I nostri cuori perduti


Genere: Narrativa

Scritto da: Celeste Ng

11 ottobre 2022

Bird è un ragazzino di dodici anni che vive a Cambridge, Massachusetts, con suo padre, un ex linguista ora impiegato nella biblioteca universitaria di fronte a casa. Sua madre, Margaret, una poetessa di origini cinesi, li ha abbandonati quando lui aveva solo nove anni in circostanze misteriose, dopo che una sua poesia è diventata il manifesto dei dissidenti contro le leggi in vigore. Leggi autoritarie, volte a preservare "la cultura e le tradizioni americane", a bandire i libri o le forme d'arte non allineati, e a "ricollocare" i figli dei soggetti sovversivi. In questo clima di paura, Bird sa che non deve fare domande; è cresciuto rinnegando sua madre e le sue poesie, ma quando riceve una lettera al cui interno c'è un foglio cosparso di minuscoli gatti disegnati, capisce che si tratta proprio di un suo messaggio in codice. Inizia così l'affannosa ricerca per ritrovarla. Partendo dalle storie che lei gli raccontava da piccolo, attraverso una rete clandestina di bibliotecari che aiuta le famiglie dei bambini rapiti, Bird approda a New York, dove un estremo atto rivoluzionario può cambiare il futuro per sempre. Come "Il racconto dell'Ancella", "1984" e "Fahrenheit 451", "I nostri cuori perduti" è una metafora di come le comunità all'apparenza avanzate ignorino l'ingiustizia più palese. Un perfetto capolavoro distopico, che racconta il coraggio di vivere in tempi bui con il cuore intatto. E un testamento prezioso sul potere intramontabile dell'amore, della letteratura e della speranza.

Ciao Lettori,
Avete notato come si dilata il tempo di lettura di un libro in base ai suoi contenuti? Ci sono libri che leggi in un pomeriggio e altri che leggi in una settimana. E non dipende dal numero di pagine, ma da quanto gravano le parole sulla tua anima; più pesano e più tempo serve per leggerle... perché il significato delle parole non ti attraversa, ma si deposita e decanta goccia a goccia.

È il caso della mia lettura di fine anno, una lettura molto particolare che ha parlato di temi a me molto cari di cui difficilmente oggi si discute, se non per fare retorica spicciola o per essere branditi come una spada luccicante da riporre in un cassetto nascosto non appena tornati a casa.
Non avevo notato la sua uscita, è stato per pura fortuna che Erika me l'ha proposto per una recensione.
Ma è un libro molto potente, che riesce a descrivere con immagini e parole quello che succede quando la gente decide di chiudere gli occhi e voltare le spalle alle idee e alla giustizia.
Non è certamente l'unico e non sarà l'ultimo, ma dei tanti questo è capitato tra le mie mani e spero vivamente che possa capitare anche tra le vostre.

“I nostri cuori perduti” è scritto da Celeste Ng ed è edito in Italia da Mondadori.

Ci troviamo in una distopia contemporanea. Dopo una profonda crisi economica che ha messo in ginocchio l'America, questa decida di puntare tutto sul protezionismo economico, politico e sociale e attua questo proposito con l'emanazione di uno statuto definito PACT, “Preserving American Culture and Traditions”.

Il PACT diventa però uno strumento di oppressione: qualsiasi pensiero, azione, espressione anche solo immaginata a favore dell'Asia o di altri Paesi stranieri, scatena delle reazioni violentissime: per strada gli occidentali possono picchiare a morte chiunque abbia caratteri somatici “diversi”, per quanto essi stessi americani (ricordo che in America vige lo ius solis, anche i nati da genitori stranieri sono americani, perché nati su suolo americano). Mi ha agghiacciata la scena in cui per strada una donna cinoamericana a passeggio col suo cane è aggredita e picchiata a sangue da un passante senza nessun motivo.
Ogni buon americano è un delatore che denuncia comportamenti sospetti:

“C'era sempre qualcuno che lo teneva d'occhio. Quando usciva di casa dimenticando il cappello e tremava per il freddo alla fermata dell'autobus; quando dimenticava il pranzo e l'insegnante gli chiedeva se suo padre gli desse da mangiare a sufficienza. C'era sempre qualcuno che voleva controllare: probabilmente non è nulla, ma... Meglio dire qualcosa non si sa mai... è tutto a posto, solo che...”

Violenza gratuita, delazione, sospetto e, ultima ma non meno importante, la censura. La censura si applica, come per ogni buona dittatura, ai libri. I libri sono messi all'indice, la cultura è vivisezionata, centellinata e filtrata. Per un'amante dei libri come me è sempre traumatico leggere di libri bruciati per cancellare la conoscenza che tramandano. I dissidenti si identificano per i libri che leggono.

“Lo sapevate che i libri cartacei non fanno nemmeno in tempo a essere stampati che già diventano obsoleti? Perché il mondo cambia in fretta, ci teniamo che voi abbiate a disposizione le informazioni più aggiornate.”

La polizia si presenta a casa e ti perquisisce e se trova qualcosa di sospetto ti porta via i bambini.

“[il PACT] Protegge i bambini innocenti dall'azione di genitori inadatti e antipatriottici che indottrinano i figli con idee false, sovversive e antiamericane.”

E non lo fa in modo eclatante, no, vengono in silenzio, in silenzio ti portano via i figli e in silenzio devi rimanere, perché solo se ritorni nei ranghi, solo se smetti di mettere in mostra pensieri o idee contrarie ai PACT puoi sperare che il bambino sia trattato bene e un giorno, forse, riportato a te.

In questo clima troviamo Noah, un ragazzino di dodici anni di origini miste, padre occidentale e madre cinese. Sua madre è una poetessa le cui parole diventano, suo malgrado, lo slogan degli anti-PACT. Dico suo malgrado, perché le sue parole non avevano quello scopo, le ha scritte poco prima della nascita di Bird, quando un'immagine potente le si affaccia alla mente mentre sgrana una melagrana e immagina i chicchi come tanti pezzi di cuore del frutto.
Le parole sono come i figli, nascono da noi ma diventano “altro”, altro da noi, altro da quello che noi vorremmo fossero, altro rispetto al significato che abbiamo dato loro. La magia delle parole sta proprio in questo, nascono da una melagrana spezzata e diventano la forza che alimenta la rivoluzione.

Ed è quello che fanno le sue parole, alimentano la rivoluzione anti-PACT. Ma questo la rende anche una vittima. Presto si rende conto che l'unico modo per evitare che Bird sia portato via dallo stato è fare una scelta molto dolorosa: fuggire, allontanarsi dal bambino e da suo marito. Rinnegandolo, Bird sarebbe rimasto con il padre. E così decide di abbandonarli. Ed è proprio così che Bird vive la scomparsa della madre. L'ha abbandonato, ha rinunciato a lui e se ne è andata. Suo padre la rinnega, non la nomina nemmeno e proibisce a lui di farlo categoricamente. Non è più una madre, è un fantasma.
Solo tre anni dopo, con l'incontro con Sadie, una bambina sottratta alla sua famiglia che non si arrende e si rifiuta di rinunciare ai suoi genitori, Bird apre gli occhi. Sadie racconta e Bird inizia a interpretare il mondo che lo circonda. Apre gli occhi su un mondo che prima non poteva vedere.
E ciò che vede è una prigione.
Ciò che vede sono regole (quelle che il padre gli impone) che lo proteggono.
Smette di vedere suo padre come un codardo e inizia a vedere un uomo che ha paura e che ha rinunciato alla sua vita e alla sua amata per proteggerlo.

Ma Bird non si arrende e si mette alla ricerca della madre per ritrovarla e farsi dire da lei il perché, perché ha preferito la lotta a lui. Il bambino si mette in viaggio e il suo è anche un viaggio nell'orrore che i suoi genitori hanno dovuto affrontare e affrontano ogni giorno per delle leggi razziali che provocano solo morte e dolore nell'indifferenza di tutti.

Il libro è bellissimo. A parte qualche forzatura, l'intreccio è molto ben studiato, mi è piaciuto particolarmente che si affidi alle biblioteche e ai libri il ruolo di sovversione clandestina e di ricerca dei bambini. Non voglio rivelare troppo della trama, perché è bello il modo in cui Bird viene reso consapevole di ciò che lo circonda. Il finale è bellissimo, il messaggio di Margareth, dapprima vittima delle conseguenze delle sue parole per poi trasformarsi in parte attiva della lotta all'oppressione, è magico.

Questo romanzo non solo racconta una storia potente, ma lo racconta in un modo che ti penetra dentro. Poiché il protagonista è un bambino, Celeste Ng ci permette (provocatoriamente) di leggere il mondo con occhi inconsapevoli: vediamo le storture ma non le interpretiamo, non abbiamo la chiave di lettura, ci colpiscono ma non ne cogliamo il significato fino in fondo. Questo moltiplica l'effetto che hanno su di noi le rivelazioni dateci man mano, finché i nostri occhi velati si aprono sulla verità.

Voto libro - 5












 

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