permette questa persona di dire a Felix chi è o chi può essere? Come può dire che non esiste? Che non può essere amato?
Felix vuole sapere a tutti i costi chi sia la persona dietro l’esposizione e i messaggi, anche se lui è convinto di sapere chi sia. Per questo mette in atto un piano di vendetta che potrebbe svelargli diverse cose, molte delle quali non avrebbe mai immaginato.
“Alcune persone trans sanno dall’inizio chi sono, e fin dall’infanzia insistono nel chiedere vestiti e giocattoli diversi, e annunciano il proprio genere e il nome che vogliono. Io, però, ci ho messo un po’ per arrivare alla mia identità. Ho sempre odiato essere obbligato a mettere gonne e giocare con le bambole. Che poi, gonne e bambole non erano neanche il vero problema. Il vero problema era che queste cose venivano riservate alle femmine, e pur non sapendo neanche cosa significasse la parola trans, c’era qualcosa nell’essere costretto a rientrare nel ruolo di femmina che mi ha sempre dato un fastidio assurdo. Ogni volta che le maestre ci dividevano in maschi e femmine io cercavo sempre di farmi contare nel gruppo dei maschi. Li seguivo in cortile come un cagnolino, triste perché mi ignoravano e mi scacciavano. A volte sognavo di avere un corpo diverso, il tipo di corpo che la società ci dice appartenere agli uomini. E nel sogno ero super felice, solo che poi mi svegliavo e scoprivo che non era cambiato nulla. Ricordo di aver pensato spesso: “Magari nella prossima vita mi reincarnerò in un maschio”.”
Ho provato ad iniziare questo nuovo paragrafo con tante frasi diverse, ma sapete che non riesco a trovarne una adatta? Cos’è che mi è piaciuto? Cos’è che mi è rimasto? Perché mi ha colpito tanto?
Perché il tema di cui tratta, i problemi che affronta e il modo in cui lo fa, sono di un’importanza e profondità, provocano talmente tante emozioni e riflessioni, che lasciano storditi, un po’ ammaccati, ma alla fine più completi.
Sono dell’idea che non bisogna concentrarsi sulla storia d’amore, né sulle azioni e reazioni dei personaggi, perché quelle, in fondo, sono tipiche di qualsiasi adolescente (infatti non capisco chi aveva intenzione di metterlo da parte solo per il trope del Romance, che non vi dico perché potrebbe essere uno spoiler).
La parte più toccante del romanzo sono i discorsi di Felix: sui dubbi e sulle paure alla scoperta della sua identità, sulle nuove consapevolezze e sulla forza che pian piano trova nella sua battaglia contro l’ignoranza e la cattiveria e a favore di sé stesso.
Credo di aver sottolineato pagine intere, colpita profondamente dalle parole di Felix.
“Eppure… Anche dopo aver fatto coming out, anche dopo aver iniziato la transizione, a volte ho ancora la sensazione che qualcosa non torni. Una serie di domande minaccia di venire a galla. E queste domande si tirano dietro un filo fatto d’ansia, e temo che uno strattone troppo forte possa scucirmi e disfarmi completamente. Forse è per questo che odio quando mio padre usa il mio deadname. Mi porta a dubitare di me, a chiedermi se io sia davvero Felix, a prescindere da quanto forte lo urli al mondo.”
Perché volevo leggere questo romanzo?
Perché sapevo che era un romanzo importante nei temi che affronta, temi su cui tengo ad informarmi, che ci tengo a conoscere.
So bene che dal punto di vista di genere e sessualità sono una persona “privilegiata”, così come so che ci sono miliardi di persone a disagio, che si sentono sbagliate, che lottano per poter finalmente sentirsi se stessi… per svegliarsi in un mondo in cui non subiscono cattiverie indicibili.
Io sono dell’idea che spesso, finché non si prova l’incertezza sulla propria pelle, non si possono sparare sentenze, non ci si può porre al di sopra di chi le battaglie le combatte ogni giorno, di chi ha l’esperienza. Quello che si può fare è capire, empatizzare e, soprattutto, supportare.
Leggendo questo romanzo ho provato una miriade di emozioni, rabbia in primis, schifo in secundis. Schifo per le cose che Felix subisce, per i messaggi orribili che una persona transfobica e ignorante gli manda, per il bullismo psicologico che subisce e le accuse senza né capo né coda che si vede arrivare.
Felix è una persona fortissima, che spesso prende delle scelte avventate dettate dall’età (è adolescente, che ci possiamo fare!), e il percorso che percorriamo insieme a lui riesce ad aprire mente, occhi, ma soprattutto il cuore.
“Non so se posso dire di essere non-binary quando ci sono anche dei giorni in cui so di essere un ragazzo. Ma se non sono non-binary, e non sono un ragazzo, e di sicuro non sono una ragazza, allora cosa sono? Sono venuto qui alla ricerca di risposte, eppure pare che le domande non facciano che aumentare.”
Per quanto riguarda la storia, come ho detto prima, è un tipico young adult con fraintendimenti, vendette, primi amori e tanta crescita.
Noi viviamo tutti attraverso Felix, che ci parla in prima persona del suo rapporto complicato con il padre, dei traumi lasciati dalla madre, dell’amicizia con Ezra e piani contro chi crede responsabile della mostra.
Ovviamente è anche un Romance e la ship parte istantanea, sin dal primo capitolo. Ad un certo punto mi stavo arrabbiando moltissimo con Felix, ma, ricordiamo, è pur sempre un adolescente e aveva bisogno di fare delle scelte per capire, quindi comprendetelo.
Passiamo al tasto dolente… e facciamolo dai! Pensavate non ci fosse, eh!
Fortunatamente non riguarda la storia, ma, ahimè, la traduzione.
Sin dall’inizio non mi piaceva come stesse scorrendo il testo, però questo dipende dai gusti personali, quindi non posso dire nulla. Quello che proprio non mi ha permesso di andare avanti in italiano è stata questa frase:
“Non è che io sia proprio stealth.”
La mia prima domanda è stata: “Perché lasciare un termine assolutamente traducibile in italiano in inglese?” Mi sono data diverse spiegazioni, che però sono risultate errate. La risposta mi è arrivata grazie a Sarah e a questo sito: https://doryanblu.altervista.org/glossario/.
Qui dice: “Stealth, o “in incognito”, è il termine che si riferisce alle persone transessuali (spesso post-operative) che si integrano nella società dominante, nascondendo il proprio passato transessuale.”
Nonostante questo, personalmente, credo sia riduttivo lasciare l’aggettivo senza una nota del traduttore o un breve glossario finale o anche, a casi estremi, un’incisiva aggiunta con una brevissima definizione. Non si può dare per scontato che chi legge conosca tutti i termini della comunità, anche perché effettivamente non sono comuni.
È un libro che dovrebbe raggiungere chiunque e la chiarezza è importante.
Sono del parere, inoltre, che non bisognerebbe neanche dare per scontato che possa sembrare un errore; la traduzione italiana, in particolare dei media, sta toccando apici di bruttezza impressionanti, così come la lingua italiana si sta “sottomettendo”, in alcuni casi, a quella inglese, spesso a causa di spaventosi errori nel giornalismo. Abituata alle recenti “oscenità”, quindi, la mia mente ha gridato automaticamente all’errore e anche dopo aver letto il glossario, continuo a non supportare questa scelta.
In ogni caso, da questa frase sono passata a leggere il libro in inglese; la traduzione è una cosa che influenza fortemente la mia lettura e non volevo rischiare che a rimetterci fosse il libro. Sono tornata per controllare alcune scelte di traduzione però, ero curiosa.
“Il fatto di essere nero, queer, trans. «Il punto è che… più identità ho… più la mia diversità aumenta… meno la gente è interessata a me. Meno sento… di meritarmi l’amore, credo. […] A volte è come se esistessi all’incrocio di troppe marginalizzazioni. Come se avessi così tante differenze dentro di me da rendermi impossibile sentirmi parte integrante di un gruppo. Spesso mi accorgo che la gente si sente a disagio con me, e quindi finisco per sentirmi a disagio anch’io, e rimanere a guardare in un angolo mentre gli altri creano legami, si innamorano, e io…»“
Per me “Felix Ever After” è uno di quei libri da far leggere a tuttə, giovanǝ e adultə, da celebrare e sì, anche da portare nelle scuole, per far ragionare sul rispetto, sull’amore e sull’essere se stessi.
Quello che posso fare per adesso, però, è consigliarlo a voi, sperando che lo amiate come me e lo consigliate in giro. Questi sono i libri di cui abbiamo bisogno adesso, basta non averne paura.
Baci
Voto libro - 5
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