La sposa della seta
Genere: Narrativa
Autore: Oswald Wynd
19 maggio 2022
Giappone, 1939. Un vento freddo scompiglia i capelli di Omiko Tetsukoshi, appoggiata al parapetto della nave. Sta tornando in Giappone, dopo cinque anni di studio negli Stati Uniti, e non vede l’ora di raccontare alla famiglia ciò che ha imparato in Occidente. Ma, quando fa scorrere il fusuma, trova una casa molto diver - sa da quella che ricordava: sua madre indossa un kimono tradizionale e la sorella minore ha rinunciato agli studi preferendo il matrimonio. Persino suo padre, proprio lui che l’ha incoraggiata a imparare la scrittura e la lingua inglese, ora vorrebbe darla in sposa al figlio del barone Sagami, rampollo di una prestigiosa famiglia che controlla il commercio della seta. Omi, invece, si sente a proprio agio solo quando indossa attillati abiti parigini e scarpe coi tacchi alti. Non ha paura di essere notata dai soldati che, sempre più numerosi, marciano per le strade di Tokyo. Ma quando il Giappone entra in guerra e la città diventa sempre meno sicura, non ha scelta: se vuole proteggere la sua famiglia, deve accettare la corte di Sagami e diventare una «sposa della seta». Ma Omi sa di essere molto più di una semplice moglie. Il suo paese ha bisogno di donne come lei, che hanno il coraggio di parlare con franchezza e sono capaci di prendere decisioni nei momenti difficili. La sua forza è come il fiore del ciliegio che germoglia dopo ogni inverno, aprendosi al vento dolce che richiama la primavera.
Ciao Lettori,
L'anno scorso ho scoperto Oswald Wynd e il suo “L'albero dello zenzero” è stato uno dei miei preferiti del 2021, quindi sono stata felice quando la Garzanti ci ha proposto di leggere e promuovere la nuova uscita da loro curata di questo scrittore: “La sposa della seta”. Ringrazio quindi la casa editrice Garzanti per il gentile dono del libro.
In ordine di tempo questo romanzo è il primo dell'autore e chi ha letto “L'albero dello zenzero” se ne accorgerà: lo stile è sempre lo stesso, asciutto, descrittivo ma, al contempo, coinvolgente, tuttavia il flusso narrativo è meno fluido, scorrevole. A volte si ha l'impressione di leggere una storia a blocchi discontinui, pertanto risulta un po' ostico seguire il pensiero dell'autore attraverso i suoi protagonisti.
La trama di fondo funge più da espediente; la mia sensazione è che l'autore abbia più voglia di narrare del Giappone e del profondo cambiamento che questo stava affrontando nel periodo storico in cui il libro è ambientato piuttosto che narrare della vita della sua protagonista, la cui storia resta in secondo piano. Infatti, la trama è farraginosa e molto arrangiata, mentre la narrazione degli eventi storico-politici e dei cambiamenti sociali del Giappone sono ricchi, curati e molto interessante per chi, come me, ha sempre fame di conoscere il più possibile sulla società e l'educazione di quel Paese.
Avrete notato che non mi sono preoccupata di descrivere la trama del libro, ma piuttosto dei suoi contenuti, ebbene, non è una scelta casuale ma coerente con quanto vi ho già scritto, ossia il fatto che intreccio e trama non sono tanto interessanti quanto i contenuti espressi: Omiko Tetsukoshi, la nostra protagonista, torna in Giappone dopo cinque anni trascorsi a New York. La sua è una famiglia in vista a Tokyo, il padre dirige un'importante banca. Ha lasciato un Giappone sulla via dell'occidentalizzazione, o meglio, un Giappone meno rigido nelle sue forme e tradizioni, un Giappone che si stava a mano a mano aprendo a una società più libera dalle sue forme e convenzioni (dal riscaldamento delle case, alla sottomissione della donna), un Giappone che accetta di inviare una sua figlia a studiare oltreoceano, per ritrovare un Paese retrocesso a dieci anni prima, come se qualcuno avesse cancellato con una passata di straccio 10 anni di storia. Omiko non si capacita di questa involuzione, non ne conosce le ragioni e all'inizio non le accetta, attivando una specie di protesta pacifica contro i suoi genitori, fino a ricevere in punizione un esilio di due anni sperduta in montagna con la sola compagnia della cameriera. Nel frattempo il Giappone è entrato in Guerra, ma Omiko lo vive come un sogno, totalmente avulsa dalle beghe del Paese e concentrata solo su sé stessa e sulla sua metamorfosi in una combinazione nippoccidentale, involucro giapponese e anima occidentale. Il matrimonio con l'uomo voluto dalla famiglia ma che si scopre essere perfetto per lei avviene nel momento più brutto della guerra e della chiusura del Paese verso l'esterno, in cui il Giappone nella sua tradizione più estrema è l'unica via ammessa e ammissibile.
La fine mi ha lasciata alquanto perplessa, ma non vi posso dire perché senza svelarvi il finale.
Ho un giudizio sospeso per questo romanzo, senza approfondire il contesto in cui è stato scritto o le condizioni dell'autore, non sarebbe più di un 3. Tuttavia, il suo valore risiede proprio in questo: Wylde inizia a scrivere mentre è prigioniero di guerra in Giappone, nel periodo in cui i nostri fatti sono narrati. Ha un talento straordinario nel riuscire a parlare dei giapponesi, della loro società e delle loro usanze in modo talmente ricco di minuziosi dettagli da farci vivere il momento e comprendere le complesse dinamiche sociali di quel popolo altrimenti difficilmente comprensibili. Anche la guerra e l'ondata integralista che ha travolto il Giappone a partire dalla seconda metà degli anni '30 è ben resa e documentata e ciò non stupisce visto che l'autore è stato diretto protagonista degli eventi. Ciò però è contrapposto a un’immaturità letteraria che invece è perfettamente superata nella sua seconda opera.
3,5
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